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Autore: tisdalesvoice    13/04/2016    5 recensioni
Uno sguardo.
Era bastato un solo sguardo per far si che gli sforzi di Zayn andassero in frantumi dopo anni.
Quando gli occhi verdi di Lydia avevano incontrato i suoi, sapeva che tutto, oramai, sarebbe cambiato.
Lui non avrebbe mai voluto che tutto ciò accadesse, soprattutto con una ragazza così innocente come lei.
Zayn non sapeva nulla di Lydia, così come Lydia non sapeva nulla di Zayn -o almeno in parte-, ma gli era bastato guardarla per qualche secondo per capire come fosse lei in realtà.
Lui la paragonava alla luce, perchè la sua purezza era così immensa capace di contagiare chiunque, anche un mostro come lui. E se lei era luce, Zayn era l'oscurità. Ma il punto era che lui non faceva parte di quel mondo. Era un essere umano, certo, ma con poteri che avrebbero potuto fargli distruggere ogni cosa... anche lei.
Entrambi erano così tremendamente diversi, ma questo oramai non aveva più importanza. Il legame che adesso avevano era indissolubile, creatosi solo con un contatto visivo.
Ma se gli avvenimenti portavano al pericolo, poteva Zayn proteggerla persino da se stesso?
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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حرية


 
 
Lydia aprì piano i suoi occhi guardando l’orario sul suo cellulare.
Si era svegliata 10 minuti prima della sveglia. Si girò dall’altro lato e Zayn non c’era. Forse era in cucina, o era uscito. O era ovunque per scamparsi la litigata che lei aveva in mente di fare.
Non voleva, in realtà, del tutto litigare, ma solo dirgli di non nasconderle le cose, di non mettersi in pericolo a causa sua e soprattutto, che la lasciasse pagare quello che doveva. Perché si, quel discorso era ancora aperto, per quanto lui l’avesse coccolata per far si che ci passasse su. Era debole sotto i suoi abbracci, i suoi sussurri e le sue mani, ma non avrebbe mai lasciato perdere un argomento così importante. E poi le dava davvero fastidio tutta quella situazione.
Scese dal letto e si recò nel salone, non trovandolo nemmeno lì. Come aveva previsto, era uscito.
Andò in bagno a preparasi per quella giornata scolastica e quando finì di mettersi il mascara, sentì la porta d’entrata chiudersi.
Uscì dal bagno, appoggiandosi allo stipite della porta, guardandolo poggiare la giacca di pelle sul divano. Sembrava davvero… arrabbiato.
Il suo sguardo poi si posò su di lei. «Buongiorno bellissima.» lo disse quasi sospirando, come se si fosse tolto un peso di dosso.
«Buongiorno.»
«Hai fatto colazione?» le chiese, guardando il suo cellulare.
«Ehm, no.»
«Falla.»
«Mi sono già lavata i denti.»
«Te li lavi di nuovo.»
«Non ho fame. Prenderò qualcosa dalla macchinetta della scuola.»
Lui sospirò profondamente, chiudendo per un attimo gli occhi per poi riaprirli e guardarla di nuovo. «Sto cercando di restare calmo, Lydia. Sul serio.»
«Non sto cercando di farti arrabbiare. Sono tranquilla e calma.»
«Be’, mi stai facendo innervosire comunque. Non ti costa nulla mangiare qualcosa.»
«Ed io ti ho detto che lo farò quando sarò a scuola. Ti basterebbe credermi sulla parola.»
«Si, come ti ho creduto due mesi fa.»
Lydia si sentì ferita, nonostante quella fosse la pura verità. Gli aveva sempre mentito sul cibo, ma adesso poteva fidarsi di lei. Ma comunque, quella ferita, la face scattare. «Mi spieghi qual è il tuo problema?!»
Il moro si voltò completamente verso di lei. «Il mio problema è che dopo aver sopportato situazioni di merda, non posso stare tranquillo neanche qui perché tu non vuoi fare una cazzo di colazione per non sbattere a terra! Di nuovo!»
«Il mio problema invece è che sono stanca di non essere creduta sulla parola quando ti dico che ho mangiato o che lo farò! Per tua informazione, non ho intenzione di tornare nello stato in cui ero! E sono stanca di essere trattata come una bambina in certe situazioni! Io so prendermi delle responsabilità e so quando devo farlo!»
Zayn si grattò nervosamente la barba, guardando altrove. «Non iniziare.»
«Oh, inizio eccome.»
«Questa non è casa tua! Non hai diritto di pagare a nulla! Sei la mia ragazza! Non ho bisogno contributi da un cazzo di nessuno! E ho la possibilità di comprare un cazzo di supermaket quando mi pare e piace.»
«Ancora una volta: a me non interessa! Io odio sentirmi ed essere consapevole di essere una spesa per te!»
«Ma non lo sei! Quando lo capirai e smetterai di dire sempre le stesse cose?!»
«Quando la smetterai anche tu di prendermi per stupida! Che ti piaccia o no, mi troverò un lavoro e pagherò ciò che c’è da pagare!»
Il moro non potè trattenere la sua piccola risata e Lydia si sentì andare in fiamme. Come osava riderle in faccia?
Arrabbiata, si recò in camera per prendere la sua giacca e la borsa, avviandosi verso l’uscita.
«Lydia, dove stai andando, torna qui.» le disse Zayn, ma lo ignorò ed uscì di casa, sbattendo la porta. Mai era stata più arrabbiata come in quel momento. Avrebbe voluto… prenderlo a schiaffi.
«Lydia, sei fottutamente seria?!» urlò Zayn dalla cima delle scale, guardandola sparire poi dalla sua vista.
Si sarebbe strappato i capelli dalla rabbia. Odiava la testardaggine di quella ragazza ed io modo in cui lo facesse perdere, letteralmente, il controllo di sé stesso.
Rientrò in casa, camminando avanti e indietro cercando, in qualche modo, di calmarsi, ma nell’attimo in cui si diceva di restare calmo, stava già dando un pugno sul tavolo, spaccandolo poi completamente.
«Zayn
No, non ora. Non adesso.
«Trasformati
Lui ci provò con tutto se stesso, come ogni volta, a resistere a quegli ordini; a sopportare le fitte alla testa, che poi si presentarono in tutto il corpo, a trovare la forza nelle gambe per restare in piedi. Ci provò davvero, ma era sempre una battaglia persa. Eppure lo sapeva, ma lottava comunque, perché non poteva fare altro.
Nero.
Nero era tutto ciò che vedeva.
Un colore così scuro, che non permetteva a nessuno di poter vedere nulla, eppure lui vedeva ogni cosa presente sul suo cammino, cercando ciò che la sua voce voleva.
Sentiva quel sangue marcio che gli scorreva nelle vene ribollire in tutto il suo corpo, una rabbia che aumentava ogni volta che si trasformava, sempre di più. La voglia, il desiderio di distruzione di qualsiasi cosa o persona, di quel liquido rosso scorrergli giù per le mani, per la bocca. Doveva farlo, ne sentiva il bisogno, non lo faceva da troppo tempo.
Sfogava quel che poteva contro quegli alberi nella foresta che percorreva veloce, distruggendone qualcuno, ma non bastava. Non sarebbe mai bastato.
La voce continuava a parlare, a dargli ordini, e il suo unico scopo era quello di ubbidire, di soddisfare quelle assurde e sanguinose richieste.
E stava per farlo, fin a quando il suo cammino non fu interrotto e si ritrovò a terra, tra le foglie bagnate.
«Ci rivediamo, stronzo.»
Odiava essere sfidato e odiava che qualcuno si intromettesse sul suo cammino. La sua rabbia crebbe e non riuscì neanche a rendersi conto che quello era il suo migliore amico, come accadeva ogni volta, che lo stava solo proteggendo. Ma d’altronde, quello non era il vero Zayn. Sotto quella voce così insistente, temeraria e potente, c’era la sua che gridava aiuto.
E Louis la sentiva quella voce, sapeva che il suo migliore amico era ancora lì. Doveva aiutarlo.
«Oh, ora arriva il momento che ti incazzi di brutto.» commentò il moro, schivando in tempo un pugno.
Provò a rispondere e schivare quei colpi quanto poteva, ma, nonostante fosse un Guardiano, la forza di Zayn era difficile da controbattere. Era uno dei demoni più forti.
Prima che lui potesse nuovamente attaccarlo, lo vide fermarsi di botto e, d’un tratto, cascare a terra.
Zayn era tornato, più debole del solito. Questa volta sembrava faticare davvero a respirare.
Louis gli si avvicinò subito, facendolo appoggiare a sé, ma l’amico gli pregò di farlo stendere. Accontentò la sua richiesta, restandogli accanto.
«Cazzo, sei sempre più debole Zayn.»
«Già…» riuscì a dire lui, non avendo la forza neanche di aprire gli occhi. Si concentrava solo sul suo respiro.
Louis compose subito il numero di Lydia. Voleva assicurarsi che stesse bene. Dopo l’ultima volta, nel cortile della scuola dove entrambi svennero contemporaneamente, non voleva che accadesse di nuovo. Per quanto suo nonno gli avesse accennato qualcosa, lui ancora non ci capiva nulla.
«Hey Louis.» rispose lei dall’altra parte del telefono.
«Hey raggio di sole. Tutto bene?»
«Si, tutto benissimo. Alla grande.»
«Dalla voce non si direbbe.» non sembrava debole, tirò un sospiro di sollievo per questo. Era solo arrabbiata.
«Be’, il tuo migliore amico sa perché!»
Sorrise. «Che ha combinato adesso?»
«Lui è… è…»
«Uno stronzo. Puoi dirlo. So che lo è.»
«Si, quello!»
Zayn, steso a terra sulle foglie, ridacchiò, riuscendo a sentire quella piccola voce. Quasi riuscì a riprendersi solo ascoltandola.
«Sembri strafatto.» gli disse l’amico, chiudendo la chiamata.
«Non ha una voce bellissima?»
«La devi smettere di farla incazzare.»
Lui sorrise. «Mi piace farla incazzare.»
«A lei non tanto.»
«Oh, fidati, si diverte pure lei a farmi incazzare.»
«Tu sei sempre incazzato. Da quando c’è lei meno del solito.»
«Già…» sospirò. «Da quando c’è lei…»
L’amico sospirò con un sorriso sulle labbra prima di sedersi accanto a lui, guardandolo. «La ami, non è vero?» gli chiese dopo un po’.
Zayn era ancora con gli occhi chiusi, aspettando che quella fastidiosa debolezza presente in tutto il suo corpo svanisse. Nella sua mente apparve l’immagine di Lydia in quella mattina, arrabbiata, furiosa e bellissima.
«Non lo so. Cos’è l’amore, amico? Può un demone essere in grado di amare?»
«Certo che si: ami già me.»
Il moro ridacchiò. «Se.»
«Sei un essere umano, Zayn. Di conseguenza sei in grado di sentire e provare ogni cosa, come tutti su questo mondo e non.»
Zayn rimase in silenzio per un po’, riuscendo ad aprire, piano, i suoi occhi. «Io non la merito.»
«Zayn-»
«Sono serio, Louis. Me ne rendo conto ogni giorno. Potrebbe avere qualcuno che la ami come meriti, come si deve, perché io non so neanche come si fa. Dovrei andarmene via, lasciarle vivere la sua vita ed incontrare qualcuno che la renda felice, più di quanto io stia cercando di fare, semmai ci stessi riuscendo. Ma non ce la faccio. E sono un’egoista di merda, lo so, ma io senza quella ragazza… cazzo, mi sento di impazzire. Preferisco che non mi parli perché è incazzata con me per mesi o più che uscire dalla sua vita per sempre. Non ce la faccio a lasciarla e mi odio per questo, ma… sul serio, io…»
«Ma, sul serio, tu la ami.»
Il moro si lasciò andare in un sospiro quasi liberatorio. Fu grato al suo migliore amico di averlo detto al posto suo; lo aveva detto con una tale semplicità e quel pizzico di comprensione che gli serviva. Per lui sarebbe stato sempre difficile dirlo apertamente, forse anche ammetterlo, e, cosa strana, non sapeva il perché. Gli era ancora fin troppo assurdo pensare gli fosse possibile farlo.
«Stai sanguinando, Louis.» gli fece notare Zayn.
Louis si pulì con la mano quello strato di sangue che gli stava scorrendo al lato della bocca. «Non è niente.» si alzò. «Avanti, ti accompagno a casa. Hai bisogno di una doccia.»
Aiutò il suo amico ad alzarsi e lo fece poggiare completamente a lui, con un braccio attorno alle sue spalle. Lui lo tenne sù stringendolo al fianco.
«Hai bisogno di una doccia anche tu.»
«Si, ce la faremo insieme. Faremo cose sconce in doccia.»
«Ti piacerebbe.»
«Si, ti prego!» disse Louis, facendo una voce stridula femminile, provocando una risata al suo debole e stanco migliore amico.

 
—— ❀ ————
 

Lydia restò ferma sul marciapiede poco distante dalla biblioteca, stringendo nervosamente il manico della sua borsa.
Era molto in ansia per questo primo giorno di lavoro. O forse era una prova? Eppure Anne non gliel’aveva detto. Ma comunque, voleva che andasse tutto bene, perché ne aveva bisogno.
A scuola non aveva pensato ad altro. Era stato un pensiero usato come deviazione per non ricordare la litigata fatta in mattinata con Zayn. Si era distratta parecchio a scuola. Ci aveva pensato anche Grace e non gliene aveva neanche parlato. Non ne aveva voglia, in realtà. Per quanto arrabbiata fosse, e lo era ancora, ci era rimasta un po’ male per certe sue frasi. Forse lui neanche se le ricorda, o neanche se n’è reso conto di averle dette.
Si chiedeva se questi costanti litigi fossero sempre e solo per colpa sua, e se la loro relazione potesse andare avanti così.
Prima che potesse andare in paranoia, il suono del suo cellulare la riprese da quei sciocchi pensieri.

Da: Zayn (4)
Lydia, rispondi al telefono.

Non ignorarmi. Per favore.  

   Rispondi almeno a un messaggio.

Mi stai facendo incazzare.  

 

Aveva ignorato per tutta la giornata il suono del suo cellulare che squillava costantemente. Non voleva parlargli, avrebbe lasciato che si arrabbiasse ancora per un po’. D’altronde anche lei lo era.
Chiuse la casella di messaggi piena da parte di Zayn e posò il cellulare in borsa, dirigendosi verso la porta d’entrata della biblioteca.
Come al solito, fu circondata da un piacevole silenzio e notò che c’erano già delle persone sedute ai tavoli e che giravano tra gli scaffali.
«Lydia.» la salutò Anne con un sorriso. «Sei in anticipo.»
«Oh, si, ho preso una scorciatoia.»
«Bene. Prima sei qui, prima potrai finire.» le disse.
«Okay, cosa devo fare?» domandò lei, poggiando borsa e cappotto dietro il bancone. Qualche secondo dopo la seguì mentre la guidava verso l’ultima sala. C’erano due scaffali enormi completamente vuoti, affiancati da vari carrelli pieni di libri. Anne le spiegò di sistemarli a seconda dell’anno e in ordine alfabetico, e di pulire gli scaffali con uno straccio che poi le porse.
Tutto estremamente semplice. Poteva farcela, e poteva farlo bene.
Il suo cellulare suonò ancora. Anna la richiamò con lo sguardo.
«Cellulare.»
«Si, ehm, ora lo spengo. Mi scusi.»
«E dammi del tu o ti licenzio.» scherzò.
«Okay.» ridacchiò lei, mentre spegneva definitivamente il suo cellulare. Zayn si sarebbe arrabbiato sul serio adesso. Meglio così.
«Bene, ti lascio al tuo lavoro. Per qualsiasi dubbio, chiedi a me.»
«Grazie mille Anne.» le sorrise, per poi essere ricambiata dalla donna che poco dopo se ne andò nella sala principale.
Prese un respiro profondo e iniziò il suo incarico. Per essere il suo primo giorno le era andata più che bene.
Quando finì di sistemare i libri sui carrelli presenti lì, tornò nella sala principale per prendere gli altri due. Aveva ancora uno scaffale e mezzo da riempire.
Si avvicinò al bancone per chiedere ad Anne degli scaffali e la donna andò a prenderglieli da una stanza lì in fondo.
Quando tornò, Lydia notò sul suo braccio dei nei. Ci mise qualche secondo a notare la familiarità con una costellazione che ricordò aver mostrato a Zayn qualche sera fa.
«Che cosa buffa.»
«Cosa?» chiese confusa Anne.
«Oh, be’, sul tuo braccio questi nei, se uniti, formano la costellazione Cassiopea.»
«Oh… davvero?» mormorò, coprendosi poi subito di nuovo il suo braccio con la camicia che aveva piegato fino al  gomito.
Lydia sembrò di averla quasi infastidita. «Si, ehm, anche io ne ho una. Sulla gamba. Quella del Grande Carro.» tentò di focalizzare l’attenzione su di sé, per sdrammatizzare.
«Che cosa buffa, si.» quasi sorrise. «Dai, torna a lavoro. Così torni a casa presto.»
«Si, okay.» mormorò sorridendo a sua volta, mentre spingeva il nuovo carrello pieno di libri.
Si allontanò confusa dal suo nuovo capo, chiedendosi se in qualche modo l’avesse offesa con quella sua curiosa osservazione.

 
—— ❀ ————
 

Zayn e Louis arrivarono alla base, salutando i loro compagni mentre si avviavano verso l’ufficio di Hunter.
Prima che potessero entrarci, la porta si aprì rivelando EJ che lo salutò con un sorriso mentre piano si allontanava.
«Zayn.» lo salutò.
Zayn ricambiò altrettanto quel sorriso finto, scagliando poi un pugno sul suo viso facendolo cadere a terra.
«EJ.» salutò a sua volta, superandolo.
Louis lo seguì a ruota e si voltò per un attimo per assicurarsi che EJ fosse ancora vivo. Lo era, solo stordito e col sangue che gli scorreva dalla bocca. Avrebbe avuto sicuramente complicazioni in futuro per quanto riguarda il suo viso.
«Come cazzo hai fatto a controllarti così?!» sussurrò l’amico del tutto sorpresa.
«Controllo questo pugno da quella serata in discoteca.» rispose Zayn. «Troppo facile toglierlo di mezzo. Diventerò il suo cazzo di incubo.»
«E’ arrivato mio nipote, non è così?» urlò Huter dalla stanza. I due amici entrarono e lui sorrise. «Quando sento un tonfo è sicuro che sia tu.»
«Com’è andata la tua giornata, zio Hunter? A me sta andando tutto alla grande.» disse il moro, del tutto ironico, mentre si sedeva sulla poltroncina. Louis restò in piedi.
«Oh, si vede, nipote.» commentò l’uomo. «Come sta Lydia?»
Lui lo richiamò quasi con lo sguardo.
«Che c’è? E’ mia nipote, adesso. Devo sapere se sta bene.»
«Oh, lei sta benissimo
«Lo fa incazzare di brutto.» ridacchiò Louis.
«Oh, lo so, si vede che ha un bel caratterino. Ma riesce a calmarlo anche con poco. E’ una ragazza molto speciale.»
«Si si…» tentò Zayn, sentendosi già troppo in imbarazzo.
«Ho sentito che hai avuto problemi con la consegna di questa notte.» disse poi Hunter.
«Già. Tranquillo, tutto risolto. Il camion è dove deve essere.» lo rassicurò il moro.
«Li hai fatti fuori?»
«Ho messo il pollice di uno nel buco del culo di un altro. Anche se mi hanno fatto incazzare abbastanza perché avevano artiglieria pesante.»
«Notevole.» commentò Louis.
«Perfetto. Avrei un altro incarico per voi. Qualcuno ha avuto il coraggio di chiedere una percentuale più alta di quella che avevo offerto. Facciamogli capire un po’ con chi hanno a che fare.»
«Adoro tutto ciò.» disse Louis, del tutto entusiasta. «Che dobbiamo fare?»
«Dovete andare qui…» Hunter scrisse l’indirizzo su un pezzo di carta. «E far saltare il capannone. Assicuratevi che non ci sia qualcuno. Non deve morire nessuno.» guardò poi Zayn. «Nessuno, Zayn.»
«Okay, ho capito.» si alzò.
«Portatevi qualcuno. Quell’Horan, si.»
«Va bene.»
I due uscirono dalla stanza, trovando EJ ancora a terra che adesso, piano, riprendeva i sensi.
«Buongiorno, bell’addormentata.» lo salutò nuovamente Zayn.
«Tomlinson… ovviamente non sei… riuscito a bloccarlo… vero?» riuscì a dire il ragazzo.
«No, ho i riflessi bassi, amico. Magari la prossima volta andrà meglio.»
Uscirono dalla base e chiamarono Niall che si presentò subito dopo sul posto.
«Hey rag-»
«Shh!» lo zittò Louis. «Il fatto che siamo nascosti non ti dice niente?!»
«Non ho mica urlato!»
«Zitti entrambi.» sbottò Zayn. Studiò per qualche minuto in più la zona. «Dobbiamo far uscire quei due.»
«Possiamo andare sul retro e-»
«Posso avvicinarmi un po’ di più e colpirli con qualche sasso. Una volta storditi, li facciamo uscire e poi BOOM!» propose Niall.
Zayn pensò che fosse una buona idea, anche perché Niall aveva un’ottima mira. Era conosciuto per questo.
«Okay, bene, mi annoio troppo per pensare a qualcosa di più elaborato.» disse Louis, facendo roteare gli occhi del suo migliore amico.
L’irlandese avanzò di soppiatto verso le rocce davanti a loro e prese qualche sassolino lanciandoli poi fuori al capannone, per attirarli all’esterno.
«Glielo dirai mai cosa sei?» sussurrò Louis a Zayn.
Il moro quasi rise. «A Niall? No, non ci crederebbe mai. E se lo facesse, crederebbe che io sia più che altro un alieno.»
«Be’, sempre meglio di un demone.»
Si voltò verso di lui, fulminandolo con lo sguardo.
«Cercavo di essere di conforto!» si giustificò l’amico.
I due si voltarono vedendo Niall colpire l’ultima vittima proprio sulla fronte, che poi cadde a terra accanto all’altro.
Si girò soddisfatto verso gli amici. «Potete solo baciarmi il culo, pivelli.»
«Si, si.» mormorò Zayn.
Sparsero tutt’intorno al capannone e al suo interno benzina.
«Posso avere io l’onore?» chiese quasi disperato Niall a Zayn mentre prendeva l’accendino. L’amico poi glielo porse e lui lo accese, guardando poi la scia di fuoco diffondersi sul tutto il percorso di benzina.
Un attimo dopo, il capannone prese fiamme e si allontanarono abbastanza da non restare feriti dalla piccola esplosione che ci fu sul retro.
Tornarono dagli uomini ancora storditi e velocemente li legarono ad un albero. Louis ebbe l’idea di spogliarli completamente, mettendo le loro mutande sopra le loro teste.
«Adorabili.» commentò.
Zayn si guardò attorno per assicurarsi che non stesse arrivando nessuno quando in lontananza, tra le piante di grano, vide una figura. Non sembrava neanche umano… era di colore nero.
«Louis, la vedi anche tu?» sussurrò all’amico.
Prima che potesse attendere una risposta, la figura iniziò a muoversi, correndo tra le piante.
Zayn corse subito verso di essa, cercando di non perderla di vista. Corse così veloce tanto da raggiungerla, ma prima che potesse anche solo toccarla, prese fuoco, sparendo in un nano secondo.
Si guardò attorno, confuso e sorpreso. Come diavolo aveva fatto, e soprattutto, cosa diavolo era?
I due amici lo raggiunsero poco dopo, confusi quanto lui. Zayn guardò il suo migliore amico e lui ricambiò lo sguardo.
«Ma che cazzo è successo?» domandò il biondo, col fiatone.
«Non lo so, credevo di aver visto qualcuno.» disse Zayn.
«Qualcosa ha preso fuoco qui, come cazz-» si bloccò subito, guardandosi prima attorno, poi il cielo, poi di nuovo il cerchio nero di grano bruciato sotto i loro piedi. «Sono gli alieni, io lo so.»
Il moro ridacchiò, guardando Louis come per dirgli “Te l’avevo detto”.
«Ma di che cazzo di roba ti fai?» sbottò Louis.
«E’ così, se no cosa?!»
«Oh, ti prego.»
Zayn rise mentre ascoltava quel loro piccolo dibattito e, ancora confuso da quello che aveva visto, prese il cellulare e compose il solito numero.
Rispose la segreteria telefonica.
Sentiva di poter spaccare qualsiasi cosa in quel momento.
«No, no, no, no.» gli si avvicinò subito Louis. «Lo hai appena comprato.» gli disse, mentre gli sfilava il telefono dalla mano che nervosamente stringeva, quasi a distruggerlo.
«Ha spento il telefono!»
«E ha fatto bene, perché sei un cazzone e ti tiene testa.»
«Odio quando fa così.»
«Magari anche Lydia crede negli alieni.»
Zayn e Louis si voltarono verso l’amico, rimproverandolo con lo sguardo.
Il biondo alzò le spalle. «Potrebbe.»
Il moro gli si avvicinò. «Sul serio, amico, fatti meno canne.»

 
—— ❀ ————
 

Zayn si appoggiò alla sua moto, aspettando di vedere Lydia uscire dalla biblioteca.
Non ci mise molto a farlo, e quando lo fece, la sentì salutare qualcuno prima di chiudersi la porta alle spalle. Lui era distante, non poteva vederlo.
La vide frugare nella borsa e fermarsi sul marciapiede mentre accendeva il telefono. Si avvicinò poi piano dietro di lei, cingendole i fianchi con le mani e portandola vicino al suo corpo. «Potresti anche rispondere ad uno di quei messaggi.» le sussurrò.
Lei sobbalzò subito, rischiando di far cadere il cellulare sull’asfalto che fortunatamente riuscì a prendere portandoselo contro il petto.
Il moro ridacchiò mentre le dava un bacio sul collo prima che lei riuscisse a liberarsi dalla sua presa.
«No.» disse duramente Lydia, voltandosi verso di lui.
Lui la guardò con un sorriso appena accennato. «Sei ancora arrabbiata?»
«Oh, si.» disse lei, incrociando le braccia al petto.
Zayn tentò la sua mossa, avvicinandola nuovamente a lui, ma, con sua sorpresa, Lydia si scostò ancora.
«No! Non puoi fare così! Non si risolve tutto solo… abbracciandomi, baciandomi e cose così.» la sua voce era ferma, bassa per non farsi sentire dalle altre persone, ma chiara e perfetta.
Lui aveva appena smaltito la sua rabbia, o almeno Niall ci era riuscito con tutte quelle teorie sugli alieni e aveva già dimenticato tutto. Quasi si chiedeva per cosa avessero litigato quella mattina.
«Che cosa ho detto o fatto?»
Davanti a sé, le espressioni del viso di Lydia si fecero più dure. Era furiosa, poteva capirlo bene. Infatti, lei si voltò per andarsene, ma lui la prese per il polso, facendola voltare di nuovo.
«Lydia.»
«Hai anche il coraggio di chiedermi cosa hai fatto?!»
«Si.»
Lydia avrebbe voluto prenderlo a schiaffi sul serio. «Mi hai riso in faccia.» gli disse, mentre ancora cercava di liberarsi dalla sua presa.
Il moro ricordò tutta la litigata di quella mattina, ciò che aveva fatto e detto e cosa lo aveva fatto arrabbiare così tanto, quasi quanto lei. Gli venne da sospirare, e poi la guardò, quasi come a scusarsi, ma non sarebbe bastato. Sembrava averla ferita davvero, per l’ennesima volta.
Nonostante lei si scostasse con insistenza, lui riuscì ad avvicinarla a sé e ad avvolgerla con le sue braccia. Con una mano, teneva il suo capo vicino al suo petto, stringendole appena i capelli, e con l’altro braccio la stringeva al suo corpo. Lei fece resistenza per un po’, poi si lasciò andare. Restarono così per un minuto, in silenzio, mentre lui le accarezzava i capelli e le dava dei baci sulla fronte.
«Mi hai fatta sentire come una stupida.» sussurrò lei. Lydia non seppe nemmeno come riuscì a trattenere le lacrime.
«Tu non sei stupida e non lo penso.» abbassò il capo per guardarla, ma lei non ricambiò lo sguardo. «Non ho riso perché ho trovato stupido ciò che hai detto, o te, ma perché mi fa tenerezza la tua determinazione e testardaggine. Anche se questa mi fa incazzare.»
«Non posso essere tenera anche quando mi arrabbio.» mormorò lei.
«Si invece. Infatti mi diverto a farti arrabbiare.»
Lydia tentò di dargli un pizzicotto, ma lui bloccò la sua mano in tempo mentre ridacchiava.
«Tanto lo so che anche tu ti diverti a farmi incazzare.»
Lei non rispose e lui inclinò di nuovo il capo per guardare i suoi occhi. Lydia evitò il suo sguardo, nascondendosi un po’ di più. «Mh?» mormorò Zayn.
«Un pochino.» ammise lei infine.
Lui ridacchiò mentre le dava altri baci sulla fronte. «E quella è anche casa tua. Non credere mai a ciò che dico quando sono arrabbiato. Ho la brutta abitudine di sfogare su di te le giornate brutte che mi capitano e prometto di non farlo più.» la fece scostare dal suo corpo in modo da guardarla bene, questa volta. «Io non sono mai stato in una relazione. Ho sempre dovuto pensare solo a me stesso e non so come comportarmi ore che tu sei diventata la mia unica e sola priorità. Non so se sto facendo tutto giusto. Se sto sbagliando, ti chiedo scusa e ti prometto di migliore. Non prendere mai sul serio ciò che ti dico quando sono arrabbiato perché sono cose che non penso realmente. So di essere uno…»
«Stronzo
Zayn la guardò stupito e divertito allo stesso tempo. «Cosa?»
«Sei uno stronzo.» ripetè lei, incrociando le braccia al petto.
A quel punto scoppiò a ridere. «Questa è una delle scene più esilaranti di sempre.»
Lydia si trattenne dal ridere anche lei, quasi contagiata da quella risata.
«Come ci si sente a dire la tua prima parolaccia?»
«Benissimo. Ho appena detto la verità.»
Lui rise ancora, poi tornò serio, continuando a guardarla. «So di essere uno stronzo la maggior parte del tempo, ma credimi, non voglio assolutamente perderti per uno stupido litigio per qualcosa di stupido e insensato che ho detto.»
«Okay.» mormorò lei.
Il moro la guardò per qualche attimo in più, poi sospirò, sconfitto. «Possiamo scendere a dei compromessi.»
Lydia quasi si sorprese. «Davvero?»
«Si… tu puoi… contribuire a pagare qualcosina, se ti fa sentire meglio.»
Sorrise soddisfatta. «Bene.»
«Ma lavorare no.»
«Devo lavorare io, non tu.»
«Lydia.»
«E’ la verità.»
«Ne riparliamo un’altra volta. Ora vorrei portarti in un posto.»
«E se io non volessi venirci?»
Zayn sorrise furbo. «Smettila di fare la difficile e dammi un bacio.»
«No.»
«Odio anche quando fai così, sai?»
«Si.» rispose, nuovamente soddisfatta.
Si avvicinarono alla moto e lui le mise il casco, non riuscendo a rubarle un bacio come aveva pianificato. Si faceva attendere così tanto che quasi impazziva. Quando gli negava un bacio sembrava quasi rivivere quei mesi in cui non aveva potuto farlo.
Salirono sulla moto e Lydia non aveva la minima idea di dove la stesse portando. Si fermarono davanti ad un palazzo abbandonato, dove solo una parte di esso era rimasto in piedi. Era quasi distrutto e completamente trascurato.
Era un posto isolato, circondato da erbacce e dalla poca luce dei lampioni in lontananza. Ma sembrava esserci qualcuno dentro. Si sentiva della musica e del fumo si innalzava nell’aria.
Lei continuò a studiare da lontano quel posto mentre si toglieva il casco e Zayn piano glielo prese da mano, per poi prendere la sua mano e guidarla verso quelle mura distrutte.
«Cos’è questo posto?» domandò.
«Beh, diciamo che qualche anno fa ci passo la maggior parte del mio tempo…»
Quando entrarono nel palazzo, lei potè capire il perché. Le mura erano ricoperte da graffiti: scritte colorate, disegni fantasiosi. A piedi di esse c’erano delle bombolette, forse oramai consumate. Guardò in alto e il soffitto in alcune parti era rotto, lasciando intravedere le stanze al piano di sopra, ricoperte da altri graffiti. C’erano delle persone, che parlavano animatamente, così come davanti a sé. Erano sparse per il posto, negli stanzoni enormi; fumavano e parlavano tra di loro, sembravano essere tutti amici.
Zayn la guidò tra loro, arrivando in una stanza dove c’era un piccolo falò  con persone sedute su degli stracci attorno ad esso.
Salutò un ragazzo che lo accolse con un sorriso, chiedendogli subito dove fosse finito in tutto quel tempo. La presentò poco dopo, anche gli altri presenti, salutandoli poi, conducendola di nuovo fuori, verso delle scale che portavano al piano superiore. Lydia dovette far attenzione a dove metteva i piedi, perché c’erano dei buchi sul pavimento molto vicini. La condusse fino ad una stanza infondo, dove vi trovano dei ragazzi che poi Zayn fece uscire. Non fu scontroso, anzi, fu molto gentile nei loro confronti, tanto che lei si stupì.
«Sei molto gentile con questi ragazzi.»
«Si, beh… sono quelli che riuscivano a capirmi, per certi versi.»
Lei annuì, comprendendo ciò che lui volesse far intendere. Si chiedeva se lei lo capisse quasi quanto questi ragazzi avevano fatto.
Si voltò e vide un suo ennesimo ritratto, ma stavolta era raffigurata solo la sua parte sinistra: l’occhio verde, ricalcato forse qualche volta in più con lo spray per dargli quasi una luce propria; le ciglia folte, il sopracciglio ben disegnato; era riuscito a riportare anche il colore esatto della sua carnagione su quel muro; il naso che quasi lo trovò perfetto, così come metà delle sue labbra. Sembrava aver riportato ogni piccola piega di esse. I capelli ramati, appena mossi, proprio come li aveva in quel momento. Si stupiva ogni volta davanti ad un suo disegno. Era così bravo.
La parte destra era formata da piccoli pezzettini di colore blu e azzurro, forse banali, ma che insieme formavano un mosaico arabo che si allargava per tutta quella parte del muro, confondendosi poi nelle scritte e negli altri disegni che erano lì prima di loro.
Era… meraviglioso. Lydia non ebbe parole per descriverlo. Non riuscì nemmeno a crede che fosse lei, quella metà parte.
«Zayn…»
«Ti piace?»
«E’ stupendo. Sei bravissimo. Hai un talento unico.» gli disse, non riuscendo a staccare gli occhi da quell’ennesimo disegno.
Si avvicinò un po’ di più, per studiare ogni piccola sfumatura e notò, nella parte del mosaico, dei punti neri che sembravano formare una scritta. Riuscì ad intuire che fosse in arabo, ma non sapeva cosa significasse.

حرية

«Cosa vuole dire?»
«Libertà.»
Lydia si voltò verso di lui, un po’ confusa, chiedendogli con lo sguardo di spiegargli cosa significasse davvero per lui. Un po’ lo immaginava, ma voleva che lui almeno si sfogasse. Non lo faceva spesso e ne conosceva il motivo, ma con lei poteva mostrarsi debole. Non doveva aver paura di essere ferito, non da lei. Non l’avrebbe mai fatto.
Lui le si avvicinò, piano. «Dal primo giorno che il demone si è impossessato di me, non ho fatto altro che sentirmi in trappola. Per due anni ho cercato di trovare una via d’uscita, che fosse permanente, ma ovviamente pretendevo troppo.» disse, sorridendo appena, ironico. «Ma qualcuno ha voluto darmi un’altra via d’uscita.» le mise le mani suoi fianchi, attirandola dolcemente a sé. «Hai sempre avuto come una sorta di potere su di me. Dalla prima volta che ti ho vista, hai scombussolato ogni cosa. Hai reso il mio demone… instabile, come se non avesse del tutto il controllo sul mio corpo e la mia mente.» poggiò le sue labbra sulla sua fronte, dandole un lungo bacio. Poi si staccò, respirando il profumo dei suoi capelli. «Tu mi rendi calmo… libero
Lydia sorrise contro il suo petto, grata che gli desse qualche attimo di pace e tranquillità che sentiva di aver bisogno. Non sapeva come potesse essere di così tale importanza per lui, che gli trasmettesse così tanto, anche perché aveva imparato, proprio grazie alla relazione con lui, di avere un carattere che non era poi così gestibile. Forse perché erano diversi e simili solo per piccoli aspetti, ma si promise di continuare a trasmettergli ciò che più desiderava.
Una delle tante promesse che Lydia si era fatta era quella di non permettere al suo demone di vincere contro di lui, il vero lui, con i soli mezzi possibili che una semplice umana potesse possedere. Se lei gli trasmetteva tranquillità, e per qualche attimo lo facesse sentire libero, avrebbe continuato a farlo.
«Posso essere la tua via d’uscita permanente, se lo vuoi anche tu.» gli disse poi, piano.
Zayn guardò i suoi occhi, trasparenti e sinceri come sempre, che gli permisero di vedere la sua paura. E la comprese, a malincuore, ma questa volta non poteva rassicurarla come faceva di solito. Non riusciva a rassicurare neanche se stesso davanti a ciò. Entrambi, non potevano farci niente.
Sospirò. «Lydia, sai che non è poss-»
«Si, invece.»
Capì che non volesse sentire quelle parole, quella frase, che non volesse affrontare quel discorso. Sentiva che non sarebbe mai stata pronta e avrebbe continuato ad evitarlo e a nascondere la verità con bugie che facevano comodo ad entrambi credere.
Sospirò una seconda volta e la avvolse di nuovo a sé. «Okay, va bene…» sussurrò e la sentì tranquillizzarsi sotto le sue braccia, nonostante dentro di sé sapeva stesse morendo lentamente, così come lui.
«Beh, a volte non ti tengo poi così calmo.» mormorò lei dopo un po’.
Lui ridacchiò. «Per qualche strano motivo, adoro anche quando mi fai incazzare di brutto.»
«Dovrei farlo più spesso allora.»
Zayn tornò a guardarla, concedendosi qualche secondo in più per studiarlo, poi tentò di baciarla, ma lei fu più veloce di lui a spostare il viso.
«Non così in fretta, ragazzo-libero
Lui le sorrise contro la guancia, mordicchiandola poco dopo sotto la sua risata.
«Voglio darti una cosa.» le disse, mentre lei si fingeva offesa massaggiandosi la guancia.
Lydia lo vide prendere dalla tasca posteriore dei suoi jeans il suo portafoglio e quando lo aprì vide la sua foto di quando era piccola. Non provò neanche di riprendersela, sarebbe stato inutile. Così restò in silenzio e permise al suo piccolo sorriso di non lasciare le sue labbra.
Dal piccolo taschino, cacciò un piccolo orecchino che poi mise al centro del palmo della sua mano. Era decisamente antico, piccolo e a monachella, un diamante rosso al centro contornato da altri più piccoli bianchi.
Lo guardò, aspettando che parlasse.
«Lo possiede la mia famiglia da generazioni… l’ultima ad averlo indossato è stata mia madre. Vorrei che l’avessi tu.»
«No.»
«Lydia-»
«No, Zayn. E’ un oggetto della tua famiglia. Era di tua madre… non posso prendermi uno degli ultimi ricordi di lei. Non me lo merito assolutamente.»
«Lascia decidere me se lo meriti o meno. Mia madre avrebbe voluto che l’avesse “colei che mi avrebbe messo la testa apposto”. Testuali parole.» sorrise.
Sorrise appena anche lei. «Zayn, non posso…»
«Si, invece.»
Le scostò i capelli dietro il suo orecchio sinistro, iniziando a toglierle il semplice orecchino con un piccolo brillantino, mettendole poi quello che le aveva regalato.
Sapeva cosa stava facendo, ne era convinto. Non lasciava nessuno toccare i ricordi dei suoi genitori, o anche solo parlarne. I suoi amici lo avevano imparato bene. Ma Lydia… Lydia un po’ gli ricordava sua madre. La sua determinazione, il suo coraggio, la sua dolcezza. Tutti aspetti che aveva condiviso con lui e suo padre. In quegli anni, dopo averli persi, si rese sempre più conto del perché suo padre sia riuscito a salvarsi da se stesso col suo amore. Lydia le assomigliava, per certi versi. Qualche volta anche per il suo modo di parlare e di come si arrabbiava nei suoi confronti. Gli ricordava di quando lei e suo padre litigavano e di come lei gli tenesse testa. Due teste calde, lui e suo padre, difficili da sopportare, eppure sua madre ci era riuscita, così come Lydia ci stava riuscendo.
Voleva che avesse quell’orecchino. Voleva che avesse qualcosa di suo, perché se lo meritava. Voleva che qualcosa la rappresentasse, come quel diamante rosso che rappresentava quel fuoco che sapeva di aver dentro, che ardeva solo se necessario, senza bruciare il suo animo puro. Certe volte sentiva morire il suo demone quando la sentiva bruciare. Era forte, potente, e neanche lo sapeva.
Il rosso, si, era il suo colore.
Sorrise appena, accarezzandole appena la guancia. «Ti sta bene.»
Lei lo toccò. «E’ bellissimo, comunque… grazie.» imbronciando appena le labbra. Si sentiva quasi in colpa. «Lo tenevi sempre nel portafoglio?»
«Si… ne ho trovato solo uno. L’altro forse è negli scatolini, da qualche parte.»
«Scatoloni?»
«Si, ehm… nella stanza chiusa a casa.»
«Oh.»
Lydia capì subito il perché quella stanza fosse sempre chiusa: c’erano gli oggetti e qualsiasi ricordo dei suoi genitori. Non gliel’aveva mai vista aprire o anche solo averlo trovato lì. Chissà da quanto non ci entrava, si chiese. Si sentiva ancora così colpevole per la loro morte e al solo pensiero le sentì stringersi il cuore. Per quanto avesse provato a consolarlo, che non era colpa sua, così come Louis prima di lei, era una verità che doveva affrontare e accettare da solo.
«Le saresti piaciuta, sai.» le disse Zayn.
«Lo pensi davvero?»
Lui annuì. «Ad entrambi in realtà. Avrei tanto voluto farteli conoscere. Mia madre ti avrebbe raccontato qualcosa di imbarazzante di quando ero piccolo e mio padre ti avrebbe chiesto di non farmi fare troppi guai.» sorrise. «Un po’ ci stai riuscendo.»
«Saranno fieri del mio lavoro, allora.» quasi si vantò, provocandogli una piccola risata. «Sono fieri anche te.» gli disse poi.
Zayn la guardò, restando in silenzio, senza obiettare perché sapeva che non gli avrebbe dato modo di cambiare quella sua verità.
«Cosa hai fatto oggi?» gli chiese.
«Oh… beh… ho fatto delle… commissioni e… mi sono visto con Louis e Niall. Niente di che.»
Lydia sapeva che non potesse dirle ciò che faceva, ma un po’ la infastidiva. Voleva conoscerlo sempre di più e non le risultava facile nascondendole parte della sua vita. Sapere che lavoro facesse le faceva capire, forse, qualche altra sfumatura del suo carattere. Per adesso, restava ancora un’incognita.
«Oggi… io e Louis abbiamo visto qualcosa di strano.»
Lo guardò confusa, invitandolo a spiegare.
«Ho visto da lontano una figura… nera. Non sembrava umana. Ha iniziato a fuggire e quando ero vicino tanto da toccarla… ha preso fuoco, dissolvendosi. Sparita, come se nulla fosse. Io e Louis crediamo che possa essere…»
«Un demone.» finì lei.
«Già… ma… forse no? Io non posso dissolvermi così.»
«Forse… ognuno ha poteri diversi.»
«Non lo so…»
Lydia potè capire dai lineamenti del suo viso, e dalla sua voce, che fosse abbastanza preoccupato. «Forse non c’è molto da preoccuparsi… insomma, potrebbe essere buono come te.»
«No, non credo.»
«Non hai mai incontrato un altro demone?»
Lui scosse il capo. «Per quanto ne so, io sono l’unico della città.»
«Ripeto: forse non c’è da preoccuparsi. Forse…»
«Perché spiarci da lontano e quando ti scopro, scappi e… ti dissolvi? Non c’è da stare tranquilli.»
Il suo cuore gli diede l’avvertimento che non sentiva, in verità, da un po’ di tempo.
«Hey, non aver paura. Non ti succederà nulla.» le sussurrò dolcemente.
«Ho paura per te.»
Lui ridacchiò. «Per me?»
«Potrebbe succederti qualsiasi cosa. Forse lui è più forte di te e…»
Zayn la abbracciò, intenerito, dandole dei baci sulla testa. «Non devi preoccuparti per me. So cavarmela.»
«Tu sei troppo istintivo. Fai la prima cosa che ti passa per la mente quando sei arrabbiato.»
«Non è vero.» provò ad obiettare lui.
Lydia alzò il capo verso di lui, richiamandolo con lo sguardo.
Il moro ridacchiò ancora. «Okay, hai ragione.»
«Solo… stai attento, okay? Pensaci bene prima di fare qualcosa. E cerca di non farti ammazzare.»
Le sorrise. «Va bene.»
«E, mh, a proposito di questo… vorrei chiederti una cosa.»
«Sarebbe?»
Lei restò in silenzio per un po’, guardandolo, poi prese un respiro profondo. «Voglio che tu mi insegni a combattere.» disse tutto d’un fiato.
Zayn restò per un attimo spiazzato da quella strana richiesta, per lei, poi cercò di trattenersi dal ridere, ma senza successo.
Lydia lo colpì sul braccio. «Non ridere!»
«Scusa, è che sei così buffa.»
Lo colpì ancora. «Zayn, sono seria!»
«Okay, va bene, scusa.» si calmò. «Perché vuoi imparare a combattere?»
«Perché voglio essere in grado di difendermi anche da sola. Può succedere di tutto e se posso evitarlo anche da sola, voglio imparare a farlo. E poi, visto che tu ti preoccupi sempre, stai più tranquillo sia tu che io.»
Zayn dovette ammetterlo: non aveva tutti i torti. Le sarebbe stato sicuramente utile anche se odiava il pensiero che la sua ragazza dovesse cercare di autodifendersi. Sembrava che lui non fosse in grado di proteggerla, o che almeno non ci stava riuscendo come sperava. Ma comunque, sapeva che Lydia volesse fare sempre di testa sua e si, sarebbe stato anche più tranquillo.
Sospirò. «Va bene, ti allenerò qualche volta. Ma ti avverto: sono molto… duro.» l’ultima parola la disse con un sorriso malizioso.
Lei lo colpì di nuovo, arrossendo appena.
«Che ho fatto adesso?!»
«Hai fatto la battuta… perversa!»
«Non è vero!» si giustificò. «Sei tu che pensi sempre male!»
«Io?! Che bugiardo che sei!»
Il moro si beccò qualche altro schiaffo sulle braccia, mentre ancora rideva. «Ah, queste ragazze d’oggi.»
Lydia roteò gli occhi, cercando di ignorare la sua ennesima frecciatina.
Lui la attirò a sé, dandole dei baci sulla guancia fino ad arrivare al suo orecchio. «Sei stata brava ieri, sai?» le sussurrò.
Ingoiò il vuoto, sentendosi andare in fiamme. Sperò che le stesse dicendo la verità. «D-davvero?» riuscì a chiedere.
«Oh, si…» le sussurrò ancora, facendo lo stesso percorso di baci di prima, tornando poi a guardarla in viso. «Le tue prime volte sono proprio niente male, Parkins.»
Lei nascose di nuovo il viso tra la sua spalla e il suo collo e lui ridacchiò mentre la stringeva di nuovo tra le sue braccia.
«Avanti, andiamo a casa.» le disse poi.
Insieme si avviarono verso la porta. Zayn la guidò verso il corridoio, assicurandosi che non perdesse l’equilibrio tra i vari buchi sul pavimento.
«Ah, e… se Niall ti dice che oggi ha visto un alieno, tu dagli corda.»
Lei ridacchiò. «Okay.»
«Ah, e… dobbiamo comprare un altro tavolo.»
«Perché?»
«Quello non mi piaceva.»
Lo guardò confuso e lui seppe solo alzare le spalle in risposta.
«Quando avrai imparato a combattere indosserai qualche tutina sexy? Tipo alla Catwoman?» le domandò mentre scendevano le scale.
«Si, certo, ti piacerebbe.»
«Si, infatti. Puoi farlo per me?»
«No.»
Il moro strinse la maglia dove aveva il cuore, fingendo di sentirsi male. «Sei una continua sofferenza, ragazza.»
Lydia scosse il capo, divertita.
Salutarono tutti, dirigendosi poi verso la moto. «Sai, forse sarò io quella che deve proteggerti.» scherzò mentre si metteva il casco.
Zayn la guardò, sorridendo lievemente. «Già…»
Lei lo stava già facendo.

 
—— ❀ ————
 

«Sono sul posto.»
«Si, ci sei sul radar.»
«Bene, ora esco dall’auto.»
«Fa’ attenzione amico.»
Uscì dalla macchina parcheggiata dietro l’albero e piano si incamminò nel campo, cercando di mimetizzarsi tra le grandi piante non curate.
Camminò piano, cercando di non far sentire sia la sua voce che i suoi passi. Attese qualche momento in più, finchè non vide l’auto che gli interessava entrare nell’area su cui aveva una buona visuale.
«Riesci a vedere chi sono?» gli chiese il ragazzo dall’altra parte del telefono.
«Sono troppo lontano. Provo ad avvicinarmi.»
Così fece, ma non riusciva ancora a riconoscere per bene i loro volti. Si avvicinò ancor di più, nascondendosi dietro una macchina che c’era lì.
Ora li vedeva. Lo vedeva.
Restò a guardarlo mentre discuteva con il suo uomo, poi quest’ultimo si allontanò appena, guardandosi attorno.
Lui si nascose un po’ di più, ma sembrò non essere nella sua visuale. Era nascosto bene.
«Cosa stanno facendo?» gli chiese il ragazzo.
Non rispose.
«Stai mettendo il cip vicino alla macchina?»
Gli era impossibile farlo, lo avrebbero visto sicuramente. Sentiva che c’era molto di più dietro tutta questa storia. Doveva capire. Doveva sapere.
Solo dopo qualche minuto, potè avere finalmente la sua risposta.
«Brutto figlio di puttana…» sussurrò sorpreso.
«Cosa è successo, Louis?!»
L’interessato agitò le mani e pronunciò delle parole che non riuscì a decifrare bene; poi, gli si aprì un vortice davanti a sé, illuminandolo di una luce scura, rossa. In pochi secondi, era già dentro, insieme al suo uomo.
Scomparsi.
«Cosa stanno facendo?» domandò ancora il ragazzo dall’altra parte del telefono.
«Niente. Non c’è più bisogno di mettere il cip. Ho capito come vanno le cose qui. Grazie del tuo aiuto, ti manderò i soldi. Non mi servi più.»
«Ma c-»
Louis chiuse la chiamata, portandosi poi in piedi.
Tutto ciò che doveva fare era studiare alla perfezione ogni situazione e calcolare la tempistica.
Doveva fare in modo di entrare in quel vortice.


 

.......
...........
..............
..................
......................

Ciao?
Vi ricordate di me?
Di Zayn e Lydia?


............................
................................
Lo so, lo so, okay?
Ora vi troverò fuori casa con mazze per picchiarmi,
Io lo so.
Ma hey, sono riuscita a postarvi il capitolo!!!!!
.... dopo cinque mesi
MA DETTAGLI

No raga, serio, ho avuto casini in questi cinque mesi che manco vi dico.
Chi mi ha su Facebook un po' ha visto, anche se non scrivevo tutto lì.
Comunque, il punto è che mi dispiace, come sempre.
Credetemi.
Più vado avanti e più sembra che il tempo non voglia farmi continuare questa ff.
MA IO CE LA FARO'!!!11!11!!!
.... seh.

Allora, prima cosa: come state?
La vostra vita in questi cinque mesi ha preso una svolta?
Raccontatemi!

Passando al capitolo: che ne dite?
Ci sono un sacco di piccoli indizi, eh.
VEDETE DI COGLIERLI SE NO VI PICCHIO
Io non posso proprio parlà, però si, VI PICCHIO.
Fatemi sapere che ne pensate come sempre.

Avete ascoltato l'album di Zayn? Che ne pensate?
C'è qualche canzone che vi ricorda gli Zydia?

TELL ME 

Ora arriva la parte difficile.....


Praticamente.......... io....... dovrò......
partire per la Spagna.............
e ci resterò.......
tre mesi.
Quindi.... si.... lo sapete già.............

.............
................

Tanto se volete picchiarmi sono in Spagna quindi sono salva.

No okay serio pt.2

Mi dispiace.

Non vi faccio neanche la promessa di aggiornare prima che parto
perchè sarò esattamente tra 17 giorni ed ho altre cose da fare, purtroppo.
Prometto di provarci, questo posso dirvelo.

Nonostante sia passato tanto tempo, sui social, ogni tanto, vedo che mi contattate e che
mi chiedete della storia.
Non posso che esservi grata per questo.
E ancora, se lasciate la storia, è comprensibile.
Grazie lo stesso per il vostro affetto e supporto.

Vi adoro davvero un sacco! <3

Hey!
Ho finalmente creato Tumblr!
Se vi va, possiamo seguirci: sono half-humoon!

Facebook: Tisdalesvoice Efp
Instagram: halfhumoon
ask.fm: @TisdalesvoiceEfp


Visto che partirò, mi farebbe piacere se in qualche modo,
restassimo in contatto con i social segnati sopra.
Anche solo per parlare, non necessariamente della storia.
Mi piacerebbe parlare con voi, tutto qui :)

Bene...
Ora mi dileguo.
Peppina vi ama sempre e comunque.
chiss chiss, peppina.


   
 
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