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Autore: hely_e_Scripsi    09/04/2016    1 recensioni
Cantami, o Pantheon, del fortuito incontro
tra genti diverse e sì così uguali
che un singolo scopo unì in battaglia.
Dai possenti draghi all'alata donzella
(forse),
un paio di distinte amanti
del dolce e castano frutto del cacao,
sino ai comuni seppur nobili
esseri umani dalle rare doti.
Infine le artiste che questi versi compongono
ispirate dalla benevola Musa.
Lasciate ogni speranza di sanità mentale
Voi che entrate.
- (*Cit. Ottawia l'Eccelsa)*
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Sohen, smettila di mangiare quella pianta!»
«E perché?»
«Perché è velenosa!» Sohen sputò diverse foglie, cercando invano di pulirsi la lingua.
«È la prima volta che l'insalata mi tradisce» mugugnò quindi. Sospirai, chiedendomi perché questo deficiente fosse mio amico.
«I draghi, cioè noi, sono carnivori, te ne eri mai accorto? Ora rimettiamoci in marcia, voglio trovare un posto comodo per dormire.»
Proseguimmo. Il cielo stava lentamente sfumando nel rosa del tramonto e il sole basso alle nostre spalle allungava le ombre dei sassi e delle sterpi. Ci guardavamo intorno, scrutando gli angoli in ombra e le cime delle montagne vicine; le piante erano poche e di forme che non avevamo mai visto prima. Serrai le mascelle.
Il sentiero che stavamo percorrendo curvava all'interno, seguendo la forma della montagna. Girando l'angolo avvertii un risucchio sulle squame, come se stessi entrando in acqua. Anche Sohen doveva averlo avvertito, perché sobbalzò e iniziò ad ansimare.
«L'hai sentito anche tu?» chiese.
Annuii. «Sì ma non preoccuparti, non vedo acqua nei paraggi, forse è stato il vento. Sai, come quando ci alziamo in volo e l'aria ci spinge verso il basso» dissi.
Due urli perforanti provenienti dalla nostra destra ci fecero voltare di scatto. Anelli di energia violacea apparvero intorno alle mie zampe bianche mentre mi preparavo ad attaccare, mentre accanto a me Sohen si accucciò e sfoderò gli artigli, pronto a balzare sul nemico. Ci guardammo intorno, ma udimmo solo un rumore di frasche e terra smossa; voltandoci vedemmo due umane correre a rotta di collo verso il castello... aspetta, prima non c'era un castello!
«Sono solo due umane» disse Sohen, rilassandosi. Lasciai sfumare la mia magia, seguendo le umane con lo sguardo: correvano verso il ponte marmoreo che collegava il castello con la montagna su cui ci trovavamo. Uno spostamento d'aria ci fece alzare lo sguardo: un uccello dalle grandi ali nere si stava rapidamente abbassando in direzione del ponte, e atterrò a metà flettendo le zampe. Ma gli uccelli non hanno zampe così lunghe, e neanche rosa!
L'uccello, ignorando completamente le umane alle sue spalle, si mise a contemplare il massiccio portone del castello. Lo osservai meglio: aveva capelli bianchi ricci e un paio di nere orecchie feline. La mora si fermò di colpo: la bionda che era dietro di lei, nell'impeto della corsa, le si spiaccicò addosso e rotolarono entrambe per terra, urlanti, fermandosi ad alcuni metri di distanza dal presunto uccello. Quello si girò, rivelando un corpo umano femminile: spostai lo sguardo sul volto scoprendo un sopracciglio alzato.
«Qualche problema?»
Le umane urlarono di nuovo - Sohen commentò « È un vizio!» - e si voltarono verso di noi, poi verso la ragazza alata, di nuovo verso di noi.
«Non uccideteci!» urlò l'umana più piccola dai capelli neri.
«Non fateci del male!» fece eco l'altra, più alta e con lunghi capelli biondi.
«E perché dovrei farvi del male?» domandò la ragazza alata.
«O uccidervi?» aggiunsi io.
«Avete mica delle caramelle?» chiese Sohen. Lo guardai spalancando gli occhi, scorgendo la ragazza alata fare lo stesso, mentre le umane continuarono a fissarci terrorizzate.
«Che c'è? A me piacciono le caramelle.» Si difese lui. «Mi chiamo Sohen, comunque» aggiunse rivolto alle umane.
«Non ho mai incontrato un drago a cui piacciano le caramelle» osservò la ragazza alata.
«Difatti c'è solo lui, ma tu ignoralo. Credo che abbia battuto la testa, da cucciolo. Io sono Neth.» dissi io.
«Ah, siamo già passati alle presentazioni? Io prima calmerei 'ste due» disse la riccia, indicando le due umane piagnucolanti davanti a lei.
Io e Sohen ci avvinammo e le due si ritrassero.
«Non abbiate paura!» mormorai il più dolcemente possibile. Non dovetti sembrare molto rassicurante, perché le donne si strinsero l'una all'altra fissandomi.
«Certo, non c'è niente da temere in due creature grosse il triplo di voi con zanne affilate e artigli come rasoi.» Fu il contributo della ragazza alata. La bionda spostò lo sguardo da me a Sohen alla riccia, e mormorò:
«Davvero non volete mangiarci?»
«No aspetta, mi hai frainteso: io adoro mangiare umani per colazione.» A seguito di questa uscita la ragazza alata si guadagnò una mia occhiataccia dal cristallino significato: stare zitta!
La mora si girò verso la bionda, sussurrando:
«Dici che possiamo fidarci?»
«Massì» rispose l'altra. «Se avessero voluto mangiarci l'avrebbero già fatto» Si riscosse.
«Io sono Lisabelle Averno.»
Bel cognome rassicurante, pensai.
«Io Owattibel Phönix» disse l'altra. Ci fu un coro di ''EEH?''
«Eh cosa?! Lamentatevi con i miei» protestò Owattibel.
Ci girammo tutti verso la ragazza alata, che alzò le mani in segno di resa.
«Cos'è, un interrogatorio? Mi chiamo Khamira, va bene?» Annuimmo.
Udii un ansimare proveniente da sotto il ponte, nel baratro: sulle prime pensai fosse il vento, ma quando l'ansimare assunse toni di molto colorite imprecazioni, sporsi la testa. Altre due umane si stavano arrampicando sulla parete del burrone, con l'ausilio di strani strumenti e corde. La rossa alzò la testa e spalancò gli occhi, e dalla mano le cadde uno di quegli strani oggetti che stava attaccando alla roccia.
«Un drago, porca–!» E qui imprecò.
«Ake, che ti prende?!» esclamò la mora; quando a sua volta sollevò lo sguardo, le si rovesciarono gli occhi e lasciò andare la corda: restò appesa all'intreccio di corde e nastri che aveva intorno alla vita. Khamira si avvicinò e sporse la testa.
«È una festa?»
«Che diamine siete?» urlò la rossa mentre tirava calci alla compagna svenuta.
«Io sono Khamira e tu sei maleducata.»
«Sohen!» disse il drago rosso sprizzando felicità da tutti i pori.
«Owattibel...»
«Lisabelle Averno.» La interruppe la bionda con voce squillante.
«E io sono Neth, puoi smettere di scalciare, non ti faremo niente.»
«Oh, ma io non scalcio perché ho paura, sto solo cercando di svegliare Arabelle!» rispose la rossa.
«Potremmo darvi una mano a salire» osservò Lisabelle.
«Ovviamente! Le aiuterai tu a salire, usando la forza del pensiero?» fece Khamira. Lisabelle alzò le spalle e io spiegai le ali viola scuro, lanciandomi nel burrone e planando sino all'altezza delle arrampicatrici.
«Non ci provare» intimò la rossa.
«E invece sì.»
Presi la corda tra gli artigli e la tirai su.
«I miei moschettoni!» protestò la ragazza appesa, senza curarsi minimamente di stare volando attaccata ad un drago nero. Salii fin sopra al ponte e appoggiai le due ragazze sul marmo.
Owattibel e Lisabelle si chinarono su quella che era stata chiamata Arabelle, dandole leggeri schiaffetti. Sohen si fece avanti: le due ragazze schizzarono in due direzioni differenti nel tentativo di evitare la mole contundente del mio amico. Il drago rosso diede quindi due sonore leccate alla ragazza svenuta.
Arabelle aprì gli occhi e lanciò un grido perforante: Sohen fece un balzo indietro ostentando un'aria offesa.
«Mostri!» urlò Arabelle scattando in piedi.
In quel momento si udì un tonfo. Ci voltammo tutti e vedemmo che le porte del castello si erano spalancate: un uomo in vestaglia color crema con un gran ciuffo biondo sulla testa ci stava correndo incontro.
«Che cos'è tutto questo baccano?» protestò. «Disturbatori della quiete pubblica! Manco sulle montagne si può vivere in pace!»
«Ooooh!» esclamò una voce sconosciuta alle nostre spalle: ci voltammo a fronteggiarla.
«Quale essere mirano le mie pupille?» disse la tipa apparentemente apparsa dal nulla, con una veste verde e una sacca sulle spalle da cui spuntava una penna d'oca.
Sguardi confusi vennero lanciati a destra e a manca, ognuno cercando l'essere che miravano le sue pupille.
«Che essere?» sbottò la rossa.
«Quello che è locato alle tue poderose spalle» spiegò la nuova venuta. L'arrampicatrice si girò, per trovarsi nella traiettoria del seccato sguardo giallo di Khamira.
«Nessuno ha mai visto uno zhart da queste parti?»
«Io no» disse allegramente Sohen, mentre seguiva una farfalla.
«Posso azzardare una domanda senza venire ucciso o mutilato?» chiese l'uomo in vestaglia.
«Certo» dissi io, udendo Khamira borbottare: «Perché tutti pensano che io debba uccidere qualcuno?»
«Da dove siete spuntati fuori?» domandò l'uomo color crema. «La domanda vale per tutti»
La tizia in fondo al ponte socchiuse gli occhi: «Vorresti forse insinuare di non aver mai sentito parlare di me?» aggiunse, avvicinandosi con la fronte corrugata.
«Ehm, veramente vorrei» puntualizzò l'uomo.
«Ma è inaudito! Inconcepibile! Assurdo!» La donna agitò le braccia al cielo. «Chi non ha mai sentito parlare di me, la grande Ottawia l'Eccelsa?!» Squadrò tutti con aria contrariata.
Sei mani e due zampe di alzarono. Ottawia l'Eccelsa incrociò le braccia sul petto e mise il broncio.
«Quindi? Che ci fate qui?» ripeté l'uomo.
«Bella domanda» disse Khamira.




*We're back folks!

Dopo aver momentaneamente abbandonato le Storie Sconnesse, siamo tornate con questo crossover tra... Indovinate.
I nostri OC!
E dopo questa lunghissima introduzione, vi salutiamo!
Alla prossima, funghetti!*
   
 
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