Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: AceDPortogas    06/04/2016    1 recensioni
«Gideon Prewett, ci sono voluti cinque Mangiamorte per uccidere lui e suo fratello Fabian, hanno combattuto da eroi…»
E, mentre una maledizione scendeva inesorabile anche su di lui, il giovane capì cosa volessero dire quei film Babbani che il cognato amava tanto, era proprio vero: vedeva la propria vita passargli davanti, come uno di quegli odiati aggeggi Babbani, e si ritrovò a rimpiangere di non aver detto al fratello quanto gli volesse bene o alla sorella quanto l’amasse e quanto gli sarebbe stato dispiaciuto non vedere i nipoti crescere.
[Prima classificata al contest "Mangiamorte VS Ordine, Chi vincerà la sfida?" indetto da S.Elric_ sul forum di EFP]
Genere: Drammatico, Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alastor Moody, Fabian Prewett, Famiglia Weasley, Gideon Prewett
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nick EFP e Forum: AceDPortogas per entrambi
Titolo: Gideon e Fabian Prewett, 12/12/1947 ~ 10/11/1981.
Pacchetto scelto e contenuto: Pacchetto 10: Fabian e Gideon Prewett, DIVIETO: Rating Rosso o Verde
Rating: Giallo
NdA: 


Gideon e Fabian Prewett, 12/12/1947 ~ 10/11/1981.
 
«Gideon Prewett, ci sono voluti cinque Mangiamorte per uccidere lui e suo fratello Fabian, hanno combattuto da eroi…»
 
 
La giovane donna spinse il cancello del cimitero di Hastings, una tranquilla cittadina a pochi chilometri da Londra e, nel silenzio, iniziò a percorrere lentamente quel tratto che ormai aveva imparato a conoscere.
Si fermò davanti a una lapide, leggermente rovinata dalle intemperie e con un’edera che rampicava sulla pietra marmorea. Vi si inginocchiò davanti e depositò a terra una corona di fiori colorati, che portarono un po’ di allegria in quel giorno funesto, prese un panno e pulì la foto che svettava sulla pietra: due gemelli perfettamente identici che le sorridevano allegri, abbracciandosi l’un l’altro. Sorrise, nelle lacrime, e si disse che nemmeno nella morte erano stati separati.
«Ciao, Gideon. Ciao, Fabian» iniziò con voce tremolante «sono passati cinque anni, vi sembra possibile?» chiese «A me, no. Non mi sembra vero che siano già passati cinque anni dall’ultima volta in cui mi avete preso in giro o dall’ultima volta che avete fatto uno scherzo ad Arthur o dall’ultima volta in cui i miei Fred e George vi hanno guardato con occhi adoranti. Non ho mai smesso di pensarvi e di chiedermi come sarebbe la mia vita se voi ora foste qui» si fermò un attimo, ripercorrendo lentamente le immagini dei passati cinque anni nella propria mente «probabilmente sarebbe stata più bella, anche se ho Arthur e i bambini» sorrise «sapete, ieri Ron ha fatto la sua prima magia, Fred e George stanno diventando sempre più simili a voi e Ginny, oh Ginny, penso che l’avreste adorata!» disse con enfasi, stringendo appena le mani in grembo, mentre calde lacrime scivolavano lungo le sue guance piene.
 

Gideon e Fabian Prewett erano sempre stati due bei ragazzi, dagli occhi azzurri, dallo sguardo magnetico e sempre sorridente, dai ribelli capelli castani, dal fisico asciutto e forte, dal carattere solare e amichevole e dalla risata contagiosa e allegra.
Gideon e Fabian Prewett erano anche due ragazzi scalmanati, ma geniali e semplici a modo loro: erano tra i migliori del proprio corso, anche se non si potevano proprio considerare dei fanatici dello studio, e nessuno si stupì quando, nei loro MAGO, avevano preso tutti “Eccezionale”. Amavano lavorare e, in tutto quello che facevano mettevano tutto l’impegno di cui erano provvisti, ma amavano anche divertirsi: erano l’anima di tutte le feste ad Hogwarts ed erano dei gran burloni, soprattutto con la loro sorellina minore, che adoravano, e con “quel sottospecie di cespuglio rosso” – come l’avevano soprannominato – del loro cognato.
Ma, nonostante tutto, erano anche due ragazzi molto responsabili e protettivi nei confronti della famiglia. Fin dalla più tenera età, quando avevano iniziato a comprendere cosa volesse dire essere dei fratelli maggiori, avevano promesso che avrebbero sempre protetto quella piccola peste dai capelli rossi che si ritrovavano per sorella.
E così avevano sempre fatto. Erano sempre stati pronti a prendere a pugni chiunque osasse far piangere la loro sorellina ed erano sempre pronti ad offrirle una spalla su cui piangere o una battuta per la quale ridere quando ne aveva bisogno.
E, una volta cresciuti, mentre iniziava a stagliarsi all’orizzonte l’ombra di una guerra, avevano deciso di mettere questa loro intelligenza, questo loro altruismo, questo loro impegno in una causa più grande: fu per questo che decisero di diventare Auror e poi, membri dell’Ordine della Fenice.

 
L’uomo, come spesso accadeva in quella ricorrenza, era stato scortese e burbero un po’ con tutti o, almeno, più del solito… Ricordare faceva male, persino ad un uomo scontroso come lui, ma con un cuore d’oro ben nascosto sotto la sua scorza da duro.
«Me ne avete fatti passare di guai, sottospecie di teste calde» diceva continuamente Malocchio, come un mantra, nervoso, nonostante sapesse che i due non gli avrebbero più risposto irriverenti come erano sempre stati.
 

Malocchio si ricordava bene quando il capo degli Auror gli aveva comunicato che avrebbe dovuto fare da “mentore” ai due giovani gemelli, aveva dato fuoco e fiamme pur di vedersi revocato l’incarico: lui, che era uno dei migliori Auror in circolazione, fare da bambinaia a due mocciosi che ancora puzzavano di latte?! Ma che fosse qualcun altro a farlo!
Nonostante questo aveva iniziato ad istruire i due giovani che, come aveva detto il suo capo, erano due vere promesse e, qualche mese più tardi, si disse con orgoglio che sarebbero diventati i migliori Auror in circolazione, superando persino lui in bravura. Non aveva però preso in considerazione l’imminente guerra e tutto ciò che ad essa sarebbe conseguito.

 
«Papà! Papà! Guarda il mio disegno!» disse la piccola Ginevra al padre che, guardandola sorridente, avvicinò il viso al disegno che la bambina gli porgeva «Che cos’è, amore?» le chiese.
«Siamo noi, Papà, guarda: questo sei tu» disse, indicando l’omino più alto di tutti «questa è la mamma, che tiene in braccio me» continuò, spostando il ditino su una seconda figura, più piccola e grassottella che reggeva fra le mani un esserino minuscolo «Questi sono Bill e Charlie, insieme ad un draghetto» indicò un animale non ben identificato, simile più ad un cane che ad un drago «Questo è Percy che legge un libro, mentre questi sono Fred e George che fanno uno scherzo a Ron!» concluse con enfasi e tutta sorridente.
«E questi chi sono, tesoro?» chiese, indicando due alte figure poste l’uno accanto ad Arthur e l’altro accanto a Molly, come due angeli custodi.
«Sono gli zii Gideon e Fabian!» esordì lei con enfasi «sono venuti a trovarci!» esclamò, nella sua ingenuità.
«È bellissimo, amore» le disse l’uomo, con un groppo in gola, ritornando il foglio alla piccola.
«Papà, pensi che alla mamma piacerà?» chiese lei di rimando.
«Certo, amore, ora vai a giocare con Bill e Charlie, ti stanno chiamando» disse il rosso, indicando i due figli più grandi che si sbracciavano dal giardino per richiamare l’attenzione dei due. La piccola sorrise e gli diede un bacino sulla guancia, prima di correre verso i due fratelli.
L’uomo, rimasto solo, quasi non riuscì a trattenere un singhiozzo, pensando alla moglie e a quello che stava provando in un giorno tanto funesto. In quel momento, si pentì di non averla accompagnata al cimitero della sua città natale, ma la stessa donna gli aveva imposto di restare con i bambini, che ora giocavano allegri nel cortile.
 

Era una tranquilla domenica autunnale ed i due giovani Auror stavano passeggiando tranquillamente per Diagon Alley, insieme alla sorellina e alla sua allegra famigliola. Sulle loro spalle, ridenti, c’erano i due giovani nipoti, i più simili a loro ed i loro preferiti: Fred sulle spalle del giovane Gideon e George sulle spalle di Fabian, i rispettivi padrini.
I piccoli, di quasi tre anni, erano già due vere e proprie pesti e, come i due ragazzi spesso ripetevano con orgoglio, avrebbero dato loro filo da torcere una volta cresciuti e sarebbero stati degni Auror, convinti che solo quella fosse la strada che poteva spettare a due forze della natura quali erano loro.
Bill e Charlie, di dieci e nove anni, stavano invece a capogruppo, insieme al padre, chiedendo all’uomo questo e quello, eccitati dalla gita e desiderosi di acquistare dei nuovi giochi magici e dei nuovi dolci.
Percy, di cinque anni, se ne stava accanto alla madre, che portava tra le braccia il piccolo Ron, di un anno e pochi mesi, e che era già in attesa del settimo figlio, che sarebbe nato di lì a due mesi.
«Tio Gid, andiamo a volare?» chiese il piccolo Fred, tirando appena i capelli allo zio, per richiamarne l’attenzione.
«No, Fred, sei troppo piccolo e lo sai!» disse il giovane, incontrando le proteste di George «Ma tio, ieri siamo andati!» esclamò.
«Cosa avete fatto ancora voi due?!» chiese Molly, voltandosi verso i giovani, infervorata «quante volte vi devo dire di non portarli a volare?! Se cadessero?! Se si facessero male?!»
«Molly cara, calmati, non ti fa bene» tentò di dire Arthur alla moglie.
«Calmarmi?! Fred e George potevano farsi molto male, sono due incoscienti!» disse, arrabbiata.
«Lolly Molly, davvero pensi che metteremmo mai in pericolo i nostri nipotini?» chiese Fabian, mentre faceva gli scherzi al nipote sulle sue spalle, facendolo ridere allegro.
«E poi lo sai che siamo i migliori nel volo!» continuò il fratello, sorridente, nonostante Fred scalciasse sulle sue spalle per farsi ascoltare e tirasse imperituro i suoi corti capelli, strappandone qualche manciata.
«Freddie, mi stai strappando tutti i capelli, hai sentito la mamma, non possiamo!» esclamò il giovane.
«Dai tio, voglio giocare! Andiamo tio! Voglio giocare!» ripeteva, scalciando come un matto, seguito poco dopo dal gemello che gli fece eco.
«Frederick e George Weasley!» tuonò la donna «ora ascoltatemi bene: siete troppo piccoli per volare insieme ai vostri zii, quindi smettetela altrimenti non vi racconto più le fiabe per una settimana!» minacciò.
«Ma mamma!» esclamarono i piccoli «noi ci annoiamo!».
«Tra un paio d’ore andremo a casa e potrete giocare nella vostra cameretta!» rispose la donna, calmando il piccolo Ron che, destato dalle sue urla, si era messo a piangere.
«No no! Tranquillo, amore, non sto urlando contro di te» gli sussurrò con voce dolce e carezzevole, dandogli piccoli colpetti sul pannolino per farlo calmare.
Nel frattempo i due gemelli più piccoli ridevano e imitavano a bassa voce i toni della madre, leggermente gelosi delle attenzioni che la donna riservava al piccolo.
Il gruppo riprese il suo cammino e andò a fare varie commissioni, fermandosi di tanto in tanto in un paio di negozietti che interessavano ai fratelli più grandi.
La squadriglia si fermò poi alla Pasticceria Florian e, dopo che i due zii ebbero offerto ai nipoti il gelato, si sedettero ai tavoli posti davanti alla gelateria.
I due gemelli stavano facendo ai nipoti le boccacce, facendoli ridere come matti quando, improvvisamente, si sentì un forte scoppio in lontananza e un fumo denso e scuro iniziò ad alzarsi nell’aria.
I bambini si agitarono quasi immediatamente, alcuni piangendo e nascondendosi tra le braccia dei loro genitori, altri (i gemelli) cercando di andare a vedere la causa scatenante di tale esplosione, ma quando un patronus, inviato dal vecchio Malocchio, si depositò elegantemente dinanzi a loro, Fabian e Gideon capirono che fosse per loro arrivato il momento di andarsene.
«Molly, Arthur, portate i bambini alla Tana, noi andiamo a dare una mano» esclamò Gideon.
«Vi posso dare una mano anche io!» gli rispose Arthur.
«No, tu pensa a portare in salvo nostra sorella e i nostri nipoti» iniziò Fabian, lasciando che fosse il fratello a terminare «altrimenti sarai tu ad avere bisogno di una mano!» mormorò minaccioso.
«Tio! Tio!» iniziò il piccolo Fred, saltando «Voglio aiutare anche io!».
«Non se ne parla!» esclamò il giovane, abbassandosi all’altezza del nipote e poggiandogli una mano sulla spalla «mi dispiace, Freddie, ma questa volta tu e George non potete venire con noi».
«Ma tio…» protestò George, con le lacrime agli occhi.
«Tranquilli, torniamo» gli rispose il giovane Fabian, sorridente, dando un piccolo buffetto sulla testa ai due gemelli.
«Forza, campioni! Proteggete la mamma e il papà per noi!» disse Gideon ed i due gemelli, in risposta, fecero il saluto militare, in maniera pomposa e gonfiando il petto con orgoglio.
«Si, Tio! Conta su di noi!» risposero in coro, con una “s” leggermente sibilante.
I due maggiori sorrisero alla spavalderia dei figliocci e, dato un bacio alla sorella, iniziarono a correre verso la zona colpita.
 
Una trentina di Mangiamorte, maschere sul volto e scuro mantello, avevano attaccato una delle zone più frequentate di tutta Diagon Alley, causando centinaia di feriti e decine e decine di morti, tuttavia fortunatamente la situazione non era riuscita a degenerare nel caos, grazie al fatto che alcuni Auror e Membri dell’Ordine erano nella zona con le proprie famiglie o, semplicemente, per i fatti propri ed erano intervenuti tempestivamente. Tra questi, i due giovani scorsero immediatamente il loro burbero insegnante e, senza perdere tempo, lo raggiunsero immediatamente, aiutandolo a schiantare i Mangiamorte contro i quali stava combattendo e affiancandolo.
«Ehilà, Malocchio! Cos’è successo qui?!» chiese uno dei due gemelli, mentre senza sosta lanciava incantesimi di ogni sorta ai propri nemici.
«Moccioso, non lo vedi da te?» gli rispose l’interpellato «un gruppo di Mangiamorte ha deciso di tendere un’imboscata, ma hanno sbagliato giorno, oggi sono veramente nervoso!» esclamò, schiantandone tre con un colpo.
«Ahia, Fabie, è più nervoso del solito… non è un buon segno!» disse Gideon, ridendo.
«L’hai detto, Gid, l’hai detto…» gli rispose l’altro.
 
Il combattimento tra le due fazioni continuò ma, presto, gli Auror si resero conto che se non fossero presto arrivati i rinforzi, non ce l’avrebbero mai fatta a sopravvivere. Numerose perdite si potevano già contare sia per una fazione che per l’altra, ma a tutti risultava chiaro che i più svantaggiati fossero proprio loro.
Fabian e Gideon, divertiti dalla nuova sfida, non si curavano di questi insignificanti dettagli e continuavano a lanciare maledizioni qua e là, schiantando quanti più Mangiamorte erano in grado e trasfigurando in esseri improbabili quelli che risultavano più forti.
I due ragazzi, perfettamente sincronizzati, erano delle vere forze della natura e, presto, si ritrovarono a combattere contro un nutrito gruppo di Mangiamorte che avevano visto nei due gemelli il pericolo più grande.
«La vostra sportività continua a stupirmi» iniziò Gideon, facendo saettare i suoi vispi occhi a contare i propri avversari «dieci contro due, corretto!» esclamò, abbattendone due con un colpo.
«Fratellino, cosa ti aspetti da queste serpi?» chiese il gemello, sarcastico «se pensi di non riuscire a farcela, ci penso io… infondo si sa, sono il gemello più forte!» lo prese in giro, mentre ne abbatteva altri tre.
«Sì, nei tuoi sogni, Fabie, nei tuoi sogni!» rispose l’altro, evocando uno scudo per proteggere il fratello dall’attaccò di un quarto Mangiamorte «Vedi di non entrarci adesso, nei tuoi sogni, qui c’è una battaglia in corso!» continuò acido.
«Che c’è, Giddie, sei in uno di quei periodi?» chiese il fratello, canzonatorio, ricevendo un grugnito da parte del maestro e un’occhiataccia dal ragazzo, che fece per ribattere, ma venne interrotto da una delle scure figure dinanzi loro.
«E così, voi siete i famosi gemelli Prewett… siete molto conosciuti tra noi Mangiamorte» esclamò, scagliando una maledizione contro il gemello più vicino.
«Già, vorremmo dire che è un piacere conoscerti…» iniziò Gideon, schivando l’attacco, lasciando al fratello l’opportunità di concludere: «ma sarebbe una bugia!» disse Fabian, ridendo e lanciandogli un incantesimo che lo fece volare di parecchi metri.
Il mantello dell’uomo scivolò nella caduta, rivelando una chioma corvina e ben curata appartenente ad un uomo basso ma molto robusto, probabilmente molto forte fisicamente, ma non all’altezza dei due cacciatori.
Malocchio grugnì «Ma guarda… Rockwood! Avrei scommesso che facevi parte dei Mangiamorte!» esclamò, riconoscendolo immediatamente.
«Ah! Rockwood!» esclamò Gideon, con voce canzonatoria «il povero piccolo Rockwood!».
«Che c’è?! Perché sei arrabbiato?! La moglie non ha cucinato come volevi?» chiese Fabian, beffardo, deridendo il capo dell’ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale.
«Vedrete che tra poco perderete la voglia di ridere!» rispose nuovamente il Mangiamorte, infuriato, mentre ricominciava con attacchi di tutti i tipi.
 
La battaglia si protese più del previsto ed i due gemelli, spalle contro spalle, si ritrovarono accerchiati da sei Mangiamorte, tra i quali lo stesso Rockwood mentre, poco lontano da loro, Alastor stava combattendo contro altri tre nemici, non riuscendo a sopraffarli, ma non venendo nemmeno sopraffatto, in una situazione di stallo.
Improvvisamente, lo sguardo del giovane Fabian cadde su una scena che, nella sua vita, non avrebbe mai desiderato vedere: un nemico, con un potente incantesimo, era riuscito ad atterrare il vecchio Auror, colpendolo pesantemente alla gamba sinistra, che sanguinava copiosamente e che, nonostante gli avanzati metodi di cura magica, dubitava sarebbe mai guarita.
Evocò un potente scudo per proteggerlo dal successivo attacco del Mangiamorte, ma la sua distrazione fu fatale: Rockwood, con convinzione, urlò «Avada Kedavra!» e, quello che successe nella frazione di secondo successiva a quell’urlo, lo lasciò senza fiato e svuotato da ogni emozione «Gideon!» gridò, mentre vedeva il gemello, compagno di una vita di avventure e migliore amico, cadere a terra, colpito da quella stessa maledizione indirizzata a lui.
Per la prima volta nella sua vita, il ragazzo si ritrovò a piangere disperato, stringendo il fratello, rialzando poi la bacchetta, cercando di uccidere l’uomo, ma uccidendone un altro al suo posto, nella sua furia cieca e nel dolore che gli annebbiava la mente.
E, mentre una maledizione scendeva inesorabile anche su di lui, il giovane capì cosa volessero dire quei film Babbani che il cognato amava tanto, era proprio vero: vedeva la propria vita passargli davanti, come uno di quegli odiati aggeggi Babbani, e si ritrovò a rimpiangere di non aver detto al fratello quanto gli volesse bene o alla sorella quanto l’amasse e quanto gli sarebbe stato dispiaciuto non vedere i nipoti crescere.
La vita lo lasciò lentamente e i Mangiamorte, ormai soddisfatti del proprio operato, lasciarono Diagon Alley in una coltre oscura. Alle loro spalle, i corpi di coloro che erano morti e le voci distrutte e agonizzanti di chi era ferito o di chi, sopraggiunto per aiutare i mariti, le mogli, gli amici, scrutava ciò che i maghi avevano lasciato dietro di sé.
Gideon e Fabian a terra, uno reggente ancora l’altro, in un abbraccio eterno.
 
Il dolore che Molly provò quando si ritrovò sulla porta di casa il vecchio Malocchio, una gamba amputata e fasciata, non può essere descritto a parole, così come non lo è l’urlo lancinante che lanciò in quella dannata serata autunnale. Arthur non aveva abbastanza parole di conforto per la moglie e si limitava a stringere lei e i bambini che, disperati, chiedevano dei propri zii.
 
Il funerale, due giorni dopo, fu molto umile e venne celebrato in forma privata: Molly sapeva che i fratelli, per quanto eccentrici, non avrebbero mai voluto delle persone disperate per loro, avrebbero preferito una sana risata e, seppure piangenti per aver perso i padrini, fu questo che i due gemelli portarono in quell’anonimo cimitero.

 
«Sembra che sia diventata una tradizione, la nostra» mormorò Molly, nel sentire quel passo cigolante «tutti gli anni ci rincontriamo qui, eh Alastor?» chiese.
«Non l’avrei mai ammesso davanti a loro… ma gli volevo bene» disse il vecchio, indicando la lapide.
«Avevano ragione, non eri così burbero come tutti pensavano» gli rispose Molly, sorridendogli e rialzandosi da terra «che ne dici di venire a cena da noi?» chiese.
«Lo sai, Molly, che non sono mai stato tipo da queste cose!» le rispose l’uomo, con un leggero grugnito.
«Ad Arthur farebbe piacere e lo sai…» tentò Molly.
«Scusami, ma io non amo passare le serate in famiglia, soprattutto se ci sono un mucchio di mocciosi sporchi di latte in giro» rispose l’Auror e lei sorrise debolmente, avviandosi poi verso l’entrata del cimitero, superandolo, ma fermandosi pochi passi dopo «Anche loro ti volevano bene, anche se non l’avrebbero mai ammesso!» disse, debolmente, ma abbastanza perché l’Auror la sentisse. L’uomo non rispose e lei, dopo qualche momento di attesa, si allontanò, smaterializzandosi al limitare del cimitero, in un punto poco visto, mentre lui tornò a guardare la tomba e leggere lacrime presero a scendere dall’unico occhio buono che gli era rimasto.


 



Spazio autrice.
Ehilà! Ciao a tutti! Come state?

Allora… che dire di questa storia? È stata faticosa da scrivere ma mi ha dato molte soddisfazioni, mi piace come è uscita e spero che anche a voi piaccia e che vi abbia trasmesso anche solo una briciola di quello che ho provato io nel scriverla.
Questa storia partecipa al concorso “Mangiamorte VS Ordine, Chi vincerà la sfida?” indetto da S.Elric_ sul forum di EFP e devo dire, in tutta onestà, che quando ho letto il bando del contest ho proprio sperato che nel pacchetto segreto n. 10 ci fossero proprio loro: Fabian e Gideon perché è da un po’ che volevo scrivere della loro vita, del loro rapporto con i nipoti e la sorella e della loro morte. Si può dire che sono stata molto fortunata! Anche se mi rendo conto che è stata una scelta un po’ scontata, spero solo che sia stata scritta bene e che vi sia piaciuta…
Mi rendo conto che i personaggi possano sembrare un po’ OOC, soprattutto Malocchio, ma l’ho fatto perché volevo mostrare il lato che la cara Rowling non ha mostrato, anche se ha lasciato intravedere leggermente, i dati di alcuni personaggi sono inventati ovviamente, in particolare tutti quelli riguardanti Fabian e Gideon e la loro città natale e quelli riguardanti Rockwood.
Per quanto riguarda lo stile utilizzato tengo a fare due piccoli appunti: le ripetizioni in alcuni punti sono volute, per enfatizzare meglio i concetti, mentre le parti scritte diversamente, ovviamente sono tratte dall’ipotetico presente (la parte di Molly e Malocchio e di Arthur e Ginny) e ho scelto di inserirle per spiegare cosa la guerra porta nel cuore delle persone che hanno perso qualcuno di caro e per indicare quanto possa cambiare anche il cuore più duro.
Detto questo, boh, non so cosa aggiungere ancora… vi ringrazio semplicemente per aver letto questa “storia” e vi invito a recensire ☺

A presto,
AceDPortogas ♥
 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: AceDPortogas