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Autore: Serenelyinsane    10/04/2016    0 recensioni
"Avevo sempre amato il suo sorriso, solo, mi chiesi, dopo che se ne fu andato, mentre lo guardavo riprendere ad allenarsi, se non stessi iniziando ad amare anche tutto il resto."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La palestra risplendeva di mille voci, risate che si susseguivano. Immersa in quel brusio indefinito, mi liberavo con calma prima del giubbotto e poi della felpa. Nonostante fosse appena febbraio, stare in maniche corte non mi creava il minimo problema. Il freddo non era mai stato un problema per me, non mi ero mai curata dei brividi, anzi. Li ritenevo una cosa bella.
Ero inginocchiata davanti alla spalliera e rovistavo nel mio zaino, alla ricerca di qualcosa, acqua, il mio quaderno, non ricordo più, mentre la palestra, lentamente, si svuotava.
Era bellissimo, mi godevo quella sorta di silenzio, di quiete, dopo la fine del primo turno. Sapevo che a distanza di poco, la palestra avrebbe ripreso vita.
Quell’intermezzo era una sorta di stand-by, dove i pochi che rimanevano o arrivavano facevano quello che volevano nella più totale tranquillità e allegria.
C’era sempre allegria in quel posto. La sentivi, aveva una consistenza, si concretizzava nei sorrisi degli altri, nelle strette di mano, nei cinque dati con vigore. Negli abbracci.
Sorridevo pensando agli abbracci, quando una fitta di dolore si concentrò istantaneamente sul lato destro del mio collo.
Mi voltai stupita, e lo vidi.
La sua espressione, estremamente compiaciuta, era resa ancora più evidente dal ghigno di soddisfazione che gli si era disegnato in volto, che trasformò il mio stupore, in meraviglia.
-ti ho fatto male?- chiese con una sfacciataggine degna di lui, che però, forse, un velo di incertezza lo nascondeva davvero.
-forse.- cercai di far leva su un suo possibile senso di colpa, ma col mio tono non feci altro che rendergli il gioco più divertente.
-ah, si?- sussurrò, avvicinandosi lentamente.
Muovendosi in modo impercettibile e terribilmente sensuale, eliminò la distanza tra di noi.
Mi scontrai con i suoi occhi, che tante volte avevo ammirato per l’energia e la vitalità che sprigionavano.
Vedevo qualcosa di nuovo, qualcosa che prima non c’era: scorgevo una scintilla di malizia, che con me non c’era mai stata.
Sentivo il suo sguardo addosso e con mio stupore constatai che mi faceva tutt’altro che dispiacere.
Quando eravamo talmente vicini da percepire il respiro dell’altro, lo vidi spostarsi verso il basso.
Sentii le sue labbra sfiorare il punto che, qualche secondo prima, avevano morso con piacere. Sentii la sua lingua lenire quel piccolo lembo di carne e una sensazione strana  mi pervase.
Sembrava quasi… si, sembrava proprio che mi piacesse.
Rimasi immobile, incapace di produrre alcun suono e, chissà, forse è stato meglio così.
Iniziai a sentire pressione, poi tirare. Dopo che si fu divertito ancora un po’ tornò a guardarmi: -va meglio?- mi chiese premuroso, ma quella scintilla era sempre presente.
Gli sorrisi e distolsi lo sguardo, portandolo verso il basso.
Le sue dita premettero dolcemente sotto il mento, riportando il mio viso all’altezza del suo.
Poi non so cosa successe.
No, non è vero.
So esattamente cosa successe, solo che ancora non capisco come successe, né soprattutto perché.
Le sue labbra erano incredibilmente morbide, molto più delle mie, su cui erano evidenti i segni dei miei innumerevoli morsi. Lo consideravo una sorta di antistress.
Fu un unico tocco, che sembrò non finire mai. Ricordo di averci effettivamente sperato.
La sensazione delle sue labbra sulle mie si impresse sulla mia pelle. Da quel momento non avrei mai smesso di desiderarle.
Quando tornò a guardarmi, ero ancora immobile, indecisa se considerare quello che era appena successo come qualcosa di reale o attribuirlo alla mia fervida immaginazione.
Mi sorrise, e quant’era bello quando sorrideva. Era capace di illuminare anche le giornate più storte.
Avevo sempre amato il suo sorriso, solo, mi chiesi, dopo che se ne fu andato, mentre lo guardavo riprendere ad allenarsi, se non stessi iniziando ad amare anche tutto il resto.
[…]
In quella mattinata grigia, il mio umore risplendeva silenziosamente.
Avevo rivissuto la scena più e più volte durante la notte, in assenza del sonno.
L’avevo immaginata e, nel dormiveglia, mi era sembrato davvero di essere lì, con lui a quella ridicola distanza dal mio viso. Mi era sembrato di sentire di nuovo le sue labbra avvolgere dolcemente le mie.
Quella sensazione così meravigliosa mi aveva accompagnato fino a scuola, svoltandomi la giornata.
Dopo aver salutato allegramente le mie compagne, mi liberai dello zaino, come al solito troppo pesante, ma quando mi voltai per raggiungere gli altri, trovai la strada sbarrata da una mia compagna, che mi guardava con molto interesse.
-cos’hai sul collo?- mi chiese divertita, scoprendo meglio il lato destro del collo.
Improvvisamente realizzai. Dopo aver farfugliato un “niente..”, mi rifugiai in bagno, per controllare di persona.
Non avevo fatto assolutamente caso a quella chiazza viola scuro che risaltava in contrasto con la mia pelle diafana.
Mi sentii una stupida, mentre ridevo come una pazza, da sola, nel bagno della scuola, davanti allo specchio, guardando quel segno. Lo sfiorai. Mi aveva marchiata e l’aveva fatto apposta.
Rimasi lì per un po’, continuando a guardare lo spaventoso succhiotto che mi ritrovavo sul collo, mentre la risposta alla domanda che mi ero posta la sera prima, in palestra, si faceva sempre più evidente.
   
 
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