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Autore: Ghen    04/04/2009    2 recensioni
Il destino a volte crea delle situazioni davvero bizzarre,
a pensare a come siamo finiti.
Tu ed io,
rifiutati dalla vita e dalla gente,
soli in mezzo a tanti,
incontrati per puro sbaglio dal destino che non ci voleva.

Lei, lui, e il destino.
[ATTENZIONE: Toni un po' angst e non-sense]
Genere: Generale, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il destino a volte crea delle situazioni davvero bizzarre,
a pensare a come siamo finiti.
Tu ed io,
rifiutati dalla vita e dalla gente,
soli in mezzo a tanti,
incontrati per puro sbaglio dal destino che non ci voleva.
 
 
 
La spada del destino
 
 
 
 
<< Vuoi parlarmi? >>, domandò la sua voce fioca.
Le accarezzava la testa scura, poggiata sulle sue cosce, con la delicatezza di quando si tocca una cosa molto preziosa e rara; forse lo era.
<< Certo…! >>, sorrise lei.
Guardava i suoi bellissimi occhi celesti, talmente chiari da parere bianchi, con i suoi, buchi blu scuro, come il fondo marino.
Ricambiò il sorriso, quel ragazzo dalla chioma argentea, passandole l’altra mano sulle guance colorate.
Stava con la schiena appoggiata alla parete di una stanza a luci basse, buia.
Il destino era stato tiranno con loro; sin dal principio, da sempre.
<< Posso… parlarti di me? >>, fece dopo un bel respiro, mantenendo pur sempre il suo dolce sorriso.
Il giovane annuì e la ragazza cominciò a raccontargli, con quella voce debole e lenta, la sua vita fatta di sacrifici e speranze morte, quelle di un’assassina.
 
 
Le lacrime di una bambina che aveva perso troppo presto i suoi genitori, uccisi dalla vita troppo cara che gli aveva costretti a lavorare fino all’esaurirsi delle loro ossa.
<< Mamma… Papà… >>.
Quelle di una bambina che li aveva visti l’ultima volta quando portarono via i loro corpi, gettandoli nella terra senza sepoltura.
Le sue lacrime che lentamente si asciugarono, mentre si faceva più chiara la luce che la portava alla realtà; quella dura verità che le si presentava davanti.
Cresciuta da sola cominciò a rubare per reggersi in piedi, a picchiare per farsi più forte, ad uccidere
Uccise la prima volta quando aveva tredici anni.
Un uomo la voleva portare alla polizia e lei, per difendersi, prese una spranga di ferro e lo colpì al cranio.
<< Anf… Anf… >>. I suoi occhi si dispersero quella volta, osservando il liquido denso rosso scuro che si disperdeva tutto. Le sue gambe cedettero, cadendo a terra. Non si sentiva più il cuore, la mente, i muscoli, il mondo intorno a lei… Tutto era scomparso.
Era sola, anche senza sé stessa.
Il suo volto schizzato dallo stesso colore che aveva visto tanto forte la prima volta non gli fece più poi tanto ribrezzo, col passare degli anni.
Era diventata un’assassina.
Il destino era stato cattivo con lei fin dalla nascita e non aveva smesso di perseguitarla per quella che era diventata la sua vita.
Le strade buie erano diventate la sua casa, il nulla il suo più caro amico; il destino non l’aveva mai voluta su questo mondo.
Era una piaga; era nata per non vivere. Forse per uccidere, perché non viveva.
 
All’età di diciotto anni incontrò il giovane dai capelli argentei; nei suoi occhi rivide la morte.
Aveva ottenuto lo stesso trattamento dal destino, lo sapeva. L’aveva letto con il solo suo sguardo, perché identico al suo.
<< Chi sei? >>.
<< Sono un’assassina, mi chiamo Gewel. Tu invece come, cavaliere dai capelli argentei? >>.
<< Hiek! Ma non sono un cavaliere, sono un assassino anch’io. >>.
Lei lo aveva capito, ma lo vedeva più come un cavaliere fiabesco piuttosto che quello che era in realtà: un assassino dal sangue freddo, come lei.
Aveva sterminato genti di cui non sapeva il nome, ma che mai gli sarebbe interessato conoscere.
Lui era gelido più del ghiaccio, come lo raffiguravano i suoi freddi occhi, dallo sguardo orribile.
Ma lei non volle giudicarlo per quello che era diventato, se non per quello che era stato.
Vide in lui il bambino che piangeva, ricordandole lei stessa. Vedeva in lui quello che lei era stata.
Forse vide la speranza morta rifiorire, in lui, che non provò mai niente per lei.
In Gewel stava forse rinascendo un senso di vita che al destino non piacque.
Loro due erano stati scelti dal destino per essere dei morti ancora vivi senza emozioni e lacrime, che avevano perso durante gli anni.
Non potevano provare a vivere; il destino si sarebbe certo vendicato di questo strano tradimento che poteva sembrare.
Ma Gewel non seppe badarci e lo tradì, perché forse cominciava a provare amore per quel giovane cavaliere che era per lei: un sentimento che mai il destino avrebbe approvato.
 
<< Io non ti amo. Io non amo. >>.
Queste parole le avrebbe ricordate per tutta la sua vita. Parole importanti, brutte, ma preziose.
Sapeva bene che Hiek era ancor più segnato dal destino, perché era quello che tra i due era stato scelto per soffrire più allungo, e che non sarebbe mai riuscito a provare amore, né tanto meno sentimenti per nessuno.
Lei soffriva perché amava una persona che non amava; lui soffriva perché voleva amare quando non riusciva ad amare.
 
Gewel, con il suo solito sguardo impassibile, decise più tardi di sterminare l’intera famiglia Whiteblack; potente e ricca, che rese schiavi i suoi genitori fino alla morte.
Hiek le diede l’informazione, una notte di pioggia come tante altre.
La ragazza chiedeva al destino come mai erano stati scelti loro da questo, ma sapeva bene che non avrebbe mai avuto risposta, così, decise di continuare la sua strada, trovando le sue risposte con la vendetta.
Era un’assassina, il destino lo aveva scelto, ed ora doveva pagare con il sacrificio di tante vite; dove molte di queste, sicuramente innocenti non erano.
 
Gewel decise che non c’era scelta: questa era la sua vita, e avrebbe continuato a percorrerla.
 
 
<< Non è stato difficile rivederti… >>, gli sorrise ancora, come se fosse rimasta una delle poche, o forse l’unica, espressioni che riusciva a fare.
<< Già… >>, ricambiò il sorriso: aveva ormai imparato bene a farlo, solo per lei, solo per quel giorno.
<< E tu? Vorrei sapere qualcosa da te… >>.
Il ragazzo alzò il voltò, fissando nella penombra un punto vuoto.
<< Di me nulla potrebbe farti sentire meglio. Quello che sono lo resterò per il resto dei miei giorni. >>.
Tipico da parte sua.
La ragazza addolcì gli occhi: sapeva che il giovane si sarebbe rifiutato di parlarle del suo passato.
<< Ti amo. >>.
<< Io non amo. >>.
Aveva imparato a sorriderle, ma non ancora a dire “ti amo”. Sarebbe come convincersi di provare un sentimento che per lui non è mai nato; non poteva mentire così a sé stesso, e soprattutto a lei.
La ragazza stava cercando il lui qualcosa che non c’era, che non esisteva: la salvezza dal destino.
Ma questo non aveva intenzione di lasciarli andare, ed ecco perché comparve quella spada.
 
 
Gewel aveva sentito parlare della spada tenuta dalla famiglia Whiteblack.
Le voci che correvano su di essa erano brutali… Una spada macchiata del sangue di interi popoli, che la famiglia sterminò per conto di questa stessa.
La spada voleva il sangue, voleva il pagamento e la famiglia la serviva come una dea.
La giovane decise che avrebbe portato via loro la spada, rubandola.
S’intrufolò nella dimora, come spesso faceva per ucciderli uno dopo l’altro, e così vide il caveau.
La tenevano lì dentro quella spada maledetta che si cibò della vita d’innumerevoli genti.
Ma non aveva ancora capito quello che stava per fare, di quello che il destino aveva scelto per lei.
Aprì il caveau con troppa facilità e vide la spada, al centro della buia stanza, sorretta da un piedistallo.
<< Sei venuta per la spada? >>.
Quando si voltò aveva già capito che si trattava di lui.
Il cavaliere delle fiabe era venuto per conto della spada, per conto della famiglia, per conto del destino…
 
 
<< Sappi che non mi sono mai pentita delle mie scelte… >>, alzò la mano verso il viso del ragazzo, accarezzandolo con estrema dolcezza. << Nemmeno tu devi… >>.
La sua mano cadde come in rallentatore sul pavimento, sbattendo senza forze.
Chiuse i suoi occhi dolci e le labbra restarono sigillate a quel sorriso che era riaffiorato solo grazie a lui.
Hiek abbassò lo sguardo, fino a toccarle le labbra con le sue.
Da quando lo rialzò, il suo volto freddo riabbracciò il suo destino che allungando la mano verso lo stomaco della ragazza, afferrò la spada, tirandola verso l'alto con decisione.
La bocca sorridente di Gewel cominciò a trasbordare del liquido denso e rosso scuro che le poteva ricordare tutta la sua vita.
Il giovane gettò la spada lontano, sporcando del sangue in cui era immersa tutto il pavimento del caveau.
Si rialzò, reggendo fra le sue braccia il cadavere.
 
Il giorno stesso Hiek, uscito dal caveau della famiglia Whiteblack, impugnò nuovamente quella spada e le consegnò le vite dell’intera famiglia.
Gli sterminò tutti, dal primo all’ultimo in quella stessa notte.
Dal più anziano al più piccolo, che la spada bramava ancora dei sacrifici.
La stessa famiglia che lo aveva ingaggiato per uccidere Gewel, che voleva uccidere loro, era stata ammazzata dallo stesso assassino.
La spada fu gettata alle rive del mare assieme il corpo della giovane assassina, sua compagna e sua vittima.
Hiek aveva capito che quella spada non era altro che il destino, che decise di punirli ancor di più per il tradimento ricevuto.
Gewel aveva ora smesso di soffrire, ma lui, com’era stato scelto, avrebbe sofferto più allungo, finché il destino non avrebbe richiamato la sua vita, servendosi di sé stesso.
 
Gewel e la spada del destino erano ora in fondo al mare, cullati per quella che sarebbe stata l’eternità.
 
<< Io non mi pentirò delle mie scelte. >>.
 
 
 
 
Il destino a volte crea delle situazioni davvero bizzarre,
a pensare a come siamo finiti.
Tu ed io,
rifiutati dalla vita e dalla gente,
soli in mezzo a tanti,
incontrati per puro sbaglio dal destino che non ci voleva.
 
 E così, per punirci, ci ha separati grazie alla lama della sua spada… forse per sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 

 
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Ed eccomi per la prima volta in questa sezione con una piccola one-shot.
Dai toni un po’ angst e non-sense, scritta in uno dei miei stati di follia irrazionale XD
Volevo precisare che io non credo che il destino sia una cosa scritta, ma che sia quello che noi scegliamo, tuttavia mi piace trattare di questi argomenti assurdi. Inoltre, parlare di destino già scritto la trovo una cosa abbastanza facile, una scusa da codardi per tutti quelli che non vogliono affrontare la vita e le scelte a cui ci pone.
Anche se, in modo totalmente contraddittorio, credo agli incontri del destino e cose simili XD Sono una di quelle persone non coerenti con sé stesse XD
Fatto ciò, posso passare a dirvi che questa mia piccola one-shot mi piace! ^^
Forse, e dico forse, mi piacerebbe usarla come un piccolo prologo, o una shot introduttiva ad una storia long ^.^ Di idee ne ho a bizzeffe, ma ho un sacco di altre storie da scrivere e ultimare che non so quando e se potrò farla… Ciò non toglie che mi piacerebbe e un pensierino ce lo faccio =^^=
Chissà che magari un giorno la vedrete in questa sezione…  
 
Ciao, ciao da Ghen =^____^=

 
 
 
   
 
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