Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Lady_Marmalade    03/04/2009    1 recensioni
Sorrisi, mentre l’etere veniva improvvisamente riempito dal silenzio, lasciandomi definitivamente isolato, in quel “nowhere” che mi aveva avvolto dalle note della canzone fino a quel momento. Schiacciai l’acceleratore con tutta la forza che avevo, cercando di far parte dell’etere che mi stava inghiottendo…
Genere: Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note: una song-fic originale, con colonna sonora “Radio Nowhere” di Bruce Springsteen. La trovate nel testo in corsivo, con relativa traduzione. Buona lettura, hope you enjoy. Commenti, critiche, recensioni et similia sempre molto gradite e apprezzate. La storia partecipa al contest 100 prompts! indetto dal forum Fanfiction Contest ~ {Collection of starlight since 01.06.08 }

radio nowhere

-ETERE-

 

Guidavo. L'asfalto si stendeva deserto intorno a me, un’autostrada vuota e nera, che si fondeva nel cielo senza stelle. Guidavo, per tornare a casa dopo una notte brava. Oddio, casa…

Parola grossa, eh? Casa dovrebbe essere quel posto che sa un po’ di brioche calde; che ti ricorda i vecchi divani con le molle sfondate, ma sempre confortevole; che ha quel non so che di familiare che ti spinge a ritornarci.

Quella dove stavo tornando io invece era uno squallido monolocale, affittato (oltre a me) da qualche studente universitario e un altro paio di lavoratori precari. Insomma quel tugurio dove hai semplicemente un letto per dormire, una sorta di bred and breakfast senza nessun calore.

Sinceramente non sapevo nemmeno perché continuavo a tornarci. Forse solo per rispettare la routine di tutti quelli che si aspettavano da me la classica vita fatta di figli (possibilmente un maschio e una femmina), stipendio fisso, la casetta al lago, e l’abbonamento allo stadio giusto per trasgredire un po’, come le occasionali rimpatriate tra vecchi compagni del college.

Sbuffai: in realtà non avrei dovuto neanche lamentarmi, considerando tutto ciò che c’era di sbagliato in questo mondo ma…

Abbassai il finestrino, continuando a guidare: una mano sul volante e l’altra che accendeva l’autoradio, cercando in uno sprazzo di follia notturna, una frequenza che desse un senso a qualche cosa.

 

I was tryin' to find my way home                                                                                        Stavo cercando di trovare la strada di casa
But all I heard was a drone                                                                                                     Ma tutto quello che sentivo era il ronzio
Bouncing off a satellite                                                                                                                                  Giungere da un satellite
Crushin' the last long American night                                                                        Che si abbatteva sull’ultima lunga notte Americana

 

La voce roca e malinconica di Bruce Springsteen mi colpì in pieno petto, facendomi quasi sbandare.

“Quando il fottuto destino ci si impegna, fa le cose per bene” pensai, imprecando a mezza bocca. L’accompagnamento dolce e nostalgico della chitarra dipingeva esattamente la situazione in cui ero. Stufo di tutti, immerso nell'insoddisfazione, cercavo di stabilire un contatto qualsiasi col mondo esterno che invece mi respingeva, facendomi sentire isolato da qualsiasi cosa. Un puntino perso nel gigantesco quadro della vita. Su quell’autostrada c’ero solo io. Io e nessun altro in quella notte tipicamente americana priva di stelle, oscurate tutte dall’inquinamento luminoso che crea una spessa coltre violacea tra la città e il cielo, che cominciava ad riempirsi di nubi.

Mi sentivo un essere solitario perso nella sua orbita, un corpo che ruotava troppo veloce per poter veramente afferrare ciò che mi girava intorno. Forse era per questo che mi sentivo tanto fuori luogo. Forse perché in realtà non c’era nessun luogo.

 

I was spinnin' 'round a dead dial                                                                                                     Stavo girando una manopola rotta

Just another lost number in a file                                                                                                 Solo un altro numero perso in un file

Dancin' down a dark hole                                                                                                                           Saltando in un buco scuro

Just searchin' for a world with some soul                                                                          Cercando solo un mondo con un po’ d’anima

 

Perso in quella follia personale, (tipico postumo di inutili serate passate a festeggiare senza motivo) ormai tentavo disperatamente di cambiare frequenza, per poter smettere di pensare, per poter semplicemente estraniarmi da tutto ciò che mi aveva spinto ad accendere la radio.

Perché a ricordarmi che ero solo un numero e nulla più, una semplice auto che riceveva una determinata lunghezza di onde radio, ci pensava il mondo ogni singolo giorno; inghiottendomi in quel buco nero fatto di routine, lavoro, sveglie all’alba, mutui da pagare, bollette, coinquilini che facevano casino, storie che non andavano da nessuna parte, e poi di nuovo lavoro e trafila seguente.

Quel girone infernale stringeva la sua presa su di me sempre più, sempre più, facendomi quasi mancare il fiato. E sì che io da quella routine diabolica, non chiedevo poi molto: solo qualche diversivo, la libertà di spazio quando mi serviva, il poter decidere sulla mia vita ogni tanto.

Ma del resto era così per tutti. Tanti sopravvivevano, tanti addirittura si divertivano in quel non luogo, fatto di speranze infrante e quiete disperazioni. Ma io avevo bisogno di un luogo mio.

 

I want a thousand guitars                                                                                                                       Voglio un migliaio di chitarre

I want pounding drums                                                                                                                       Voglio una batteria martellante

I want a million different voices                                                                                                          Voglio un milione di voci diverse

speaking in tongues                                                                                                                       che parlino una lingua sconosciuta

 

 

Avevo bisogno di sentire rumore, di poter vivere come in un concerto: la musica live che ti rintrona le orecchie proprio mentre sei sotto il palco; tutti intorno a te che urlano, sbraitano, cantano non sempre sapendo esattamente le parole, ognuno col suo ritmo, alcuni anche stonando. Ma tutti in modo da sentirsi vivi, da poter dire: io ci sono stato. Come al concerto di Bruce, quando sentii per la prima volta quella canzone, tanti anni fa.

Ero un ragazzino con tanti sogni in testa, una chitarra sulle spalle, e la voglia di crearmi un futuro. Era passato tanto tempo, e quella canzone che mi si riproponeva su 102.7, sembrava quasi volermi prendere per i fondelli: un impiegato qualsiasi, che tira avanti a campare, accontentandosi del misero stipendio che riceveva, che in qualche notte solitaria, butta un occhio distratto a tutti i sogni che ha rinchiuso brutalmente in un cassetto.

Era un immagine ben misera quella che spuntava fuori da quelle crudeli onde radio.

 

I was driving through the misty rain                                                                                      Stavo guidando sotto una pioggia leggera
Searchin' for a mystery train                                                                                                                Cercando un treno del mistero
Boppin' through the wild blue                                                                               Che spuntasse improvvisamente nella notte selvaggia
Tryin' to make a connection to you                                                                                       Provando a creare un collegamento con te

 

Piccole gocce di pioggia avevano cominciato a cadere, obbligandomi ad azionare i tergicristalli. Sembravano le lacrime colpevoli del mondo che si rendeva conto di ciò che aveva fatto. Quelle lacrime di coccodrillo che fanno tanto incazzare.

Per anni le avevo cercate, sperando che il mondo si sentisse almeno un po’ in colpa per tutto quello che faceva quotidianamente a me e a tante altre persone, un segno inequivocabile che almeno rendesse pubblica la sua colpevolezza. Un treno del mistero, una vettura che segnalava la via che stavamo prendendo, al posto che lasciarci tutti lì, abbandonati a noi stessi nelle notti gelide.

Avevo provato a cercare un collegamento col mondo, e mi era sempre stato negato. E adesso tornava fuori, come filo esile, incomprensibile ed etereo: tornava fuori nei panni di una canzone.

 

This is radio nowhere,                                                                                                                           Questa è radio nessun luogo,

is there anybody alive out there?                                                                                                                 c’è qualcuno vivo là fuori?
This is radio nowhere,                                                                                                                           Questa è radio nessun luogo,

is there anybody alive out there?                                                                                                                 c’è qualcuno vivo là fuori?
Is there anybody alive out there?                                                                                                                C’è qualcuno vivo là fuori?

 

Le ultime struggenti note di “Radio Nowhere” vibrarono intense nell’abitacolo dell’auto.

“E questa era Radio Nowhere, di Bruce Springsteen, la canzone che dà il titolo alla nostra emittente, amici. Anche stasera vi abbiamo tenuto compagnia…” la voce del dj si perdevano tra gli ultimi arpeggi. "Radio Nowhere, ragazzi".

 

I just want to feel some rhythm                                                                                                       Voglio solo sentire un po’ di ritmo

 

Sorrisi, mentre l’etere veniva improvvisamente riempito dal silenzio, lasciandomi definitivamente isolato, in quel “nowhere”  dipinto dalla canzone che mi aveva avvolto fino a quel momento.

Sospirai, cercando di liberarmi di un peso. Volevo sentire il ritmo, volevo provare la libertà. Schiacciai l’acceleratore con tutta la forza che avevo, cercando di far parte dell’etere che mi stava inghiottendo…

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Lady_Marmalade