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Autore: Oducchan    09/04/2016    2 recensioni
È facile accorgersi quanto sia bello, Bruce, quando dorme
[Clark - Bruce]
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nick autore: Oducchan
Titolo: Just dust and gold
Fandom: DCU
Personaggi: Clark Kent /Kal El, Bruce Wayne
Pairing: SuperBat
Genere: introspettivo, leggermente angst, leggermente fluff
Avvisi: OOC (Bruce forse è un po' troppo affectionate)
Rating: giallo
Conteggio parole: 484
Note:
Ho visto Dawn of Justice e mi si è risvegliato l'ormone  la ship. Sono solo vaneggiamenti senza senso, ignoratemi plisu.


 
Just dust and gold

Lente, le sue dita scivolano lungo il profilo della spalla, della schiena; seguono i profili sbozzati del suo corpo, almeno fin dove questi non finiscono celati dalle lenzuola, e lì si ferma, i polpastrelli che indugiano sulla pelle tiepida, morbida.
Si sforza di mantenere una pressione leggera, la più impalpabile possibile: non vuole svegliarlo per nulla al mondo, non quando i tratti del suo viso sono, per una volta, sereni e distesi, lontani dai confini della maschera; non quando il suo respiro è lento e regolare, segno che non ci sono incubi ad affollare la sua mente, ma solo un placido sonno ristoratore.
È facile accorgersi quanto sia bello, Bruce, quando dorme; cogliere quell’avvenenza quasi divina che fa sciogliere le colleghe della cronaca sociale e che incanta senza sforzo le signore dell’alta società. È facile scordarsi di essere al cospetto dell’uomo più temibile, più agguerrito, più determinato che abbia mai incontrato. È facile dimenticarsi di Batman, quando Bruce dorme e ciò che traspare è soltanto un uomo cresciuto troppo in fretta, alla disperata ricerca di una cura alla propria sofferenza.
Di solito è a quel punto che inizia a percepire le cicatrici. Piccoli, sottili rilievi che interrompono la distesa liscia della sua schiena; a volte sono profili slabbrati, bozzi dai contorni imperfetti; altre sono ferite non ancora del tutto rimarginate, ancora di un rosso acceso sul bianco della sua pelle.
A volte trova dei punti. La stretta che sente al petto si fa ancora più acerba, in quelle notti.
Sa che è stupido, ma non può trattenersi dal seguire lo stendersi di quelle ragnatele di ricordi, ognuna la ricompensa di una battaglia più aspra dell’altra, e ritrovarsi a chiedere al buio della notte come sarebbe, Bruce, se fosse stato al suo fianco a fermare ogni lama, ogni proiettile. Come sarebbe se quello scudo impenetrabile che il Sole regala alla sua carne potesse essere condiviso, se potesse, in qualche modo, proteggere Bruce Wayne dal mondo e soprattutto da sé stesso.
Generalmente, come stavolta, a quel punto Bruce ―Batman― inzia a rigirarsi nel letto, voltandosi verso di lui e avvinghiandogli un arto addosso.
-Clark- mugugna, con voce impastata di sonno che Clark non riesce mai, mai a capire se sia sincera o se sia artefatta per non fargli comprendere che no, non stava affatto dormendo –Piantala di pensare a cose stupide e dormi-
Clark non trattiene una leggera risatina.
-Ti ricorderò queste parole, la prossima volta che ti vedrò con le occhiaie- un sospiro, poi si china, un bacio depositato sulla tempia –Scusa. Buonanotte-
Bruce non risponde. Non risponde mai. Si limita a mettersi comodo, talvolta ad usarlo come cuscino. Clark rimane ancora qualche istante a guardarlo, perché questi momenti di tenerezza che l’altro gli concede sono rari. Molto rari. Terribilmente rari, con le vite che conducono. Troppo rari.
I suoi occhi si chiudono poco prima che il sole inizi a sorgere, restituendo Gotham alla luce.
   
 
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