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Autore: AdharaSlyth    15/04/2016    1 recensioni
SPOILER ALERT per chiunque non abbia visto la 03x09 "Stealing Fire"
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Octavia non riesce a sentire niente, niente che non sia il silenzio che la circonda, il vuoto che la avvolge nelle sue spire.
C'è solo quell'immagine che si svolge a rallentatore nei suoi occhi.
E poi c'è l'odio...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lincoln, Octavia Blake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Sono vivaaaa!!! *riemerge come Mushu in Mulan da una nuvola di fumo*

    Non ve lo aspettavate, lo so! Probabilmente vista la mia lunga assenza di quattro mesi, dovevate aver pensato che avessi tirato le penne. Ma non è così!!

    Non so bene come, ma mi è mancata tutto d’un tratto l’ispirazione e non sono più riuscita a mettere giù mezza riga, fino ad adesso.

    Altra sorpresa di questo mio grande ritorno è che… non ho scritto una Bellarke (Mi dispiace! Giuro che ci sto provando!)! 

    Questa storia tratta di Octavia, che è un personaggio che per la sua forza e il suo carattere mi ha sempre affascinata.

    E… niente!

    Bando alle ciance e mettiamoci all’opera!

    

    Love ya!

    AdharaSlyth

 

 

 

 

 

 

 

And the violence caused such silence

.: Il vuoto della tua assenza:. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il corpo di Octavia era come paralizzato.

Nascosta tra la boscaglia poteva sentire la presa della mano di Kane sul braccio che cercava di portarla via, ma i suoi piedi non volevano saperne di staccarsi da terra.

La sua mentre, semplicemente, non era lì a controllarli.

la sua mente, il suo cuore, la sua anima erano con Lincoln.

Sentiva il cervello esploderle per le urla mentre lo guardava inginocchiarsi nel fango senza opporre resistenza, scortato dalle guardie.

Ma le sue labbra non riuscivano ad emettere un suono.

Non era in grado di smettere di spostare lo sguardo dall’uomo che amava a Pike, indecisa se concentrarsi nel cogliere gli ultimi attimi di luce negli occhi scuri del grounder o imprimersi a forza nelle retine l’immagine dell’uomo che, ne era certa, avrebbe perseguitato fino alla fine dei suoi giorni, o dei propri.

Se c’era qualcosa di poetico, nel cielo appena schiarito dopo la pioggia, o nelle figure di Pike e Lincoln riflesse nell’acqua i loro piedi, o nello sguardo preoccupato e colpevole di Kane, lei non riusciva a vederlo.

Tutta la sua attenzione era riservata alle frasi contrastanti che le rimbombavano nelle orecchie:

 

“Vattene!”

“Rimani.” 

“Corri lontano!”

“Corri a salvarlo!”

“Non guardare…”

“Imprimiti bene questa immagine nell mente.”

 

Le udiva sempre più forti mentre i suoi occhi registravano a rallentatore l’immagine di Pike che caricava la pistola, la puntava alla tempia di Lincoln.

Pike che premeva il grilletto.

E quando il boato dello sparo rimbombò nella valle, da quel momento nella testa di Octavia ci fu solo un silenzio assordante.

Il silenzio dell’assenza di Lincoln, dell’ abbandono di Bellamy.

Non riuscì nemmeno a piangere, Octavia Blake, la guerriera, perché perfino il suono delle sue lacrime sarebbe stato troppo forte, un’eco inesorabile nel nulla che sentiva attorno.

Strinse forte le palpebre, trasformano con quell’unico gesto il suo dolore in odio.

Nel vuoto immenso che la circondava, pensò, non c’era spazio per nient’altro.

 

 

 

 

 

   
 
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