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Autore: Sammy_Stark    11/04/2016    2 recensioni
Il 10 aprile 1912 il transatlantico Titanic salpa dal porto di Southampton.
Trai suoi passeggeri ci sono aristocratici, nuovi ricchi, buoni lavoratori partiti con i risparmi di una vita e due ragazzi agli antipodi. Per uno il viaggio che sta per intraprendere è l'inizio di una vita da sogno, per l'altro è un incubo.
"Per Michael improvvisamente il Titanic divenne una nave carica di schiavi, che lo portava in America in catene."
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AU!Midez carica di citazioni prese dal film "Titanic" ;)
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Federico aveva fatto molta strada da quando, poco più che quattordicenne, era scappato da Milano per vagabondare in giro per l’Europa. Aveva sentito molto parlare dell'America, la grande, ricca America, e nella sua testa si era pian piano insinuata l’idea di cambiare totalmente vita. Aveva raccolto un po' di soldi ed era partito per Southampton, consapevole che la nave dei suoi sogni sarebbe partita dal porto di quella cittadina.
Una volta arrivato, aveva però avuto problemi a trovare un lavoro e non aveva potuto comprare nemmeno un biglietto di terza classe.
Aveva compiuto da pochi mesi diciotto anni ma lo sconforto era tale da fargli perdere in fretta qualsiasi speranza: ora che la costruzione della nave era ultimata, da quelle parti non serviva più molta manodopera e lui non aveva intenzione di fare un lavoro che mettesse a rischio la propria vita in cambio di una misera paga che non gli avrebbe mai permesso di comprare un biglietto nemmeno per i prossimi viaggi.
 
 
Il Titanic era ancorato nel porto, bello e fiero come non mai. 
I primi passeggeri si stavano mettendo in fila per salire a bordo. Erano ammucchiati davanti alle zone di imbarco e c’era un piccolo caos piacevole. Nell’aria una festosa atmosfera di gioia ed eccitazione per la partenza rendeva tutto più roseo.
Federico osservava quell'imponente creatura metallica come se fosse la cosa più bella del mondo.
Si sentiva ancora l’odore di vernice fresca e a lui piaceva quel profumo, nonostante non potesse salire a bordo, sapeva di stare guardando un pezzo importante di storia dell’uomo.
Quella nave era perfetta, o almeno così dicevano tutti i giornali.
 
 
Dalle prime macchine del secolo iniziarono a scendere aristocratici, grandi imprenditori e più in generale la creme de la creme della società, ovviamente avevano tutti tra le mani un biglietto per la prima classe.
I colori dei loro vestiti erano ancora più accentuati dal caldo sole primaverile di quella mattina.
Da una di quelle belle e costose auto uscì un alto ragazzo dai capelli ricci e castani. Indossava un completo bianco a righe blu che lo slanciavano e lo facevano sembrare più alto di quanto già non fosse. Aveva ventiquattro anni ma sembrava molto più giovane.
Si guardava attorno con occhi vispi e sorrideva. Lo affiancarono presto tre ragazze e un ragazzino di quindici anni che avrebbe potuto essere suo gemello, talmente i due si somigliavano.
I due ricci presero alcune valigie e si incamminarono verso la zona di imbarco ma furono prontamente fermati da degli addetti ai bagagli: era loro compito portare le valigie nelle suite.
Una signora più bassa e formosa seguiva il gruppetto di ragazzi con un velo di preoccupazione.
Si ripeteva fra sé che lo stava facendo per il marito e questo in qualche modo le dava la forza per andare avanti.
 
Michael, così si chiamava il ragazzo più grande, salutava con entusiasmo dal ponte della nave i curiosi e i parenti dei viaggiatori e lo stesso facevano Zuleika e Fortuné, i suoi fratelli minori.
Yasmine e Paloma invece, le sorelle maggiori, fissavano la madre, aspettandosi che riprendesse i tre ma la donna non sembrava voler intervenire: non voleva privare i figli di quel piccolo momento di gioia.
Il perfetto istante venne però interrotto da una innocua frase che ebbe un effetto devastante in Michael.
-Tesoro, sei qui!-
Il giovane si voltò lentamente. Sapeva benissimo a chi appartenesse quella voce e fu proprio quello il motivo della perdita della sua aria spensierata.
-Ida. Mia cara.- Forzò un sorriso di cortesia. I genitori della donna che aveva parlato lo fissarono, altezzosi.
Non erano mai stati troppo convinti di quel fidanzamento ma la famiglia Penniman era molto ricca e aveva già una base stabile in America, in più Ida era profondamente innamorata di quel ragazzo, che sembrava avere tutte le credenziali per essere un ottimo marito, il fatto che non fosse un aristocratico ma solo un nuovo ricco una volta sbarcati nel nuovo continente non avrebbe influito più di tanto.
La ragazza sorrise e si sporse a dargli un leggero quanto veloce bacio sulla guancia, come se fosse qualcosa di proibito.
Per Michael improvvisamente il Titanic divenne una nave carica di schiavi, che lo portava in America in catene.
 
 
Federico, sigaretta fra le labbra ed aria assorta, stava giocando a carte con due tedeschi e il suo migliore amico in una locanda davanti al porto quando uno di loro estrasse un paio di foglietti sgualciti dalla tasca, sfoderando un sorriso beffardo.
Ci fu un attimo di silenzio.
I quattro ragazzi si fissarono e scese un alone di tensione fra di loro.
Si trattava di due biglietti per l'Inaffondabile.
Due biglietti di terza classe di sola andata per una nuova vita.
 Federico li fissò così tanto che credette di poterli consumare solo con lo sguardo.
Impulsivamente, decise di puntare tutti i soldi che lui e l’amico possedevano.
Quei biglietti dovevano essere suoi.
Un lieve sorriso gli si dipinse sulle labbra, le carte da gioco ancora in mano.
-Bene, la vita di qualcuno qui sta per cambiare…-.
 
La nave stava finalmente per salpare, ormai carica, quando due ragazzi Italiani corsero al luogo di imbarco per la terza classe.
-Siamo due perfetti damerini! Siamo praticamente dei fottuti reali, cazzo!- Esclamò Federico, zigzagando fra la gente con un sacco alle spalle, gli unici suoi averi.
Alle sue calcagna Fabio rideva e gridava a tutti di stare andando in America a diventare miliardario.
Federico non aveva esitato nemmeno per un istante a porgere il secondo biglietto al suo fedele amico, più piccolo di lui di un paio di anni, con il quale era partito da Milano tempo prima. Tenevano stretti fra le mani i loro lasciapassare per il nuovo mondo, ansiosi di arrivare, pregustando già le meraviglie di quella terra lontana.
-Siamo i figli di puttana più fortunati del mondo, lo sai??-Rise il maggiore mentre correva sul ponte per sbracciarsi a salutare la folla rimasta a terra.
Non c’era nessuno a dire loro addio ma poco importava.
In America potevano contare sull’appoggio di un loro amico: Alessandro, che si era trasferito là appena qualche anno prima ma che a quanto pare aveva fatto davvero fortuna.
La terza classe era tutto meno che accogliente ma a nessuno dei due sembrava importare davvero molto mentre ne percorrevano i corridoio, alla ricerca della loro cabina: erano troppo felici, troppo eccitati per badare alle cuccette che sembravano già fatiscenti.
Il Titanic era chiamato “la nave dei sogni” e, in quel momento per Federico e Fabio, lo era davvero.
 
 
Molto più su, in prima classe, Michael perlustrava la propria suite presidenziale, a disagio.
Il lusso era davvero sfarzoso, degno di una reggia, ed era proprio quello sfarzo a soffocare il ragazzo: la sua famiglia non navigava nell’oro, quello non era il tenore di vita a cui era abituato.
La loro sorte era cambiata quando il padre era diventato proprietario di una miniera d’oro in America.
Era partito prima di loro proprio per cercare di mettere su un patrimonio, in modo da dare alla moglie e ai figli una vita più che agiata e ci era riuscito, per questo ora la famiglia lo stava raggiungendo.
Anche il marito di Paloma e il fidanzato di Yasmine li attendevano dall’altra parte dell’oceano.
La primogenita Penniman aveva dovuto rimandare le nozze a causa di una serie di sfortunati eventi che “il caso” aveva riservato al promesso sposo.
Michael invece era fidanzato con Ida da sei mesi. Voleva bene a quella ragazza ma non la amava.
A nulla erano valsi i suoi tentativi di spiegarlo alla propria madre: Ida era figlia di due importanti aristocratici Inglesi, era quanto di meglio potessero sperare e di certo i Penniman non si sarebbero lasciati sfuggire una ragazza simile.
L’iniziale entusiasmo del ragazzo nel poter finalmente raggiungere il padre era man mano scemato in uno stato di depressione durante quei mesi di attesa.
Sempre più spesso saltava i pasti e passava notti insonni.
Non era quello il futuro che desiderava.
L’idea di diventare il dispiacere della propria famiglia però lo faceva restare ancorato a quella prospettiva di vita odiata: già in passato era stato motivo di disonore e non voleva deluderli ancora: aveva l’opportunità di lasciarsi alle spalle i fallimenti e di ricostruirsi una reputazione ora.
Sapeva bene di non poter comunque essere libero di essere se stesso, per questo motivo avrebbe almeno provato ad essere il figlio che i Penniman tanto desideravano fosse.
Si lasciò cadere sulla poltroncina foderata di una preziosa stoffa rossa e scoppiò in lacrime.
In quel momento avrebbe soltanto voluto che quella dannata nave affondasse e lo liberasse da quella trappola che era la sua esistenza.
   
 
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