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Autore: Ornyl    10/04/2016    0 recensioni
addio, cara luce!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un colpo secco recide la prima treccia, quella sulla mia spalla sinistra: i capelli cadono velocemente come paglia secca, cercando di spargersi sul terreno tenuti ancora stretti dall'elastico. Il grosso paio di forbici arrugginite che ho rubato al magazzino trancia la seconda treccia dalla mia spalla destra, e il suo lieve tonfo sui miei anfibi č forte quanto le esplosioni che ben presto fenderanno l'aria e il cielo. Le mie trecce sembrano le mie braccia, le mie braccia di capelli morti che iniziano a smembrarsi ad ogni alito di vento proprio come i nemici smembrati dal napalm che verrā presto lanciato lontano da qui, lontano da questo boschetto di arbusti dalla chioma frondosa illuminati dal sole e da questo mare color lapislazzuli che mi si spalanca davanti, con le navi dalle bocche giā pronte ad accogliere carri armati e uomini e altre vetture, papā e zio compresi.
I miei capelli cosė orribilmente mozzati dal mio capo mi mettono paura, mi disgustano, mi fanno gemere di terrore. Li scalcio via quasi piangendo, buttandoli lontano e aiutandomi con le scarpe ad allontanarli, ad allontanare insieme a quelle ciocche ciō che ero prima e ciō che ho smesso di essere, ciō che ha smesso di essere: perchč son dovuta morire per questa guerra, perchč la nazione aveva bisogno di una Strafexpedition per mettere a tacere quei disgraziati al di lā del mare, perchč son dovuta morire durante il sequestro dell'ambasciata dove soggiornava zia Helena, perchč la nazione doveva commuoversi davanti alla mia foto poggiata sulla mia bara vuota e mai riempita, perchč mamma forse ha iniziato ad odiare papā che non č stato capace di strapparmi al conflitto a fuoco.
A Ifigenia morta cadono le trecce, ed ecco che Ifigenia ha un nuovo viso che i suoi occhi morti non hanno ancora visto.
 Uno stormo di passeri si alza in volo dalle mie spalle. Solo mamma avrebbe saputo urlare pių forte se davanti a lei avessi reciso i miei capelli di colpo, i miei capelli castano chiaro che hanno in sč i capelli neri di mamma e quelli color miele di papā, quelli che papā accarezza e annusa per ricordare a se stesso che la pace č possibile, che oltre alle munizioni, ai carri armati e agli aeroplani che lanciano paracadutisti e bombe sul terreno esistiamo io, mamma con Orest in braccio e le mie sorelle la domenica mattina, in posa davanti alla macchina fotografica prima di andare a messa, ferme sul vialetto di ghiaia bianca della nostra casa ormai lontana. E mamma č bella con il tailleur lilla e il cappellino bianco con la veletta che le scende sugli occhi neri come la notte, e Orest č giā un ometto con quei calzoncini marroni e la camicetta bianca, e sono belle Elettra e Crisotemi con i completini di tweed pastello rosa e azzurro, e sono bella anch'io con un abito tanto simile a quello di mamma, con la testa sormontata dal suo stesso cappellino.
E ora sono un'idiota. Idiota. Un'idiota che urla per farsi scoprire e dire alla nazione che papā č un finto eroe che non č riuscito a strappare la sua primogenita dai proiettili dell'attentato che quella traditrice di sua cognata ha architettato chissā per quale motivo. Questa divisa da soldato semplice mi pesa giā da sola, senza l'imbottitura di ideologie, idee e progetti che invece riempie le giacche, i calzoni e gli stivali degli altri, dalla recluta lava cessi ai colleghi di papā e dello zio. E anche senza trecce, con la divisa da recluta di tre taglie pių grande e gli anfibi di papā nel periodo di addestramento larghi come zattere resto la ragazzina idiota di prima, di sempre. Forse papā avrebbe meritato un maschio, un maschio vero che sarebbe diventato un soldato vero. E invece mamma, nonostante le cure ormonali e le diete delle riviste di bellezza ha avuto una ragazzina, la prima ragazzina di tre, sorella maggiore di due future atomic era housewives e di uno scricciolo di futuro  generale col petto coronato da quattro stelline dorate in mezzo a tutte le altre medaglie, l'unico che calzerā a pennello i vestiti, gli stivali e le armi di papā quando verrā il suo momento.
Se mi vedesse, mamma forse sverrebbe, o si metterebbe a cinguettare chiamandomi e inseguendomi da tutte le parti, perchč alla tua etā, signorinella cara, non si addice pių giocare a travestirti! Insomma, vuoi rimetterti gli abiti buoni o no? Che figura ci facciamo tutte e due davanti a questi soldati, signorinella cara? Papā invece si metterebbe a ridere e mi darebbe uno scappellotto sulla nuca, tanto nemmeno le mie mani con tanto di guanti riuscirebbero a farti male, con tutti i capelli che ti ritrovi! Peccato non averceli pių i capelli, peccato non sentire pių quella massa morbida e crespa e toccare invece lividi dal colore ignoto che pulsano e mi impongono quasi di piangere, decisi come gli occhi accesi di zia Helena prima di prendere la rivoltella dal cassetto e fuggire accanto a quel soldato dal viso sconosciuto per ragioni che solo lei, papā e lo zio sanno. E forse mamma, quando non finge di non saperlo e non stringe alle labbra una delle mie foto pių belle e pių recenti, di quelle in cui avevo i boccoli e il maglioncino rosa cipria.
Mi accodo ai passeri che si specchiano in una pozzanghera di acqua sporca e vedo un ragazzino dal nasino lentigginoso e tondo, dagli occhietti castani e dai crespi, scombinati capelli castano chiaro, col secco collo circondato dal colletto sghembo della camicia; un ragazzino che fa il saluto militare alla propria immagine, Narciso che saluta il maggiore Narciso senza andarsene senza venir da lui, fermo in quell'attimo di ammirazione, attrazione e repulsione per quell'immagine che vede riflessa, quel viso segnato da un'ustione sulla guancia, quella spalla magra fasciata da una lercia benda da pių di tre giorni, quella guancia segnata da una lacrima salata e infuocata.
Forse se fossi morta, rimasta sul tappeto dell'ufficio di zia Helena con la spalla forata da un proiettile e gli occhi vuoti che fissavano quelle visioni ovattate di stivali, di polvere e di oggetti rovesciati, sarebbe stato meglio cosė. Forse se fossi morta, e papa fosse riuscito a prendere il mio corpo senza lasciare che qualcuno lo curasse senza riconoscermi con quel viso ferito e sporco di sangue e polvere, a seppellirmi mezza viva e lasciarmi soffocare in una cassa da morto, mamma lo avrebbe odiato di meno.
Mamma diceva cose molto cattive a papā, gli ultimi giorni. Ma non era colpa di papā, lo sapeva anche lei. La colpa era di zia Helena, anche lo zio lo sapeva, e tutti tranne mamma pensavano che non sarebbero arrivati a colpire proprio quel giorno.
Mamma con la camicia di forza non voglio immaginarla, nč le mie sorelle e Orest con i grembiulini grigi degli orfanelli, con papā lontano e giā sulla nave a guardare quello stesso mare che sto guardando in questo momento, quel mare di Aulis che prima sognavamo giā a Natale, quelle onde schiumose che cullavano me e i miei fratelli, quell'acqua fredda e quella sabbia dorata che fungeva da tappeto ai piedi nudi di mamma quando passeggiava a braccetto con papā le mattine d'estate, lei con il prendisole blu e gli occhiali da sole a goccia e papā con i calzoni al ginocchio e la camicia di lino sbottonata mentre le cantava Lili Marleen in tedesco storpiato.


Already says the sentry, lights-out's being called that can cost you three days, comrad let's not get stalled
We said goodnight right there and then how I would love be with you again
With you, Lili Marlene with you, Lili Marlene

 
La medaglietta che ho al collo l'ho presa alla povera recluta che ha evitato che il proiettile mi trapassasse il cuore e non la spalla. Stringo il mio elmetto tra le mani e lo metto sulla testa, poi mi metto in piedi e prendo lo zaino. Dio, fa' che questi anfibi mi portino da qualche parte, Ifigenia morta passata come recluta ad Aulis.
Addio, cara luce.
 
   
 
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