Anime & Manga > Ace of Diamond
Ricorda la storia  |      
Autore: Ode To Joy    13/04/2016    5 recensioni
(Kuramochi x Ryou)
(Furuya x Haruichi)
(Miyuki x Sawamura)
"Mi spieghi questa cosa tra te e Sawamura?"
"Kuramochi, chiedimi quello che vuoi chiedermi e smettiamola di girarci intorno."

L'estate sta finendo e le cose non saranno più le stesse per la squadra di baseball del Seido ma l'ultima sconfitta subita ed il ritiro dei ragazzi del terzo anno non sembrano essere gli unici fatti da biasimare. Qualcosa sta cambiando e nessuno lo sente come Kuramochi Youichi, anche se vorrebbe volentieri farne a meno ma gli è toccata l'ingrata sorte di essere perfettamente al centro del caos, in un punto di mezzo tra Miyuki Kazuya e Sawamura Eijun.
"Sto cercando di capire quanto sia una questione di orgoglio o di altro."
"Cosa?"
"Che tu sia arrabbiato perchè Chris-senpai ti ha superato... Con Sawamura, ti ha superato."

[Prequel di "You are like a roller coaster"]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eijun Sawamura, Haruichi Kominato, Kazuya Miyuki, Ryosuke Kominato, Youichi Kuramochi
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Aim For The Stars And Shine Like A Diamond'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note introduttive
Questa one-shot si presenta come prequel della mia prima storia in questa sezione: You are like a roller coaster. È collocata immediatamente dopo la fine della prima stagione dell’adattamento anime (perdonate ma il capitolo davvero non me lo ricordo...). Come la prima parte, questa storia presenta elementi dello schema Alpha/Beta/Omega ma anche qui non interferiscono eccessivamente con la trama.
Questa one-shot può essere letta indipendentemente dalla prima pubblicata.
Il titolo è ispirato all’omonima canzone di Chris Daughtry.

 
 
The Start Of Something Good
 
 

“Oggi, Rei-chan ha portato un ragazzino delle medie in esplorazione.”
Kuramochi Youichi avrebbe dovuto capirlo allora.
“Io non ho mai avuto un giro di esplorazione,” aveva replicato inacidito all’idea che qualche moccioso senza nome potesse ricevere un trattamento di favore, tanto perché quel giorno non si era ancora lamentato di nulla. “E perché ne aveva bisogno? Viene da un luogo dove non hanno ancora scoperto internet?”
Miyuki Kazuya aveva riso ma Kuramochi non gli aveva prestato la giusta attenzione nemmeno allora. “Ho chiesto direttamente a Rei-chan: ha detto che non era molto convinto di venire qui, al Seido.”
Kuramochi, allora, si era davvero spazientito come se fosse una questione personale. “Cos’è? Una specie di fottuto genio del baseball per snobbarci così?”
“No, è un ragazzino arrogante e tanto sicuro di sé da essere stupido,” aveva risposto Miyuki ma non aveva smesso di sorridere nemmeno per un istante. “Ha sfidato Azuma-senpai senza nemmeno rifletterci un secondo, l’idiota...”
Kuramochi l’aveva guardato davvero in faccia solo in quel momento. “Gli dai dell’idiota, eppure hai un sorriso sulla faccia tanto soddisfatto da fare schifo.”
Miyuki rise di nuovo. “È un lanciatore. Ho ricevuto per lui durante la sfida contro Azuma-senpai.”
Kuramochi aveva comprato una bottiglietta d’acqua dal distributore automatico e ne aveva preso un sorso. “Un lanciatore, eh? Ti sei divertito, almeno?”
“No,” aveva risposto Miyuki appoggiando la spalla al distributore automatico e rise ancora. “Penso mi sia piaciuto...”
E Kuramochi aveva sputato l’acqua a terra per non strozzarsi.
“Il suo modo di lanciare, Kuramochi. È unico, mai visto o ricevuto una palla così!”
 
 
Sì, Kuramochi Youichi avrebbe dovuto capirlo allora.
 
 
Dovette passare un’altra estate, prima che ne fosse in grado...
 
 
***
 
 
”Sono in parte responsabile per la disastrosa performance di Sawamura durante quella partita. Gli ho detto che il suo controllo sulla palla era troppo debole ad ogni buona occasione, durante l’estate. Contro Yakushi, si è sentito sotto pressione... Più del solito per via di come aveva giocato Furuya prima di lui. Quel giorno, in termini di spirito, Sawamura aveva perso ancor prima che lanciasse la palla.”
“Se sai così tanto... Perché...?”
“La sua forza è importante? Certamente, ho grandi aspettative per lui e voglio che cresca... Se viene distrutto dalle sue insicurezze, sarò io quello nei guai!”
 
 
***
 
 
“Quindi, alla fine della storia, anche tu sei abbastanza umano da provare senso di colpa, capitano?”
Miyuki alzò gli occhi dal giornale appoggiato sul suo banco per guardarlo in faccia e Youichi si chiese se continuasse a leggere di quell’ultima partita persa dalla squadra di Narumiya Mei per interesse sportivo o semplice sadismo. Quella porta si era chiusa in faccia a tutti, tanto valeva provare a guardare in un’altra direzione.
Miyuki puntò l’indice verso se stesso con fare confuso e Youchi strinse i pugni per impedirsi di picchiarlo nel bel mezzo della classe. “Vedi qualche altro capitano nei paraggi?” Lui stesso faceva fatica a credere che lo stronzo fosse passato di grado mettendolo, insieme al buon vecchio Zono, in una situazione decisamente di merda!
L’innocenza con cui Miyuki continuò a fissarlo aveva qualcosa d’incredibile. Youichi sosteneva non troppo segretamente che fosse venuto al mondo scavandosi la via dai recessi più bui dell’inferno. Demoniaco o meno, Miyuki Kazuya non era umano! Ci poteva scommettere tutto quello che aveva!
“Non ho la minima idea di quello che stai dicendo.”
Ed eccolo lì quel sorriso pregno di nonchalance. Quello che dava a tutti l’impressione che nel tragico caso in cui fosse crollato il mondo, Miyuki Kazuya si sarebbe semplicemente spostato un po’ più in là per evitare l’impatto.
“Il morto vivente è resuscitato!” Esclamò Youichi come se fosse avvenuto qualche miracolo.
Miyuki impiegò un secondo di troppo per avere una reazione. “Parli di Sawamura?”
“Abbiamo mai parlato d’altro da sei mesi a questa parte?” Domandò Youichi. Sì, da quando Sawamura Eijun era entrato al liceo Seido era, senza il minimo sforzo, divenuto una grossa, rumorosa e stupida fetta della vita quotidiana di tutti. Youichi, in particolare, aveva il tragico privilegio di averlo a portata di mano dalle prime luci del mattino fino a tarda sera ma, essendo un lanciatore, Miyuki ne aveva la responsabilità sotto un altro punto di vista.
In conclusione: non passava giorno in cui, in un modo o nell’altro, non si ritrovassero a parlare (non necessariamente con rispetto) del ragazzino mancino che quell’estate aveva animato lo stadio del torneo come nessuna tifoseria sarebbe mai riuscita a fare.
“Ci ha pensato Chris-senpai, non io,” chiarì Miyuki.
“Kanemaru ha parlato con Chris-senpai e la sua risposta è stata qualcosa lungo la linea del deve trovare il modo di uscirne da solo.”
Miyuki scrollò le spalle. “Ne è uscito, mi pare.”
“Sì...” Youichi annuì. “Perché qualcuno è andato ad implorare, probabilmente.”
Miyuki fece una smorfia. “Sawamura è il diamante grezzo di Chris-senpai. Sarebbe andato a dargli una spintarella comunque, prima o poi.”
“Tipo le spintarelle che hai cercato di dargli tu dopo il torneo?”
Youichi seppe di aver fatto centro quando Miyuki tornò serio, anche se solo per una frazione di secondo. La prima volta che gli aveva posto il problema di Sawamura, il nuovo capitano aveva reagito in due modi: prima gli aveva detto cinicamente che un singolo individuo non poteva trascinare a terra tutta la squadra, poi aveva sottolineato come il suo continuo spronare Sawamura, sbattendogli continuamente in faccia i suoi errori, doveva aver contribuito di gran lunga a spingerlo verso il baratro in cui stava scivolando già da solo.
Probabilmente, chiedere aiuto a Chris era stato il suo modo silenzioso di fare ammenda.
Era un capitano, ormai: non poteva semplicemente andare da Sawamura e chiedergli scusa.
“Dopotutto, lo hai detto tu che se Sawamura non fosse tornato in piedi saresti stato il primo a ritrovarsi nei guai,” disse Youichi. “Immagino che dovessi fare qualcosa per salvarti il culo.” Gli offrì una via d’uscita semplicemente perché erano in classe e la campanella che segnalava la fine della pausa pranzo stava per suonare.
Miyuki gli rivolse una delle sue espressioni sarcastiche. “Sawamura è di nuovo se stesso grazie alla gentilezza di Chris-senpai ed io non ho la minima idea di quello che stai dicendo.”
Miyuki Kazuya si credeva un ottimo bugiardo e, probabilmente, per il resto del mondo lo era.
Kuramochi Youichi era la sua pericolosa e fastidiosamente vicina eccezione.
 
 
***
 
 
 
Youichi e Ryou non erano una coppia.
Facevano più o meno tutto quello che una coppia degna di tale nome dovrebbe fare da almeno un anno ma questo non implicava nessun reale legame tra loro. La cosa più vera che avevano era quella che condividevano sul diamante.
Tutto era cominciato così, con una strategia di gioco a due che si era rivelata vincente per la gioia di tutta la squadra, poco importava che Youichi fosse solo del primo anno. Miyuki era stato la vera sorpresa di quell’anno, comunque.
La prima volta che si erano toccati era stato alla fine della prima estate di Youichi al Seido. Si respirava odore di sconfitta nell’aria e Youichi aveva diviso i suoi primi mesi del liceo tra Miyuki e Ryou ma dal primo non si sarebbe fatto toccare nemmeno sotto tortura.
In tutta onestà, era stato Ryou a cercarlo, era stato lui ad iniziare, ad osare. Se lo avesse premeditato o se fosse stato tutto frutto delle circostanze, Youichi non lo aveva mai saputo.
Si erano ritrovati da soli al campo coperto: Youichi era troppo arrabbiato con se stesso per riuscire a dormire e Ryou, probabilmente, versava in uno stato simile. Lo aveva trovato che agitava la mazza in aria come se stesse colpendo la testa di qualcuno, invece di una palla invisibile.
Youichi non ricordava come Ryou aveva attirato la sua attenzione. Non ricordava come l’aveva calmato e, di sicuro, doveva avergli rivolto qualche uscita tagliente delle sue ma non abbastanza perché la sua memoria la conservasse. Era stato Ryou a mettergli le mani addosso per primo, a spingerlo quasi casualmente contro il muro ed era stato lui che aveva fatto scivolare le dita dentro i suoi pantaloni con quella nonchalance con cui, Youichi ne era certo, avrebbe anche potuto commettere un omicidio.
Era durato cinque minuti ed era stata l’esperienza sensoriale più intensa e più umiliante della sua vita.
“Non sei abituato a farti toccare?” Aveva domandato Ryou con intenti chiaramente derisori
Youichi non se l’era presa. “All’ultimo anno delle medie, una ragazza mi ha fatto una sega un paio di volte dietro alla palestra della scuola ma credo che sia un’esperienza accantonabile, ora.”
“Davvero?” Ryou si era accomodato meglio sulle sue gambe, poi gli aveva preso la mano e l’aveva guidata dove più gli piaceva. “Io pretendo che mi venga ricambiato il favore, però.”
Youichi era tornato serio di colpo e, forse, suo malgrado, era anche arrossito. Tirarsi indietro, però, non era mai stata un’opzione e al diavolo l’inesperienza! Al primo sospiro, Youichi si era sentito un dio del sesso.
“Sei delicato,” aveva commentato Ryou contro il suo orecchio.
“Non ti piace?”
“Non è questo... È che non me lo aspettavo...”
Youichi non sapeva quanto tempo erano rimasti così, ricordava solo che tutto gli era sembrato tanto lento da poter godere di ogni dettaglio: il modo in cui Ryou spingeva il bacino contro la sua mano in un lento movimento ondulatorio, le sue dita che artigliavano la maglietta come se fosse un appiglio indispensabile. Youichi aveva sentito le guance farsi calde ed in un impeto di tenerezza aveva cercato la bocca di Ryou e l’aveva fatta sua.
Lui si era fermato, come smarrito... Poi aveva riso, nonostante gli mancasse il fiato per l’eccitazione. “È così, allora,” aveva commentato circondandogli il collo con entrambe le braccia. “Sei un ragazzo dolce, nonostante tutto...”
 
 
Youichi e Ryou non erano una coppia. No, probabilmente i loro compagni di squadra nemmeno sospettavano della loro relazione. A parte, ovviamente, Miyuki ma non perché qualcuno glielo fosse andato a confidare! Lo stronzo, semplicemente, sapeva!
Non ne avevano mai parlato apertamente. Miyuki non aveva mai chiesto e figurarsi se Youichi si sarebbe mai azzardato a confidargli qualcosa ma erano sempre insieme e c’erano cose l’uno dell’altro che finivano per notare pur non volendo.
Ad un anno di distanza dal suo primo bacio con Ryou, in seguito all’ultima sconfitta subita alla finale del torneo liceale di Tokyo, Youichi aveva cominciato a notarne parecchie di cose e non ne era particolarmente felice.
“A che cosa stai pensando?”
Youichi abbassò lo sguardo e si accorse che Ryou lo guardava, la testa appoggiata al suo stomaco. Le lenzuola erano finite in fondo al letto e se qualcuno avesse deciso di entrare in quel momento (tipo quell’idiota di Sawamura) si sarebbe ritrovato davanti ad uno spettacolo a dir poco imbarazzante ma Youichi non aveva in sé nessuna voglia di ricomporsi: era ancora caldo per essere la fine dell’estate e, comunque, usciti di lì, uno sarebbe tornato al campo da baseball, mentre l’altro sarebbe andato in tutt’altra direzione. Non era una scena particolarmente drammatica: il fatto che non dormissero più nello stesso dormitorio non significava che si vedessero di rado. Youichi, tuttavia, ci provava sempre a rimandare quel momento: da quando quelli del terzo anno si erano ritirati, non era che lui e Ryou avessero altre occasioni di stare insieme.
Se l’altro fosse turbato da questa semplice e scomoda realtà, a Youichi non era dato saperlo.
“Mi è venuta in mente una cosa che è successa l’anno scorso,” rispose. “Era un periodo esattamente come questo: la fine dell’estate, una sconfitta da buttare giù... Era proprio un periodo di merda identico a questo!”
Ryou ridacchiò. “L’ultima mezz’ora è stata così brutta?”
Youichi lo guardò divertito. “No, l’ultima mezz’ora non ho pensato proprio a niente!”
Ryou si mise a sedere e si portò le ginocchia al petto. “Allora sono stati trenta minuti ben spesi...”
L’altro l’osservò con un ghignetto. “Puoi dirlo forte!”
“Che cosa ti è tornato in mente, comunque?”
“Se te lo dicessi mi prenderesti in giro...”
“Appunto devi dirmelo.”
Youichi non si aspettava una replica da meno. “Precisamente un anno fa, io me ne stavo al distributore automatico a comprare una bottiglietta d’acqua e Miyuki se ne stava lì, col suo sorriso soddisfatto del cazzo, a raccontarmi di un ragazzino delle medie dagli atteggiamenti idioti ma dai lanci unici!”
Ryou reclinò la testa da un lato. “Era Eijun?”
“Già...” Youchi si sollevò e si mise a sedere contro il cuscino. “Per questo è assurdo...”
“Come sta?”
“Come un idiota che pensa di poter conquistare il mondo,” rispose Youichi con una scrollata di spalle. “Quindi, bene.”
Ryou appoggiò la schiena al muro. “E tu come stai?”
Youichi si sorprese per l’interessamento ma non lo diede troppo a vedere. Afferrò distrattamente una delle caviglie dell’altro, tanto per mantenere il contatto fisico in qualche modo. “Mi hanno fatto vice insieme a Zono con Miyuki al comando, come vuoi che stia?”
“Speravi di essere capitano tu?”
Youichi scrollò di nuovo le spalle. “Sarebbe stata una responsabilità più leggera di quella di dover guardare le spalle allo stronzo!”
“Senza contare che sei di stanza con Eijun...”
“Quella non è una responsabilità... È una grandissima rottura di palle!”
Ryou ridacchiò. “Perderai mai il vizio di fingerti così?”
Youichi inarcò un sopracciglio. “Così come?”
“Come se non te ne importasse nulla,” rispose Ryou. “Come se non stessi continuamente insieme a Miyuki, nonostante gli insulti. Come se non fossi stato il primo ad essere apertamente preoccupato per Eijun. Come se non ti accorgessi quando c’è qualcosa che non va in chi ti sta attorno, anche quando questi cercano di nasconderlo.”
Youichi si umettò le labbra: cominciava ad odiarlo di brutto quel suo scomodo talento e la conversazione che aveva avuto con Miyuki quella mattina era una delle ragioni.
Miyuki Kazuya era la persona più cinica e calcolatrice che Youichi conoscesse. Non si era fatto problemi ad ammettere di fronte a lui che era anche pronto a farsi odiare pur di far brillare il lanciatore che aveva davanti.
Eppure... Eppure...
Sì, Chris era stato l’unico modo che conoscesse per chiedere scusa senza doverlo fare davvero.
“Codardo...” Mormorò Youichi a se stesso ma Ryou non lo sentì. Il più grande sospirò e posò la nuca sullo stomaco del giovane amante. “Sei dolce, a modo tuo,” commentò fissando il soffitto. “Chiunque sceglierai di avere al fianco per tutta la vita, sarà un amante fortunato.”
Youichi lo guardò ma di tutte le repliche che si formarono nella sua mente, non diede voce a nessuna.
Dopotutto, non erano più compagni di squadra.
 
 
***
 
 
C’erano due o tre cose che bisognava sapere se si voleva essere amici di Sawamura Eijun.
Prima di tutto, bisognava essere armati di tutta la pazienza che fosse umanamente possibile e non nutrire un amore particolare per il silenzio o le atmosfere quiete. Secondo, era consigliabile mettersi comodi e rimanere ben idratati nel qual caso si fosse cominciato a parlare di baseball. A quel punto, la conversazione poteva prendere più direzioni: Eijun avrebbe potuto cominciare a vaneggiare sui suoi sogni di gloria sportiva sottolineando come anche Chris si era complimentato con lui più di una volta, per poi passare alla questione di Furuya Satoru che, a suo dire, sarebbe stato l’asso con la vita più breve di tutta la storia del liceo Seido, ovviamente, in suo favore. Tutto questo poteva occupare diverse ore che erano, in principio, state ritagliate per altri fini più costruttivi.
Quando, però, all’interno della questione entrava in qualche modo il nome di Miyuki Kazuya, Eijun poteva andare avanti anche per tutta la notte...
“Maledetto Miyuki Kazuya!”
Haruichi non ebbe il cuore di dirgli che il loro capitano centrava ben poco se non riusciva a venire a capo di quell’esercizio di matematica. Era una di quelle sere. Quelle in cui il loro capitano era troppo impegnato con Furuya per porre attenzione alle rumorose esigenze di Eijun. Di recente, quegli episodi si erano fatti più intensi e Haruichi era certo che la sconfitta subita alla finale del torneo fosse da biasimare per questo. Eijun era inciampato sui propri limiti con una violenza tale che era rimasto a terra abbastanza da farli preoccupare tutti ed ora che si era rialzato la determinazione con cui si era ripromesso di migliorarsi era implacabile.
“Aspetta, Eijun, in questo passaggio devi fare così...”
Con la fine dell’estate, era stato necessario prendere un altro tipo di provvedimento per permettere alla squadra di avere una preoccupazione in meno: qualcuno doveva assicurarsi che due dei tre lanciatori che erano rimasti non finissero nei guai per i loro risultati accademici. Di norma, Kanemaru si occupava di Eijun, mentre a Haruichi spettava Furuya.
Alle volte, però, capitava che Furuya avesse più sere impegnate con gli allenamenti rispetto ad Eijun e che Kanemaru invocasse una pausa da quel caos vivente appellandosi al fatto che, se lo avesse sentito vaneggiare di nuovo sul fatto che sarebbe divenuto l’asso degli assi, si sarebbe sentito in dovere di sopprimerlo per liberare il mondo da tanta stupidità.
Haruichi aveva la pazienza giusta ed Eijun era incline a starlo a sentire più che ad altri. Quando completò l’esercizio senza fare un errore, sorrise. “Ottimo! Se il capitano non tiene Furuya impegnato fino a tardi potresti mostrargli come hai fatto,” propose.
Eijun mise su un broncio che nemmeno un bambino dell’asilo avrebbe saputo eguagliare. “Non si fa niente per niente,” disse. “Scambierò le mie conoscenze per una serata di allenamento con Miyuki-senpai!” Disse convinto.
Haruichi sorrise e sospirò. Non gli disse che Furuya si sarebbe fatto rimandare volentieri in matematica pur di non cedergli le sue ore di allenamento speciale.
“Sono certo che il capitano ti concederà parte del suo tempo, non appena Furuya sarà migliorato un po’.”
Eijun lo guardò con gli occhi sgranati. “È questo il punto! Non può migliorare solo lui! Ma non importa... Non importa... Vincerò questa guerra in un modo o nell’altro: se non otterrò la vittoria con il mio talento, ci penserà il caldo...” Disse con fare inquietante.
“Non puoi sperare di divenire l’asso per un colpo di caldo, Eijun...”
“Non importa! Nella guerra e nello sport tutto è permesso, dice il detto!”
“Il detto non dice proprio così, ma...”
Bussarono alla porta ed Haruichi diede il permesso di entrare.
I capelli neri di Furuya erano ancora umidi quando varcò la porta della camera. Haruichi pensò che doveva essersi appena fatto la doccia. Sorrise. “Ti unisci a noi, Furuya?”
Eijun saltò in piedi prima che l’altro potesse rispondere. “Tu sei qui!” Esclamò puntandogli l’indice addosso come se non fosse ovvio. Haruichi aveva la netta sensazione di sapere cosa sarebbe seguito. “Perché sei qui?” Domandò Eijun quasi con rabbia.
“Il capitano mi ha mandato a studiare,” rispose Furuya con la solita voce apatica ma con un’aura chiaramente afflitta. “Dice che è importante quanto il controllo palla ma non ho capito.”
Haruichi non se ne sorprese: Furuya avrebbe volentieri sacrificato la sua vita scolastica per il baseball. Era incredibile come lui ed Eijun riuscissero ad essere identici ed opposti nello stesso tempo.
“Furuya è qui,” mormorò Eijun come se stesse complottando qualcosa. “Quindi lui è libero...”
Haruichi scattò subito sull’attenti. “Eijun, è tardi ed il capitano sarà sicuramente nelle docce, ora...”
“Uscirà, prima o poi!”
“Non puoi farlo stare in piedi tutta la notte!”
“Non deve stare in piedi! Deve stare inginocchiato per terra!”
 
 
Il giorno dopo, Haruichi passò tutta la mattina a prendere a calci la sedia di Furuya da sotto il banco per evitare che si addormentasse durante le lezioni. Alla pausa pranzo, però, gli appunti di Furuya erano solo più ingarbugliati di prima.
“Furuya non puoi credere che divenire l’asso basti a passare gli esami,” disse Haruichi con un sospiro. “Se non migliori in classe, perderai qualsiasi diritto che hai di giocare nella squadra e...”
Furuya aveva fatto finta di addormentarsi.
Haruichi strinse le labbra, poi colpì la testa del nuovo asso della squadra di baseball del Seido con il proprio quaderno. Non gli fece nemmeno lontanamente male ma Furuya si sorprese al punto del gesto che si toccò la testa dove era stato colpito.
“Non puoi continuare ad ignorare la realtà,” gli disse Haruichi con ferma gentilezza. “Sii in classe almeno la metà di quello che sei quando sei sul campo da baseball e potrai essere l’asso della squadra fino al diploma. Continuare a fare quello che fai e tutti gli allenamenti speciali con il capitano diverranno inutili!”
Furuya non replicò, continuò a fissarlo sorpreso fino a che Haruichi non sentì le guance andare in fiamme. “Perché mi guardi così?” Domandò. Furuya pensò che fosse un buon momento per prendere il suo quaderno in mano e fingere che quel che vi era scritto sopra lo interessasse. “Niente...”
 
 
 
Non fu Haruichi a parlare con Miyuki ma fu il capitano a prendere da una parte lui e Kanemaru durante l’allenamento del pomeriggio per assicurarsi che i due lanciatori del primo anno non stessero battendo la fiacca in classe. Per Sawamura Eijun c’erano discrete notizie da parte di entrambi, un poco più acide da parte di Kanemaru. Per quanto riguardava Furuya Satoru, invece...
 
 
 
Era una serata calda di fine estate e Sawamura Eijun credeva di avere tra le mani l’occasione di una vita.
“Furuya è stato esiliato dall’addestramento del dopo cena!” Esclamò entrando in camera come una ragazzina che è appena stata invitata ad uscire dal ragazzo più bello della scuola.
Youichi lo guardò dall’alto del suo letto con lo sguardo più polemico del suo repertorio. “E tu cosa credi di fare, Cenerentola? Sai che devi rientrare prima della mezzanotte, vero?” Lo prese in giro.
“C’è un sacco di tempo prima della mezzanotte!” Esclamò Eijun gettando sul letto il suo asciugamano per il bagno, poi prese a trafficare con il suo lato dell’armadio alla ricerca di qualcosa di pulito da mettersi.
Youichi non riuscì a tenersi per sé un sorriso divertito. “Hai perso l’abito per il ballo, principessa?”
Sawamura lo guardò con gli occhi brillanti di euforia. “Stanotte, Miyuki Kazuya riceverà per me!”
“Quanto entusiasmo!”
“Stanotte, tirerò una palla tale che il nostro nuovo capitano passerà il resto dell’anno scolastico a lodarmi!”
Youichi alzò gli occhi al cielo. “Quante cose devono succedere questa notte!” Esclamò con sarcasmo.
Sawamura appoggiò i piedi sul bordo del suo letto e si sollevò fino ad incrociare le braccia sul bordo del materasso dell’altro. “Lo so che Furuya ha la precedenza perché momentaneamente, è l’asso della squadra.”
“Momentaneamente...”
“Ma stanotte Furuya è con Haruichi, no?”
Youichi inarcò un sopracciglio. “Ehi, Sawastupido! Dov’è tutta quell’euforia di poco fa?”
Sawamura si era fatto serio di colpo. Prese un respiro profondo, poi scosse la testa. “Niente...” Saltò giù dal letto. “Tu non vieni?”
Youichi storse il naso. “No, voglio liberarmi della tua presenza per qualche minuto. Scenderò quando torni.”
Non poteva dirgli che aspettava di rimanere solo per poter telefonare a Ryou in santa pace. A stento poteva ammettere con se stesso che c’erano giorni in cui non vedeva l’ora che Sawamura se ne andasse in giro a disseminare il caos solo per sentire la voce del suo ormai ex compagno di squadra.
Sawamura lo guardò storto ma non si offese: si era creata una certa intimità fraterna in quel continuo punzecchiarsi a vicenda e questo stava bene ad entrambi, anche se non se l’erano mai detto.
“Miyuki Kazuya, sto arrivando!” Esclamò Sawamura uscendo dalla camera.
“Stai attento a non annegare nella doccia per sbaglio.” Rimasto solo, suo malgrado, Youichi sorrise, poi allungò un braccio per afferrare il cellulare abbandonato sul cuscino. Chiamò il primo nome sulla lista del registro chiamate e si portò l’apparecchio contro l’orecchio. “Ehi, Ryou...” Non si rese conto di star sorridendo fino a che non fu troppo tardi per smettere di farlo. Decise d’indirizzare la conversazione verso qualcosa di ridicolo tanto per giustificare l’allegria nella sua voce. “Non ci crederai ma Cenerentola è appena partita per il ballo!”
 
 
***
 
 
Satoru non si sentiva così depresso da quando aveva smesso di giocare a baseball perché alle medie nessuno era capace di ricevere i suoi lanci e la cosa peggiore era che non sapeva con chi prendersela. La realtà dei fatti era quella: se i suoi risultati scolastici non fossero migliorati, quelli che aveva ottenuto come lanciatore non sarebbero serviti a niente.
Armato di questa convinzione, cercò di mettere da parte il suo cattivo umore e bussò due volte alla porta di Haruichi ripromettendosi di portare il suo livello scolastico alla pari di quello di Sawamura in una sola sera. La porta si aprì appena un istante più tardi ed un ragazzino dai grandi occhi gentili lo accolse con un sorriso. “Ciao, entra pura, Maezono-senpai non è qui e...”
Satoru non si mosse, gli occhi chiari fissi su quel piccolo sconosciuto che lo guardava come se lo conoscesse abbastanza da permettersi qualsiasi confidenza. “Eijun è riuscito a finire questo esercizio ieri, così ho pensato che... Furuya?”
Il ragazzino lo guardò confuso e Furuya si sentì smarrito più di quanto lo era prima. “Chi sei?” Domandò con la sua solita voce atona.
Haruichi sgranò gli occhi e reclinò la testa da un lato. “Che stai dicendo Furuya? Sono io!”
Il lanciatore continuò a sbattere le palpebre senza mostrare nemmeno un tenuto bagliore di comprensione. Haruichi aggrottò la fronte, poi scoppiò a ridere. “Furuya, sono io!” Esclamò divertito. “Ho solo i capelli legati. Li tengo così quando studio per stare più comodo, tutto qui!”
Satoru inarcò un sopracciglio. “Haruichi?”
L’altro annuì con un sorriso paziente. Furuya lo fissò con ancor più interesse di prima. “Non ti ho mai visto così,” si giustificò.
Haruichi continuò a sorridere. “Preferisco nascondermi dietro una frangia di capelli troppo lunga,” rispose. “Lo faccio fin da bambino. Mio fratello mi rimprovera sempre per questo.”
“Ha ragione...” Commentò Furuya senza pensare a quello che stava dicendo.
Haruichi lo fissò dritto negli occhi e, nonostante di norma fosse lui quello più timido, fu il turno di Satoru di abbassare lo sguardo con difficoltà. “Ah... Ehm...” Prese a boccheggiare come un pesce fuor d’acqua.
“Vuoi accomodarti,” lo invitò Haruichi con educazione indicando la seconda sedia accanto alla scrivania. “Abbiamo del lavoro da fare.”
Satoru annuì velocemente e s’impegnò a non staccare gli occhi dal libro per il resto della serata.
 
 
***
 
 
Eijun entrò nei bagni canticchiando, ben consapevole di essere solo. Era sempre l’ultimo e gli piaceva così: poteva prendersi tutto il tempo che voleva e cantare sotto la doccia come soleva fare a casa.
“I know that it’s gonna take some time, I’ve got to admit that the thought has crossed my mind...”
Si tolse l’asciugamano dalla vita e lo appese ad uno dei muretti divisori delle docce, poi fece scorrere l’acqua testandone la temperatura con le dita. Si spostò sotto il getto caldo con un sospiro e si passò immediatamente una mano tra i capelli per liberare il viso. Continuò a canticchiare tra sé e sé con un sorriso sulle labbra. “Don’t wanna be misunderstood but I’m starting to believe that this could be the start of something good!”
“Canti bene.”
Eijun si sentì mancare il fiato per lo spavento e si ritrovò rintanato nell’angolo della doccia con l’asciugamano premuto contro il petto prima ancora che se ne rendesse conto. Gli occhi sgranati, il cuore galoppante nel petto.
Miyuki batte le palpebre un paio di volte, preso di sorpresa da una reazione tanto violenta, poi scoppiò a ridere. Allungò una mano e chiuse il getto della doccia. “Se bagni tutto l’asciugamano finirai per tornare in camera come un pulcino bagnato e non possiamo permetterci che tu ti prenda un raffreddore, no? Ah, vero, gli stupidi non si prendono il raffreddore!”
Il viso di Eijun divenne rosso per la rabbia. “Sei completamente pazzo?!”
Miyuki appoggiò il braccio al muretto divisorio della doccia e continuò a ridere. “Ero serio!” Esclamò. “Se giocassi a baseball nello stesso modo in cui canti, non avremmo più nulla di cui preoccuparci!”
Eijun si strinse l’asciugamano al petto come se da questo dipendesse la sua stessa vita. “Che cosa ci fai qui?”
Miyuki si guardò intorno con fare divertito. “Vediamo un po’... Una serie di docce, una gran vasca piena d’acqua calda... Che cosa sarei mai potuto venire a fare qui?”
Eijun si arrabbiò ancor di più. “Senza occhiali potresti anche finire nella caffetteria senza rendertene conto!”
Miyuki fece una smorfia. “Portare gli occhiali non significa per forza essere ciechi come una talpa,” sospirò. “Fammi spazio. È stata una lunga giornata e ho bisogno di una bella doccia calda.”
Eijun lo guardò come se gli avesse appena chiesto di buttarsi dal tetto della scuola. Miyuki non aspettò che gli rispondesse. Si liberò dell’asciugamano che aveva intorno alla vita e, sotto lo sguardo esterrefatto del lanciatore, aprì di nuovo il getto d’acqua. Sollevò il viso con gli occhi chiusi e sorrise soddisfatto come il calore lo avvolse. “Ci voleva...” Si tirò i capelli all’indietro e lanciò un’occhiata all’altro, incuriosito dal silenzio improvviso che era calato.
Gli occhi di Eijun erano enormi e, se possibile, le sue guance si erano fatte ancor più rosse di prima. “Furuya ti ha colpito in testa ultimamente, per caso?”
Miyuki scrollò le spalle. “Le altre docce sono gelide ma tu sembravi stare bene qui sotto, così...”
“Così, un corno! Sparisci!”
“C’è posto anche per te, non c’è bisogno che te ne stai rintanato in un angolo,” Miyuki lo guardò divertito. “Non hai niente che io non abbia. Non c’è alcun bisogno che tu ti nasconda.”
Eijun si strinse quell’asciugamano addosso come se stesse cercando di farlo diventare una seconda pelle, poi prese a strisciare lungo la parete che relativa agilità.
“Dove te ne vai?” Domandò Miyuki osservandolo da sopra la spalla.
“Preferisco una doccia gelida che sottostare ai tuoi giochetti assurdi!” Esclamò Eijun sparendo al di là del muretto divisorio. Fece scorrere l’acqua e si sorprese di trovarla già tiepida. Pochi istanti e raggiunse la temperatura giusta perché Eijun potesse liberarsi dell’asciugamano e riprendere da dove era rimasto. “Fredda un cavolo...” Borbottò.
“Sawamura, attento ad aprire la bocca quando sei sotto la doccia, rischi di annegare.”
In risposta, il ricevitore udì solo un ringhio basso ed incomprensibile che lo divertì. “Quindi è per questo che fai sempre la doccia per ultimo: ti piace cantare.”
Questa volta, Eijun non emise nemmeno un fiato e Miyuki poteva quasi vederlo mentre cercava di farsi la doccia con nonchalance approfittando del muretto che li separava per nascondere l’imbarazzo. “Pensavo che mi avresti teso un agguato o qualcosa del genere...”
Eijun si ripulì il viso dal sapone che era scivolato giù dai capelli. “Eh?”
Dall’altro lato del muretto, Miyuki rise. “Furuya è con il minore dei fratelli Kominato e Kanemaru può tirare un sospiro di sollievo per un po’... Pensavo che volessi lanciare...”
Eijun drizzò subito la schiena, sebbene nessuno lo stesse guardando. “È così! Voglio lanciare!”
Sentì Miyuki ridacchiare, poi avvertì una breve serie di passi sul pavimento bagnato. Eijun si voltò un secondo prima che il ricevitore si sporgesse per rivolgergli uno di quei sorrisi derisori che chiedevano solo di essere cancellati a suon di pugni. “No. Non ne ho voglia!”
La bottiglia di sapone che attraversò la stanza da bagno, prima di finire sul pavimento con un tonfo sordo, mancò la faccia del ricevitore per pochi centimetri. Miyuki si voltò per controllare dove fosse arrivata. “Bene, il controllo di palla continua ad essere pessimo ma col controllo di bottiglia possiamo lavorare!” Voleva essere derisorio, certo. Quello che non aveva previsto, era che Eijun chiudesse l’acqua di colpo, recuperasse il suo asciugamano e lo superasse con fare altezzoso. “Se non vuoi ricevere tu, vorrà dire che chiederò a Chris-senpai di farlo per me!” Esclamò col naso all’insù, in un’infantile imitazione di un’espressione snob.
Eijun era solito giocare con il fuoco senza porre la minima attenzione e, il più delle volte, finiva per scottarsi ma in quell’occasione lo fece senza neanche rendersene conto. Non si accorse del modo in cui il viso di Miyuki si fece di pietra nell’udire quelle parole, non vide come quegli occhi si fecero freddi, vitrei. Non realizzò di aver aperto una fessura su qualcosa che non sarebbe mai dovuto essere visto da nessuno.
No, Eijun non si accorse di nulla ma Miyuki lo sentì e non gli piacque affatto.
Finì di lavarsi, poi recuperò l’asciugami e, dopo essersi frizionato i capelli, se lo legò intorno alla vita. Quando arrivò nell’antibagno, Eijun era ancora lì con l’asciugamano avvolto intorno alle spalle mentre cercava di aprire l’armadietto in cui aveva riposto i suoi vestiti con una mano sola. Lo ignorò e Miyuki fece altrettanto.
Il ricevitore aprì il suo armadietto al primo tentativo e si vestì velocemente inforcando gli occhiali per ultimi. Stava per sedersi sulla panca alle sue spalle per infilarsi le scarpe ed allacciarle quando un improvviso rumore metallico attirò la sua attenzione.
“Ahi! La mano...” Si lamentò Eijun.
Miyuki scattò subito sull’attenti. Si voltò e vide che il lanciatore apriva e chiudeva le dita della mancina tentativamente, una smorfia di dolore sul viso.
Eijun non reagì immediatamente quando si sentì afferrare il polso e le sue dita vennero sottratte alla sua analisi. Miyuki la osservava come se avesse stretto nel pugno un filo spinato. La mano era, effettivamente, sporca di sangue ma da biasimare era una semplicissima unghia rotta.
Il ricevitore strinse le labbra ed Eijun vide chiaramente il veloce sguardo di rimprovero che gli rivolse, prima di portare la sua attenzione sull’armadietto che era causa di quel piccolo incidente. Miyuki dovette usare entrambe le mani per aprirlo. “Si era incastrato,” disse tanto serio che Eijun si sentì in colpa senza sapere perché. “Vestiti ed aspettami qui.”
Eijun lo guardò mentre s’infilava le scarpe e spariva nella stanza accanto. Fece come gli era stato detto stando attendo a non peggiorare lo stato delle sue dita mentre s’infilava la maglietta. Miyuki tornò non appena ebbe finito d’infilarsi i calzini e si sedette a cavalcioni sulla panca. “Faccia a me,” ordinò ed Eijun si guardò bene dall’obbiettare.
Il capitano aveva portato con sé una piccola forbice, una bottiglietta di disinfettante ed un bendaggio pulito. Eijun avrebbe voluto fargli presente che non si era amputato la mano ma Miyuki era troppo serio perché potesse permettersi alzate di testa. A differenza di come la maggior parte dei suoi compagni credeva, non era così stupido: sapeva leggere l’atmosfera e quella in quell’antibagno era piuttosto pesante.
Eijun strinse le labbra mentre Miyuki tagliava via quello che era rimasto dell’unghia rotta, poi passava a disinfettare la ferita. “Ero a meno di un metro da te. Avresti potuto chiedere aiuto.”
Eijun mise su il broncio. “Non sono stupido, so aprire un armadietto anche da solo.”
Miyuki smise di fare quello che stava facendo e lo fissò dritto negli occhi con fare raggelante. Eijun incassò il collo nelle spalle in un gesto automatico: l’aveva già visto così una volta, quando aveva giudicato le azioni di Chris senza nemmeno conoscerlo e non gli piaceva. No, non gli piaceva affatto. Miyuki gli sollevò il polso costringendolo a guardare la propria mano. “La vedi?” Domandò glaciale. “Questa è l’unica arma che hai e sei uno stupido se non sai prendertene cura per orgoglio.”
Eijun avrebbe voluto trovare un modo per replicare, per avere l’ultima parola in quella discussione ma finì solo per abbassare lo sguardo e basta, aspettando che Miyuki finisse di medicargli la mano.
“Niente lanci per una settimana,” proclamò il capitano lasciandolo andare.
Eijun sbatté le palpebre un paio di volte, come se non avesse capito. “Cosa?”
Miyuki indossava ancora quell’espressione di rimprovero quando lo guardò. “Mi hai sentito,” disse e si alzò dalla panca. Eijun fece lo stesso ma c’era qualcosa di rabbioso nella sua voce quando parlò di nuovo. “Oh, certo! Con Furuya in esilio, tu non hai nulla su cui lavorare, giusto?”
Miyuki lo guardò con pacata irritazione. “Ti sei appena fatto male da solo, non prendertela con altri.”
“È un’unghia spezzata!”
“Con la mano con cui tiri,” replicò Miyuki con la calma di chi non ha la minima intenzione di cambiare idea. “La mano coi cui stringi la palla. La mano con cui ci si aspetta che tu riesca a controllarla e non puoi farlo facendo pressione su di un indice ferito. Vai a dormire, Sawamura.”
Eijun, però, aveva la pessima abitudine di volere sempre l’ultima parola. “Se Chris-senpai fosse ancora qui...”
“Perché non fai ricevere lui per te?” Lo interruppe Miyuki con fare evidentemente scocciato: non gli andava più gli prenderlo in giro, piuttosto lo avrebbe volentieri preso a schiaffi. “Sono certo che non ti negherebbe qualche sera del suo tempo, nonostante si sia ritirato.”
Eijun non seppe assolutamente leggere l’atmosfera. “Penso che lo farò!” Esclamò con l’espressione più da stronzetto del suo repertorio, poi si mosse per superare il capitano senza nemmeno guardarlo in faccia. “Almeno lui sarebbe capace di rendermi un asso, a differenza tua che nemmeno ci provi!”
Per un istante, Miyuki non ci vide più. Mosse la mano con l’intenzione di afferrare Eijun, sbatterlo contro il muro più vicino e ricordargli ancora una volta che non poteva permettersi una simile arroganza con chi era più grande di lui. Finì per afferrargli la mano, però, quella che aveva appena medicato ed Eijun si bloccò per il dolore improvviso.
Fu un istante, solo un istante... Poi Miyuki tornò se stesso e lo lasciò andare.
Eijun esaminò il dito appena medicato per controllare che non avesse ricominciato a sanguinare. Miyuki lo superò senza aggiungere altro e uscì dai bagni con tutta l’intenzione di tornare nella sua stanza e restarci. Era grato che quelli del terzo anno si fossero ritirati: non avrebbe sopportato la compagnia di nessuno quella sera.
Per poco, non si scontrò con Kuramochi non appena uscito dalla porta e bastò un’occhiata perché Miyuki capisse che doveva essere rimasto lì fuori per un po’. Il capitano non disse nulla, l’altro lo guardò con l’espressione di qualcuno che la sa lunga e che avrebbe tanto da dire a riguardo.
Miyuki improvvisò un sorriso dei suoi e gli diede una pacca sulla spalla superandolo. “Buonanotte, mio vice.”
Kuramochi scrollò la spalla per allontanare quella mano da sé e sentì il capitano ridacchiare in quel modo insopportabile che sembrava un invito a picchiarlo a sangue. Avrebbe aspettato un’altra occasione per sottolineargli quanto fosse un pessimo bugiardo.
 
 
***
 
 
C’era un buon odore nella camera di Haruichi.
Era sempre stato così ma Satoru aveva cominciato a farci davvero caso dopo la terza sera di seguito passata tra quelle quattro mura. Non era come la maggior parte delle altre camere dei ragazzi in cui era stato trascinato o era finito per pura curiosità. Non c’era il caos che regnava sovrano in qualunque altro posto in quel dormitorio o il disordine vagamente maleodorante che, alle volte, riscopriva nella sua.
Stare nella stanza di Haruichi era un po’ come stare nella propria camera, dopo che la mamma aveva rifatto il letto ed aperto le finestre per far cambiare l’aria. In quel piccolo ambiente, per qualche ragione che non riusciva a spiegarsi, Satoru si sentiva come a casa.
Anche Haruichi era diverso lì.
Non quel genere di diversità che subivano tutti loro una volta entrati nel campo da baseball. No, era qualcosa d’indefinibile. In principio, Satoru aveva dato la colpa al fatto che Haruichi continuasse a portare i capelli legati all’indietro durante le loro ore di studio mostrandogli un lato prettamente fisico di lui che ordinariamente non poteva vedere. Però, c’era molto più di quello.
Non era tanto il fatto che Satoru potesse chiaramente vedere il suo viso, come non sarebbe mai capitato fuori da quella stanza ma era il significato... Il fatto che gli mostrasse qualcosa che normalmente nascondeva e lo faceva con assoluta naturalezza.
Satoru, in realtà, non si sentiva affatto in grado di venire a capo a tutti quei pensieri complessi e, per non perdere tempo dietro a cose che non capiva, si limitava a guardare Haruichi per tutto il tempo che passavano insieme, aspettando che la risposta lo colpisse in testa come una di quelle palle volanti che non atterravano mai nelle vicinanze del suo guantone.
“Cominci ad interessarti alla materia?”
Satoru sobbalzò, quasi come se si fosse risvegliato da un lungo dormiveglia. “Eh?”
Haruichi lo guardava sorridendo. “Stai ascoltando ogni parola che dico senza fingere di addormentarti,” gli fece notare. “È un passo in avanti.”
E Satoru era abbastanza sveglio da evitare di dirgli che avrebbe potuto disegnare a memoria il profilo del suo naso ma che non aveva udito nemmeno mezza parola della sua spiegazione nell’ultima mezz’ora.
“Avanti,” lo incoraggiò Haruichi. “Ora, tocca a te.”
Seguirono minuti d’intenso panico in cui Satoru cercò di venirsene fuori con una scusa.
Per una volta, fu Sawamura a tirarlo fuori da guai.
La porta si spalancò ed il lanciatore entrò nella stanza sul passo di guerra. Haruichi lo guardò sorpreso. “Eijun?”
Satoru fissò il nuovo arrivato con la stessa curiosità: erano tre giorni che non lo punzecchiava rumorosamente durante gli allenamenti ed anche il tempo passato insieme nel bullpen si era fatto improvvisamente silenzioso e non era normale.
Sawamura si sedette tra di loro e Satoru si sentì infastidito di colpo. Se fosse per l’intromissione o per il fatto che l’altro lanciatore non sembrasse colpito in alcun modo dall’inedito aspetto che Haruichi sfoggiava all’interno della sua camera, non ne era completamente certo. Decise di non chiederselo oltre o gli sarebbe venuto un attacco di sonno per evitare il sovraccarico mentale.
“È in corso una congiura,” proclamò Sawamura col tono serio di chi annuncia l’inizio di una guerra.
“Una congiura?” Domandò Haruichi inarcando un sopracciglio.
Sawamura annuì due volte. “I ricevitori mi temono e complottano alle mie spalle,” lanciò un’occhiataccia a Satoru. “E lui ci guadagna!” Concluse puntandogli l’indice addosso. Satoru, ovviamente, non aveva la minima idea di che cosa stesse parlando e non era nemmeno del tutto sicuro di che cosa fosse questa congiura che tanto sembrava irritarlo.
“Eijun, spiegati,” gli concesse Haruichi pazientemente. “È successo qualcosa con il capita...”
“Sì, Miyuki Kazuya, lo stronzo! C’è sempre di mezzo!”
“Eijun, è il nostro capitano! È un nostro senpai!”
“Allora è un grandissimo stronzo!” Sawamura incrociò le braccia sulla scrivania e vi nascose il viso con fare drammatico. “Ma la cosa peggiore... Chris-senpai...”
Per un attimo, Satoru pensò che si fosse seriamente messo a piangere, poi l’altro scattò in piedi. “Pensare che Chris-senpai, a cui ho sempre dato la mia totale fiducia, mi abbia tradito in questo modo!” Aggiunse con fare teatrale.
Haruichi gli tirò l’orlo della maglietta per invitarlo a sedersi di nuovo. “Eijun, che cosa è successo con Chris-senpai?”
“Non vuole ricevere per me!”
Satoru inarcò un sopracciglio. “È del terzo anno. Non gioca più.”
Sawamura lo guardò storto come a dirgli di tacere.
“Pensavo che il capitano ti avesse proibito di lanciare per via del tuo indice,” gli ricordò Haruichi cercando di dare un’occhiata alla mano lesa.
“Esatto!” Esclamò Eijun. “E Chris-senpai è d’accordo con lui! Miyuki è il tuo capitano, ora, ha detto. Io non sono nessuno per scavalcare il tuo capitano, ha aggiunto ma lui... Lui... Lui è Chris-senpai!”
Satoru pose attenzione alla conversazione per altri cinque minuti, poi decise che Sawamura non avrebbe detto nulla d’interessante per la successiva mezz’ora e che, quindi, le ripetizioni di matematica per quella sera si potevano dire ufficialmente finite. Se si fosse alzato e se ne fosse andato, nessuno degli altri due se ne sarebbe accorto in tempo per fermarlo.
Posò gli occhi su Haruichi e, sebbene non stesse ascoltando nessuna delle parole che stava rivolgendo a Sawamura, si sorprese affascinato dai piccoli cambiamenti a cui era soggetto il suo viso mentre parlava: dai movimenti della bocca, al modo in cui sbatteva le palpebre.
Satoru decise che poteva rimanere seduto dov’era ancora per un po’.
 
 
Il giorno successivo, durante l’allenamento, Haruichi venne preso da parte dal capitano in un momento di distrazione dei due lanciatori del primo anno.
“Sawamura si è fatto male alla mano, l’altra sera,” disse Miyuki col sorriso accomodante di chi non ha ragioni di preoccuparsi.
Haruichi portò immediatamente gli occhi su Eijun ma lo trovò vivace e rumoroso come era di solito.
“Solo un’unghia rotta ma se continua a lanciare la ferita potrebbe riaprirsi di continuo e sarebbe un problema.”
Haruichi annuì: sapeva che Eijun poteva essere molto testardo e poco furbo quando ci si metteva.
“Mi dispiace che tocchi sempre a te,” aggiunse Miyuki. “Ma potresti controllarlo un po’ da vicino nei prossimi giorni?”
Haruichi annuì di nuovo. “Nessun problema, capitano.”
Miyuki continuò a sorridere.
Nessuno dei due si accorse che Kuramochi era abbastanza vicino per aver sentito tutto.
 
 
***
 

Quella settimana si concluse con un test di matematica a sorpresa che Sawamura Eijun passò per puro miracolo. Furuya Satoru non condivise lo stesso, fortunato destino.
 
 
“Avevamo fatto gli stessi identici esercizi la sera prima, Furuya,” disse Haruichi con fare malinconico. “E non ignorarmi...”
Erano seduti nel dogout dopo una partita amichevole con quelli della second-string in cui avevano vinto senza particolari difficoltà. Sawamura Eijun aveva fumato di rabbia per tutta la partita, ben consapevole che non gli sarebbe stato permesso mettere piede lì fuori nemmeno se Furuya fosse morto stecchito sotto il sole di fine estate. Quando poi Miyuki aveva battuto una palla dritta dritta nel guantone del lanciatore avversario, Kuramochi era dovuto intervenire per obbligare il suo compagno di stanza a starsene zitto con la forza.
Haruichi non aveva potuto fare a meno di notare che Eijun aveva fissato Miyuki con occhi furenti per tutto il tempo.
“Come sta la tua mano?” Domandò sedendosi accanto a lui: Furuya avrebbe solo continuato ad ignorarlo se avesse indagato ulteriormente sul suo test fallito. L’espressione di Eijun si addolcì nel voltarsi verso di lui. “Non ci pensavo neanche più,” rispose.
Haruichi pensò che fosse una buona cosa. “Fammi vedere.”
“Riesco ad usarla senza portare più la medicazione,” disse Eijun porgendogli la mancina. “Il primo giorno faceva male anche tenere in mano la penna durante le lezioni.” Non aveva più lanciato da quella sera nei bagni ma questo non significava che non avesse smesso di avercela con Miyuki Kazuya e l’indifferenza con cui lo serviva.
“Questi piccoli danni sono fastidiosi per le azioni quotidiane,” concordò Haruichi osservando l’indice con l’unghia più corta rispetto alle altre ma il danno sembrava essere completamente sparito. “Sembra che la ferita si sia completamente rimarginata, però.”
Eijun sorrise soddisfatto e sottrasse con educazione la mano dalla stretta dell’amico, altre dita, però, comparvero nel suo campo visivo e gli afferrarono il polso senza chiedere il permesso. S’irrigidì immediatamente come vide gli occhi ambrati del capitano esaminare il suo indice da dietro le lenti degli occhiali sportivi. Kuramochi era alle sue spalle ed osservava la scena con espressione sospettosa ma Eijun non ci fece caso: la sua attenzione era tutta per il viso di Miyuki Kazuya ed il giudizio che sapeva sarebbe seguito a breve.
“Hai le mani fredde,” concluse Miyuki lasciandolo andare.
Eijun sbattè le palpebre un paio di volte. Kuramochi fissò il capitano come se avesse detto la più grande sciocchezza del secolo ed Haruichi inarcò le sopracciglia confuso. Persino Furuya portò la sua attenzione sulla scena ed il capitano gli sorrise immediatamente. “In quanto a noi, Furuya...”
“Ho bisogno di altre ripetizioni serali,” lo interruppe l’asso.
Seguì un silenzio attonito e nemmeno Miyuki seppe cosa dire per almeno una manciata di secondi. “Ah... Quindi hai deciso di prendere seriamente anche gli studi.”
Furuya annuì con convinzione.
“Ma se ha fallito un test appena l’altro giorno!” Esclamò Eijun guadagnandosi un colpo sulla nuca da parte di Kuramochi.
Miyuki portò lo sguardo sul minore dei fratelli Kominato. “Posso contare su di te?”
Haruichi sorrise educatamente ed annuì.
“Ehi, ed io?” Domandò Eijun indicandosi.
Miyuki lo guardò come se si fosse ricordato della sua presenza solo in quel momento. “Ah, sì, puoi ricominciare a lanciare. Domani presentati nel bullpen.”
Eijun saltò su sorridendo vittorioso ma, prima che potesse dire qualsiasi cosa, Kuramochi lo colpì di nuovo sulla testa e lo spinse fuori dal dogout. “Va a cambiarti, muoviti! Se ti trovo ancora in camera quando torno, ti butterò fuori a calci!”
“Perché mi vuoi sempre fuori dalla stanza?” Domandò Eijun massaggiandosi la nuca. “È anche la mia stanza, sai?”
Kuramochi gli afferrò il viso con una mano sola in modo da premere sulle guance con tutta la forza che aveva. “Non ho sentito bene quello che hai detto, Sawastupido.”
“Ri-Ricevuto, senpai,” riuscì a balbettare Eijun.
Kuramochi lo lasciò andare. “Bene...” Aspettò che Eijun si fosse allontanato abbastanza, poi puntò gli occhi su quelli di Miyuki. Il capitano comprese che aveva qualcosa da dirgli e non si mosse. Haruichi fu abbastanza sveglio da leggere l’atmosfera e si alzò senza che nessuno gli lanciasse alcun segnale. “Furuya,” chiamò. “Andiamo a cambiarci anche noi. Questa sera dobbiamo studiare.”
Furuya annuì e fece come gli era stato detto.
Prima di superarlo, Haruichi si accorse che Kuramochi gli stava sorridendo con discrezione, come per ringraziarlo in silenzio. Ricambiò l’espressione e seguì i due lanciatori fuori dal dogout.
“Che cosa c’è?” Domandò Miyuki.
Kuramochi sapeva che avrebbe ascoltato qualsiasi cosa avesse da dirgli in quel momento ma quello non era un posto sicuro e chiunque avrebbe potuto interromperli in qualunque momento. “Ci alleniamo con le mazze, questa sera?”
Miyuki inarcò un sopracciglio. “Allenarsi con le mazze è una chiamata in codice per cosa?”
Kuramochi fece una smorfia. “Per favore, fingerti stupido ti riesce maledettamente male!”
 
 
***
 
 
Youichi si era convinto che lo stava facendo per una ragione puramente egoista.
Se Sawamura non passava almeno due serate a settimana fuori dai piedi per qualche ora, lui e Ryou non avrebbero più avuto modo di stare insieme completamente da soli ed il suo umore ne avrebbe risentito enormemente. Poi, aveva esagerato con se stesso e si era detto che se i suoi ormoni non avessero avuto il loro momento di gloria settimanale, anche le sue prestazioni sul campo da gioco sarebbero potute peggiorare. Poteva essere un atleta ma era pur sempre un adolescente, cazzo!
Poco importava che gli altri riuscissero a vivere solo di mazze, palle e guantoni! Era stato abituato fin troppo bene fin dalla sua prima estate lì e non si sarebbe accontentato della sua mano perché Miyuki Kazuya aveva deciso che lo divertiva fare lo stronzo ad oltranza con Sawastupido!
Se fosse stato un poco più onesto con se stesso, si sarebbe detto che non poteva permettersi di perdere tempo prezioso quando il diploma di Ryou era solo questione di mesi ed il torneo autunnale avrebbe presto dimezzato le loro possibilità di passare ancora del tempo insieme, prima dell’inevitabile separazione. Youichi, però, non poteva permettersi quel tipo di pensieri: non era altro che un compagno di squadra per Ryou e l’altro non doveva essere nulla di diverso per lui.
Questi erano i patti, anche se non se lo erano mai detto ad alta voce.
Lanciò la palla in aria e questa colpì la rete con discreta velocità quando Miyuki roteò la mazza. “Di cosa volevi parlarmi?” Domandò senza guardarlo.
Youichi fece una smorfia e lanciò ancora una palla. “Non indovini?”
Miyuki roteò la mazza ancora una volta. “Mi sorprende che tu mi prenda da parte per poi startene così quieto,” ammise, poi appoggiò la mazza alla sua spalla e guardò il compagno di squadra negli occhi. “Che cosa c’è?”
“C’è che questa storia con Sawamura, qualunque cosa sia, deve finire.” Youichi non si sorprese del sorriso divertito che il Capitano gli rivolse a quel punto. “È di questo che parlate tu e Zono in questi giorni?”
“Zono non sa niente,” replicò Youichi. “È già abbastanza preoccupato perché sostiene che Furuya è fin troppo felice di passare le sue serata in stanza con Haruichi ma penso che sia solo paranoico.”
Miyuki rise. “Credo che Furuya sia il ragazzo Alpha meno pericoloso di tutta la scuola.”
“Lo credo anche io,” disse Yoichi. “Ma non è di Furuya che voglio parlare.”
 
 
***
 
 
Satoru fu lieto di trovare Haruichi da solo quella sera.
“No, Eijun ha detto che doveva allenarsi,” rispose Haruichi quando l’asso gli chiese se l’altro lanciatore li avrebbe raggiunti. “Immagino che abbia pianificato di passare la serata a cercare di convincere Miyuki-senpai a ricevere per lui.”
Satoru sapeva che quella notizia avrebbe dovuto dargli fastidio ma non accadde. In quel momento, provò solo sollievo a sapere che Sawamura non avrebbe occupato il suo posto tra loro due come soleva sempre fare.
“Mi vuoi dire che cosa non hai capito degli esercizi dell’ultimo test?” Domandò Haruichi sedendosi alla sua scrivania ed invitando l’altro ad accomodarsi accanto a lui. “Non erano poi così difficili ed erano identici a quelli che avevamo fatto per tutta la settimana passata.”
Come al solito, Satoru pose poca attenzione alle parole ma fece molto caso ai movimenti di quel viso per certi versi ancora bambino. Le ragazze della loro classe solevano dire che Haruichi era carino perché assomigliava ad una ragazza. Satoru non era completamente d’accordo: non aveva mai provato alcun interesse per le ragazze.   
Haruichi si aggiustò una ciocca di capelli rosati che era sfuggita all’elastico dietro l’orecchio e Satoru si ritrovò tanto incantato da quel semplice gesto che sentì il bisogno di allontanare lo sguardo ma, allo stesso tempo, non riuscì a muovere un muscolo.
“Proviamo a rifarli insieme da capo, va bene?” Propose Haruichi cominciando a scrivere su una pagina di quaderno ancora bianca.
Satoru annuì distrattamente ma non si degnò nemmeno di guardare quello che l’altro stava scrivendo. Su di una cosa le loro compagne di classe avevano ragione: Haruichi aveva una delicatezza tutta sua, che non era paragonabile a quella degli altri ragazzi della loro età ed in particolare i loro compagni di squadra.
Satoru non poteva averne la certezza ma credeva che quei capelli rosati sarebbero stati incredibilmente morbidi se li avesse accarezzati. Era un ragazzo dai sogni tanto grandi da suonare infantili, Furuya Satoru ma i suoi pensieri erano semplici, quasi meccanici, alle volte. E meccanico fu il modo in cui sollevò la mano destra, la stessa con cui lanciava, per toccare i capelli raccolti alla base della nuca dell’altro.
Haruichi smise di scrivere di colpo ma i grandi occhi rimasero ancora fissi sul foglio.
Satoru avrebbe voluto dirgli qualcosa, qualunque cosa ma era troppo presto perché quei pensieri semplici potessero assumere una forma più matura, riconoscibile e perché fosse in grado di catalogare e dare un nome ad ogni elemento del caos che gli tempestava il petto ma che lo rendeva incapace di parlare più di quanto il suo carattere introverso non facesse già.
Quello che fece poi fu tanto naturale quanto completamente opposto alla sua natura. Fu quel genere di azione che si compie storditi da un abbaglio. Si sporse in avanti e posò le labbra lì, sulla pelle morbida del lato del collo.
Durò poco. Terribilmente poco.
Haruichi si liberò dal gelo che lo aveva immobilizzato e scattò in piedi non appena sentì il tepore delle labbra di Satoru sulla sua pelle. Si portò una mano al collo, coprendo il punto in cui era stato baciato come se l’avesse ustionato. I suoi occhi si erano fatti enormi. Satoru avrebbe osato dire che lo guardava con un’emozione a metà strada tra la rabbia ed il terrore ma, da parte sua, non trovò alcuna parola che potesse giustificare quanto aveva appena fatto.
Non riusciva a farlo nemmeno con se stesso.
“Scus...”
“Puoi andartene, per favore?” C’era gelo nella voce e negli occhi di Haruichi ma non ebbe difficoltà a guardare Satoru dritto negli occhi. Fu l’altro a non avere il coraggio di ricambiare lo sguardo.
“Haruichi, per favore, io...”
“Furuya, per favore, lasciami solo...”
Satoru non replicò. Si limitò ad alzarsi e fare come gli era stato detto.
 
 
***
 
 
“Mi spieghi questa cosa tra te e Sawamura?”
Miyuki spedì un’altra palla dritta al centro della rete, poi abbassò la mazza e guardò Kuramochi con fare confuso. “Perché? Ti ha detto qualcosa che mi riguarda?”
Youichi lo fissò con fare inquisitorio. “Avrebbe dovuto?”
Miyuki scrollò le spalle. “No. Hai udito da te tutta la conversazione nel bagno dell’altra sera, quindi no.”
“Però è proprio di quella che io voglio parlare.”
Miyuki, forse, credeva di essere bravo a nascondere le emozioni ma doveva aver perso il suo tocco da qualche parte lungo la strada.
Al posto suo, Ryou avrebbe detto che era semplicemente bravo a leggere nelle persone ma Youchi non ne aveva mai fatto un vanto. “Sawamura ha la lingua più lunga di quanto sia intelligente,” disse. “Questo lo sappiamo tutti ma tu non sei molto diverso in questo.”
Miyuki gli sorrise a modo suo. “Hai trovato un modo più elegante d’insultarmi?”
Youichi, però, restò serio. “Sei stato tu il primo ad accennare al fatto che Sawamura avrebbe dovuto chiedere a Chris-senpai per i suoi allenamenti.”
“E con questo?”
“Ti sei arrabbiato quando Sawamura ti ha risposto con quel fare da moccioso che lo avrebbe fatto.”
Miyuki non rispose, continuò a sorridergli ma Youichi si accorse chiaramente di come si era fatta tagliente la sua espressione. “Ti ha solo risposto a tono, sai?” Aggiunse. “Sì, sei il suo capitano, sei più grande e avrebbe fatto incazzare chiunque ma te la sei cercata.”
Miyuki aprì la bocca.
“E se stai per dirmi che Sawamura non dovrebbe avere l’ultima parola per tutte queste ragioni, lasciati dire che sei infantile.”
Miyuki inarcò le sopracciglia. “Prego?”
“Sei stato tu ad andare da Chris perché aiutasse Sawamura. Era il tuo modo di chiedere scusa per una serie di errori assolutamente umani che hai commesso dopo la fine del torneo. Perché sei bravo a parlare in modo diretto ma in quella particolare occasione ti sei sentito impotente... Ma Chris-senpai no, vero?”
Il lanciatore rimase in silenzio.
Youichi scrollò le spalle. “Chiaro, no? Tu sei il nuovo capitano, tu sei il ricevitore ed è tuo compito badare ai lanciatori e farli brillare... Una volta mi hai detto qualche parolina inquietante riguardo all’argomento, se ricordo bene... Il punto comunque è tu dovevi far brillare Sawamura Eijun, tu hai cercato di migliorarlo facendo pressione ma lo hai fatto nel punto sbagliato e le conseguenze le abbiamo viste tutti durante la partita amichevole contro Yakushi. Tu sei andato da Chris perché tu non sapevi che cosa fare e ha funzionato... Sì, ha funzionato piuttosto bene: Sawamura Eijun va di nuovo come il treno senza freni che è e, con un po’ di fortuna, affronterà eventuali sconfitte future in totale autonomia ma...” Youichi si assicurò di guardare Miyuki dritto negli occhi. “Questo non significa che non ti abbia dato fastidio.”
Calò uno strano silenzio tra loro due. Un silenzio che Youchi aveva sperimentato solo due o tre volte e quasi tutte dopo l’ultima sconfitta al torneo estivo. Quel raro e prezioso silenzio in cui Miyuki Kazuya non replicava perché non sapeva cosa dire.
Ovviamente, la tensione venne spezzata con una risata sarcastica da parte del ricevitore. “Non posso abbassare la guardia nemmeno un secondo con te nei paraggi. Mi sento minacciato e non mi succede spesso.” Si voltò per riporre la mazza insieme alle altre accanto al muro.
Youichi sbuffò. “Aveva le mani fredde?” Domandò. Vide l’altro sollevare la testa ma non si voltò a guardarlo. “Kuramochi,” disse Miyuki sfilandosi i guanti dalle mani, “chiedimi quello che vuoi chiedermi e smettiamola di girarci intorno.”
Youichi si umettò le labbra. “Sto cercando di capire quanto sia una questione di orgoglio o di altro!”
Miyuki gli lanciò un’occhiata da sopra la spalla. “Cosa?”
“Che tu sia arrabbiato perché Chris-senpai ti superato... Con Sawamura, ti ha superato,” concluse Youichi ed il ricevitore non poté evitare di voltarsi, a quel punto. L’interbase si alzò in piedi con un sospiro stanco. “Io vado a dormire,” comunicò e si voltò. Previde che l’altro lo avrebbe richiamato poco prima di aver superato la porta.
“Non ho mai provato altro che il più assoluto rispetto per Chris-senpai.”
Tre passi. Youichi rise sommessamente e cacciò le mani nelle tasche dei pantaloni. “Lo so,” rispose voltandosi. “E il tuo rispetto arriva al punto che ti sei sentito in colpa per il numero che porti sulla tua maglia.”
“Avrei voluto conquistarmi quella posizione in altro modo.”
“So anche questo,” disse Youichi. “Quindi, non sprecare questa opportunità.”
Miyuki inarcò un sopracciglio. “Che cosa vuoi dire?”
Youichi scrollò le spalle. “Ti sei chiesto dov’è Sawamura in questo momento?” Domandò. “E perché non è venuto a renderti la serata un inferno.”
Il ricevitore sorrise divertito. “Sawamura è come un bambino offeso con me da quella sera nei bagni. Starà studiando con Furuya ed il minore dei Kominato.”
Youichi schioccò le dita ed indicò un punto qualunque alle sue spalle.
Miyuki non comprese il messaggio. “Cosa c’è?”
“Lo senti?”
“Sentire cosa?”
“Appunto...” L’interbase allargò le braccia con fare teatrale e fece due passi indietro. “Assoluto silenzio. Pensi ancora che sarebbe possibile se Sawamura fosse qui?”
Miyuki inarcò le sopracciglia più di prima ma qualunque dubbio avesse se lo tenne per sé.
Youichi aveva smesso di essere tanto gentile da fornire indizi e consigli per quella sera: Ryou lo stava aspettando.
 
 
 
***

 
 
Haruichi si ricordò di avere ancora i capelli legati solo quando vide il suo riflesso nel vetro della macchinetta automatica e alzò immediatamente la mano per rimediare all’errore.
“Io non lo farei,” lo fermò una voce appena minacciosa ma che aveva conosciuto per tutta la vita.
“Fratello...” Disse con la stessa espressione di chi è stato colto sul fatto... Di cosa? Non sapeva dirlo neanche il diretto interessato ma Haruichi si sentiva come scoperto, sporco. “Che cosa ci fai qui?”
“Nostalgia...” Ammise Ryou avvicinandosi ma Haruichi non si perse il modo in cui lo fissava. “Volevo controllare se qualcuno si stava comportando abbastanza da bullarlo. Tu, invece? Serata di studio?” Domandò adducendo al modo in cui il fratello minore aveva legato i capelli.
“Sì,” Haruichi annuì e si voltò verso la pulsantiera della macchinetta automatica prima che il suo viso tradisse qualche espressione che avrebbe spinto suo fratello a fare domande. “Quando sono da solo in stanza ne approfitto per avvantaggiarmi.”
“Capisco...” Disse Ryou ma Haruichi poteva sentirlo contro la nuca il suo sguardo sospettoso. “Eri da solo...” Aggiunse come se non gli avesse creduto affatto ma il fratello minore non ebbe il tempo di andare in panico nel tentativo d’inventarsi qualche cosa.
“Ehilà!” A quell’esclamazione seguì una risata inconfondibile e Haruichi si fece immediatamente rigido come vide Kuramochi comparire sulla porta del campo coperto. “Ci siete tutti e due!”
Haruichi forzò un sorriso. “Ci siamo incontrati per caso.”
Kuramochi, invece, lo fissò perplesso per qualche secondo. “Che strano effetto fa vederti così,” commentò quasi con ingenuità. Solo allora Haruichi si ricordò di come era conciato e non poté evitare di divenire paonazzo mentre rimediava all’errore e le lunghe ciocche di capelli rosati gli ricadevano davanti agli al loro posto. Kuramochi comprese immediatamente di aver fatto qualcosa di sbagliato. “No, non voleva essere un commento negativo!” Esclamò l’intercampo e Haruichi lo vide diventare vagamente blu mentre guardava qualcosa oltre la sua spalla e dedusse che suo fratello lo stava minacciando in qualche modo silenzioso dei suoi.
“Non mi sono offeso, Kuramochi-senpai,” si affrettò a dire. “Pensavo fossero già tutti in stanza...”
Kuramochi sbatté le palpebre un paio di volte. “Furuya ha già battuto in ritirata?”
Haruichi strinse le labbra e sentì un brivido freddo lungo la schiena come una mano che conosceva bene si appoggiò sulla sua spalla. “Studiavi con Furuya, quindi?”
Ryou sorrideva ma Haruichi sapeva interpretarle fin troppo bene le sfumature di quel sorriso.
“Due dei nostri lanciatori sono dei perfetti idioti,” rispose Kuramochi per lui. “Abbiamo messo Sawamura nelle mani del povero Kanemaru e, per qualche assurda ragione, l’alleanza sembra funzionare. Furuya, però, si è dimostrato ancora più scemo.”
Ryou gli rivolse uno dei suoi sorrisetti sinistri. “La tua media non è mai stata quella di un fuoriclasse, Kuramochi.”
L’intercampo divenne viola per l’imbarazzo e a peggiorare la situazione ci pensò Miyuki che scelse proprio quel momento per uscire dal campo coperto e lo fece ridendo come lo stronzo che era. “Questo sarebbe un home-run se stessimo giocando! Buonasera a tutti e due...”
Haruichi sorrise con educazione. “Eijun è già andato a dormire?” Domandò deducendo che non ci fossero altri ancora alzati ad allenarsi.
Miyuki continuò a sorridergli ma inarcò appena un sopracciglio. “Sawamura ti ha detto che era con noi?” Domandò e lanciò un’occhiata veloce a Kuramochi.
“Mi ha detto che questa sera si sarebbe allenato...” Rispose Haruichi incerto.
“È con Chris,” disse di colpo Ryou.
Haruichi fissò il fratello sorpreso ma solo Kuramochi si accorse di come Miyuki strinse le labbra per una tesa frazione di secondo.
“Li ho visti che si allenavano al primo campo mentre venivo qui,” aggiunse il maggiore dei fratelli Kominato. “Per questo, ho pensato di passare a vedere se Kuramochi stava combinando qualche casino.”
L’interbase forzò una delle sue risate stridule e mascherò qualsiasi altra emozione che sarebbe stata più consona a quelle parole un poco maliziose e sotto le quali si nascondeva un messaggio tutt’altro che innocente. “Mi devi ancora una rivincita a quel videogioco!”
“Allora aspettati di essere sconfitto di nuovo,” rispose Ryou con quel suo ghignetto per cui Kuramochi diveniva completamente pazzo, sebbene gli facesse scorrere sia brividi caldi che freddi lungo la schiena.
“Io vado a dormire,” annunciò Miyuki superandoli tutti con pochi passi. La sua voce non tradiva niente ma Kuramochi lo fissò mentre si allontanava. “La tua stanza è nella direzione opposta, idiota!”
Il capitano sollevò la mano destra in segno di saluto e continuò a camminare.
 
 
***
 
 
“Sei pensieroso anche stanotte...” Commentò Ryou, sebbene gli stesse dando le spalle.
Youichi fissava la sua nuca senza realmente vederla, un braccio appoggiando pigramente intorno alla sua vita. “Ti ho fatto contento, almeno?” Domandò.
Ryou si stiracchiò e si strinse di più contro di lui. “Lo chiedi ogni volta...”
Youichi sbattè le palpebre un paio di volte ed accantonò i suoi pensieri per un attimo. “È sbagliato?”
L’altro ridacchiò. “Questo devi dirmelo tu.”
“Mi piace sapere se sono riuscito a soddisfare il mio amante,” disse Youichi. “Anche questo fa parte dell’orgoglio virile, dopotutto.”
Ryou si rigirò tra le lenzuola per guardarlo in faccia. Youichi continuò ad accarezzargli il fianco distrattamente, come se fosse la cosa più naturale del mondo ma, sempre nel modo più naturale del mondo, molto presto non avrebbe più potuto farlo. Ryou se ne sarebbe andato. Youichi sarebbe rimasto lì.
“Te lo ripeto,” disse Ryou. “Sei dolce, a modo tuo ed è una caratteristica strana per un Alpha. Figurarsi un Alpha adolescente.”
“Lo dice sempre come se fosse un insulto.”
“Se lo fosse, non sarei qui,” replicò Ryou. “A dispetto di molte credenze popolari, quelli come me non amano essere l’oggetto di qualcuno.”
“Non ti ho mai visto come un oggetto,” si affrettò a dire Youichi. “Al massimo, una conquista.”
Qualcosa cambiò sul viso di Ryou. “In entrambi i casi, sono una proprietà,” sembrava indignato.
“No,” replicò Youichi. “È come... Come una sfida. Io ti inseguo e so perfettamente di essere veloce ma tu rendi questo mio punto forte completamente inutile perché sai come prenderti gioco di me,” sorrise, “ti fermi solo quando vuoi tu ed io so che dovrò rincorrerti ancora quando te ne andrai ma, in quel momento, alle volte, penso che ti abbia raggiunto e basta.”
Ryou si era fatto improvvisamente serio e Youichi seppe di aver detto qualcosa di troppo pur non volendo. Si umettò le labbra. “A me piace il sesso con te,” disse senza vergogna, “ma non posso allontanare questo dal rispetto che provo. Per questo, sì, m’interessa sapere se riesco a farti star bene.”
Ryou si concesse qualche istante, poi sorrise cercando di sminuire la tensione che si era creata. “Io me ne andrò la prossima primavera, Kuramochi.”
E Youichi avrebbe tanto voluto dirgli che non gli importava, che non avrebbe accettato una fine tanto banale, che avrebbe continuato ad inseguirlo anche dopo... Comunque fosse, correre non era mai stato un problema per lui.
“Ti ho fatto star bene?” Domandò Youichi ancora una volta. Non si riferiva a quella notte in particolare ma a tutte quelle che c’erano state, tutti i momenti che avevano rubato al mondo perché fossero loro, anche se non erano mai stati un noi.
E Ryou lo comprese perfettamente.
“Sì,” rispose.
 
 
***
 
 
Il giorno dopo, in classe, Miyuki Kazuya era talmente rilassato che Youichi provò l’immenso bisogno di scaraventarlo giù dalle scale alla fine delle lezioni per poi pestarlo fino a che non avrebbe più osato muovere un muscolo. Tutto questo solo ed unicamente per farlo sentire miserabile. Perché, Youichi ne era fortemente convinto, era così che doveva sentirsi dopo gli eventi della sera precedente!
Era stato Sawamura a dirgli che avrebbe passato la serata ad allenarsi con Chris. Non che l’intercampo avesse chiesto ma il suo compagno di stanza non era particolarmente bravo a tenere il suo entusiasmo per sé e, per una ragione di spazio fisico, lui era sempre il primo a venirne investito con tutti i dettagli del caso. Questo era accaduto poco dopo che aveva invitato Miyuki ad allenarsi nel campo coperto ma (sebbene Youichi si sentisse vagamente, remotamente o poco più in colpa per questo) aveva giocato a suo favore.
Fino a che Sawamura Eijun non si era svegliato come se la sera prima non fosse successo niente e Miyuki Kazuya non si era dimostrato ancora una volta incapace di avere una reazione umana!
“Si può sapere che cos’hai che non va?!”
Miyuki lo fissò come se fosse completamente pazzo e Youichi pensò che aveva ragione: i suoi istinti violenti non sarebbero rimasti con le mani in mano ancora a lungo.
“Voi mi farete diventare matto,” concluse l’intercampo lasciandosi cadere sulla sedia dietro al suo banco, gli occhi rivolti alla finestra. “Sawamura non ha fatto altro che parlare di Chris-senpai da quando l’ho tirato giù dal letto a calci a quando l’ho lasciato per andare a lezione.”
“E allora?”
“E, allora, tu dove cazzo sei andato ieri notte?!”
Miyuki sfoderò uno di quei suoi sorrisetti da perfetto stronzo che spingevano Youichi a domandarsi come facesse ad essere ancora vivo e non massacrato in fondo ad un fosso ma non ebbe il tempo di replicare.
“Miyuki?”
Si scambiarono uno sguardo completamente serio, mentre le ragazze della classe prendevano a mormorare vivacemente, poi si voltarono in contemporanea verso la porta. Chris rivolse ad entrambi un sorriso cortese ma le sue parole furono solo per il ricevitore. “Ti posso parlare?”
Per tutta risposta, Miyuki si alzò ma incrociò lo sguardo dell’intercampo nel farlo e seppe che Youichi non avrebbe fatto morire quella discussione così facilmente. “Arrivo...”
 
 
***
 
 
“È successo qualcosa?”
Haruichi non aveva passato la pausa pranzo in classe, quel giorno: sarebbe stato molto difficile evitare lo sguardo di Furuya senza una lezione che tenesse impegnata, sebbene a livelli diversi, l’attenzione di entrambi. Andare a nascondersi nella classe di Eijun era stato come agire d’istinto: non sarebbe potuto andare da nessun altro, dopotutto. Tuttavia, non era certo che fosse stata una buona idea, ora.
Eijun lo fissava in un modo molto simile a come lo aveva guardato suo fratello la notte precedente solo che, a differenza di Ryou, il suo compagno di squadra non sembrava aver intuito nessuno dei pensieri che infuriavano nella sua mente. “Perché me lo chiedi?” Domandò con un sorriso forzato.
Eijun scrollò le spalle. “Hai qualcosa di strano. Non so dire cosa ma è impossibile non notarlo.”
Haruichi cercò con tutte le forze di non arrossire. “È solo la tua immaginazione.”
Il lanciatore scrollò di nuovo le spalle. “Furuya ti fa impazzire, per caso? Posso sempre prenderlo a mazzate in testa e vedere se aiuta!”
Haruichi artigliò la stoffa dei suoi pantaloni. Sì, sarebbe stata la risposta corretta. Sì, il solo pensiero di Furuya lo faceva impazzire ma non nel modo a cui Eijun alludeva. “No,” disse. “Sta migliorando.”
Eijun inarcò un sopracciglio. “Non ha sbagliato completamente un test in cui vi erano esercizi identici a quelli che aveva fatto con te la sera prima?”
Haruichi rimase in silenzio per alcuni istanti. Certo, il test fallito, quello che aveva convinto Furuya a continuare a prendere ripetizioni da lui, anche se questo voleva dire rinunciare agli allenamenti speciali con Miyuki e lasciare ad Eijun la possibilità di progredire a suo vantaggio. Un pensiero improvviso lo fulminò e si passò una mano tra i capelli con nervosismo liberando gli occhi per un attimo.
“Harucchi...”
Eijun era completamente serio quando incrociò il suo sguardo. “Sul serio, che succede?”
Haruichi strinse le labbra per un istante, poi tornò a sorridere. “Niente...” Scosse la testa. “Chris-senpai era con te, ieri notte?”
Eijun riprese a sorridere immediatamente e Haruichi seppe che si era salvato. “Gli ho chiesto di allenarmi per una sera. Ha voluto sapere cosa ne pensava Miyuki della mia mano e quando gli ho detto che mi aveva dato il permesso di lanciare di nuovo, ha detto subito di sì.”
“È una persona molto gentile.”
“È straordinario!” Esclamò Eijun con allegria e Haruichi non si perse il modo in cui le sue gote si colorarono appena.
“Sembri felice...”
Eijun scrollò le spalle ma sorrideva ancora, solo con più malinconia. “Ho avuto solo una partita con lui,” disse rivolgendo lo sguardo verso le finestre della classe. “Ho avuto solo una partita contro di lui,” aggiunse e rise appena.
Haruichi comprese che, alla fine, sarebbe stato Eijun quello a confidarsi e decise che era meglio così. “Abbiamo Miyuki-senpai ed ora che è il nuovo capitano si sentirà responsabile per tutti noi, non solo voi lanciatori.”
Il sorriso di Eijun sparì per fare spazio ad un’espressione annoiata. “Quanto non lo sopporto...”
“È il capitano, Eijun,” lo avvertì Haruichi.
“Non sto mettendo in discussione questo,” replicò Eijun. “È che non sopporto di non sapere quello che pensa, qualche volta.”
“Il capitano non si fa scrupoli ad esprimere il suo punto di vista, fa parte del suo ruolo.”
Eijun lo guardò dritto in faccia. “Allora perché ho questa stupida impressione che non mi parli mai la stessa persona quando Miyuki Kazuya si rivolge a me?”
Haruichi reclinò la testa da un lato ed accennò un sorriso. “Che cosa stai dicendo, Eijun?”
Eijun si passò una mano tra i capelli con un broncio. “Non so come dirlo... Non ha senso!”
“Provaci,” gli concesse Haruichi.
“Il ricevitore!” Esclamò Eijun.
“Il ricevitore?”
“Io guardo il ricevitore e mi sento... Mi sento...” Eijun avrebbe voluto strapparsi i capelli per la frustrazione. “Mi sento come quel primo giorno qui in cui quel tipo antipatico del primo anno si è offerto di ricevere i miei lanci chiamandomi partner da nulla! Quello per cui ho scelto di venire qui...”
Haruichi si fece immediatamente serio per un attimo. “Hai scelto di venire qui per Miyuki-senpai?”
Eijun lo ignorò, completamente assorbito dal suo monologo. “Io guardo il ricevitore e so cosa fare... Anche quando non mi riesce. So cosa fare. Io guardo il ricevitore e ho come la sensazione di sapere esattamente cosa pensa...” Gli venne da sorridere, nonostante tutto. “E, allo stesso tempo, è come se lui sapesse esattamente cosa penso io.”
Haruichi lo fissò senza dirgli niente.
Eijun fissò la superficie del suo banco per alcuni istanti di silenzio. “Il ricevitore è un po’ come Chris-senpai,” storse la bocca, “poi c’è Miyuki Kazuya... Miyuki Kazuya e il suo carattere di mer...”
“Eijun...”
“Sai qual è il problema, Harucchi?” Eijun incrociò le braccia contro il petto. “Il ricevitore e Miyuki Kazuya sono la stessa persona!”
Haruichi prese un respiro profondo. “Sì, l’avevo capito, Eijun...”
Ottenne però una consolazione da quella chiacchierata: qualunque caos emotivo avesse provocato Furuya dentro di lui, non era nemmeno la metà di quello di Eijun.
 
 
***
 
 
“Di cosa volevi parlarmi?” Domandò Kazuya richiudendosi la porta alle spalle.
C’era un’aria piacevole sul tetto della scuola ma era difficile che qualcuno salisse fino a lassù: Seido era grande ed offriva un giardino a portata di tutte le classi che non implicasse salire cinque piani di scale.
Chris lo osservò per un istante, poi sorrise. “Che cosa pensi di quello che hai visto ieri sera?”
Kazuya si fece immobile per un istante, poi sorrise a sua volta. “Mi hai visto,” disse. “C’era d’aspettarselo, dopotutto.”
“Avresti potuto farti avanti.”
“Non mi sembrava necessario,” replicò Kazuya. “Sawamura stava andando piuttosto bene e tu avevi la situazione perfettamente sotto controllo.”
“Volevo che sapessi che è stato lui a cercarmi,” disse Chris.
Kazuya incrociò le braccia contro il petto. “Sì, lo sospettavo,” rispose ma non gli disse che gli aveva praticamente suggerito di farlo per primo. “Mi basta una parola da parte tua e gli impedisco di disturbarti ulteriormente. Mi dispiace ancora che sia stato necessario il tuo aiuto per il suo momento buio, anche se ti sono grato.”
“Davvero mi sei grato?” Domandò Chris e non smise di sorridere per un istante. “Sei sicuro che non ti dia fastidio?”
Se si fosse trattato di qualcun altro, anche Kuramochi, Miyuki Kazuya avrebbe trovato l’espressione giusta da indossare per togliersi da quell’impiccio ma era Chris quello che aveva davanti e, nonostante tutto e tutti, non poteva negare che la sua presenza fosse in grado di mettergli la soggezione necessaria per impedirgli di dissimulare come si doveva. Solo con Tetsu si era sentito simile ma non aveva con l’ex capitano la stessa storia che c’era tra lui ed il ricevitore per cui aveva scelto Seido e tradito le aspettative di Mei.
Chris sorrise ancor di più, si cacciò le mani nelle tasche dei pantaloni e voltò lo sguardo verso l’orizzonte visibile da quell’altezza. “Deve darti fastidio,” disse.
“Non ho detto niente.”
“Non ce n’è bisogno, Miyuki.”
Il capitano strinse le labbra e decise di rimanere sulla difensiva, aspettando che il vero motivo di quel dialogo venisse allo scoperto poco a poco. “Ho sbagliato con Sawamura,” confessò prima che il suo orgoglio gli impedisse di farlo. “Ho sbagliato durante la finale, quando la fame di vittoria mi ha impedito di vedere che la pressione lo stava facendo a pezzi. Ho sbagliato anche dopo, durante il resto dell’estate, quando ho pensato che si fosse rimesso in piedi da solo e che sottolineandogli continuamente i suoi errori ne sarebbe uscito qualcosa di costruttivo.”
Kazuya pronunciò quelle parole come se avesse aspettato di farlo per tanto tempo e, forse, era così. Semplicemente, Kuramochi e Zono non avevano bisogno di essere oberati da altre responsabilità a causa sua ed il resto della squadra era già impegnato a fare i conti con le proprie debolezze per poter sopportare anche quelle di un novello capitano che, sinceramente, non aveva smesso di chiedersi per un istante che cosa diavolo ci facesse con quel titolo. Sawamura, poi, poteva essere il diretto interessato ma era, senza dubbio, quello che meno doveva sapere.
“Come ricevitore, è mio compito far brillare il lanciatore che ho davanti a qualsiasi costo,” aggiunse. “Con Sawamura ho fallito miseramente.”
Chris lo ascoltò fino alla fine. Gli concesse quella pazienza e gentilezza su cui Kazuya non era solito contare: non era abituato a condividere il peso che gravava sulle proprie spalle con qualcuno e se Chris non lo fosse venuto a cercare, non avrebbe avuto ragione di cercare qualcuno con cui confidarsi. “Tu hai solo vinto con Sawamura, fin dal principio,” concluse. “Alle volte, mi dico che se ci fossi tu al posto mio, il numero di asso non sarebbe finito sulla schiena di Furuya in modo tanto automatico.”
Non gli disse che Sawamura Eijun era stato il suggeritore di quel pensiero: aveva pur sempre un orgoglio da tenere in piedi per potercisi nascondere dietro.
Chris, però, non aveva smesso di sorridergli neanche per un istante. Era come se avesse saputo tutto fin dal principio ma avesse avuto bisogno che Kazuya gettasse la maschera di suo spontanea volontà, invece di umiliarlo e strappargliela di dosso con le sue stesse mani. “Io me ne andrò presto, Miyuki.”
“Lo so...” Il capitano annuì. “Sawamura non è più una tua responsabilità e.…”
“E tu dovrai imparare,” concluse Chris.
Kazuya lo guardò negli occhi e, di colpo, si sentì di nuovo il ragazzino della prima media che era stato battuto da un ragazzino più grande con tutte le possibilità di diventare un campione nelle sue mani. Due anni dopo, ci aveva pensato il destino ad invertire le loro posizioni.
“Sawamura richiede una manutenzione particolare,” aggiunse Chris.
“L’avevo capito,” ammise Kazuya. “Non abbastanza, evidentemente...”
“Si fida di te, altrimenti non sarebbe in grado di lanciare nemmeno una palla. L’emotività è tutto per lui.”
“Già... Emotività. La sua dirompente emotività...” Commentò Kazuya con voce stanca.
Chris sorrise. “Lascia che ti travolga...”
Kazuya inarcò un sopracciglio.
“Vuoi vincere con Sawamura Eijun?” Chris gli appoggiò una mano sulla spalla. “Lascia che quell’emotività ti travolga e diventerà il lanciatore che tu vuoi che sia.”
 
 
***
 
 
Youichi si era seduto sulle scale che portavano dal suo piano a quello del terzo anno con un chiaro intento. Se non avesse temuto le ripercussioni di una simile azione, sarebbe direttamente salito al piano superiore e si sarebbe presentato nella classe giusta ma dubitava che il ragazzo che stava aspettando lo avrebbe gradito. Non erano una coppia, dopotutto.
Un colpo alla nuca lo avvertì che le sue speranze erano state ripagate. Si lamentò ad alta voce massaggiandosi la parte lesa. Da parte sua, Ryou ridacchiò soddisfatto e si sedette accanto a lui. “Stai cercando una scusa per fare tardi a lezione?”
“Sto cercando una scusa per rimanere sano di mente,” replicò Youichi.
“Gionata difficile?”
“Questa storia del vice capitano è più stressante di quanto mi aspettassi!” Esclamò. Non poteva semplicemente dire che aveva voglia di vederlo?
“Riusciamo a rilassarci questa sera, allora?” Domandò Ryou con fare tutt’altro che innocente.
Youichi ridacchiò, felice della piega che stava prendendo quella conversazione non programmata. “Sawastupido passerà sicuramente la serata ad elemosinare l’attenzione di qualche ricevitore, così...” Youichi seguì un istinto che non sapeva quando aveva fatto suo e si sporse in avanti. Ryou si ritrasse automaticamente premendogli una mano contro la bocca, un sorriso sarcastico al posto giusto. “Hai preso un abbaglio, idiota?”
A quel punto, Youichi avrebbe dovuto rispettarlo come aveva confessato di fare e mettersi da parte ma... Allontanò quella mano da sé.
“Oh, non hai idea di quanto io sia abbagliato...”
Ryou smise di sorridere una frazione di secondo prima che Youichi lo baciasse. Il gradino era doloroso contro la sua schiena ma poco importava. Ci fu un momento in cui Ryou pensò di soffocare ma si rese conto che rispondere al bacio di Youichi era molto più semplice che respingerlo per ragioni che, in quell’istante, nemmeno ricordava.
Forse, non erano mai state importanti...
Il rumore dei passi di qualcuno che saliva le scale li riportò al mondo reale ma Youichi non fece in tempo ad allontanarsi abbastanza in fretta.
Furuya si fermò ai piedi della rampa di scale di botto. Non comparve nessuna particolare espressione sul suo viso ma Youichi aveva imparato a riconoscere i suoi sguardi smarriti e quello che stava rivolgendo loro era decisamente perso.
“Che diavolo ci fai tu qui?” Domandò decisamente arrabbiato rimettendosi a sedere in posizione composta.
“Cercavo il capitano,” rispose Furuya.
“Lo vedrai tra due ore il capitano!” Sbottò Youichi trattenendosi dall’alzarsi e dal buttarlo giù dalle scale. “Cosa mai può essere accaduto perché tu non possa aspettare due ore, Furuya?”
“Non trovo Sawamura,” rispose Furuya.
Youichi reclinò la testa da un lato. “Stavi cercando Miyuki o Sawamura?”
“In realtà, volevo parlare con Haruichi.”
“Ah!”
Ryou si fece immediatamente attento come sentì nominare il nome del fratello. “Perché stai cercando Haruichi?” Domandò sospettoso. Youichi era troppo arrabbiato per rendersi conto del gelo che era calato di colpo da parte del ragazzo accanto a lui. “Sono di classe insieme,” tagliò corto. “Si sarà perso andando in bagno e starà cercando qualcuno che gli faccia da guida!”
“In realtà, volevo solo parlare con Haruichi,” insistette Furuya. “Se ne è andato dalla classe subito dopo la campanella ed ho pensato che fosse con Sawamura ma non so dove sia la sua classe e so che è abitudine di Sawamura rincorrere il capitano, così...”
“Così sono tutti magicamente spariti!” Esclamò Youichi, ora arrabbiato tanto con Sawamura che con Miyuki per aver deciso di non essere al centro della scena proprio in quella pausa pranzo.
“Furuya, perché vuoi parlare con Haruichi?” Domandò Ryou con un sorriso che ad un ingenuo sarebbe anche potuto sembrare gentile. Youichi, però, sapeva riconoscere il pericolo quando lo vedeva ed era meglio che Furuya fornisse una spiegazione decente o sarebbe corso del sangue giù per le scale della scuola.
“Devo dirgli qualcosa riguardo alla nostra ultima serata di ripetizioni,” rispose il nuovo asso in totale ingenuità e Youichi sperò che Ryou se lo facesse bastare o Furuya si sarebbe impiccato da solo senza nemmeno rendersene conto.
Il destino, però, volle che qualcun altro scendesse le scale proprio in quel momento. Youichi scattò in piedi pensando che fosse l’occasione buona per afferrare Furuya, scampare al pericolo e picchiarlo per sfogare la tensione... Peccato che il disgraziato a scendere le scale fosse uno stronzo quattrocchi che Youichi avrebbe tanto voluto buttare giù dalle scale dietro a Furuya.
Chiuse gli occhi ed imprecò mentalmente al punto che ebbe la sensazione di sentire delle grida riecheggiare nella sua testa.
“Va bene...” Disse Miyuki preso alla sprovvista. “Chi di voi mi cercava?”
Youichi strinse le labbra e rimase in religioso silenzio.
“Furuya ti cercava perché era certo che Sawamura fosse nei tuoi paraggi e che Haruichi fosse con lui. In breve: voleva parlare con mio fratello.”
“Ah...” Fu l’unico commento di Miyuki e Youichi non poté evitare di sentire il suo sguardo su di lui. “Sawamura non è con me, Furuya. Sono stato con Chris-senpai fino a qualche minuto fa sul tetto. Stavo tornando in classe...”
Sì, Miyuki Kazuya aveva deciso di essere puntuale per qualcosa, pur in un momento di crisi, proprio mentre Youichi stava cercando di varcare il pericoloso confine tra i sentimenti che avrebbe dovuto provare per Ryou e quelli che, effettivamente, sentiva.
Fu la campanella a porre fine a quella tortura.
“Torno di sopra,” disse Ryou allontanandosi. Non un accenno a quella sera, nemmeno un messaggio in codice dei loro e Youichi strinse i pugni.
Miyuki era rimasto in cima alla rampa di scale.
Furuya in fondo.
Il primo, probabilmente, doveva aver intuito qualcosa. Cosa? Youichi non lo sapeva ma era certo che fosse comunque troppo. Il secondo, con ogni probabilità, non aveva capito un bel niente e questo era pericoloso: cosa gli impediva di farsi sfuggire una parola di troppo nel bel mezzo di una riunione di squadra?
Con la fortuna che aveva in quel periodo, ci mancava solo che Furuya Satoru cominciasse seriamente a chiacchierare proprio su qualcosa su cui avrebbe solo dovuto tacere.
 
 
***
 
 
Se Zono intuì qualcosa, gli fece l’enorme cortesia di non chiedere.
Miyuki Kazuya, però, pur avendo fatto suo il concetto di rispetto da qualche parte, tra una stronzata e l’altra, non aveva una grande dimestichezza con quello di pietà.
“Se ti può consolare, non sono del tutto sorpreso,” disse bevendo un sorso d’acqua da una delle bottigliette che le menager portavano per loro durante le ore di allenamento.
Youichi continuò a fissare in cagnesco un punto qualunque davanti a sé ed evitò di replicare che l’unica cosa che lo avrebbe seriamente consolato sarebbe stata prenderlo a calci... Possibilmente, in faccia.
“Non hai visto niente,” replicò. “Non hai ragione di sorprenderti, quindi.”
Miyuki si tolse il casco da sopra la testa e lo posò sulla panca del dogout, poi si passò una mano tra i capelli umidi di sudore. “Che cos’è esattamente?”
“Niente...”
“Mi tartassi per Sawamura da settimane,” gli ricordo il ricevitore. “Non posso far altro che ricambiare il favore...”
Youichi non si sorpreso di trovare quel sorriso sarcastico ad accoglierlo quando si decise, infine, a sollevare lo sguardo sul suo capitano. Inutile negarlo: prima o poi, li avrebbe scoperti comunque, anche dopo che Ryou si fosse diplomato e quella storia sarebbe divenuta solo una confidenza da fare ad un non amico tanto per sottolineare quanto patetici fossero i suoi sentimenti per un ragazzo più grande che, una volta entrato nel mondo degli adulti, non avrebbe perso un secondo per aspettare un liceale. Sarebbe potuta diventare la sua storia strappa lacrime per rimorchiare, una volta che avrebbero lasciato quel mondo protetto per mettere piede in quello crudo e reale.
“Sesso...”
Tanto valeva essere un po’ crudi e realistici fin da subito.
“Ecco quello che è... Sesso.”
Miyuki lo fissò confuso. “Tutto qui?” Domandò evidentemente deluso e Youichi si chiese perché non aveva mai una mazza a portata di mano in quei momenti di estremo bisogno.
“Che cosa volevi? Una bella storia romantica tra kohai e senpai, compagni di squadra e partner vincenti sul campo da baseball?”
Miyuki scrollò le spalle. “È che non ho mai sospettato che provassi interesse per nessun altro.”
“E questo cosa vorrebbe dire?”
Il capitano lo fissò. “Se è cominciata quando ho iniziato a sospettarlo, dura da parecchio per essere solo una storia di sesso.”
Youichi ricambiò lo sguardo con altrettante intensità, poi lasciò andare una risata stridula per allentare la tensione. “Sono un Alpha adolescente che fa un sacco di buon sesso mentre i suoi compagni si accontentano della compagnia della loro mano!” Incrociò le braccia dietro la testa e tornò a guardare i mocciosi che correvano su e giù per il campo con Sawamura in testa che urlava come se li stesse conducendo in guerra. “Non ho motivo di perdere tempo dietro a stronzate esistenziali o cose del genere!”
Miyuki continuò a fissarlo con il sorriso di chi sa già tutto quello che serve sapere. “Sta per andarsene, Kuramochi.”
Youichi tornò serio di colpo. “Che motivo hai di sottolinearlo?”
“Niente.” Miyuki sospirò ed appoggiò la bottiglietta sulla panca del dogout. “Per il tuo stesso bene, mi auguro che saprai mentire meglio la prossima primavera, durante la cerimonia del diploma.”
“Non ho la minima idea di quello di cui stai parlando, stronzo...” Disse l’intercampo con un ghigno. “E cerca di rovinare un po’ la giornata a Sawamura! Se passo un’altra sera a sentirgli cantare le lodi di Chris-senpai potrei finire con tutti i denti cariati!”
Miyuki tornò a sorridergli come suo solito. “Ci penso io,” rispose. “Volente o nolente, adesso ci penso io a lui.”
 
 
 
***
 
 
Haruichi non sapeva da quanto tempo stava fissando quella pagina di appunti senza nemmeno vederla. Il viso appoggiata al palmo di una mano, le dita della destra giocavano distrattamente con la penna.
“Per una sera, potresti anche concederti una pausa,” commentò Ryou disteso sul suo letto.
Haruichi continuò a fissare i punti e le lettere scritte con la sua calligrafia come se non li comprendesse. “Hai praticamente buttato fuori Maezono-senpai.”
Ryou ridacchiò e si mise a sedere appoggiando la schiena al cuscino. “Non sei arrabbiato per questo.”
Haruichi lo guardò. “Non sono arrabbiato affatto.”
“Allora che cos’hai?”
Il minore restò in silenzio per alcuni istanti. “Niente...” Rispose abbassando di nuovo gli occhi sul suo quaderno ma non c’era niente da fare, non sarebbe riuscito a memorizzare nemmeno una riga.
“Non mentire, Haruichi,” lo avvisò Ryou con lo stesso tono di chi rivolge una minaccia.
Haruichi prese a scarabocchiare qualcosa sul lato del foglio tanto per fingere di essere impegnato a fare qualcosa. “Non è successo niente di cui valga la pena parlare.”
“D’accordo,” Ryou, però, era troppo bravo a giocare le sue carte per lasciar perdere e basta e sapeva di averne una particolarmente vincente alla mano. “Oggi, alla pausa pranzo, Furuya ti cercava.” Aggiunse e non si lasciò sfuggire il modo in cui la penna del fratello smise di scrivere per un istante alle sue parole. “Sembrava disperato...” Commentò. “Nel modo in cui Furuya può sembrare disperato, s’intende.”
Haruichi strinse le labbra ma non disse una parola.
“Ora... È successo qualcosa, Haruichi?” Domandò Ryou ancora una volta cercando di suonare più gentile della prima.
Haruichi lasciò andare la penna, prese un respiro profondo e poi si voltò verso il fratello maggiore. Era stato il primo che aveva scartato quando aveva sentito la necessità di parlare con qualcuno di quello che era successo con Furuya: Ryou risultava spigoloso con lui ad una prima occhiata ma Haruichi temeva per il benessere psicofisico di chiunque si fosse azzardato a fare un passo di troppo con lui. Furuya non aveva fatto un passo, aveva eseguito una vera e propria marcia con tanto di tamburi di guerra e non ne era affatto consapevole.
Tuttavia...
Haruichi dischiuse le labbra ma qualcuno bussò alla porta prima che avesse il tempo di emettere un fiato. I due fratelli si guardarono per alcuni istanti, poi il minore si alzò in piedi e si avvicinò alla porta. Ryou fece una smorfia concludendo che non sarebbe riuscito a scoprire di più per quella sera.
“Perdonami per il disturbo. Ryou è qui con te, per caso?”
A Ryou non fece piacere la sensazione che avvertì al punto come riconobbe la voce del ragazzo fuori dalla porta. Si alzò in piedi e fu accanto a suo fratello prima che questi potesse confermare la sua presenza nella stanza. Kuramochi non fu sorpreso di vedere che era effettivamente lì.
“Ti serve qualcosa?” Domandò Ryou con quel suo solito sorriso che non tradiva alcuna preoccupazione.
“Vorrei parlarti,” rispose Kuramochi. “Bevi qualcosa con me? Se non avete già altri piani...”
Ryou aveva già la risposta pronta ma Haruichi lo precedette. “No, non abbiamo altri progetti,” disse con un sorriso gentile, poi si voltò verso suo fratello. “Penso che dovresti andare. Io finisco di studiare e vado a dormire, comunque.”
Ryou non aveva la più pallida idea se Haruichi avesse mai intuito qualcosa riguardo lui e Kuramochi ma se così era i suoi timori erano fondati più del previsto: averlo come fratello minore poteva essere minaccioso sul campo da baseball come fuori.
 
 
***
 
 
Eijun scese al primo campo d’allenamento che tutti si erano ormai ritirati nelle loro stanze o in quelle di qualcun altro, comunque. Kuramochi se ne era andato senza dire una parola ma Eijun aveva brillato di euforia per tutta la giornata al pensiero che Chris avrebbe ricevuto per lui anche quella sera e non aveva indagato sul perché il suo compagno di stanza fosse insolitamente silenzioso. Era uscito dalla porta mentre gli stava parlando, per di più... Ovviamente, di Chris!
Quasi saltellò giù dalle scale tanto era contento. “Scusa il ritardo, Chris-senpai!” Esclamò con un sorriso entrando nel dogout. “Furuya mi ha teso un agguato alla fine delle lezioni e...”
Eijun sentì la voce morirgli in gola e gli angoli della sua bocca abbassarsi immediatamente come vide che Chris non era il ragazzo seduto sulla panca del dogout ad aspettarlo.
Miyuki Kazuya sembrò particolarmente divertito dalla sua evidente delusione. “Chris-senpai non verrà, questa sera,” lo informò.
Eijun sgranò gli occhi. “Non mi ha detto nulla...”
“Lo ha detto a me,” replicò Miyuki alzandosi in piedi. “Sono il tuo capitano ed il tuo ricevitore, dopotutto.” Gli lanciò la palla che aveva tra le mani ed Eijun l’afferrò col suo guantone senza particolare sforzo. “Pensavo non avessi voglia di ricevere per me,” replicò il lanciatore e non si sforzò di nascondere né il suo broncio né il tono indignato.
Miyuki scrollò le spalle e continuò a sorridergli divertito. “Furuya non è qui.”
“Oh, già, io sono il lanciatore di ripiego!”
“Certo che lo sei.”
Eijun lo fissò con quella sua rabbia infantile che aveva dato l’illusione a Miyuki che avrebbe potuto incassare tutte le sue offese senza subire danni. Aveva già subito le conseguenze di un simile errore e non poteva permettersi di perseverare. “Ma vuoi divenire un asso, dico bene?”
Eijun lo guardò sospettoso e Miyuki comprese che per guadagnarsi la fiducia di cui Chris parlare fuori da una partita ufficiale non sarebbe stato affatto semplice. Dopotutto, cosa di Sawamura Eijun lo era? Ogni volta che pensava di averlo capito, nel bene o nel male, lo sorprendeva di nuovo.
“Fammi vedere come intendi diventarlo.”
E Sawamura Eijun gli sorrise.
Il sorriso di chi non teme nessuna sfida.
 
 
***
 
 
“Ti aspettavo,” disse Youichi recuperando la sua lattina di coca dal distributore automatico.
Ryou lo fissava col suo solito sorrisetto. “Per quale ragione?” Domandò col tono di chi si rivolge a qualcuno che è poco più di un conoscente. Youichi cercò di non dare a vedere quanto ci rimase male. “Ci eravamo promessi una serata particolare,” gli ricordò. “E Sawamura è uscito per fare Cenerentola anche questa sera ed il ballo non termina mai a mezzanotte, così...”
“Dopo quello che è successo oggi, credi che mi fiderei ancora di te?” Domandò Ryou. Non sorrideva più.
Youichi prese un sorso della sua coca. “Era un bacio, Ryou.
“Sì, alla luce del giorno e sulle scale della scuola.”
“Avevo voglia di baciarti e l’ho fatto.”
“La domanda è: chi ti ha dato il diritto?”
Era gelida la voce di Ryou e l’espressione di Youichi non era da meno. Lasciò andare una risata stridula che non aveva nulla di allegro. “Più di un anno nel mio letto, magari?” Propose con velenoso sarcasmo.
“Per quelli come te penso sia sufficiente per vantare una qualche proprietà, immagino.”
Youichi sgranò gli occhi. “Ryou, di che diavolo stai parlando?”
“Di quello che siamo,” replicò Ryou. “Di quello che sono io, in particolare.”
“Pensi che io sia quel genere di uomo?” Domandò Youichi come se gli stata arrecata la peggiore delle offese. “Rispondimi, Ryou! Pensi davvero che il fatto che sia un Alpha e tu sia un Omega abbia a che fare con quello che provo?”
E Ryou disse ad alta voce quella grande verità che era sempre stata scontata per entrambi ma che, tolto loro il baseball, aveva cominciato ad assumere un peso diverso. “Non siamo una coppia, io e te.”
Youichi ingoiò a forza ancora un sorso poi gettò la lattina a terra con rabbia. “Ma siamo qualcosa!” Esclamò. “Non so cosa ma lo siamo!”
“Sì,” Ryou annuì. “Sul campo da baseball eravamo molto più di qualcosa ma l’estate è finita, Youichi. La squadra ha perso e abbiamo perso anche noi.” La discussione era conclusa e non era nel suo carattere fuggire ma il desiderio di andarsene di lì prima che l’altro aggiungesse qualcosa era più urgente della sua dignità.
In primavera, sarebbe finito tutto comunque...
Youichi, però, era di tutt’altro avviso. “Hai detto di essere stato bene con me.”
Ryou si bloccò. Alle sue spalle, Youichi rise di nuovo ma suonò terribilmente come se stesse per mettersi a piangere. “Non credo che tu sia stato sincero,” aggiunse. “I primi tempi non sapevo nemmeno come toccarti e mi dicevo che non era niente di serio, che non avrebbe dovuto importarmi... Ma ci tenevo.”
Ryou lo guardò da sopra la propria spalla.
“E ci tengo ancora...”
Solo il cielo sapeva quanto Youichi avesse cercato la forza di pronunciare quelle parole, di accettarle e di correre il rischio che risultassero vane, forse, fastidiose. Tuttavia, nessuno di loro poteva permettersi di perdere tempo e non avrebbe avuto il coraggio di definirsi un uomo se poteva permettersi di rischiare sul campo da baseball ma non aveva la forza di farlo per quello che provava. Ryou lo comprese questo e strinse i pugni con forza per evitarsi di colpirlo.
Esaurì la distanza tra loro e Youichi si premurò di non allontanare mai lo sguardo dal suo viso.
“Tu non hai idea...” Disse Ryou con una voce che l’altro non conosceva. “Non hai la più pallida idea di quanto ti odio...”
Youichi sorrise ma non nel suo modo sicuro ed arrogante. C’era qualcosa di tiepido e sicuro nei suoi occhi e Ryou riconobbe quella insospettabile dolcezza che sapeva essere solo di Kuramochi Youichi. Non si sottrasse quando gli prese il viso tra le mani. “Non ci provare, idiota,” si ritrovò a dire comunque.
Sarebbe rimasto deluso se lo avesse ascoltato.
“Dato che sono un idiota,” replicò Youichi chinandosi verso di lui. “Non posseggo la facoltà mentale per temere le conseguenze delle mie azioni.”
 
 
Youichi sembrava ruvido al tatto ma era incredibile quanto le sue mani sapessero essere gentili in quei momenti. Ryou sapeva tutto del suo passato da teppista ed era quasi assurdo immaginarlo creare caos nei quartieri di periferia della piccola città da cui veniva quando era capace di essere un amante tanto dolce ed attento. Non aveva mai preteso tanta delicatezza la prima volta che aveva cercato le carezze di quelle mani. In tutta onestà, si sarebbe accontentato di una passione adolescenziale tra due compagni di squadra con una certa complicità e al diavolo che fosse ritenuto poco opportuno per un Omega.
Forse, l’aveva fatto proprio per quello... Per ribellarsi ad una posizione che non aveva deciso per sé e, forse, aveva scelto un ragazzo più giovane per farlo proprio perché si era illuso che sarebbe stato più semplice. Ma i sentimenti non sarebbero mai divenuti materia semplice e nemmeno l’arte di saperli celare senza sentirsi soffocare.
Ryou aveva sempre stretto le redini in quelle situazioni intime: un altro modo per negare a se stesso la natura della sua condizione, anche se Youichi non se ne era mai lamentato.
Quella notte, però, fu diverse da tutte le altre.
Youichi era caldo sopra di lui e Ryou si sentiva vulnerabile ed al sicuro allo stesso tempo, adagiato tra le lenzuola di quel letto decisamente troppo piccolo per tutti e due ma se lo erano sempre fatto bastare. Le dita di Youichi s’intrecciarono con le sue e non perse nemmeno un’occasione per baciarlo.
“Non voglio che finisca,” disse Youichi con voce rotta dal piacere contro le sue labbra. “Non lascerò che finisca...”
Ryou lo guardò: Youichi era così appassionatamente disperato in quel momento. Infilò una mano tra i suoi capelli e lo tirò verso di sé. “Shhh...” Mormorò. “Baciami e basta...”
 
 
Quella fu la prima volta che fecero veramente l’amore.
 
 
***
 
 
Alla fine, Haruichi riuscì a studiare qualcosa e si ritenne soddisfatto per essere riuscito a recuperare il controllo dei suoi pensieri almeno per qualche ora. Maezono non era ancora tornato ma cominciava a sentirsi stanco e decise che sarebbe andato a dormire comunque. Si stiracchiò sollevando le braccia sopra la testa, poi si alzò in piedi reclinando la testa da un lato per combattere una fitta improvvisa al collo.
Bussarono alla porta e Haruichi si ritrovò a fissarla smarrito. “Fratello?” Domandò avvicinandosi alla porta. “Hai dimenticato qualco...”
La voce gli morì in gola non appena aprì la porta. Furuya lo guardò un lungo istante di silenzio, prima di parlare. “Posso entrare?”
Haruichi avrebbe voluto rispondere di no, che era stanco, che voleva andare a dormire e mettere ancora una notte tra sé e quello che era successo tra loro. Tuttavia, rimandare l’inevitabile non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose. “Vieni pure...” Gli concesse facendosi da parte e richiudendosi la porta alle spalle non appena l’altro fu entrato.
Appoggiò la schiena all’uscio chiuso e restò a guardare mentre Furuya si fermava al centro della stanza e si voltava a guardarlo. “Ti ho cercato oggi,” disse.
“Sì,” rispose Haruichi. “Mio fratello me lo ha raccontato.”
“Avevo bisogno di parlarti.”
“Che cosa volevi dirmi?” Domandò Haruichi. Era chiaro quale sarebbe stato l’argomento di quella conversazione ma non poteva prevedeva come Furuya avrebbe scelto di affrontarla.
“Volevo chiederti scusa,” disse Furuya.
Haruichi annuì. “Bene,” rispose. “Scuse accettate,” fece per riaprire la porta alle sue spalle ma Furuya non aveva ancora finito di parlare. “Però...” Si umettò le labbra. “Però...”
Haruichi si spinse ancor di più contro la porta come se volesse che lo inghiottisse. “Cosa, Furuya?”
L’altro tentò di parlare ancora per qualche istante, poi rinunciò a si avvicinò. Haruichi s’irrigidì ma non disse né fece nulla quando Furuya sollevò la mano e gli aggiustò alcune ciocche di capelli dietro l’orecchio sinistro scoprendogli parte del viso.
“Sono belli i tuoi occhi,” commentò ed un leggero velo di porpora gli colorò le gote.
Haruichi lo fissò incapace di dire qualsiasi cosa.
“Volevo dirti solo questo, quindi...” Furuya allungò una mano verso la maniglia ma Haruichi gli afferrò il polso prima che potesse toccarla. Furuya vide ira nell’unico occhio scoperto dalle lunghe ciocche rosate. “Hai sbagliato quel test volontariamente, vero?”
Furuya indietreggiò di un passo, come se si sentisse minacciato ma la sua espressione non cambiò di una virgola. Il suo silenzio fu la conferma di cui Haruichi aveva bisogno. Scattò in avanti e gli diede una spinta prima che la ragione gli suggerisse di fermarsi: non era mai stato un tipo fisico ma era talmente arrabbiato in quel momento che avrebbe anche potuto prendere Furuya a pugni se fosse servito a farlo sentire meglio.
Furuya mantenne l’equilibrio ma sgranò appena gli occhi per il gesto.
“Per questo hai rinunciato volontariamente agli allenamenti serali col capitano in favore delle ripetizioni con me!” Esclamò Haruichi.
Furuya strinse le labbra. “Non volevo farti arrabbiare,” ammise. “Non volevo fare nulla di quello che ho fatto.”
Haruichi, però, non lo ascoltava. “Quello che sono non implica che un Alpha possa toccarmi senza permesso!” Se non fosse stato per quel poco di orgoglio che aveva, si sarebbe messo a piangere per l’umiliazione.
“Perché?” Domandò Furuya confuso. “Che cosa sei?”
Calò il più assoluto silenzio nella stanza e Haruichi fissò il suo compagno di squadra come se gli fossero spuntate improvvisamente due testa. “Non...” Non poteva crederci. “Non lo sai?”
“Che cosa dovrei sapere?” Domandò Furuya completamente smarrito.
Di colpo, Haruichi si sentì in colpa ed arrossì con vergogna abbassando lo sguardo. “Io... Io...” Si voltò e si concesse alcuni istanti per recuperare il controllo di sé. Quando si voltò, Furuya pareva smarrito come un bambino. “Non mi hai toccato perché sono un Omega?”
“Sei un Omega?” Domandò Furuya.
Haruichi rimase congelato per alcuni istanti, poi scoppiò a ridere per allentare la tensione. “Che stupido...”
Già, come aveva potuto pensare che Furuya fosse quel tipo di ragazzo?
“Ti ho toccato perché credevo mi sarebbe piaciuto farlo, tutto qui.”
Una logica semplice, tipica di lui.
Haruichi tornò a guardarlo negli occhi ma c’era una nuova luce ad animare i suoi. “Credevi che ti sarebbe piaciuto toccarmi?” Domandò e le sue guance si tinsero di rosso per l’imbarazzo ma non fece nulla per nascondersi. Non quella volta.
“Hai un buon odore,” si giustificò Furuya.
“Mi hai annusato?”
“L’ho sentito involontariamente standoti vicino.”
“Oh...” Haruichi annuì e si passò una mano tra i capelli con nervosismo stando attendo che gli ricadessero completamente davanti agli occhi. “Credo che tu debba andare ora.”
Furuya annuì.
Non c’era altro da chiarire, dopotutto.
Haruichi aprì la porta con cortesia e Furuya lo superò augurandogli la buona notte a bassa voce.
“Buona notte,” rispose Haruichi ma non richiuse immediatamente. “Ah... Furuya?”
L’altro si voltò e lo guardò.
“Quando lo hai fatto... Era come pensavi?”
Haruichi avrebbe passato il resto della vita a chiedersi dove avesse trovato il coraggio di porsi quella domanda ma, in quel momento, saperlo era stato necessario.
Furuya rimase in silenzio e fu una risposta più che sufficiente.
Haruichi si morse il labbro inferiore ed annuì. “Ho capito...” Mormorò. “Buona notte, Furuya.”
 
 
***
 
 
“Per la cronaca, non mi sono mai lamentato nemmeno le prime volte.”
Youichi sorrise al soffitto, poi abbassò il viso ed i capelli rosati dell’amante gli solleticarono il naso. “È un complimento quello che sento?”
Ryou gli rispose con un pizzicotto poco sotto il capezzolo e l’intercampo saltò per il dolore improvviso. “Non allargarti troppo,” lo avvisò il ragazzo più grande. “Dico solo che tutta quella inesperienza era eccitante. Il ragazzo del primo anno che impara l’arte della carne tra le cosce del suo senpai, perverso...”
Youichi sentì le guance andare in fiamme e fu felice che l’altro si sentisse fin troppo comodo sul suo petto per disturbarsi a guardarlo. “Alla faccia del perverso, Ryou...”
“Non vuoi che finisca, eh?”
Youichi si fece rigido per un istante.
Ryou sollevò la testa per guardarlo. “Lo credevi davvero o era soltanto la follia del momento?”
Youichi si spostò sopra di lui “Le mie follie non durano solo un momento!” Esclamò chinandosi sul ragazzo più grande. Ryou si lasciò baciare in quel modo irruento che era tutto di Youichi. Non sapeva perché ma gli ricordava il modo in cui solevano giocare insieme.
Youichi appoggiò la fronte alla sua per un istante, poi gli diede un altro bacio veloce e si sollevò. Ryou lo guardò confuso. “Dove vai?”
“A fare provviste,” rispose Youichi saltando giù dal suo letto e recuperando velocemente i suoi vestiti e quelli dell’amante. Appoggiò i secondi sul materasso, poi prese a vestirti. “Non si sa quando Cenerentola tornerà dal ballo ed è meglio evitare dargli qualche motivo per fare domande.”
Ryou non disse nulla mentre l’altro usciva dalla porta ma accolse il consiglio con una smorfia. “Cenerentola al ballo, eh?” Si disse infilandosi la maglietta. “Chissà chi è il disgraziato principe...”
 
 
***
 
 
Kazuya cadde all’indietro picchiando la nuca sul terreno come la palla lo colpì dritto in fronte.
Si concesse un paio di secondi per assicurarsi che l’idiota non gli avesse ridotto in pezzi gli occhiali, poi sollevò una mano per massaggiare il punto colpito dall’ultimo lancio.
“Oddio!” Prese ad urlare Sawamura come in preda ad una crisi di panico. “Ho ucciso Miyuki Kazuya!”
Kazuya sbuffò e si tirò in piedi, nonostante gli dolesse la testa. “Ti piacerebbe...” Disse con un sorriso sarcastico. “Dovrai fare di meglio per liberarti di me, smettila di urlare... Che cosa intendi fare con quella mazza, Sawamura?”
 
 
***
 
 
Youichi stava fischiettando davanti al distributore automatico quando del caos in lontananza attirò la sua attenzione. Recuperò le due lattine che aveva comprato per lui e Ryou e si diresse verso il cancello del dormitorio. Gli bastò allontanarsi di un paio di metri dall’entrata per accorgersi che qualcuno si stava allenando al primo campo da baseball. Assottigliò gli occhi ma a giudicare da quanto rumore faceva uno dei due ragazzi e con quanta euforia si agitava, Youichi comprese che Sawamura non era ancora sulla strada per il letto quella notte.
Però, l’altro non gli sembrava essere Chris da quella distanza.
“Kuramochi...”
L’intercampo si voltò e sbatté le palpebre un paio di volte come vide Chris comparire nel suo campo visivo. “Senpai?” Domandò confuso voltandosi di nuovo verso il campo da baseball. “Ma... Ma...”
“È Miyuki, sì,” confermò Chris affiancandosi al ragazzo più giovane. “Vanno avanti da quasi due ore e nessuno dei due accenna a voler gettare la spugna.”
Youichi fissò le due figure che si muovevano in lontananza confuso. “Sawamura non mi ha detto niente,” disse e se Miyuki Kazuya accettava di ricevere per Sawamura Eijun, il minimo che si aspettasse dal lanciatore è che mettesse i manifesti e li dedicasse a Furuya, tanto per farlo irritare.
“Non lo sapeva,” si limitò a dire Chris.
Youichi lo guardò e si accorse che sembrava soddisfatto da quel quadretto di quotidiana follia almeno quanto lui ne era inquietato. Che cosa si erano detti alla pausa pranzo quei due? Per convincere Miyuki Kazuya a guardare in faccia il peggiore dei suoi errori senza preoccuparsi dei sensi di colpa, doveva proprio essere stato un discorso ad effetto.
“Domani sarà una lunga giornata...” Gli sfuggì. Era certo che nè Sawamura nè Miyuki avrebbero avuto pietà di lui dopo un simile evento ed avrebbe dovuto fare i conti punto a capo con tutti gli istinti violenti che aveva.
Chris rise. “Già, sei tra due fuochi... In classe con uno, in stanza con un altro...”
“Oh, Chris-senpai, se fosse solo questo!” Disse stancamente. Era già abbastanza stressante il pensiero di condividere i suoi spazi e tempi con Miyuki o Sawamura ma, in verità, i suoi spazi ed i suoi tempi erano completamente invasi da Miyuki e Sawamura.
Quelli erano i momenti in cui avrebbe tanto voluto mollare il liceo, la sua carriera sportiva e scappare con Ryou in un monolocale da studenti universitari ad almeno mezza Tokyo di distanza.
“Perché c’è dell’altro, vero?” Domandò Chris.
Youichi si fece improvvisamente serio.
“Dimmi, Kuramochi,” Chris si fece più vicino, “tu che cosa pensi di Miyuki e Sawamura?”
Da principio, Youichi non seppe come rispondere. Avrebbe potuto dirgli di come Sawamura Eijun fosse ossessivamente determinato a dimostrare il suo valore al ricevitore ma era una cosa per cui il loro lanciatore mancino aveva una fissa in generale. Però, non c’era nulla che rendesse Sawamura Eijun più rumoroso di Miyuki Kazuya.
Di contro, non c’era nulla che rendesse Miyuki Kazuya più stronzo di Sawamura Eijun, fino a che non lo danneggiava inavvertitamente e diveniva a tratti cinico e a tratti bastardo per nascondere i sensi di colpa. Poi, ogni tanto...
“La sua forza è importante? Certamente, ho grandi aspettative per lui e voglio che cresca... Se viene distrutto dalle sue insicurezze, sarò io quello nei guai!”
“Stai parlando in modo assurdo...”
“Lo so...”
Youichi lasciò andare un sospiro stanco e Chris gli concesse un’amichevole pacca sulla spalla. “Sì, lo credo anche io.”
L’intercampo lo guardò confuso. “Io non ho detto niente.”
Chris sorrise. “Non ce n’era alcun bisogno.”
 
 
***
 
 
La palla rimbalzò contro la rete e finì a terra. Rotolò fino a che non si fermò proprio a metà strada tra il lanciatore ed il ricevitore.
Kazuya sospirò. “Lo sai che, secondo le regole, la palla deve finire nel mio guantone, vero?”
“Non ti sei spostato di un millimetro!” Esclamò Eijun. “È passata appena sopra la tua spalla.”
“Riceverò qualsiasi cosa mi lancerai in partita, ma qui voglio uno strike!” Disse Kazuya con un sorriso di sfida. “O devo credere che continui a lanciare la palla lasciando la direzione alla fortuna?”
Eijun lo guardò in cagnesco e si avvicinò per raccogliere la palla.
Non si accorse che Kazuya si era alzato per fare lo stesso.
Eijun toccò la palla, Kazuya, invece, la sua mano.
I loro occhi s’incrociarono in un gesto automatico.
Eijun guardò il ricevitore. Kazuya guardò il lanciatore.
Restarono immobili per un istante di troppo.
Eijun raccolse la palla. Kazuya si allontanò per primo.
 
 
 
L’estate era ormai finita ma la nuova stagione non era ancora cominciata.
 


 
 
***
Angolo dei deliri e delle inutili giustificazioni
Probabilmente, molti si aspettavano un prequel alla fine del quale Eijun e Kazuya finivano felicemente insieme. Spero di non aver deluso. In fin dei conti, questi sono i loro primi, veri passi ma per la vera e propria storia ho in mente qualcosa di più corposo (e non a one-shot) e ho bisogno di arrivare in fondo alle due stagioni prima di sapere con assoluta certezza che cosa scrivere. In compenso, qui il focus si è ribaltato: i veri protagonisti qui sono Kuramochi, Haruichi e Furuya con Ryou-san come guest star d’eccezione, mentre Kazuya ed Eijun finiscono un po’ sullo sfondo, guardati da tutti ma ancora incapaci di guardare l’uno negli occhi dell’altro... Fino all’ultima scena.
Piccola nota: la canzone che canta Eijun nella scena della doccia è la stessa che da titolo alla one-shot.
Se questo progetto appena nato avrà occasione di andare avanti, era mia intenzione non focalizzare la scena solo su due personaggi e lasciare che il resto del cast facesse da supporto, così spero che l’approfondimento di alcune dinamiche solo accennate nella prima parte sia di vostro gradimento e vi faccia vedere anche il primo lavoro come più completo.
Nei piani POTREBBE esserci una terza one-shot sequel di entrambi questi lavori (ambientata qualche anno dopo la prima storia pubblicata) ma devo valutare quanto questo potrebbe intaccare la trama e la costruzione dell’intera serie.
Bene, l’esperimento continua...
Per qualsiasi domanda, curiosità o altro, sono sempre disponibile sulla mia pagina autore: https://m.facebook.com/MforMarta
Grazie mille per aver letto!






 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ace of Diamond / Vai alla pagina dell'autore: Ode To Joy