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Autore: Morgothip    11/04/2016    1 recensioni
Quando la volpe non arriva all'uva, decide che il giorno dopo andrà meglio.
-Raccolta di flashfic dedicata al pairing SoumaxIkumi!
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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La lottatrice di sumo.

 
«Andiamo, non prenderti gioco di me!» sbraitò, irritata, una giovane studentessa dalla pelle mulatta. 
«Non sto facendo nulla del genere, Nikumi» controbattè, con tutta la calma e l'innocenza possibile, uno dei cuochi più bravi della Tootsuki: Yukihira Souma. 
Odiato da molti, e amato da pochi forse non proprio pochi, forse per la sua presunzione al primo giorno di scuola, forse per il fatto di essere superiore persino ad alcuni dei Dieci, forse per essere vicino a persone importanti come la superba e irritante Erina Nakiri, God Tongue, e, sua cugina, la "futurista" e -totalmente- modesta Alice Nakiri. 
Seppur il giovane cuoco avesse vinto svariate sfide culinarie, e avesse guadagnato persino il rispetto della God Tongue, le malelingue e i malocchi erano all'ordine del giorno; ma, d'altronde, a lui non sembrava nemmeno importare. 
Cercare di raggiungere la cima, portava anche a scontrarti con dei sassi nel cammino.
Però, c'era da dire, che le persone che provavano affetto verso Souma, di certo non erano nemmeno poche. Dai suoi compagni della Stella Polare ad altri studenti della Tootsuki; il carisma del rossastro lo aveva portato ad essere circondato da persone di tutto rispetto, sia in ambito culinario che in ambito umano. 


«Non sembra affatto! Insomma, che cosa significa che ho la stessa perseveranza di un lottatore di sumo?!» inveì la giovane Regina della carne, mouovendo il braccio verso il suo fianco e poggiandoci la mano.
«Come che cosa significa? Significa quello che significa», mormorò Souma, il quale affondò le mani tra i capelli, non capendo cosa ci fosse di offensivo o, forse, semplicemente non gli interessava capirlo.
«Ma io sono una donna! Non di certo un lottatore di sumo..» rispose, calmandosi, Nikumi, poi, abbassando il capo, aggiunse «e potresti provare a vedermi come tale, di tanto in tanto».

Ikumi sentiva le sue guance andare a fuoco, esprimere certe cose con Souma le veniva parecchio difficile. Non capiva quale fosse il motivo preciso, o meglio, chiaramente era troppo orgogliosa per ammetterlo. Souma, come per farle cenno di calmarsi, diede a Nikumi, per una frazione di secondo, uno sguardo serio, per poi sfoggiare un grande sorriso. 


«Sì, sì. Sei una donna, lo so» disse Souma, poggiando la mano sulla testa della ragazza, la quale aveva ancora il capo chinato «e ti prometto che cercherò di vederti come tale, come già avevamo prestabilito».
Le carezzò la testa e, Nikumi, di tutta risposta, rimase ferma, portando entrambe le mani sul seno, congiungendole, per cercare di calmarsi; sembrava che da un momento all'altro stesse per esplodere. 
«O-Okay, chiaro chiaro! M-Me ne torno al club del Don ora!» concluse la mulatta, ritraendosi dal gesto di Souma e scappando via, in preda al rossore, urlando qualcosa come "Domani ci sarò di nuovo", o, almeno, una cosa simile. 

Souma fissò il punto in cui era sparita la ragazza, per poi alzare la mano, quella con cui aveva carezzato la testa di Ikumi, e guardarla per qualche secondo. Era già la seconda volta che scappava via a quel modo; non riusciva a capire bene cosa le passasse per la testa, quindi decise semplicemente di non pensarci. Il modo in cui si comportava con lei era totalmente spontaneo, ed aveva un comportamento simile anche con Megumi; seppur, con quest'ultima, ci fosse semplicemente un rapporto rinsaldato a causa della loro vicinanza fisica e dal fatto che, il destino, avesse voluto che si conoscessero meglio in molte occasioni. 
Anche se, con Mito, non aveva lo stesso tipo di amicizia che aveva con Tadokoro, non seppe spiegarsi la ragione. 
Forse era per via dei suoi atteggiamenti, forse per via del fatto che con lei si sentisse più libero di comportarsi come più gli aggradava.
O semplicemente ci stava pensando troppo e stava creando, nella sua testa, pensieri alquanto inutili.

La cosa strana era una.
In quel momento non riusciva a smettere di fissare il punto in cui lei, con la stessa velocità ed imbarazzo di sempre, era svanita.
   
 
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