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Autore: PeterPan_Sherlocked    06/04/2016    0 recensioni
Sequel de: "Il fabbricante di dei"
Nazelie pensa solo a se stessa. È convinta di essere nata nell'epoca sbagliata, ama la storia ed è decisa a creare quanti più danni possibili nel mondo. Studentessa ripetente di giorno e capitano della Resistenza di notte.
Jules è uno scrittore di giorno e un serial killer al comando di Nazelie di notte.
Il loro è un mondo distrutto, in cui i dittatori terrorizzano la popolazione.
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Uno squarcio di proporzioni colossali sta attraversando il continuum e la Storia è scomparsa.
L'unica speranza sono i due Agenti, le due leggende immortali che venti anni prima avevano salvato il mondo, ma Thomas e Neumalea non intendono salvare quell'umanità così distante da loro, quell'umanità che si accartoccia piano piano su se stessa.
L'Agenzia non ha ancora finito di svelare i suoi segreti e questa volta solo un legame di sangue può essere più forte della distruzione totale.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Call Trilogy'
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La psicopatia è un disturbo della personalità caratterizzato principalmente da un deficit di empatia  e di rimorso, emozioni nascoste, egocentrismo ed inganni. Gli psicopatici sono fortemente propensi ad assumere devianti e a compiere atti nei confronti degli altri, nonché a essere orientati alla più violenza. Spesso sembrano persone normali: simulano emozioni che in realtà non provano, o mentono sulla propria identità.

Il sadismo è un disturbo della personalità caratterizzato da una modalità pervasiva di comportamento crudele, umiliante e aggressivo diretto verso gli altri. Il comportamento sadico si manifesta spesso sia nelle relazioni sociali, specie con i familiari, sia sul lavoro, ma raramente nei contatti con persone in posizione di autorità o di più elevato livello sociale

Il disturbo antisociale di personalità è un disturbo della personalità caratterizzato dal disprezzo patologico del soggetto per le regole e le leggi della società, da comportamento impulsivo, dall'incapacità di assumersi responsabilità e dall'indifferenza nei confronti dei sentimenti altrui. Il dato psicodinamico fondamentale è la mancanza del senso di colpa o del rimorso, con la mancanza di rispetto delle regole sociali e dei sentimenti altrui. Spesso chi soffre di questo disturbo è detto sociopatico.

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23 settembre 3517 - Merna, Nuova Europa.

L'uomo sorrise impercettibilmente, il suo divertimento era tangibile nonostante non ci fosse nessuno a poterlo percepire; nessuno di vivo almeno. Il buio lo circondava ma lui sapeva esattamente come muoversi. Si aggrappò agli infissi della finestra e con una svelta capriola si buttò giù per atterrare con un tonfo sordo sulle scale antincendio. Per la seconda volta il suo sorriso illuminò la notte; era un sorriso sadico, cattivo e se avessimo potuto guardare nei suoi occhi vi avremmo scortò una scintilla di follia. I guanti erano sporchi di sangue e dalla cintola spuntava una pistola carica. La flessuosa figura dell'uomo scomparve nella notte.

Il giorno dopo la notizia campeggiava sull'enorme schermo della base operativa: "Funzionario governativo ucciso dal sadico seriale."

Era questo il nome che gli avevano cucito addosso e per una volta, i giornali avevano avuto ragione. Solo un sadico avrebbe potuto uccidere a sangue freddo con pistole vecchie di più di un secolo: i metodi per dare la morte si erano evoluti, non comprendevano più le urla soffocate, il sangue, il dolore. Lui invece il dolore lo voleva vedere nelle sue vittime, voleva godersi ogni loro attimo di sofferenza. Ora era lì alla base operativa come ogni mattina, impeccabile nel suo smoking eppure ancora un po' inquietante. Si avvicinò a una ragazza e la tirò a sè stringendole il braccio. Accostò il suo viso all'orecchio di lei.

"Non sono stato bravo?" sussurrò tenendola bloccata contro il suo corpo. Lei non sembrava minimamente preoccupata. Storse leggermente la bocca tinta di rossetto del colore del sangue, in quello che sarebbe dovuto essere un sorriso.

"Impeccabile come sempre, Jules." rispose puntandogli addosso i suoi occhi azzurri. Azzurro su azzurro, lo stesso colore degli occhi di lui; ghiaccio su ghiaccio, logica su follia. In fondo non sono la due facce della stessa moneta, la logica e la follia? Non sono forse i due volti del genio?

La ragazza si rigirò, ora era bloccata tra il tavolo e il corpo di lui. Lei era molto più bassa e minuta eppure ridacchiò.

"Quando uscirà il tuo nuovo libro, soldato?"

Jules si allontanò malvorentieri e si irrigidì nel saluto militare.

"Oggi signor Generale. Chiedo il permesso di lasciare la base in anticipo."

"Permesso accordato. Attieniti alle misure di sicurezza, soldato." rispose la ragazza.

"Ah e... Nazelie?"

Lei alzò un sopracciglio e l'uomo sbuffò.

"Signor Generale." si corresse.

"Dimmi."

"Veda di non farsi bocciare anche quest'anno."

"Mi hanno cambiato scuola, di nuovo." sorrise lei.

"Finisca questa dannata scuola che ci serve qui alla base."

"E tu cerca di non arrivare tardi alla presentazione del tuo libro."

"Dannazione Generale, ha capito? Non si faccia sospendere." detto questo prese la sua ventiquattro ore e se ne andò di corsa.

Nazelie rise. Aveva appena diciannove anni ed era il Generale della Resistenza, Jules era il suo miglior sicario, scrittore di successo di giorno e serial killer di notte. Venticinque anni e una doppia vita da invidia.

La dittatura aveva esasperato gli animi e la Resistenza era inafferrabile ma ancora non abbastanza potente per un colpo di Stato. Era ripetente non per le materie, aveva il QI più alto dell'intera nazione e probabilmente di tutto il mondo, ma per il comportamento. Aveva fatto letteralmente impazzire il professore di matematica l'anno prima, la bocciatura era stata automatica. Si guardò allo specchio, scrutando il suo viso come se lo vedesse per la prima volta. Quella miriade di efelidi e i capelli naturalmente rossi non le appartenevano. Non sapeva perché, non era quella classica sensazione adolescenziale di una ragazza che non si trova bene con il proprio corpo. Lei era bella in modo pauroso, eppure c'era qualcosa di profondamente sbagliato in lei. Si lasciò lo specchio alle spalle e guardò i suoi soldati che come ogni mattina, aspettavano ordini. Si appoggiò al tavolo. Quella stanza sembrava tutto tranne che il quartier generale di un gruppo ribelle anti-governativo. Era un sotterraneo formato da una ventina di sale e quella era la più grande, interamente rivestita in ferro e insonorizzata. Una parete era completamente occupata da un enorme schermo collegato a tutte le notizie della nazione e ai computer disseminati per tutta la stamza in postazioni singole o ammassati uno vicino all'altro insieme a televisori antichissimi. Addossati alla parete laterale destra c'erano le armi. Il tavolo si trovava in fondo alla stanza, davanti allo schermo.

"Potetr andare, ci vediamo questo pomeriggio." li liquidò Nazelie. Doveva andare a scuola, era in ritardo e aveva ancora addosso la divisa da Generale, quella lungua tunica nera che la faceva scomparire agli occhi del mondo e la rendeva inquietantemente pericolosa. Nessuno dei suoi soldati indossava la divisa per le riunioni mattutine ma lei era il loro capo. Più che soldati erano un esercito informatico. Avevano sicari come Jules al loro servizio ed erano tutti addestrati alla uerra ma la loro occupazione pricipale era il sabotaggio informatico e l'hackeraggio. In un'epoca nella quale tutto funzionava attraverso la rete informatica, chi conosceva i codici di accesso aveva il potere, e la resistenza mirava a quei codici. All'inizio sembrava non ci fosse speranza, i computer governativi sembravano impenetrabili e i loro attacchi inutili e visibili. Poi era arrivata Nazelie. Nessuno sapeva come era arrivata a loro, sembrava essere scesa direttamente dal Paradiso o vomitata dall'Inferno più oscuro. Con lei però tutto sembrava possibile, riusciva ad hackerare qualsiasi cosa, sembrava scritto nei suoi geni, come la sua vena ribelle. Non sembrava nemmeno umana quando dava  quegli ordini incomprensibili che portavano sempre al successo.

Si cambiò velocemente, sola in quella stanza infinita, avendo come compagnia il ronzio delle macchine sempre in funzione. Il trucco nero copriva quasi del tutto l'azzurro dei suoi occhi, la canottiera larga infilata dentro i pantaloni strappati malamente. Appena mise gli occhiali da sole si sentì pronta a dare la sua immagine allo Stato.

Il sole illuminava le larghe strade pedonali mentre le automobili sfrecciavano sopra di lei, creando secondi di ombra. Luce, buio, luce, buio, era un'intermittenza alla quale era abituata. Alla sua destra e alla sua sinistra si diramavano ordinatamente alti palazzi di cemento. Era grigia qualsiasi cosa, erano grigie anche le telecamere di controllo disseminate dappertutto. L'unica macchia di colore era data dai rari alberi disseminati per la via. Erano stati piantati nel minimo numero per assicurare l'ossigeno alle persone che avrebber dovuto attraversare quella strada il giorno. Come facevano a sapere quante persone passavano per una certa strada? Semplice, lo decidevano loro. Decidevano dove abitavi, dove lavoravi, ti organizzavano il tempo libero, ti indicavano la strada da usare. Nazelie aveva lasciato la casa dei suoi genitori l'anno prima, come tutti i neodiciottenni, per permettere ai suoi di generare un nuovo bambino. Non che i suoi genitori l'avessero concepita. C'erano le donne create apposta, quelle povere o le prigioniere di guerra. Lo Stato non poteva permettere di perdere forza lavoro per nove mesi, per un bambino. Le donne della classe media lavoravano come gli uomini, a ritmi massacranti e i bambini venivano usati come ricompensa alle brave lavoratrici. Nazelie avrebbe voluto conoscere la sua vera madre, magari era una dissidente anche lei. Non che Nazelie lo facesse per qualche spirito patriottico. La sua era una leggera voglia suicida, una vena drammatica e un desiderio di dimostrare la sua intelligenza. Lei era cresciuta così, teatrale e scomposta, eppure era una delle persone più ignorate del governo. In quegli anni la libertà di costumi era stata portata all'esasperazione e nei quartieri del piacere trovavi antiche ed eleganti villette a disposizione di tutti. Di giorno signore e signori dell'alta società pagavano profumatamente per escort di lusso, di notte lo stesso quartiere si trasformava con la puzza di alcol e droghe mentre ragazzi e ragazze occupavano gli edifici. Al governo faceva comodo avere giovani con la testa rovinata dalle droghe, potevano controllarli meglio. Non c'era spazio per l'amore in quella società, solo per l'eccesso. E Nazelie incarnava perfettamente quell'eccesso, con i tacchi alti di prima mattina e il sorriso cattivo. Rappresentava il massimo della falsa libertà che era stata creata sdoganando i tabù morali e formandone di politici. Lei era in quel modo, anche in quel modo. Sociopatia, gliel'aveva diagnosticata una psicologa della Resistenza. Non che a lei interessasse qualcosa, giustamente. La sociopatia è anche questo, è anche indifferenza. Ma Nazelie era brava a fingere, le veniva naturale, uno dei suoi tanti doni. Il telefono squillò. Era Jules che le mandava un messaggio ricordandole di non fare danni a scuola e di passare da lui per prendere il suo libro. Impertinente. Nazelie lo avrebbe voluto uccidere a volte, se solo non le fossero piaciuti così tanto i sadici.

 

   
 
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