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Autore: _leon_    10/04/2016    7 recensioni
Lui è andato via e non sai nemmeno se e quando tornerà.
Ti ha lasciato, con un laconico ‘Ho bisogno di stare da solo. Non cercarmi.’, scritto nella sua grafia disordinata e ancora così bambina, tra i mille ricordi di una casa che avevate appena iniziato a costruire.
Sei rimasto per tre gironi, nella bella villetta di South Kensington, poi sei andato via anche tu.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Without you

Lui ti manca molto, anche se quando i tuoi amici te lo chiedono, rispondi sempre ‘No, non mi manca’.
E non lo fai, o meglio non solo, per non mostrare agli altri il dolore che la sua partenza ha causato, ma perché è ovvio ed è scontato che tu senta la sua mancanza.
Vi siete amati per più di tre anni, in un modo così intenso e totalizzante che è inevitabile, per te, sentire quel peso, quel misto di malinconia, di rabbia, di dolore, attanagliarti lo stomaco, quando ogni mattina ti svegli e realizzi che lui non c’è e che, no, non lo troverai in cucina con i capelli spettinati, gli occhi ancora assonnati e la testa piena di sogni, intento a portare avanti la sua personale lotta con il bollitore o seduto davanti al suo piano, a quello strumento con cui riesce a dare forma ad un mondo di emozioni, sentimenti e colori che altrimenti resterebbe imprigionato nel suo cuore e nel suo cervello.
Lui è andato via e non sai nemmeno se e quando tornerà.
Ti ha lasciato, con un laconico ‘Ho bisogno di stare da solo. Non cercarmi.’, scritto nella sua grafia disordinata e ancora così bambina, tra i mille ricordi di una casa che avevate appena iniziato a costruire.
Sei rimasto per tre gironi, nella bella villetta di South Kensington, poi sei andato via anche tu.
Perché faceva fottutamente male fare i conti con un letto vuoto, che meno di un mese prima era riempito dai vostri gemiti e dal vostro amore, con le foto appese alle pareti, tu e lui abbracciati con il mare italiano a farvi da sfondo, lui che regala uno dei suoi sorrisi così pieni di amore e di sole ad una piccola ed ancora timorosa Melachi, tu che con la telecamere tra le braccia immortali una delle sue magie, fatta con un microfono e con una voce cristallina, piena di oggetti assurdi ed inutili che ti sei lasciato convincere, come resistere davanti ai suoi occhioni enormi?, ad acquistare e poi successivamente ad appendere o sistemare, ‘Quella civetta impagliata sarebbe perfetta sulla mensola del mio studio, sotto a quel quadro che abbiamo comprato a Cipro!’.
Saresti potuto andare da tua madre, dividere insieme la solitudine dei vostri cuori spezzati, farti coccolare dei suoi manicaretti e guardare insieme a lei una puntata di Hollyoaks* come quando eri ragazzino, ma poi, il silenzio che tanto desideri, si sarebbe riempito di domande, ‘Non puoi provare a chiamarlo?’, ‘Perché se ne è andato?’, ‘Non ti eri accorto che qualcosa tra voi si era rotto?’.
Avresti trovato la pace che cercavi tra le strade tortuose fatte di asfaltato bruciato dal sole, tra il profumo inebriante dei lecci, degli allori, e dei mirti e  tra il rumore ipnotico delle onde che, da migliaia di anni, si infrangono sulle spiagge rocciose di Aegina, ma il tuo lavoro, che ami da impazzire, perché non c’è niente di meglio che rendere eterni istanti di vita e perché, infondo, ti ha portato da lui, te lo ha impedito.
Così hai deciso di affittare un piccolo appartamento, non ti potevi permettere di più, non sei mica una Popstar internazionale tu!, in una palazzina di Stratford, niente di più diverso dalla vostra casa, il tuo cuore la chiama ancora così e tu non glielo puoi impedire, in uno dei quartieri più eleganti della vecchia Londra.  I vicini sono un po’ rumorosi, una giovane coppia di sposi con un bastardino, che non sta particolarmente simpatico a Mel e un birbante di diciotto mesi, tre future manager, che di giorno frequento la ‘London School of Economics and Political Science’ e di notte lavorano in un bar di Soho e una vedova settantenne, con i capelli bianchi e cinque nipotini da curare, ma stranamente cordiali, ti regalano sempre un ‘Hello. How are you?’ sul pianerottolo, a cui tu rispondi con un sorriso appena accettano.
Anche sorridere è diventato difficile, da quando lui se ne è andato.
Prima, c’era sempre un motivo per ridere: lui, che durante un suo concerto, era rimasto incastrato in un bidone della spazzatura con cui Lollipop aveva preso vita, quel collage pieno di foto tue foto imbarazzanti, avevi la bocca spalancata nella maggior parte dei casi, che ti aveva regalato per il tuo compleanno, quella volta che si era presentato davanti alla tua telecamera con una maglietta bianca, i capelli più spettinati che mai e un paio di pantaloni, che avevano una fantasia maledettamente simile a quella di un vecchio cartone animato, oppure quella volta, in cui a Kensington Gardens, aveva fatto quasi piangere un bambino di nemmeno cinque anni perché le papere dello stagno mangiavano solo il pane che lui lanciava loro.
È difficile convivere con tutti questi ricordi e andare avanti, lavorare, fare la spesa, andare al pub con gli amici, portare a spasso Mel, trovare il coraggio di entrare in quella camera bianca e silenziosa del Sant’s Mary Hospital in cui Paloma sta lentamente tornado a vivere, senza sapere il perché di tutto questo.
Aver assistito a quelle scene, il sangue non ancora ripulito che imbrattava la strada e le urlala lancianti di Kate che aveva assistito alla caduta, deve averlo distrutto e ferito così in profondità che, anche il dolore, deve averci messo del tempo per emergere e per arrivare ad uno stato cosciente. Ma qualcosa in te, quello stesso qualcosa che ti ha portato ad annuire davanti ad un ‘Ti va di andare a cena con me?’ che lui aveva pronunciato con gli occhi bassi, le guance rosse ed un tono di voce appena udibile  e a baciarlo piano sulle labbra prima di vederlo sparire nella porta di casa sua allafine del vostro primo appuntamento, ti dice che, anche se quella sera Paloma non avesse deciso di fumarsi di nascosto quella maledetta sigaretta, lui se ne sarebbe andato lo stesso.
C’erano miliardi di indizi, lui sempre così distante, il pianoforte sempre tristemente coperto dal suo cofano nero, le parole sempre così poche e sempre così banali, l’amore malinconico e silenzioso come non mai, che presagivano un suo possibile allontanamento, ma tu non lì hai colti, o meglio, non ci hai dato abbastanza peso.
Tuo padre te lo diceva sempre, con la sua voce roca intrisa di una saggezza popolare ormai rara, prima che un ponte cada ci sono sempre dei piccoli cedimenti, tutto sta nel coglierli. Tu non li hai colti, è vero, ma non sei nemmeno riuscito a sfioragli l’anima con una carezza in modo da avvicinarlo, ad ispirare il suo animo poeta, a riempire con la tua voce quei silenzi fatti dello zampettare allegro di Mel e del rumore delle posate sui piatti, a riaccendere una scintilla, quella scintilla che fa urlale il corpo di piacere e l’anima di gioia, che non avevi mai pensato si potesse spegnere.


È gennaio e Londra si è ricoperta di un manto bianco, che fa sorridere di gioia e stupore i turisti e che fa storcere il naso a chi vive in quella metropoli da sempre e che deve fare i conti con le strade bloccate e con l’underground maledettamente piena.
È gennaio e tu hai freddo, perché il cappotto che hai deciso di indossare per andare al lavoro non è coì pesante e perché quando aprirai la porta del tuo appartamento non ci saranno due braccia magroline a stringerti.
È gennaio e lui se n’è andato da più di tre mesi.
È gennaio e una voce, la sua voce, e no, questa volta non è un sogno o un allucinazione alcolica, questa volta è realtà, ti chiama.
“Andy. Andy. Sono tornato.”
Ti volti subito, anche se dovresti mandarlo a cagare, prenderlo a pugni, ignorarlo, perché lo sia che presto o tardi ricadrai nella sua rete d’amore e sofferenza e gli rispondi.
“Mika.”

* E' una storica telenovala inglese.

Ehm....
Non mi aspettavo certo di esordiere su efp, come autrice, con un pippone introspottvo sul "viaggio a Montreal" più famoso del fandom, raccontato da chi è rimasto a Londra, ma quando l'ispirazione chiama, e lo fa abbastanza raramente, io rispondo.
Grazie per essere arrivati fin in fondo.
 

  
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