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Autore: mirandas    16/04/2016    11 recensioni
"Beh, Beatrice mi ha detto, che Lucia le ha detto che la Madonna le ha detto di dirle mentre era con Rachele…sì, insomma, mi manda Beatrice!" (Estratto dal capitolo 2)
Chi, leggendo la Divina Commedia, non ha mai pensato che gli svenimenti del nostro amato fiorentino fossero leggermente fittizzi? Per Dante, Beatrice passa in secondo piano di fronte alla fascinosa guida, anche se ci vorrà un po' di tempo: esattamente la durata di un periglioso tour fra inferno, purgatorio e paradiso. Buona lettura a tutti!
Genere: Comico, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dante Alighieri, Un po' tutti, Virgilio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ma guarda un po', è forse un aggiornamento questo? E sì, sembra proprio di sì. Chissà se c'è ancora qualcuno interessato a questa storiella...
Ormai lo ripeto a ogni canto, ma spero che mi scuserete anche stavolta per l'enorme ritardo. I motivi sono stati principalmente:
1) mancanza di ispirazione
2) studio
3) mancato coordinamento con I. e D. . Non vedendoci più così spesso è difficile sapere quali impegni ha chi e quindi trovare il periodo giusto per inviar loro i canti.
Cooooomunque, non ho abbandonato la storia e non programmo di farlo. Sinceramente non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo capitolo perchè tra poco ricomincerà il periodo esami. Forse riuscirò a scriverne un altro per la fine di aprile, in caso contrario la data potrebbe spostarsi a fine giugno, è ancora tutto da vedere. Ma vedetelo come un lato positivo! Più tempo passa da un capitolo all'altro e più sarete felici quando leggerete il canto nuovo! (Ok, siete autorizzati a picchiarmi xD)
Buona lettura a tutti!


Canto XX

Dante

Era stato difficile lasciare Adriano senza aver potuto estrapolare tutte le informazioni che mi interessavano, ma a volte bisogna imparare a gettare la spugna. Mi allontanai a malincuore e seguii la mia guida lungo la parete rocciosa della Cornice. Le anime penitenti erano talmente vicine all'orlo esterno della parete che eravamo costretti a tenerci appiccicati alla roccia.

Maledetta avarizia! Guarda quante anime hai corrotto nel corso dei secoli! Quand'è che il cielo si deciderà a scacciarti?

Ehm...Dante, non vorrei interrompere un tuo possibile monologo, sai quanto li adoro, ma credo che tu debba concentrarti su questa malsicura, inaffidabile e pericolosa parete di roccia se non vuoi cadere e romperti qualcosa.

Vocina, non c'è alcun motivo di preoccuparsi, ho imparato dai miei errori, e poi riesco a fare più di una cosa contemporaneaAAAAAAAH...

Non feci a tempo a concludere la frase nella mia testa. Il sasso su cui avevo posato il piede si rivelò instabile, il mio piede slittò in avanti mentre il mio corpo eseguiva il movimento opposto. Mi chiesi cosa sarebbe successo se avessi sbattuto la testa e fossi morto nel Purgatorio. Forse sarei partito da dove già ero…non sarebbe stato male saltarsi qualche cornice. Fortunatamente questo pensiero non divenne realtà. Virgilio aveva assistito alla scena sin dall'inizio e non appena mi aveva visto sbilanciarmi si era portato in avanti, afferrandomi rapidamente per il cappuccio. Sentii tirare un poco con esso anche l’infula, ma per fortuna questa rimase al suo posto.

Quando riaprii gli occhi mi ritrovai a un palmo di naso dal viso preoccupato (e furibondo) di Virgilio. Feci per ringraziarlo di cuore, ma quando provai ad emettere un solo suono la mia guida mi fulminò con lo sguardo.

“Razza di deficiente! Ma dove avevi la testa?! Te lo dico io, dove!” disse, prima che potessi interromperlo “Ce l'avevi a due centimetri dalla roccia! Quando imparerai a non camminare con la testa fra le nuvole?! E se...”

Avrei voluto fermarlo e dirgli che stava facendo una scenata per nulla, ma in mezzo alla sua rabbia scorsi una vena profonda di preoccupazione e allora non mi azzardai a commentare.

“...riesci a capire come mi sentirei se tu...”

Aveva ragione, come al solito mi ero perso fra i miei pensieri e non avevo prestato attenzione ai miei dintorni. Virgilio aveva fatto bene a rimproverarmi. Avere a che fare con me deve essere come portare un bambino di tre anni al parco giochi, a volte mi chiedo perché Virgilio perda tempo con me, se non perché glielo ha chiesto Beatrice. Accidenti, accidenti, accidenti…

“...ed è per questo motivo che voglio che tu d'ora in avanti abbia più cura di te. Hai capito, Dante?” Virgilio mi lanciò uno sguardo carico di aspettative, come se avesse appena terminato una lunghissima dichiarazione d'amore che a lungo mi aveva nascosto. Dopo pochi secondi, gli occhi della mia guida si assottigliarono mentre iniziava a realizzare cos'era successo.

Crick...crick...

Vocina, non mi sembra il caso...

Non è colpa mia se hai la capacità di concentrazione di un pesce rosso e se ti sei perso la bellissima dichiarazione d'amore di Virgilio.

COSAAAAA?! Tu hai sentito tutto?!?!

Certo! Io, a differenza tua, lo stavo ascoltando col cuore in gola. Certo che il mantovano ci sa proprio fare con le parole! Credo di essermi innamorato di nuovo di lui.

Vocina! Riassumimi immediatamente quello che ha detto Virgilio!

Ehm...non credo sia il caso...

Vocina!

Dante!

Nello stesso momento in cui la mia vocina aveva esclamato il mio nome cercando di avvertirmi di un possibile pericolo, sentii un ringhio vicino al mio orecchio. “Dante...”

Se fosse stato possibile credo che mi sarei congelato sul posto. “M-m-maestro” squittii.

Virgilio mi squadrò con disapprovazione e poi fece un gesto che aumentò a livelli impressionanti il mio senso di colpa: sospirò, sconfitto, e la disapprovazione lasciò il posto alla delusione. “Non hai ascoltato una sola parola di quello che ti ho detto, vero?” mi chiese con un tono che non riuscii a decifrare, forse per l'agitazione o forse per il senso di colpa.

Chinai il capo, colpevole e dissi con voce piccola: “Mi dispiace, maestro...stavo riflettendo sul tuo rimprovero e mi sono perso fra i miei pensieri.” Alzai leggermente la testa e provai ad incontrare gli occhi della mia guida, ma questa si era girata, dandomi le spalle, e aveva ripreso a camminare.

“Maestro” provai a chiamarlo. Niente.

“Maestro!”

“Virgilio.” La guida si fermò. Incoraggiato dalla sua reazione, provai ad avvicinarmi per poi posargli una mano sulla spalla. “Mi dispiace, sul serio.”

La mia guida afferrò inaspettatamente la mia mano. La strinse forte, quasi stritolandola, e poi la lasciò andare dopo pochi secondi.

“Virgilio?” lo chiamai preoccupato.

“Ne parliamo dopo.” mi rispose. La sua voce era tesa e insolitamente roca. Per un attimo pensai che stesse piangendo, ma subito scartai quell'ipotesi. Non era la prima volta che mi comportavo da incosciente e la mia guida non aveva mai avuto quella reazione: il motivo che l'aveva spinto ad agire a quel modo doveva essere legato a qualcos'altro. E, forse, sapevo esattamente di cosa si trattava. Era un argomento che prima o poi avremmo dovuto affrontare, ma che nessuno di noi due era mai stato capace di introdurre. Mi chiesi se, stavolta, sarei dovuto essere io a fare il primo passo. Tuttavia, non era quello il momento migliore per parlarne, così decisi di assecondare la richiesta del mio maestro.

Riprendemmo a camminare, stavolta con passi più lenti e corti, ascoltando distrattamente i lamenti delle anime che ci circondavano. Non passò troppo tempo però che un richiamo in particolare attirò la mia attenzione. Uno spirito invocò il nome della Vergine con così tanto dolore che pareva sul punto di partorire. Ormai distratto dal suo pianto continuai ad ascoltare.

“Dolce Maria! Tu eri così povera che dovesti alloggiare in una stalla, dove desti alla luce Gesù Bambino.”

Pensai che fosse finita lì, invece l'anima continuò. “O buon Fabrizio, preferisti la virtù e la povertà al vizio e la ricchezza.”

Commosso da questi esempi di generosità, mi avvicinai per ascoltare con più attenzione e per porre qualche domanda, proprio mentre lo spirito si stava dilungando in una lode a san Nicola.

“Oh, anima tanto saggia da ricordare tali esempi di virtù, ti prego, rivelami la tua identità e perché solo tu ricordi queste azioni meritevoli. Se mi dirai tutto ciò, prometto che quando tornerò nel mondo dei vivi chiederò a qualcuno di pregare per te.”

L'anima mi guardò incantata. “Non ti risponderò per avere la ricompensa che mi hai promesso, bensì perché tua anima risplende di così tanta Grazia divina che il mio cuore non può sopportare di non esaudire le tue richieste.”

Oh, no! Non un altro spirito che ci prova con me, ti prego! Lanciai un'occhiatina preoccupata a Virgilio ma sorprendentemente la mia guida se ne stava dietro di me, silenziosa. Il suo silenzio era decisamente preoccupante.

Beh… devi ammettere, Dante, che hai una strana idea di avance in ogni caso.

Riportai la mia attenzione sullo spirito che avevo interpellato e lo pregai di proseguire con un cenno del capo. L'anima ricambiò con un sorriso smagliante. “In vita fui il capostipite di coloro che tanto hanno arrecato danno alle terre dei cristiani, io sono Ugo Capeto. I miei figli, Filippo e Luigi, ora governano la Francia. Mio padre era un semplice macellaio di Parigi, ma all'estinzione della dinastia precedente il comando passò a me e da me a mio figlio.” Stavo per ringraziarlo e chiedere a Virgilio se fosse il caso di andare quando lo spirito parve animarsi di una nuova energia e continuò la sua narrazione con un nuovo ritmo, quasi come se stesse raccontando una fiaba per bambini. “Tutto cominciò ad andare a rotoli con l'annessione della Provenza. Era un giorno come tanti altri: il sole splendeva, gli uccellini cantavano e il sangue scorreva a fiumi...”

Ma il pensiero del mio maestro mi assillava troppo. Indietreggiai silenziosamente fino a raggiungere la mia guida e gli tirai delicatamente una manica della sua veste. “Maestro, dobbiamo andarcene!” gli sussurrai, cercando una scusa per parlargli e verificare la sua reazione.

Virgilio parve risvegliarsi da un sonno molto lungo. Mi guardò stordito. “...cosa...?”

“...ma Filippo il Bello e Carlo I non potevano permettere che queste barbarie continuassero, quindi...”

Virgilio alzò gli occhi al cielo ed emise un lamento. Sì, ora era decisamente sveglio. “Daaaante. Quante volte devo dirti di scegliere accuratamente le anime con cui parlare?!”

“Ma che ne sapevo che si sarebbe lanciato nel racconto de 'Le mirabolanti avventure della dinastia capetingia'?!” sbottai.

Nel frattempo Ugo sembrava essere andato addirittura oltre. “...ma Carlo non ne ha voluto sapere e si è lasciato coinvolgere dai d'Este. Ovviamente sto parlando di Carlo II, eh, non il primo. E dopo di lui Filippo dovette proprio fare quel torto a Bonifacio VIII...”

Aaaaaaaaaargh…quell’uomo…quel figlio di una buona…

Mi portai d’istinto le mani alla testa

“No, per favore, andiamocene. Il nome di quell'uomo mi dà l’emicrania.”

“Sicuro? Non vuoi rimanere ad ascoltare nemmeno i fantastici esempi di carità cristiana?” mi chiese Virgilio, un po' sorpreso e allo stesso tempo reticente. A differenza del solito non sembrava essere preoccupato dalla quantità di tempo che avevamo perso e che stavamo ancora perdendo.

“...Acan rubò il bottino di Gerico, ma fu duramente punito da Giosuè...”

Repressi uno sbadiglio “Sicurissimo, andiamo.” Vedendo che Virgilio non accennava a muoversi fui quasi tentato di spostarlo con la forza. Stavo veramente cominciando a preoccuparmi. Altre volte avrebbe colto quest'occasione al volo.

Evidentemente il mio maestro era ancora scosso...Ero stato uno sciocco e un insensibile a pensare che Virgilio non sarebbe stato scosso così tanto dalla nostra imminente separazione. Perché era ovvio che era quello a tormentarlo. Il fatto non era che ancora dubitassi dei suoi sentimenti per me, ormai avevo ben chiaro in testa che entrambi ci amavamo reciprocamente. No, il fatto era che non mi sarei mai aspettato di vederlo così...devastato al solo pensiero di separarsi da me. Certo, anche io non riuscivo a farmene una ragione, ma dentro di me avevo contato troppo sul fatto che la mia guida aveva sempre una soluzione per tutto, e vederlo tanto sconvolto e debole mi lasciava completamente spiazzato, sentivo cadere ogni mia sicurezza e solo adesso comprendevo veramente quanto mi ero appoggiato a lui, quanto egli fosse per me la sola ancora di salvezza nella nostra strana avventura. Mi ero aggrappato a lui con tutte le mie forze, ma ora che il mio sostegno veniva meno mi sentivo crollare con lui.

Una mano strinse la mia e capii che Virgilio sapeva che io sapevo. Non avevo detto nulla, ma era bastato un solo momento a entrambi perché i nostri pensieri fossero in qualche modo sincronizzati. Come può essere giusto che tutto questo debba per forza finire? Lui era venuto con un compito e stava per portarlo a termine. E nessuno dei due poteva farci niente. Non c'era altra scelta che parlarne insieme e accettare l'inevitabile, vivendo fino alla fine ogni attimo che ci era concesso di vivere insieme. E al diavolo tutte le dinastie di Francia fino al prossimo millennio.

“Andiamocene.” dissi, e stavolta Virgilio mi ascoltò e mi seguì, la sua mano stretta ancora nella mia. Ma proprio allora la montagna iniziò a tremare così forte che persi l'equilibrio per la seconda volta. Fortunatamente, ancora una volta il mio maestro era lì per prendermi. Ci stringemmo contro il fianco della montagna, l'uno nelle braccia dell'altro, aspettando che i tremori terminassero. I nostri petti si toccavano e la mia testa era incastrata sotto il mento della mia guida, le sue braccia erano strette attorno a me in un abbraccio protettivo. D'un tratto da ogni parte del monte si alzò un grido tanto terrificante da farmi raggelare il sangue. Inconsciamente cominciai a tremare assieme alla montagna, completamente terrorizzato.

Virgilio, notando la mia angoscia, abbassò la testa fino a premere la bocca al mio orecchio. “Non temere. Io questo ti prometto: fintanto che potrò essere la tua guida non permetterò che nulla di male ti accada.”

Subito dopo la sua dichiarazione, le anime attorno a noi presero a intonare a una sola voce “Gloria in excelsis Deo”. Rassicurato dalla sua promessa e da quel canto soave, mi rilassai e chiusi gli occhi, abbandonandomi alla splendida sensazione di essere protetto dall'uomo che amavo. Poi il mondo smise di tremare e il grido scemò fino a scomparire. Lentamente e a malincuore ci separammo e senza dirci una parola riprendemmo il cammino.

Avrei voluto domandare a Virgilio la natura di quel fenomeno, curioso (e spaventato) più che mai, ma non osavo rompere il dolce silenzio che ci avvolgeva e, sinceramente, ora che finalmente avevamo risolto le nostre divergenze (anche se solo in parte) desideravo godermi questa a lungo desiderata pace, nonostante sapessi che sarebbe durata ben poco.

  
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