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Autore: Giulia77    07/04/2016    1 recensioni
ed eccoci qui, con la quinta serie di una mia vecchia fanfiction che è piaciuta a qualcuno e ho deciso di continuarla "una nuova persona all'alice academy". Come sapete, era piena di dialoghi, ma questa ha anche una narrazione in prima persona da parte della protagonista Yuuki Konno, quando è uscita dai cancelli dell'alice academy.
Nuova storia e nuovi personaggi.
NON è CROSSOVER.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nobara Ibaragi, Nuovo personaggio, tsubasa andou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                         New Life

                                                                                            Una nuova persona all’alice academy V                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Quinta serie

Chapter 1                                                                “Lo sbarco”

Ciao a tutti, mi chiamo Yuuki Konno, ho quindici anni. Da quando quella macchina ha oltrepassato i cancelli della alice academy, la mia vita è totalmente cambiata. Mio padre, ovvero l’uomo più spregevole al mondo, mi ha portato in una villa, molto grande con un enorme giardino. L’interno è favoloso, con mobili moderni e comodi. Lì incontrai una persona che mi era stata tolta quando ero molto piccola: mio fratello. Quando lo vidi, spontaneamente mi venne da piangere, ma poi feci un sorriso a trentadue denti. Lo abbracciai così forte che dovette staccarmi. Sapevo chi era, ma non lo conoscevo. Inizialmente non sapevo nemmeno il suo nome, infatti fu mio padre a dirmelo: Souta Makimura.  So che sembra strano il fatto che noi abbiamo cognomi diversi, ma siamo stati recapitati a delle famiglie sconosciute, per cui abbiamo ereditato il loro cognome. Mio fratello era impassibile, era freddo ad una situazione del genere, non mi vede da quando ero piccola, sembrava quasi che non gli sono mancata nemmeno un po’ dopo tutto questo tempo. Per un momento ho pensato che non gli importasse. Notai il suo meraviglioso aspetto, capelli corvini con due ciuffi corti sulla fronte, occhi grigi, alto e magro come un bastone. Comunque da quel giorno, vivo qui in questa villa con lui ad aspettare ordini da papino.
-Ei Yuuki, alzati è tardi- mi disse Souta.
-Non vedi che è prestissimo?- dissi io guardando la sveglia.
-E’ ora di sgobbare non lo sai?- mi disse fissandomi.
-Che dobbiamo fare stavolta oni-chan?- scostò lo sguardo, fissò la finestra per un po’ e con aria seria mi disse codeste parole.
-Dobbiamo partire per andare all’estero- la mia gioia di vivere era finita.
-Eh? E dove? Quando? Cosa faremo? -.
-Yuuki, dobbiamo svolgere quel lavoro ricordi? Ce ne aveva accennato papà- mi disse grattandosi nervosamente le braccia.
-Ah giusto, ma che dobbiamo fare? Ci divideranno ancora? – mi prese una mano nel frattempo.
-No. Non ci divideranno mai più. Tu fai quello che faccio io- annuì subito.
Andammo a fare le valigie per partire. Non sapevo nulla, ne dove dovevo andare, ne cosa avrei fatto. Ero davvero molto spaesata.
-Ei muoviti Yuuki, presto papà verrà a prenderci!- disse Souta.
- Si si!-.
Cercai di lavarmi, vestirmi e fare la valigia contemporaneamente. Avevo paura, molta paura. Non credevo che questo momento sarebbe arrivato. All’improvviso sentiamo una porta aprirsi dal piano di sotto. Io e Souta scendiamo con le valigie.
-Siete pronti?- chiese mio padre. Lugubre come al solito. Non si cambia mai quei vestiti nemmeno a casa.
-Si- dicemmo in coro. L’adrenalina saliva, saliva, saliva sempre di più, mi sentivo le mani tremare dal nervoso, tutto sarebbe successo, tutto mi potevo aspettare. Salimmo in seguito sulla macchina nera da funerale per andare all’aeroporto.
-Papà, precisamente dove dobbiamo andare?- chiesi impaziente di quell’instancabile viaggio.
-Andremo tutti e tre in Inghilterra- disse impassibile. In pratica saremmo andati dall’altra parte del mondo senza saperlo?
-Cosa dobbiamo fare?- chiese Souta seduto sul sedile davanti affianco a quello di mio padre.
-Ve lo dirò quando ne sarà il momento- sempre di poche parole. Silenzio per tutto il viaggio per dirigerci all’aeroporto. La cosa positiva è che papà sarebbe venuto con noi, avere mio padre affianco nonostante i suoi segreti, mi fa sentire sicura.
-Bene, adesso incontrerete altri ragazzi che verranno con noi. Fate amicizia o come si dice- ci mostra un gruppetto di tre ragazzi, di cui due li conosco e l’altro no. C’era un ragazzo che si guardava continuamente allo specchio e sorrideva, un altro con un cappello buffo e una stellina sotto all’occhio sinistro che stava bisticciando con una ragazzina con i capelli azzurini.
-Io sono Satoshi, la bellezza in persona. Piacere- disse quello che si guardava sempre allo specchio.
-Io mi chiamo Nobara, ci siamo già viste io e te, Yuuki- mi disse per poi abbracciarmi. Ma si, Nobara, come ho potuto dimenticarmi di una ragazza così dolce d’animo?
-E io sono Tsubasa Andou!- disse sghignazzando. Abbracciai anche lui, era un amico di … Mikan. Ma certo, Mikan. Chissà come starà. Comunque io e Souta ci presentammo all’unisono.
-I biglietti ce li avete già se non erro, andate dove vi controllano il biglietto prima di partire, devo prendere delle cose- disse allontanandosi.
-Ei, che si fa?- disse Tsubasa. Mi chiedo perché sia qui, e mi chiedo anche perché io sia qui e che cosa dobbiamo fare.
-trovare quella specie di entrata all’aereo nostro. L’entrata è il numero 44, dobbiamo solo cercare questo numero al piano più basso, perché poi ci porteranno all’aereo con l’autobus ricordate?- disse Souta.
-Ma certo- risposi io. Nessuno di noi era mai stato su un aereo quindi eravamo nervosi e agitati.
Ci incamminammo verso il primo piano prendendo le scale mobili, certo era scomodo portarsele a dietro le valigie. Arrivammo si nel piano giusto, ma il banco numero 44 era affollato.
-E adesso?- chiese Nobara.
-E adesso si fa la fila- disse Satoshi mettendosi in fila.
Aspettammo mio padre per ore, dato che non era ancora orario di partire. Arrivò papà verso la fine, quando ci avevano già controllato i biglietti e la fila non c’era più. Mentre l’autobus ci trasportava verso l’aereo le mie mani tremavano sempre più. Non volevano smettere, tanto che Souta mi strinse a se promettendomi che tutto sarebbe andato per il meglio e che dovevo stare tranquilla, qualsiasi cosa sarebbe successa, c’era lui lì pronto a proteggermi. Credo di avere un fratello assai dolce.
-salite senza spingere! Prego!- gridavano i responsabili. Le scale per arrivare alla porta dell’aereo erano molto lunghe, dato che l’aereo stesso era molto alto. I posti dei sedili li decidemmo in fretta, mio padre e Nobara insieme davanti, io e Souta di fianco e dietro Tsubasa e Satoshi.
-Ei Yuuki non tremare, è tutto apposto- mi sorrise per due secondi e mi strinse forte la mano. Il mio cuore batteva. Non capivo il perché.
-si ma io…che fine faremo oni-chan?- dissi piagnucolando. Souta mi alzò la testa con due dita e mi disse per l’ennesima volta di stare calma e che lui mi avrebbe protetto in qualsiasi modo.
Dopo il viaggio
Dovemmo scendere infine. C’erano molti bambini che piangevano e un trambusto incredibile. Toccammo terra  esausti di quel lunghissimo viaggio. Eravamo in Inghilterra.
   
 
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