N.B: I capitoli non sono
collegati ognuno rappresenta una teoria.
IL FUNERALE DI UN' IMPERATRICE
Magna Grecia non era una
guerriera, non lo era mai stata, eppure a vedere il marito ridotto in quelle
condizioni, steso e ubriaco con il cibo sulla bocca rancido di vomito, le aveva
bruciato l'anima di determinazione: se quella era la fine che voleva fare
Impero Romano come il peggior e pavido corrotto politico era una sua scelta, ma
non avrebbe trascinato nell'indecenza l'intera famiglia.
Aveva organizzato un
piano e adesso era il momento di attuarlo, i bambini erano stati svegliati nel
bel mezzo della notte e trascinati nel giardino del retro della villa e la
guardavano già con gli occhi pieni di lacrime perché sapevano che cosa stava
succedendo, i barbari invadevano l’Italia e sarebbero arrivati presto a Roma:
dovevano scappare.
I bambini erano quattro: tre
maschietti e una femminuccia, uno di loro era castano e aveva dei begli occhi
verdi che assomigliavano a quelli di Magna Grecia, c’era un bambino che
assomigliava leggermente al primo, ma aveva gli occhi scuri, mentre l'ultimo
maschietto era completamente diverso dagli altri due con la pelle più scura, i
capelli neri e occhi blu e infine la bambina era biondissima e dagli occhi
chiari.
C’era un adulto con loro,
era la sorella della donna, e i grandi occhi scuri erano pieni di
preoccupazione.
I bambini guardavano Magna
Grecia con gli occhi verdi adoranti e supplicanti con quella preghiera muta in
bocca di non lasciarli ma la donna si abbassò sulle ginocchia e li culò nelle
sue braccia mentre spiegava la situazione.
-Non è per sempre, vi
raggiungerò a Napoli appena avrò trovato Feliciano-.
I bambini annuirono ma la
bambina bionda scoppiò a piangere violentemente perché sentiva che era l'ultima
volta che vedevano la donna, sentiva che era il momento in cui avrebbero iniziato
la loro vita da protettori perché come gli erano sempre stato spiegato che non
erano bambini normali, erano dei semidei. La bambina influenzata dal cattolicesimo
aveva iniziato a dire che erano più degli angeli ma ciò non alleggeriva la
gravità della situazione.
-Nonna Magna Grecia-,
infatti, strillò la bambina ributtandosi nelle braccia della donna che tremava
dalla commozione baciandola.
-Giulia ... -
-Dovete andare- disse con
un tono di voce autoritario che cercava di nascondere la sua paura e poi guardò
il bambino che le somigliava di più e gli disse- Lovino guidali tu, conosci
bene Napoli-.
Il bambino annuì ma
tremava così violentemente che la sorella di Magna Grecia, Antica Grecia, gli
strinse la mano mentre guardava la sorella con determinazione.
-Riuscirai a trovare
Feliciano?- domandò il bambino che somigliava a Lovino, il figlio di Antica
Grecia perciò nipote di Magna Grecia, i suoi occhi studiavano sia la madre e
sia la zia, che cercavano di mascherare la loro preoccupazione, Magna Grecia era
certa di trovare Feliciano ma non sapeva in che condizioni.
Lovino ebbe un sussulto
come se avvertisse la pericolosità della situazione e il bambino dagli occhi
blu lo abbracciò dicendogli, -Troverà tuo fratello-e Lovino arrossendo
vistosamente borbottò-Grazie Luca-.
-Ora andate!- ordinò la
donna mentre sua sorella le rivolgeva un ultimo sguardo pieno d'amore e le
disse piano- Che gli dei ti proteggano Lucia, prese Giulia tra le braccia e
portò via i bambini, facendoli coprire dei loro mantelli, scomparendo nel cuore
della notte mentre la spada sul fianco s’illuminò leggermente della luce della
luna, esattamente come quella di Magna Grecia e quest’ultima non riuscì a
trattenere le lacrime a quella scena.
Perché tutto si stava
disintegrando in quel modo? Erano stati troppo vani e irrispettosi o era come
dicevano quei barbari "occhio per occhio, dente per dente" e adesso
pagavano i secoli di guerra e abusi? La donna non si asciugò il viso umido di
lacrime mentre lentamente iniziava a camminare verso il suo obiettivo: Milano.
Il viaggio non era stato
facile, i graffi e le ferite, le notti insonni, passate con la spada in pugno ad
aver paura di essere assalita, erano testimoniati da devastanti effetti sul
viso di Magna Grecia eppure non cedeva: non sapeva, dove trovava la sua forza,
forse era il fuoco dell'Etna o del Vesuvio a spingerla ad andare avanti o forse
era il suo cuore di madre.
Magna Grecia era la madre
dei due bambini Lovino e Feliciano anche se non molti ne erano a conoscenza perché suo marito negli anni
aveva proibito perfino ai bambini di rivolgersi a loro con quel titolo e li aveva
dichiarati pubblicamente suoi nipoti, la sua ossessiva paura che fossero due e
che finissero come Romolo e Remolo era riuscita a cancellare il suo orgoglio di
essere padre mentre Magna Grecia aveva accettato quella dualità come una benedizione
del Dio Giano, il dio bifronte e il dio romano per eccellenza: un paradosso
considerando che Magna Grecia era riuscita a influenzare con i suoi culti il marito
e, infatti, ridacchiò a quel pensiero, per poi sorridere tristemente e
mestamente ... l'affetto profondo per Impero Romano non era scomparso ma odiava
tanto quello che era diventato, tanto da essersi ribellata in quel modo
comportandosi come la guerriera che non era.
Era ormai arrivata a
Milano precisamente nei dintorni per cui si fermò a riprendere fiato nascosta
nella boscaglia mentre mentalmente si preparava a trovare suo figlio. Sapeva
bene che non l'avrebbe trovato in buone condizioni, era sicura che i barbari
non si fossero risparmiati perché era solo un bambino, com’era sicura che la
sua aura di protettore dovesse essere debole in quel momento.
Mentalmente ripose una
pregheria a Giano, convinta che fosse il dio protettore dei suoi figli e iniziò
a concentrarsi perdendo la sensazione di appartener allo spazio e al tempo.
Come una sottile luce, durante la notte più gelida d'inverno che illumina una
strada, percepì qualcosa come una fiacca luce soffusa ormai troppo consumata
per continuare ad ardere: Magna Grecia aprì gli occhi spaventata sentendo il
cuore in gola mentre si rialzò sapendo la direzione da prendere.
Feliciano si era
probabilmente nascosto dopo essere stato assalito e si era trascinato, era quello
che Magna Grecia presumeva mentre continua a camminare tenendo una mano sul
cuore, come se potesse uscire dal petto da un momento all'altro per la sua
dannata preoccupazione, mentre si addentrava in un altro lato del bosco, l'aura
del giovanissimo protettore era al minimo e si percepiva a malapena ma la donna
concentratissima era pronta a non perderne le tracce e alla fine lo trovò.
A Magna Grecia mancò il
respiro quando notò un'insenatura nascosta coperta di foglie in cui avvertiva
la presenza di suo figlio e iniziò a pulirla con delicatezza nella paura di
poterlo ferire e nonostante che si fosse preparata mentalmente al peggio, fu un
altro conto vederlo: sentì che si bloccava il cuore.
Suo figlio era pallido, contuso
con del sangue rappreso sulla guancia sinistra e il suo respiro sembrava un
battito di farfalla talmente era debole, Magna Grecia lo raccolse delicatamente
tra le braccia e lo culò canticchiando un canto pieno di dolcezza e amore
mentre pensava sul da farsi senza agitarsi ma non era abituata a quelle
situazioni, lei non era una guerriera.
Suo figlio non avrebbe
mai potuto viaggiare in quelle condizioni: era totalmente impensabile ma lo era
altrettanto fermarsi e fare in modo che la sua capacità autogenerativa facesse
il suo corso, troppo tempo sarebbe trascorso e non potevano nascondersi per
sempre.
Al collo Feliciano aveva
un medaglione che, com’era uso tra gli esseri umani romani, era un amuleto per
difenderlo dall'avversità fino a quando a diciassette anni sarebbe diventato
ufficialmente adulto, per il momento quell’amuleto diceva che era ancora un
bambino ancora troppo vicino alla morte per tirare un sospiro di sollievo,
nonostante la sua natura semidivina.
Incapace di pensare per
la troppa paura e inesperienza sui campi di battaglia, delle lacrime scesero
dal viso di Magna Grecia che nonostante cercasse disperatamente di controllarsi
non sapeva veramente cosa fare e andò completamente in panico quando Feliciano
cominciò a tossire sangue.
Stava morendo?
Le lacrime di Magna
Grecia si fermarono all'istante, se la situazione era grave … adesso era
disperata: suo figlio era troppo giovane per morire in quel modo e lei non
l'avrebbe permesso.
C'era un metodo per accelerare
la capacità rigenerativa di un altro protettore ed era donare la propria
energia, lei stessa in passato l'aveva utilizzato per aiutare Impero Romano a
guarire da alcune profonde ferite inferte dai suoi nemici in battaglia, ma non
era mai stata una questione di vita e di morte, se suo figlio era in quelle
condizioni e tutto l'Impero stava crollando e quindi, di conseguenza, anche la
cultura che lei rappresentava … forse non sarebbe sopravvissuta.
Magna Grecia baciò la
fronte di suo figlio e lo guardò con occhi pieni d'amore mentre sussurrava tristemente.
-Avrei voluto che tu e
Lovino iniziaste a essere protettori in altra maniera, magari in un bel periodo
di pace e prosperità ma il Fato ha deciso-.
Si stese a terra tenendo
il bambino tra le braccia e sentì l'odore della terra arrivarle alle narici, era
un bell’odore per andarsene e chiuse gli occhi concentrandosi, felice di
sentire che suo figlio lentamente riprendeva calore .
Feliciano si svegliò
lentamente percependo un odore familiare, simile alla salsedine mischiato a oli
pregiati, l'odore di sua nonna e anche quella sensazione di morbidezza sembrava
appartenerle e quando i suoi occhi riuscirono a mettere a fuoco, si rese conto
di essere effettivamente sul petto della donna.
Il bambino si tirò su con
le mani mentre incominciava a balbettare, Magna Grecia, quella bellissima donna
bruna dagli stupendi occhi verdi e intelligenti, sorrideva sotto di lui
totalmente priva di forza e Feliciano capì immediatamente che cosa era
successo.
-Perché l’ha fatto
madre?-, strillò mentre si ributtava sul petto della donna, chiamandola finalmente
come avrebbe dovuto sempre chiamarla se la superstizione non fosse stata così
una maledetta rivale del buon senso. Le lacrime scesero capricciose dagli occhi
di Feliciano mentre continuava disperato -C’è Lovino, nessuno ha bisogno di me-
e singhiozzò con tutto il fiato che aveva in gola mentre la madre con lentezza
gli accarezzò i capelli e gli ordinò dolcemente di guardarla, seppur titubante
il bambino eseguì l’ordine e vide che sua madre continuava a sorridere
soddisfatta e in pace.
-Feliciano Luciano
Vargas- iniziò la madre autoritaria-Tu hai diritto di esistere quanto tuo
fratello, siete uniti e indivisibili, due lati di una splendida moneta come il
Dio Giano voi avete il potere della dualità che molti non capiranno-.
Feliciano singhiozzò e deglutì
guardando la madre in silenzio mentre lei continuava a sorridere.
-Altri protettori saranno
soli nel loro compito invece voi potrete sempre contare su un'altra persona che
condividerà gli stessi doveri, ma potrà sempre offrire un punto di vista diverso
a un difficile problema-.
Questa volta il bambino
annuì titubante mentre posava l'orecchio sul lato sinistro del petto della
donna per sentire che il suo battito perdeva di forza.
- Siete uniti dalla
stessa terra e popolo, il vostro legame è indissolubile, anche se sono certa
che negli anni vi vorranno far credere il contrario ma uniti è la vostra natura
e il vostro potere-.
Feliciano alzò il proprio
viso dal petto della donna e baciò la sua fronte a confermare d'aver capito la
sua ultima lezione e volerla salutare, la donna ridacchiò a quel gesto, si
sentiva così stanca ma doveva ancora parlare a suo figlio.
-Tuo fratello è con la
zia a Napoli ma non credo che potrai raggiungerlo, scappa dai barbari ...
rifugiati a Torino e appena puoi vai a Cagliari e raggiungi tuo fratello via
mare-, gli occhi del bambino erano preoccupati mentre ascoltava quelle parole,
che cosa sarebbe successo se non avesse raggiunto suo fratello? Ma annuì
coraggiosamente volendo che sua madre morisse in pace.
-Le voglio bene- sussurrò
il bambino mentre sua madre gli riservò un'ultima carezza e spirò con un
sorriso sulle labbra, Feliciano rimase in silenzio, consapevole della realtà
della morte come mai era stato in vita sua, troppo scosso non pianse nemmeno e scese
dal corpo della donna automaticamente.
Nonostante che gli fosse
ordinato di scappare decise comunque di avere tempo di celebrare un funerale
per la moglie di un impero.
Trascinò la madre con
tutte le sue forze in angolo controvento mentre preparava l'occorrente per
incenerirla e quando fu tutto pronto le mise al collo l'unico oggetto di valore
che possedeva cioè il medaglione dell'infanzia, come pegno per il Dio Caronte o
per come la pensava lui che era stato convertito alla religione cattolica per
San Pietro e mentre il fuoco s’innalzava, dopo una singola preghiera andò via.
Passarono i secoli eppure
quel luogo non era stato toccato da anima viva, quasi come se quegli schifosi
umani sentissero che era un luogo sacro, così pensò quel bambino ormai divenuto
adulto anche nell’aspetto mentre camminava con passo determinato con gli
stivali che lasciavano pesanti impronte sull'erba, al suo seguito c'era suo
fratello, Lovino che adesso preferiva il suo secondo nome Flavio, che camminava
meno spavaldo e con un sorriso teso sul volto.
-E' qui Luciano?-, il
bambino che un tempo rispondeva al nome di Feliciano si voltò verso il fratello
con un sorriso ironico e cinico sulla bocca ma non disse nulla.
Flavio capitolò e continuò
a camminare in silenzio tenendo dentro di sé le sue personali impressioni,
sapeva che era il miglior modo per tenere sotto controllo Luciano che nei
momenti in cui doveva affrontare la sua infanzia aveva dei veri attacchi d’ira,
in opposizione al suo carattere freddo, autoritario e quasi schematico.
Luciano si fermò a
osservare l’insenatura tra due rocce che aveva usato allora come nascondiglio,
era incredibile che fosse rimasta intatta, come se le intemperie del tempo non
l'avessero osata sfiorare e quel particolare gli istallò un dubbio e per cui
domandò al fratello-E' possibile che questo luogo sia rimasto invariato perché
ci è morto un protettore, scienziato?-.
Flavio sorrise a quel
nomigliolo e iniziò a osservare l'ambiente attorno a sé che effettivamente
sembrava invariato nei secoli, ma non ne poteva essere sicuro, avrebbe dovuto
raccogliere dei campioni di piante e confrontarli con quelli moderni per
saperlo e per cui rispose- Credo che una supposizione del genere sia più da
mago che da scienziato, ma sarebbe interessante da confutare o concordare-.
-Quindi non lo sai-, Luciano
disse quelle parole con sincero divertimento mentre indicò con una mano
guantata l'insenatura delle rocce- E' incredibile quanto fossi piccolo, mi
nascosi lì, in quello spazio ristretto, coprendomi di foglie-Flavio si avvicinò
al fratello che teneva la mano tesa, ma ne notò un tremolio quasi
impercettibile.
-Una mossa
astuta-commentò il maggiore dei fratelli mentre il minore rispondeva
cinicamente-Una mossa disperata- e dicendo quelle parole il tremolio si
manifestò apertamente per cui Luciano con gesto secco ripose il braccio lungo
il corpo, ovviamente sotto gli occhi attenti di Flavio.
Luciano si guardò attorno
e indicando con la testa un angolo del posto disse-Lì l'ho incenerita ma ... -
e puntando con il dito dove si trovava lui con il fratello, dichiarò
aspramente- … è spirata qui-.
Luciano ricordava ancora,
ricordava la morbidezza di sua madre e le sue parole gentili nonostante che
stesse morendo e questa volta fu Flavio a parlare, -Ha sofferto?- tenendo
sempre puntati i suoi occhi su Luciano.
-Non lo so, non credo. È
morta con un sorriso-, Luciano se lo domandava se sua madre avesse sofferto nel
donargli la vita, aveva provato lo stesso dolore del parto di un’umana? La
risposta era probabilmente no a causa di quel sincero sorriso che aveva sulle labbra,
ma il dubbio di averla costretta a soffrire esisteva nel cuore indurito di
Luciano.
Perso dai suoi pensieri,
Luciano non vide la mano del fratello tirarlo per avvicinarlo a sé e facendolo
appoggiare al suo petto, Luciano poteva sentire l'odore degli agenti chimici
che il fratello aveva sempre addosso, ma non lo infastidiva più di tanto.
-E' stata una sua scelta.
Se c'è qualcuno da colpevolizzare è quel vigliacco di Impero Romano. Mandarti a
studiare a Milano... bella scusa, voleva un'esca-.
-Non aveva bisogno di me,
eri già stato battezzato come Italia tempo addietro, prima della separazione
dell'Impero. Capisco il suo punto di vista- commentò inflessibile Luciano che, anche
se odiava suo padre capiva veramente la sua mossa dal punto di visto
strategico, in effetti, quasi sorrideva al caldo odio che invece suo fratello
provava per Impero Romano: era l'unica cosa che riusciva a infuocarlo, come per
lui era affrontare il suo passato quando era troppo debole e indifeso.
Flavio tenne la bocca
chiusa per evitare di dire qualcosa che lo sbilanciasse troppo, aveva imparato
da secoli a recitare perennamene il ruolo del bravo ragazzo, un po' troppo
quieto da apparire timido con le altre nazioni, che quando era con suo fratello
e poteva essere stesso tendeva a farsi prendere da quella focosità che aveva
imparato a soffocare e ne provava disgusto ma dall'altra parte proteggere un
territorio pieno di vulcani doveva pur dire qualcosa.
Invece di Luciano tutti
avevano paura, era un dichiarato assassino a sangue freddo che non nascondeva
il suo senso di superiorità e disprezzo generale, insieme al fratello formava un’ottima
squadra perché tutti li credevano in conflitto quando in realtà lavoravano
insieme, ad esempio le fantastiche armi di Luciano erano ideate da Flavio
medesimo, insieme ai veleni.
Luciano si allontanò dal
fratello e si voltò verso di lui con il suo caratterizzante sorrisetto spavaldo
sulle labbra mentre dichiarò-Partirò per il mondo 2p da qui- con entusiasmo che
non gli si addiceva.
Flavio lo guardò
apertamente scettico a quella dichiarazione, dunque proprio come lui anche
Luciano conservava certi aspetti della loro vecchia personalità, quella
personalità che era rimasta invariata in un altro mondo.
Lo scienziato aveva
ancora le sue ritrosie su quella storia, quando aveva saputo della teoria
dell'esistenza d’altre realtà parallele alla sua, era stato scettico ma con la
sua equipe di scienziati-criminali l’aveva confermata.
Aveva scoperto
l'esistenza dei portali, punti naturali nascosti in giro per il mondo in cui
era possibile attraversare i vari mondi per un periodo limitato di tempo, ma
quella notizia si era diffusa anche tra gli altri protettori, che ora
preferivano chiamarsi nazioni, e quindi Flavio si era cervellato per trovare il
modo in cui essere nuovamente, insieme al fratello, in vantaggio sugli altri.
Aveva creato un dispositivo
portatile che riusciva a creare degli squarci spazio-temporali che fungevano da
portali per i vari mondi e funzionava ma non aveva ancora sperimentato un
viaggio spazio temporale su una persona e poteva essere pericoloso, i viaggi
del dispositivo erano molto meno sicuri di quelli dei portali nonostante il
vantaggio di poter piegare lo spazio tempo a proprio piacimento.
-Quando?-domandò chiaramente
preoccupato Flavio mentre Luciano iniziò a giocherellare con uno dei coltelli
che aveva in tasca, - Fra tre giorni-
Flavio fissò severamente
il fratello minore e disse perentoriamente-Non ho mai dichiarato che il
dispositivo fosse pronto per far viaggiare uno di noi- a quelle parole Luciano
si avvicinò al fratello ghignando e con una voce comprensiva e quasi dolce
disse-Non hai voglia di provarci? Prima che magari ci riesca Singapore?-
Flavio non rispose e, chiaramente
irritato, iniziò a guardare attorno a sé per decidere dove avrebbe potuto
aprire lo squarcio per Luciano e forse era proprio nel punto, dove si trovavano,
dove era spirata la loro madre.
-D'accordo- concordò con
voce dura e strappò seccamente uno dei pugnali dalle mani del fratello e piantò
ai loro piedi e con uno sguardo di sfida disse-Partirai proprio da qui-,
Luciano vacillò per un istante ma poi riprendendo il controllo di sé disse
deciso-Per me va bene- e fissando il fratello concluse:
-Non sono un
sentimentale-
Note dell’autrice
Prima di tutto ringrazio
chi ha apprezzato il primo capitolo di questa raccolta recensendo, mettendo
nelle preferite e varie.
Vorrei dare un piccolo
chiarimento del capitolo precedente: il siero anti-corruzione di Romano ha
cambiato il suo aspetto in quello famoso di Flavio non la Corruzione, ma credo
che in futuro non rispetterò quella caratterizzazione fisica. Attualmente sto
ancora decidendo se i 2p hanno caratteristiche fisiche differenti dagli 1p ma
credo che batterò la strada che hanno lo stesso aspetto (forse ad eccezione di
qualcuno per gli occhi), mi trovo più favorevole alla teoria dei mondi
paralleli della DC e Marvel.
Avverto che non ho idea
se farò una long fiction sul mondo 2p. Spero che questi due esperimenti vi
siano piaciuti e vi lascio alle note dell’autrice di questo capitolo.
-Impero Romano è il nonno dei Vargas ed ecc. Lo so che questo è nel
cannonico ma ho sempre trovato strana questa storia perché poi ci sono Antica
Grecia e Antico Egitto che hanno eredi diretti ed è ancora più strano
considerando che tecnicamente Impero Romano dovrebbe essere più giovane di
loro.
-OC di Magna Grecia … non
credo che ci sia bisogno di spiegazioni del perché sia la sorella minore di
Antica Grecia e la nonna/mamma dei Vargas.
-Poiché è 2p Romano ad
aver scoperto l'esistenza degli altri mondi mi sembrerebbe strano che si riferisse
al suo chiamando 2p. La p sta per Planet e non player, è uno scienziato non un
videogiocatore ^-^ (tecnicamente parlando ma il mondo 2p non dovrebbe essere
tecnicamente il 3p?) 0-0 il primo mondo parallelo mostrato dall’autore è quello
in cui hanno i sessi invertiti, giusto?)
-Sempre su 2p Romano, non
fraintendete a me non dispiace la caratterizzazione di Flavio il favoloso ma mi
piaciuto molto di più renderlo un “studioso” badass, per i motivi che si possono leggere nella prima one-shot,
con grande senso di paternità. Su quest’ultimo mi sono basata sul canonico dell’1p,
ho letto su un sito che tra le note dell’autore su Romano che il suo
personaggio ha un forte senso di paternità ma che non era riuscito a mostrarlo
ancora. Con questa informazione ho scelto che i lati nascosti dell’1p Romano
nel suo 2p sono più accentuati.
-Come avete capito la mia
caratterizzazione dei 2p non è opposti e cattivi ma è basato sul concetto su
come vivono la Storia della loro vita e le scelte che hanno fatto in proposito.
Ad esempio, Luciano e Feliciano hanno lo stesso background ad eccezione di
questo episodio e per cui se in Feliciano la morte d’impero Romano l’ha
traumatizzato e reso pacifista e saggio, in Luciano il tradimento del nonno e
il sacrificio di Magna Grecia hanno accresciuto la sua rabbia contro il mondo e
quindi Luciano vive la sua vita da nazione con risentimento e astio.
-Ci sono degli OC in
questa storia e per cui vi rimando alle loro fanfiction nel mondo 1p.
Luca= Luqa Vella
(Repubblica di Malta)
Giulia= Giulia Sisto
Borgia (Città del vaticano)