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Autore: Straightandfast    10/04/2016    3 recensioni
Amelie ha il mento che le trema un po' e Louis capisce subito che quel mento tremolante gli appartiene, che Amelie non trema per nessuno, ma per lui sì.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao bellezze!!
Lo so, sono scandalosa per il mio ritardo, non so nemmeno come giustificarmi: semplicemente ho avuto centomilioni di cose da fare e mi sono dimenticata di Amelie e Louis.. Stamattina, poi, mi sono trovata questa storia nel pc e mi sono detta "perché no?".
Questo è il mio capitolo preferito in assoluto, mi piace davvero tutto, per la prima volta in vita mia: spero che anche a voi piacerà il vestito di Amelie, i discorsi di Louis e Amelie sulla panchina, il loro bacio e tutto il resto.
Soprattutto, spero che continuerete a seguirmi in questa storia, anche se sono passati mesi e mesi dall'ultima volta che ho pubblicato, giuro che non succederà più.
Un bacione immenso,
Chiara

 


Already home.
 

«Rick mi ha detto che hai una delle tue serate preferite, stasera!» La voce di Niall risuona forte e giocosa dal suo Iphone, e se solo non sentisse la mancanza di quell'irlandese , probabilmente sarebbe decisamente infastidito dal tono alto che ostenta e dall'accento fortissimo che gli impedisce di comprendere immediatamente la metà delle parole. Deve essere in un pub, o qualcosa del genere, perché, sebbene la sua voce risulti chiara e cristallina, si intuisce un rumore di fondo di chiacchiere, posate e ragazzi ubriachi.
«Già. Che culo, eh?» Borbotta, mentre si sistema il nodo della cravatta che, dopo solo venti minuti, inizia già a stringergli il collo e ad irritarlo; vorrebbe così tanto indossare una delle sue magliette comode e un paio di Vans che, al momento di uscire di casa, per poco non ritornava indietro a cambiarsi. Poi si è immaginato i rimproveri dei manager e i titoli sui giornali che lo avrebbero descritto per l'ennesima volta come un ribelle senza futuro, e ha immediatamente cambiato idea; fa così schifo, a volte, essere così famoso da dover rendere conto delle proprie azioni ad almeno cento persone al giorno. Ci si sente rinchiusi, in gabbia.
E' seduto comodamente nel sedile posteriore della limousine – gentilmente offerta dagli organizzatori della serata - con cui andrà al ballo ed è diretto a casa di Amelie, nella speranza che, almeno questa volta, la ragazza non abbia alcuna intenzione di prendersi gioco di lui; mentre indossava la camicia e la giacca elegante, si è immaginato l'umiliazione di presentarsi di fronte a casa sua e di aspettarla tutta la sera, invano. Per quel poco che la conosce, ha capito che non c'è niente che le dia soddisfazione come dimostrare di avere il controllo, di saper vincere contro tutti e tutto; in parte, il fascino che esercita su di lui, è dato anche da questa caratteristica, dal fatto che non si accontenti mai, ma voglia osare sempre di più, ma, almeno per questa sera, Louis spera fermamente che la ragazza sia in grado di contenersi.
«Ma mi ha anche detto che hai trovato una sostituta a noi.» Insinua poi il biondo e Louis lo conosce così bene che indovina perfettamente l'espressione maliziosa che con ogni probabilità è comparsa sul volto di Niall e intuisce anche che, la notizia che sarebbe andato al ballo accompagnato, è in realtà il vero motivo dietro alla sua chiamata. Niall Horan è probabilmente il ragazzo più appassionato al gossip che conosca, soprattutto se tale gossip è riguardante i suoi compagni di band; solitamente, gli altri tre, tendono a lasciarlo sulle spine il più possibile, perché vederlo agitarsi tutto in cerca di una risposta ai suoi quesiti è uno degli spettacoli più divertenti del mondo.
Questa volta, però, non ha la fortuna di avere il viso infantile di Niall di fronte agli occhi e di poter osservare con suo grande divertimento le sue guance diventare tutte rosse per lo sforzo e la fronte aggrottarsi nell'impresa, così rinuncia a farlo crogiolare nella sua curiosità, limitandosi a borbottare un «mmh...» di assenso mentre osserva la macchina immettersi nella via secondaria in cui abita Amelie. E' una strada praticamente identica a quella in cui viveva con sua madre, con le casette a schiera una dietro l'altra, i giardini ben curati e i prati all'inglese che farebbero l'invidia di tutto il mondo; ancora una volta, l'ennesima da quando l'ha vista per la prima volta al “100”, si chiede come diavolo sia possibile che lui e Amelie non si siano mai conosciuti, mai incrociati prima di qualche mese prima, abitando nella stessa cittadina e frequentando più o meno gli stessi ambienti.
«E' figa? La conosco?» Niall sembra entrato in modalità fan girl – termine che ha imparato solo qualche settimana prima da sua sorella Fizzie e il cui vero e proprio significato gli sfugge ancora in parte – mentre gli pone quelle domande come se fossero in un'intervista. Louis lo ascolta divertito, mentre finalmente la macchina si ferma di fronte ad una villetta identica alle altre, fatta eccezione per la porta giallo acceso; con un sospiro e un po' di nervosismo, constata che di Amelie e dei suoi capelli, non c'è assolutamente traccia. Osserva l'edificio da cui dovrebbe uscire con uno sguardo speranzoso che non gli si addice, lui di solito tutto d'un pezzo, e inizia a tamburellare con le dita contro la sua gamba, in un movimento nervoso.
«Le moriresti dietro, fidati. E no, non la conosci, è una di Doncaster.» Risponde, sinceramente, provocando un fischio di apprezzamento da parte di Niall.
Il biondo, poi, dice qualcos'altro, probabilmente chiede altre delucidazioni sull'aspetto della ragazza e sul modo in cui si sono conosciuti, ma Louis non lo sente per nulla, incredibilmente affascinato dallo spettacolo che si sta svolgendo al di fuori del vetro scuro del finestrino della macchina.
Amelie è uscita di casa, gli occhi puntati sulla limousine ed un'espressione di stupore che, nonostante le solite labbra imbronciate, non riesce proprio a mascherare. Indossa un vestito verde smeraldo lungo, che le lascia le braccia scoperte e le scende giù giù fino ai piedi; Louis schioccherebbe la lingua contro il palato in segno di disapprovazione perché quelle gambe coperte sono una vera e propria eresia, se non fosse che, quel dannatissimo vestito, lo sta ipnotizzando come mai nella vita. I suoi occhi scivolano sullo scollo profondo, adornato con delle piccole paillettes luccicanti, dai quali spuntano i lati dei seni della ragazza e Louis deve fare davvero uno sforzo enorme per sollevare lo sguardo ed evitare di rimanere con gli occhi lì tutta la sera. Mentre apre la portiera e scende dalla macchina, si gode il viso tondo della ragazza, truccato – per quello che ne può capire lui – in modo molto leggero, e nota quanto il verde del vestito sembra illuminare ancora di più il suo sguardo da gatta. I capelli sono sciolti come al solito, forse leggermente più ordinati, ma cadono ovunque, sulla schiena, sulle braccia e sul petto dove, come nota mentre la sua bocca si inaridisce, una ciocca è incastrata proprio nell'incavo tra i due seni, come a prendersi gioco di lui.
Per finire la labbra – quelle labbra che gli fanno venire voglia di bestemmiare – sono colorate di un rosso acceso e, quando si aprono in un sorriso un po' incerto per salutarlo, lo costringono a schiarirsi la voce e a prendere un bel respiro, prima di rispondere al suo saluto come si deve.

 

«Amelie.» Mormora, ancora incantato da quello spettacolo; è ovvio, lo sapeva già che era bella, nessun dubbio su quello. Ma vederla lì, vestita e truccata di tutto punto, con lo sguardo incerto di chi, a questo genere di cose, non è del tutto abituata, lo incanta come un bambino di fronte alla vetrina dei dolci.
«Ciao Louis.» Sembra acquistare un po' di coraggio, prenderlo dal suo sguardo ammirato e farlo proprio, perché gli rivolge appena un sorriso divertito e poi lo supera, con un fruscio del vestito, per salire in macchina.
Louis la segue, dandosi mentalmente delle botte di idiota, e constatando che la magia del vestito non finisce tutta sul davanti; lascia anche la schiena scoperta, mostrandogli di nuovo quella galassia di nei che cospargono la pelle bianca della ragazza, cosa che già aveva potuto ammirare la sera della festa a casa sua.
«Sei davvero molto bella.» Le dice, sedendosi al suo fianco sui sedili posteriori della limousine ed osservandola guardarsi attorno con gli occhioni verdi pieni di meraviglia; lei si volta di scatto verso di lui, improvvisamente poco interessata a ciò che la circonda e, per un attimo, Louis teme che lei stia per rovinare l'atmosfera con una delle sue frasi acide con cui, solitamente, accoglie ogni suo tentativo di farle un complimento.
Invece lei lo guarda con gli occhi che non vacillano, si sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio e «Grazie.» Risponde, senza paura; lo sa, di essere bella, non si stupisce del suo complimento, non arrossisce né abbassa lo sguardo, ma gli sorride con tutta la bocca, e lui capisce che lo sta ringraziando, che le ha fatto piacere.
«Mi ha aiutato Lea a scegliere il vestito. Era convinta che ti sarebbe piaciuto.» Aggiunge poi, accarezzando piano le pieghe del vestito lungo che indossa, sentendosi ogni secondo che passa un po' più a suo agio; nella sua vita trascorsa prima a York e poi a Doncaster, non ha avuto molte occasioni per indossare abiti del genere e, sebbene non sia una che si fa mettere in difficoltà molto spesso, quando lo ha indossato per la prima volta si è sentita incredibilmente pretenziosa, come quelle ragazzine provincialotte nei film americani che vanno per la prima volta in città e si mettono in ridicolo davanti a tutti.
«Lea mi conosce fin troppo bene. Non potevate scegliere vestito migliore.» Commenta lui, continuando ad osservarla con uno sguardo ammirato; sarebbe preso dalla voglia di tirare fuori il cellulare dalla tasca dei suoi pantaloni blu dal taglio elegante e scattarle una foto da inviare ai suoi compagni di band perché, ne è sicuro, Amelie è sicuramente la ragazza più bella e affascinante con cui sia mai uscito. Perfino adesso, che è semplicemente zitta e guarda fuori dal finestrino, emana da tutto il suo corpo un'aurea di fascino che potrebbe fare concorrenza a quella di Harry; sembra una che della vita fa un po' quello che vuole, improvvisa ogni secondo ma ne esce sempre vincitrice.
E' in grado di provocare chiunque nel raggio di 100 metri senza nemmeno volerlo, senza nemmeno programmarlo, come se nemmeno si rendesse conto del potere enorme che esercita sugli altri, come una calamita che non sa di esserlo. Non si sforza di essere bella, non si sforza di essere guardata, ma prende la sua bellezza e gli sguardi degli altri come un dato di fatto, come qualcosa che semplicemente c'è da sempre, qualcosa di poco importante, qualcosa con cui giocare.
Nei suoi occhi di gatta, nascosta dietro quel verde, c'è una promessa che sembra chiamarlo, qualcosa che gli fa pensare che, una come lei, non l'ha mai incontrata, non l'ha mai conosciuta, non l'ha mai baciata.
«Anche tu stai molto bene.» Non lo guarda, mentre pronuncia queste parole, continua a fissare con interesse la strada che si snoda davanti ai suoi occhi e fuori dal finestrino, ma ha un sorriso divertito che le inarca le labbra e gli occhi che, per una frazione di secondi, gli rivolgono un breve sguardo di apprezzamento.
«Grazie.»
Louis sorride.
Non è mai stato così contento di andare ad una serata di beneficenza.

 

 

Quando finalmente la cena termina, Louis è meno sfinito delle altre volte; avere una vicina di posto come Amelie è qualcosa di assolutamente esilarante. Ha passato tutta la cena a bere champagne, a complimentarsi con i camerieri per la bontà del cibo – ricevendo occhiate stranite da tutto il resto della tavolato – e a lanciare frecciatine degne di un Oscar come miglior attrice in una commedia a chiunque le passasse davanti. Louis è quasi sicura di averla vista insultare sottovoce un signore seduto di fronte a lei nel tavolo tondo, colpevole di averle fissato “le mie cazzo di tette” per tutta la cena, e ha dovuto davvero trattenersi per non scoppiare a ridere quando “non è che se sporgono un pochino dal vestito hai il diritto di guardarle, brutto maiale, neanche fossero sto gran spettacolo, ho una seconda a malapena” ha detto.
Adesso si sono alzati da tavola per l'asta di beneficenza che si tiene regolarmente dopo la cena e Louis, dopo aver donato dei soldi alla solita associazione – l'unica di cui lui ed i ragazzi si fidino davvero – e aver intrattenuto una breve conversazione con alcuni degli invitati segue Amelie fuori dal palazzo in cui si tiene la festa; lei sospira, ammirata, nel guardare con aria sognante il giardino che le si presenta di fronte agli occhi. E' enorme e, ovviamente, ben curato, con una serie di panchine in legno scuro che adornano le stradine che lo percorrono e le piante tagliate a forma di animali fantastici; scende le scale saltellando come una bambina, incurante delle scarpe con i tacchi che - per una che li ha sempre odiati come lei – la rallentano un pochino e ignorando anche la risatina di Louis , dietro di lei ma decisamente meno entusiasta. Ha già visto posti del genere, quel lusso sfrenato ostentato ad ogni costo, e sebbene a volte ne rimanga folgorato anche lui, sa riconoscere quanto di questo sfarzo sia falso, inutile e fine a sé stesso.

«E' bellissimo!» Esclama Amelie, sedendosi su una delle panchine intagliate ad arte, lo schienale che riproduce un cuore e la musica che arriva dalla villa, rendendo l'atmosfera ancora più magica.
«E' finto.» Louis si siede accanto a lei, con un sospiro, mentre osserva un uomo sui sessant'anni appartarsi con una ragazzina decisamente più giovane di lui; è quasi sicuro di averla vista ad una decina di feste come quella, ogni volta in compagnia di un uomo diverso, ogni volta con il portafogli sempre più pieno.
«Che intendi?» Amelie lo squadra con lo sguardo concentrato, mentre tira fuori l'accendino dalla borsetta e si accende una sigaretta; ha i capelli che le cadono sulle guance e le incorniciano il viso, le labbra che sono ancora bagnate di vino e gli occhi che scintillano. Louis deve davvero concentrarsi per ricordarsi cosa stava pensando.
«Esattamente questo. E' tutto finto.» Spiega, allargando le braccia per indicare tutto ciò che li circonda. «La villa, le persone, il cibo, il giardino, perfino i soldi che vengono dati in beneficenza. E' tutto finto, tutto inutile. La gente viene a queste feste solo per sentirsi parte di un elite, solo per dimostrare che fanno parte di quel giro di persone che ha così tanti soldi che può permettersi di darli in beneficenza così, senza nemmeno interessarsi dove vadano a finire realmente. Sono tutti così impegnati a dimostrarsi belli, di successo e sicuri di sé che non si rendono nemmeno conto di quanto siano ridicoli, di quanto siano grotteschi.» Amelie ha gli occhi completamente fissi su di lui, ormai, la sigaretta incastrata tra le dita che viene lasciata a consumarsi da sola, tanto la ragazza è concentrata su di lui, dimentica di tutto ciò che la circonda. «Lo vedi quel signore lì? - Louis indica con lo sguardo e un cenno della testa il signore che aveva già notato pochi minuti prima ed aspetta che Amelie annuisca, per ricominciare a parlare. - Si chiama Jack Benton, ha 63 anni e un'azienda che produce ed esporta thé a livello mondiale. E' uno degli uomini più ricchi di Inghilterra ed anche uno dei più potenti: ti verrebbe da pensare che uno così, che si può permettere una villa con sei campi da tennis e tre piscine olimpioniche non ha bisogno di dimostrare altro nella vita, è già arrivato. Eppure è lì, appartato dietro a quell'albero, mentre tenta di farsi quella ragazzina all'aria aperta, una sveltina contro un albero e con i vestiti addosso, e dimostrare agli altri, e soprattutto a sé stesso, che il tempo per lui non è passato, è ancora quello di prima. Lei non è migliore, è una di quelle ragazze il cui unico obiettivo nella vita è trovare un uomo, di qualsiasi età, ricco abbastanza da mantenerle a vita. Non è importante il suo nome né il suo volto, ce ne sono a migliaia di ragazze così, lo so io e lo sa anche Jack Benton. Basta che tu compaia una volta su un giornale, qualsiasi sia il motivo, e ne arrivano centinaia al giorno, di ragazze così.» Louis abbassa lo sguardo sulle scarpe, colpito da sé stesso perché è probabilmente la prima volta che parla così apertamente e senza filtri del mondo in cui si deve destreggiare, o almeno, che ne parla con qualcuno che non siano i ragazzi o i suoi famigliari. Nemmeno ad Oli, Calvin o Lea ha mai spiegato esplicitamente cosa lo disgusti tanto di quell'ambiente da cui, appena può, scappa, perché non è sicuro che lo prenderebbe sul serio, che capirebbero fino in fondo il suo problema.
Amelie, invece, lo guarda con degli occhi così consapevoli, così intelligenti – sempre, anche quando lo sta prendendo per il culo – che gli ha fatto pensare che, se c'è qualcuno al di fuori della sua famiglia e al di fuori dei ragazzi che può capire davvero il marcio di cui parla, è proprio lei.

 


«Vengono anche da te?» La voce della ragazza lo risveglia dai suoi pensieri e lo costringe ad alzare nuovamente gli occhi sul suo viso; lei lo sta guardando con un'espressione che non le ha mai visto e che non riesce a decifrare. Sembra colpita, interessata e in qualche modo assurdo, soddisfatta. «Le ragazze di cui parlavi, intendo, vengono anche da te?» Aggiunge, quando incrocia lo sguardo interrogativo del ragazzo.
«In continuazione.» La risposta secca di Louis esce dalla sua bocca come uno sputo, come quando ti svegli la mattina dopo una serata fuori e ti è rimasto il sapore di alcool e fumo in bocca, e allora vuoi mandare tutto via, non vuoi più saperne niente.
Pensa a tutte le fans che si accalcano sotto il loro albergo, nella speranza di essere invitate da almeno uno di loro a salire per trascorrere una notte con un membro dei One direction. Con un brivido di disgusto ricorda tutte quelle ragazzine dell'età delle sue sorelle pronte ad offrire il loro corpo di vergini in pasto a loro quattro – cinque – che sono dei leoni, lo sono sempre stati, senza riguardo nei confronti dei loro sogni adolescenziali.
«All'inizio a me e ai ragazzi sembrava un sogno vero e proprio, oppure un film, uno di quelli in cui lo sfigato di turno diventa improvvisamente il più figo della scuola e tutte lo vogliono. Ovunque ci girassimo, ovunque sul serio, trovavamo ragazze di ogni età che non desideravano altro nella vita se non passare una notte con noi. Poi, con il tempo, come tutto, ci siamo iniziati a stancare, a nasconderci dietro occhiali scuri, cappelli pesanti e altre cose per riuscire a camminare in mezzo alla gente senza venire fermati, non che serva a molto, tra l'altro..» Sospira pesantemente, mentre si passa una mano tra i capelli e accetta la sigaretta che Amelie gli sta porgendo, macchiata sul filtro dal suo rossetto rosso.
«E' disgustoso, sul serio. Ci sono ragazzine di quindici anni che, chissà come, riescono ad entrare nelle nostre camere d'albergo e noi le troviamo completamente nude nei nostri letti, pronte a farci qualunque cosa pur di poter dire di essere state con uno di noi. Ed è incredibilmente difficile mandare via una ragazza nuda che si offre di farti un pompino seduta stante, specie se non te l'aspetti, specie se sei stanco e vorresti solo spegnere la testa per il resto della vita. Se me lo avessero detto cinque anni fa mi sarei mandato a fanculo da solo, mi sarei detto “di che cazzo ti lamenti, Lou? Sei ricco, hai ragazze che aspettano solo di farsi sbattere da te e fai quello che ti piace. Non rompere il cazzo e goditi sto pompino, coglione!”» Sorridono entrambi mentre imita il sé stesso di qualche anno prima, e l'atmosfera di tensione si stempera, almeno in parte.
«Ma la verità è che non c'è niente di bello nello scopare con una che, lo vedi!, mentre sei dentro di lei sta già pensando a come lo dirà alle sue amiche, a quello che scriverà su Twitter e a quanto diventerà popolare a scuola quando la notizia inizierà a girare. Non c'è niente di piacevole nel passare la vita a nascondersi, perché magari se prenoti quel determinato albergo ma poi vai in un altro, non ti troveranno e ti lasceranno in pace. E non c'è di certo niente di rilassante nel dormire tutti e quattro nella stessa stanza e non riuscire a chiudere occhio perché Harry parla nel sonno e Niall russa come un cinghiale, ma così almeno siamo sicuri che nessuno cederà a tentazioni non desiderate.» Scuote la testa, perché a volte, quando ne parla, la sua vita gli sembra così assurda che non riesce proprio a crederci di essere lui, di star vivendo davvero così.
«Non sto dicendo che non sia bella la fama, i soldi, le macchine e gli alberghi. Solo che non è sempre tutto meraviglioso come sembra. Ed è stancante. Tutto qua.» Appoggia la schiena contro la panchina, e sente tutta la stanchezza di quei cinque anni cadergli addosso in un solo momento.

«E per questo che fate la pausa? Per le ragazze e il sesso?» Amelie lo guarda con degli occhi furbi che lui non capisce, la sigaretta che ormai giace per terra e il vestito che si muove un po' a causa del vento; sua madre lo rimprovererebbe, probabilmente, se sapesse che non ha nemmeno offerto la sua giacca ad una ragazza bella come quella che ha seduta vicino, ma per qualche motivo Louis sa che ad Amelie non importa poi tanto di queste galanterie da romanzi rosa.
«Anche.» Conferma, annuendo piano e pensando a quanto ne abbia bisogno, di questa dannatissima pausa, di quanto tutti loro ne hanno bisogno; sono stati in giro per così tanto tempo che, poter ritornare finalmente alle loro case era sembrato loro una sorta di miraggio, un'utopia che, in quanto tale, non pensavano si sarebbe mai realizzata.
«Perciò se io ti baciassi, adesso, manderei a cagare tutti i tuoi buoni propositi per questi mesi di pausa?» Amelie ha ancora gli occhi furbi, mentre si fa un po' più vicino a lui e gli sorride appena, come non ha mai fatto, con i denti appena appena scoperti e le labbra che non gli sono mai sembrate così invitanti.
Louis sorride a sua volta, perché ogni secondo, ogni minuto, lei gli conferma quello che ha pensato di lei sin dalla prima volta che l'ha vista; è imprevedibile, non agisce secondo schemi premeditati, né sembra interessarsi di possibili conseguenze che potrebbero derivare dalle sue azioni, nemmeno dalle più avventate, come potrebbe essere quella di baciare una popstar di fama mondiale nel giardino di un ricevimento importante.
«Prova.» La sfida e la provoca, perché è quello che lei sta facendo da quando l'ha vista comparire in quell'abito su cui, finalmente, sta posando le mani, e perché quel sorrisetto bastardo gli fa venire voglia solo di tenerle testa, di zittirla.

 

Lei si sporge verso di lui senza paura, gli occhi bene aperti per osservare ogni espressione che prende spazio sul viso del ragazzo, e sorride appena quando lui le posa le mani sui fianchi, portandosela un po' più vicina; appoggia le sue labbra rosse sulle sue come se non avesse fatto altro in tutta la vita, divertendosi a stuzzicare con i denti il suo labbro inferiore senza vergogna, e accogliendo con un piccolo sorrisetto soddisfatto la sua lingua. Louis ha le mani tra i suoi capelli, adesso, mentre lei le ha intrecciate dietro al suo collo e gli accarezza la pelle con dolcezza, e leggerezza.
Lo bacia forte, senza alcuna inibizione, come se il discorso che lui ha appena concluso l'avesse convinta di chissà cosa, le avesse confermato chissà quale idea che aveva di lui; Louis, dal canto suo, sa di essere stato capito, di essere stato compreso. Sa che quello è il modo di Amelie per fargli capire che lui come Louis Tomlinson, al di là dei One Direction, al di là della fama e dei soldi, vale davvero qualcosa; è il suo modo per dirgli “va tutto bene” per farlo sentire un po' meno solo.
Si staccano che Louis ha le labbra impiastricciate di rossetto e Amelie i capelli leggermente scompigliati, ma entrambi hanno dei sorrisi vittoriosi stampati sui volti un po' sconvolti, mentre si alzano in piedi e lui borbotta qualcosa sulla necessità di ritornare dentro. Lei lo segue senza dire una parola, il corpo sempre vicino al suo e la mano che appena gli sfiora la schiena.
Prima di rientrare, lei lo ferma avvolgendo con la sua mano il polso tatuato di lui e lo guarda con un sorriso pieno di divertimento e di scherno; è bellissima.
«Mi sa che Jack Comesichiama, laggiù, deve arrendersi alla sua vecchiaia. - Commenta, sorprendendolo per l'ennesima volta ed indicando l'uomo uscire da dietro l'albero. -Sono passati meno di tre minuti da quando hanno incominciato ad ansimare come due gatti in calore, e hanno già finito.» Dice.

Sono dalla tua parte, gli fa capire.

  
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