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Autore: Fanny    23/03/2005    15 recensioni
"VORREI AVERE I TUOI ANGELI PER NON AVERE PAURA E SAPERE COSA FARE..." Piccola song-fic basata sulle note della stupenda canzone "Angelo" di Francesco Renga. Protagonista della fic è Draco Malfoy che parla alla notte buia del suo amore per lei. Ma lei, chi è? Leggetela e scoprirete. [Dedicato a Sunny e Cordelia]
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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ANGELO

Avviso:

Draco Malfoy, protagonista di questa storia, appartiene all’autrice J.K. Rowling. Io l’ho utilizzato solamente per divertirmi e far divertire chi leggerà e spero recensirà questa storia.

 La canzone seguente è “Angelo” di Francesco Renga.

Questo racconto è stato scritto senza nessun’intenzione di lucro, quindi, si ritiene che nessun diritto di copyright sia stato violato.

La ff è dedicata a Cordelia che per prima ha recensito un mio lavoro e ha scritto una bellissima fanfiction, “Bad Candy”, che mi diverte molto. È dedicata anche a Sunny che è un’autrice bravissima di questo sito e che sta scrivendo una storia fantastica, “Fire melts Ice” che mi fa sognare!

Grazie ragazze per i vostri lavori!

 

I veri destinatari di questa storia sono però i veri soldati che rischiano ogni giorno la vita in guerra. In tutte le guerre, da quelle che sentiamo ogni giorno ai telegiornali, a quelle di cui non si parla mai perché avvengono in Paesi sperduti.

Buona lettura

 

ANGELO

 

 

2005-03-05

Quartiere periferico di Manchester, Inghilterra

 

Sono in missione. Non per conto degli auror, ma per quello dei mangiamorte. Alla fine la mia parte oscura ha dovuto avere il sopravvento su quella in luce.

Stasera devo uccidere. Uccidere per un uomo che non stimo. Uccidere per degli ideali in cui non credo. Uccidere per non essere a mia volta ucciso. Uccidere per marchiarmi. Marchiarmi come un mangiamorte, come un uomo assetato di sangue, razzista e malvagio. E pensare che non sono affatto così…

Non sono assetato di sangue, mi ripugna l’idea di dover uccidere, provo ribrezzo al solo pensare di dover guardare una goccia di sangue.

Non sono razzista. Certo, quando ero più piccolo lo ero, ma non era colpa mia. Ero stato educato così e non ero ancora nell’età di ribellarmi alle idee che mi venivano imposte o di pensare per conto mio. Solo ora, da grande, mi sono accorto che essere purosangue o mezzosangue non importa: abbiamo gli stessi poteri, le stesse mani, lo stesso cuore.

Non riesco a capire, dopo dieci anni in cui il mondo magico è in guerra, il perché dell’odio profondo che il Signore Oscuro nutre verso i babbani: sono uomini come noi, solo non hanno avuto la nostra fortuna di avere grandi poteri.

C’è silenzio nella strada. È naturale, è mezzanotte.

Non c’è luce nella via, non c’è luna nel cielo perché nascosta da grandi nubi nere.

Cammino nel silenzio totale della città, vestito di nero con l’eccezione della maschera argento dei mangiamorte. È meglio per me che sia buia la sera: sono un mangiamorte, vivo con il buio, muoio con la luce.

 

Notte fonda,

senza luna,

ed un silenzio, che mi consuma…

 

Da una casa provengono le note di una canzone. Sembrano più alte di quanto sono in realtà a causa del rimbombo della notte. È strano che a mezzanotte qualcuno ascolti la radio a così alto volume.

Le parole sono italiane, ma io le comprendo benissimo perché conosco questa lingua così articolata. Per i miei genitori è sempre stata importante la cultura e così, fin da piccolo, sono stato costretto a studiare altre lingue, oltre l’Inglese: il Francese, l’Italiano e il Latino, in più ho studiato a lungo la letteratura straniera, soprattutto italiana.

 

Il tempo passa in fretta

e tutto se ne va

preda degli eventi e dell’età.

 

È vero, il tempo è passato in fretta: ricordo ancora quando frequentavo Hogwarts. Ero ingenuo, beh, se un Malfoy può mai esserlo, spensierato, deciso a godermi ogni attimo che la vita mi porgeva. La guerra, quella vera e non quella alla quale tutti i bambini giocano, è scoppiata durante il mio quinto anno ad Hogwarts. Tutto il mondo magico è in guerra. Famiglie sono spezzate per le diversità di opinioni. Molti sono i morti, molti i feriti, molte le famiglie in lutto…

Anche la mia famiglia conta le sue vittime in questa guerra: mio padre è morto per un ideale in cui credeva più di se stesso, un fanatismo che lo ha spinto a cancellare la sua umanità verso il diverso, ma non ha resistito a lungo, è stato ucciso dagli auror. Non ho sofferto molto a causa della sua morte, non mi aveva mai trattato come suo figlio, ma solo come l’erede di un cognome prestigioso, un cognome indissolubilmente legato al male. Ma era pur sempre mio padre…

Sono passati otto mesi dalla sua morte, otto mesi in cui io vivo questo inferno di vita da mangiamorte: a causa della sua morte sono stato costretto ad arruolarmi nel lato oscuro, per difendere il suo onore, per non essere ucciso venendo considerato come un disertore, ma tutto questo non m’importa. Non ho paura di morire, ho paura di vivere se mi portano via il mio unico raggio di sole.

 

Ma questa paura per te, non passa mai.

Angelo, prenditi cura di lei.

Lei non sa vedere aldilà di quello che dà

E l’ingenuità che è parte di lei, è parte di me.

 

Non ho mai fatto niente di pregevole nella mia vita, ma la vita mi ha voluto fare un regalo.

Non lo meritavo, non lo aspettavo, ma soprattutto non ero pronto per accettarlo.

È la cosa più bella che mi sia mai capitata, la cosa più preziosa che ho, il raggio di sole che penetra nel buio costante che è la mia vita, mia figlia.

È nata il giorno in cui mio padre è morto. Una vita per una vita. Mio padre se n’è andato e lei è venuta al mondo. Forse c’è una ragione se lui è morto nello stesso istante in cui lei respirava per la prima volta. Forse lei è destinata ad essere migliore di lui e a creare qualcosa nel mondo che rimpiazzi tutte le azione maligne commesse da lui. Ed io, vedendola lì fra le braccia di sua madre, così piccola e indifesa, non ho voluto prenderla subito in braccio: ho avuto paura. Paura per i rischi che avrebbe corso sprovvista della protezione che il grembo materno le aveva donato per nove mesi, paura di non essere degno di crescerla, paura di vederla morire prima di me.

Queste paure non mi abbandonano mai, ma ogni volta che la guardo, vedo l’innocenza nei suoi occhi blu e mi si stringe il cuore al pensiero della sua incoscienza del mondo malvagio che regna oltre i muri ovattati che io e sua madre abbiamo costruito per proteggerla.

Lei non conosce la guerra che imperversa nelle strade e nelle città. Non conosce le calamità naturali che affliggono il mondo, non sa dell’esistenza di razzismo e pregiudizi che albergano fra gli uomini. E ogni volta che guardo quegli occhi innocenti di bambina di otto mesi e accarezzo i pochi capelli che ha sul capo, mi perdo nella sua dolcezza e dimentico, almeno per breve tempo, di tutti i problemi che mi affliggono.

Dio, se esisti nel cielo, manda un tuo angelo a vegliare sulla mia bambina. Lei non ha colpa se suo padre sta per diventare un assassino che serve un uomo senza scrupoli. Non ha colpa se si trova in mezzo a due schieramenti rivali che non esitano ad uccidersi. Non ha colpa se il mondo è ricco di malvagità. È una bambina innocente, non merita di morire prima di vivere le gioie dell’infanzia, i primi amori dell’adolescenza e soprattutto non merita di morire se prima non ha sperimentato l’amore di una famiglia.

Angelo, vegliala nel freddo della notte e fa che non le accada niente di male.

 

Cosa resta del dolore

e di preghiere se Dio non vuole?

Parole vane al vento.

 

Sto soffrendo ora, lontano da lei. Mi manca. Succede sempre così. Ormai la sua presenza è diventata una specie di droga, ma non è maligna, tutt’altro. Mi aiuta a non perdere quell’ultimo filo di speranza che alberga nel mio animo. Quel filo che neanche sotto le incredibili pressioni del Signore Oscuro e del razzismo si è spezzato. Quel filo che mi rende capace di continuare a sperare in un futuro. Certamente migliore di ora, ma l’importante è che ci sia un futuro.

Dio, fa che le mie parole non cadano come foglie morte nel vento. Fa che servano a qualcosa le preghiere.

 

Ti accorgi in un momento:

 siamo soli…è questa la realtà?

Ed è una paura che…non passa mai.

 

Ho sempre avuto una grande paura nella mia vita: rimanere solo. Ecco perché non mi sono mai lasciato andare a vere amicizie che si sarebbero potute spezzare, ma preferivo portarmi dietro i due gorilla che mi seguivano solo perché attirati e allo stesso tempo impauriti dal mio cognome. Solo lei è riuscita a guardare al di là del mio aspetto burbero e a scoprire come sono fatto in realtà: un uomo privato dell’affetto dei suoi genitori e bisognoso d’amore. Proprio lei che non avevo mai notato come ragazza, ma solo come valvola di sfogo per il mio malumore e per il mio animo da bastardo. Lei che è diventata mia moglie. Lei che mi ha donato nostra figlia. È stata lei a scegliere il nome per la nostra bambina, per il nostro piccolo angelo: Aurora. È di buon augurio per la piccola e per noi perché simboleggia l’inizio di un nuovo giorno, di una nuova vita, la nuova vita che ci costruiremo insieme alla fine della guerra. Io, il mio raggio di sole e mia moglie, la mia ancora per la salvezza.

Io non sono più solo e non lo sarò mai più perché ho loro due a cui mi posso aggrappare in caso di bisogno. Le uniche due cose per cui la vita vale la pena di essere vissuta.

 

E tutto il dolore

Che grida dal mondo

Diventa un rumore

Che scava, profondo…

 

Tutto il dolore che provo durante questi giorni scuri è come un grido perforante lanciato dall’umanità che mi assorda e si posa sulle mie spalle già cariche di problemi. Questo rumore riesce a rodermi l’animo, a scavare all’interno del mio spirito e a uscire poi fuori. Esce nel silenzio. Nel silenzio di una lacrima.

 

Nel silenzio di una lacrima.

 

Una lacrima mi solca il viso. Una sola lacrima che, silenziosa, scivola via e s’infrange sull’asfalto ricoperto di brina. Alzo gli occhi al cielo. Ecco là, la luna. Le nuvole che la coprivano si sono diradate e lei è lì che, silenziosa e possente, mi fissa ma non mi giudica. Non ha pregiudizi, non dà giudizi. Si limita a guardare nell’animo per scoprire chi sei. La fisso anche io. Sembra quasi una persona reale, una nonna con i capelli bianchi che ti guarda e ti sorride, sembra quasi capire ciò che sento io nell’animo.

La canzone che stavo ascoltando fino a poco fa è finita. Si sente l’applauso di un pubblico e poi niente. Lo spettatore avrà deciso di andare a dormire e avrà spento quell’aggeggio babbano chiamato televisore. Chi ha composto questa canzone non sa che ha avuto il potere di risvegliare nel mio animo sentimenti profondi e nascosti. Non sa che ha avuto il potere di farmi piangere. Non sa che è riuscito a piegare la montagna di nome Draco Malfoy.

Nel silenzio della notte mi volto e vado alla mia missione nel frusciare di un mantello nero.

Oramai, per me, non c’è solo una via di scampo da un destino orribile: credere nella speranza di un futuro migliore.

  

FINE

 

 

 

Ciao a tutti ragazzi! Ci siete? Qualcuno è riuscito ad arrivare alla fine del mio delirio?? Per chi è arrivato fin qui, BUONA PASQUA! Lo so che manca ancora qualche giorno, però non vedevo l’ora di pubblicare questa song-fic e così ve li faccio in anticipo.

Che ne dite ora di lasciarmi una piccola recensioncina come regalo di Pasqua? O meglio, come regalino di compleanno dato che il 27 Marzo è il giorno in cui, tanti anni fa (non sono così tanti però!), sono nata io??

Vi prego!!!! (Fanny è in ginocchio che scongiura). Anche solo una parola come 'bella', 'orribile', oppure 'trovati un altro hobby perché non sai proprio scrivere'.

Vebbè, nel frattempo ringrazio tutti quelli che hanno commentato l’altra mia song-fic “Una regola” scritta in società con Mr. Paul che ritornerà ben presto sugli schermi con un’altra delle sue trovate.  Ringrazio Ammy, Cordelia e Fanny chan. Grazie ragazze da parte mia e di Mr. Paul!!!

Un bacione a tutti,

Fanny.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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