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Autore: SilviAngel    17/04/2016    2 recensioni
“Ecco, sì” iniziò a balbettare l’ospite voltandosi e, trovando il suo superiore a una spanna dal proprio naso, con le braccia incrociate e in attesa, indietreggiò di un paio di passi “Allora, noi siamo morti”
“Dieci punti a Tassorosso” scherzò il vampiro dal nome d’angelo.
ACCENNI SAPHAEL
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Piccola stupidaggine SAPHAEL perché loro due sono una meraviglia…

EFFETTI COLLATERALI

Simon – neo vampiro non per scelta sua – camminava ansioso e preoccupato su e giù per il corridoio da chissà quanto tempo. Oramai era passato davanti alla porta della camera di Raphael almeno una decina di volte e altrettante volte aveva desistito all’ultimo secondo dal bussare anche se quella quello pareva essere l’unico modo per ottenere le risposte che andava cercando.
 
Antoine, scalzato dall’essere l’ultimo arrivato nella compagnia, lo aveva sorpreso a mordicchiarsi le unghie durante l’ennesimo andirivieni nel corridoio e, prima di andare oltre, lo aveva ammonito nel suo inglese ancora stentato “Non lo fare. Se mangi unghie, quelle non crescono di nuovo. Noi siamo morti”
Gli occhi di Simon si alzarono al cielo a causa di quella banale e logica scoperta e, allontanando le dita dalla bocca, attese che l’altro si allontanasse e solo allora si decise e, finalmente, bussò.
“Chi è?” la voce bassa e perennemente scocciata di Raphael rispose immediatamente.
“Simon” balbettò di rimando.
La porta si spalancò all’istante, mostrando il capo del clan, il volto come sempre ornato da quell’espressione in parte canzonatoria e in parte infastidita dal mondo intero, il petto nudo e con indosso solo l’elegante e raffinato pantalone di un pigiama di seta nero.
“Cosa vuoi? È quasi l’alba. Vorrei andare a letto e dovresti farlo anche tu”
“Ho bisogno di parlarti. Penso che solo tu abbia le risposte che cerco”
“E queste risposte non possono aspettare il tramonto o meglio ancora questa sera dopo cena possibilmente?”
Simon inclinò il capo un poco a lato, guardandolo fisso negli occhi, come a giudicarlo bonariamente. Era una matricola in quel mondo, ma si era ben presto accorto che Raphael fosse particolarmente sensibile a quella sua piccola e innocente abitudine.
Quando lo guardava in quel modo, come aspettandosi da lui il compimento della classica buona azione quotidiana, Raphael non era in grado di negargli nulla.
E andò così anche quella volta.
“Va bene. Ma spicciati, sono stanco” e spostandosi, lo lasciò passare per poi chiudere la porta.
 
Simon non era mai entrato prima d’allora nella camera di Raphael e fu sorpreso dal trovarla molto diversa da quanto avesse immaginato. Non vi era nulla di eccessivamente tetro, lugubre, come dire da cripta.
Avrebbe potuto tranquillamente essere scambiata per la stanza di un ragazzo qualsiasi. C’era un po’ di disordine, abiti gettati alla rinfusa, alcuni libri in edizione economica appoggiati con non curanza accanto ad altri che avrebbero potuto saldare il mutuo ventennale di sua madre e addirittura si scorgeva qualche fumetto.
Ciò che denotava un gusto e uno stile inconfondibile era la sfacciata ricercatezza degli abiti o di alcuni accessori. Schizzi di lusso sfrenato come il letto estremamente sontuoso o uno specchio con cornice dorata alto quasi quanto una porta e che copriva lo spazio che avrebbe dovuto occupare la finestra.
“Vuoi aspettare che faccia di nuovo notte o ti decidi a parlare?” quasi ringhiò Raphael, richiamando l’attenzione di Simon su di sé.
“Ecco, sì” iniziò a balbettare l’ospite voltandosi e, trovando il suo superiore a una spanna dal proprio naso, con le braccia incrociate e in attesa, indietreggiò di un paio di passi “Allora, noi siamo morti”
“Dieci punti a Tassorosso” scherzò il vampiro dal nome d’angelo, lasciando senza parole Simon, considerando cosa stessero a indicare le parole appena udite.
 
Raphael conosceva Harry Potter.
 
Chissà se aveva letto i libri o si era limitato a guardare i film?
Si domandò Simon tra sé e sé, ma reputò saggiò lasciar cadere in secondo piano quell’argomento – per il momento – supponendo che se gli avesse parlato dello Sfregiato, probabilmente Raphael lo avrebbe cacciato via a calci nel sedere.
“Allora, noi siamo morti e non abbiamo circolazione sanguigna. Quindi ecco, mi sono chiesto, tutti quei libri e quei telefilm che dipingono i vampiri come dei Dongiovanni che beh, che”
“Simon” buttò fuori con un sospiro l’ispanico.
“Dicevo, sono tutte balle, vero? Perché non avendo sangue in circolo noi non possiamo avere una… una…”
“Sei venuto qui a disturbarmi all’alba per chiedermi se a noi vampiri viene duro?” ruppe ogni indugio Raphael a metà tra l’inorridito e il divertito come non mai. Meravigliato ancora una volta di come quel ragazzino riuscisse con un niente a donargli più vita di un buon bicchiere di sangue ancora caldo.
“Sì” gridò Simon, prendendo a gesticolare e infilandosi più e più volte le mani nei capelli “Ho bisogno della conferma alle mie teorie. Per noi non è possibile avere una.. quello che hai detto. Solo così si spiegherebbe-”
“Cosa si spiegherebbe?” il viso del vampiro più anziano divenne di colpo serio.
“Si spiegherebbe perché prima, ecco prima io ero al Pandemonioum e quando una ragazza mi si è strusciata addosso io non ho sentito niente” ammise imbarazzato Simon e, se avesse potuto, sarebbe arrossito come mai gli era successo in vita, neppure con Clary.
“Chi ti ha toccato Simon?” domandò Raphael, la voce tesa mentre avvicinava le labbra all’orecchio del giovane.
“Una” balbettò intimorito dal tocco delle labbra fredde contro la sua pelle.
“Il suo nome”
“Non lo so, non me lo ricordo, ma che importa?”
“Importa”
“Possiamo tornare al motivo per cui sono qui, per favore?”
Visibilmente scocciato, Raphael sollevò il busto, riportando il viso in linea con quello del giovane vampiro prima di parlare.
“Mi spiace distruggere le tue speranze, ma anche senza circolazione sanguigna quello funziona, anzi posso aggiungere che funziona alla grande” spiegò, sogghignando apertamente, pur con un pizzico di amaro in bocca per quanto raccontato dal liceale sugli avvenimenti della serata appena terminata.
“No. Non è possibile. Non posso essere passato dalla quasi verginità all’impotenza allora” piagnucolo Simon appoggiando il sedere sul bordo del tavolo di legno scuro che era presente in un angolo della camera “Mi stai prendendo in giro, vuoi solo farmi ammattire e” la voce gli morì in gola e, se fosse stato vivo, il suo respiro di sarebbe spezzato mentre il cuore avrebbe iniziato a battere all’impazzata.
Con la velocità tipica dei vampiri, Raphael gli era arrivato addosso e, posate le mani sul legno alle sue spalle, stava premendo l’intero corpo contro il suo, spingendo con un gesto rude il bacino contro il suo inguine.
“Se davvero ti sto prendendo in giro, dimmi cos’è quello che senti contro di te? Eh, Simon, dimmi, cosa mai potrebbe essere se non un’erezione?”
 
Gli occhi del giovane si spalancarono.
Non ci volle molto prima che Simon reagisse e, facendo leva con le mani, cercò di spingere lontano il suo assalitore, riuscendo solo a farlo arretrare di qualche centimetro, sufficienti però a far venire meno il contatto tra i loro corpi.
“Dobbiamo lavorare sulle tue tecniche di corpo a corpo. Fai pena. Dubito che praticassi molto sport da vivo” sottolineò l’ovvio Raphael, ma le sue parole caddero nel vuoto.
“Tu, tu stai scherzando. Lo so… se davvero fosse vero, perché allora…”
Senza sollevare i palmi dalla superficie del tavolo – e quindi senza allontanarsi ulteriormente – Raphael sospirò prima di riprendere a parlare e colmare il silenzio della frase lasciata a metà.
“È possibile che con la morte tu abbia perso per strada i tuoi scrupoli, remore, strutture sociali o religiose che impedivano al vero te stesso di vivere. L’ho già visto accadere” aggiunse poi quasi sottovoce le ultime parole.
“Che stai dicendo? Che sono morto e diventato gay tutto in una volta sola?”
“Sei un ragazzino. Frequentavi ancora il liceo vero? Un inferno in terra mi hanno detto. Poi sei l’unico figlio maschio e forse addirittura di una famiglia profondamente religiosa?”
Raphael si fermò, sollevando un sopracciglio e attendendo conferme e quando Simon annuì con il capo riprese.
“Allora può darsi che avendo detto addio a tutto ciò che la scuola, la società e la famiglia si aspettavano da te, tu sia libero ora di fare ciò che vuoi, di essere ciò che vuoi”
“Mi stai dicendo che, morendo, ho cominciato a vivere?” la voce di Simon era tesa e dura “Questa è una cazzata, un’enorme cazzata”
“Dici? Pensaci un attimo. Avevi mai avuto una vita così piena di avventure o cose uniche e speciali?” continuò a premere sull’acceleratore il vampiro maggiore.
“Smettila” urlò Simon e con la rabbia che gli scorreva nelle vene, riuscì dove prima aveva fallito, spingendo lontano da sé Raphael “Mi stai prendendo in giro. Tutto ciò che è uscito dalla tua bocca è una menzogna”
“Quello che hai sentito prima contro di te non era una menzogna” lo pungolò ancora.
Avendolo a distanza, Simon lasciò scivolare per un battito di ciglia il suo sguardo verso il basso e con disappunto dovette dargli ragione. I pantaloni sottili e lucidi del pigiama erano ancora visibilmente tesi sull’inguine eccitato di Raphael.
“Ho capito” esultò il liceale riportando gli occhi sul viso dell’altro “È una cosa che devo imparare, sono vampiro da poco. Tu puoi eccitar… fare quello così come riesci a dire il nome di…” cercò inutilmente di pronunciare la parola Dio, dovendo ripiegare su altro “beh, il nome di Tu Sai Chi”
“Il nome di Voldemort?” chiese con le sopracciglia corrucciate il padrone di casa, l’espressione seria a fare da contorno.
Simon cercò con tutto se stesso di trattenersi, ma quella scena, il viso di Raphael e, si, soprattutto l’intera situazione erano così divertenti che non poté evitarlo.
Scoppiò a ridere, scuotendo il capo a destra e sinistra e accorgendosi che sulle labbra piene e palline di Raphael si era formato un piccolo ghigno.
 
Quando il suono della risata del più giovane si affievolì, l’altro vampiro fingendosi scocciato aprì le braccia “Allora ora te ne vai? Voglio dormire” e dandogli le spalle, si avvicinò al letto, bloccandosi quando la voce di Simon si fece nuovamente udire.
“Mi insegnerai vero?”
Raphael si voltò di scatto non del tutto certo di avere compreso per bene.
“Di grazia, cosa vorresti che ti insegnassi?”
Simon, notando l’imbarazzo dipinto sul viso che aveva di fronte, si rese conto di quanto potesse sembrare equivoca la sua domanda, soprattutto considerando che avevano parlato di così tante e diverse cose.
Cercò quindi di correre ai ripari “A combattere. A combattere. Dovresti insegnarmi a combattere” ripeté “Cos’altro?” ed esibendosi in un sorriso teso, sparì oltre la porta, non prima di aver buttato lì un rapido “Buonanotte”
Per sua enorme sfortuna, la camera di Simon non era che qualche metro più in là – dato che Raphael aveva immediatamente postò come condizione per la sua permanenza all’hotel che il giovane rimanesse sotto suo stretto controllo, vivendo quindi nella enorme suite dell’attico – e quindi, dopo essersi rintanato nella sua stanza non poté non assistere a ciò che avvenne.
 
Simon ancora sconvolto dalla discussione, completamente sovrappensiero, aveva indossato il pigiama e si era poi steso a letto, un braccio piegato dietro il capo e gli occhi spalancati fissi sul soffitto.
Stava ripensando alla grottesca chiacchierata appena terminata, quando il primo gemito lo colse del tutto impreparato.
 
Rimasto solo, Raphael aveva alzato gli occhi al cielo e, stesosi a letto, aveva chiuso gli occhi, pensando all’imbarazzo di Simon.
Immediatamente, gli tornò alla mente il suo corpo teso e forte stretto tra lui e il tavolo.
Era solo un ragazzino – così come era stato anche Raphael al momento del morso – ma aveva spalle larghe e un sorriso ingenuo. E il vampiro maggiore sapeva che, ben presto, con l’aggiunta di un pizzico di potere vampiresco, sarebbe diventato un rubacuori.
Un sospiro – inutile – più lento e profondo e si ricordò il tocco incerto e istintivo con cui aveva tentato di allontanarlo.
Raphael sapeva fosse impossibile, ma avrebbe giurato di aver sentito bruciare la pelle del proprio petto nei punti in cui le lunghe dita di Simon lo avevano toccato nel tentativo di spingerlo lontano da sé.
Tentò di cacciare via il ricordo così reale e concreto del suo tocco quando, cercando di girarsi su un fianco, si accorse di non aver ancora risolto il problema che albergava nei suoi pantaloni, consapevole dell’esigua distanza tra la sua camera e quella di Simon, decise di giocare ancora un po’ con il suo personale topolino.
Sistemandosi meglio al centro del letto, divaricò un poco le gambe e senza alcuna incertezza infilò la mano sotto il tessuto del pigiama.
Chissà che faccia avrebbe fatto Simon se avesse saputo che non indossava neppure la biancheria lì sotto?
 
Le domande del giovane erano state una sorpresa, mai avrebbe pensato che avrebbe avuto il coraggio di chiedere cose così intime e, ancora più sorprendente, era stata la reazione del proprio corpo.
Certo prima aveva scherzato con Simon esagerando un poco la realtà.
La verità era ben diversa.
Era abbastanza raro che un vampiro provasse quelle sensazioni.
Per i vampiri l’eccitazione era una fame ben più difficile da soddisfare rispetto a quella del sangue. Qualunque umano era in grado di placare la sete di sangue ma al contrario era così poco frequente che qualcuno riuscisse a far emergere quelle emozioni in un non morto che Raphael si stupì di come il semplice parlare di sesso con Simon ne avesse avuto la forza.
Era stanco di pensare e, stringendo senza molta dolcezza le dita attorno al proprio membro, iniziò a regalarsi profonde stoccate, non facendo nulla per nascondere il suo apprezzamento, sicuro che l’udito sopraffino di Simon avrebbe fatto il resto.
 
Simon aveva i palmi premuti sulle orecchie, gli occhi serrati e le labbra tese sui canini del tutto fuoriusciti dalle gengive ma nulla riusciva a impedire alla voce roca e bassa di Raphael di entrargli nelle viscere.
Quel dannato vampiro si stava masturbando a una sola camera di distanza da lui, incurante delle buone maniere e delle regole di buon vicinato.
Un maschio – almeno questa era la teoria di Simon – non avrebbe mai e poi mai dovuto sentire un altro maschio mentre si divertiva con se stesso.
Mai.
Invece stava accadendo.
Non solo Simon era morto ed era stato fatto accomodare in prima fila nella friendzone di Clary, ora doveva stare a sentire il suo vicino darsi piacere.
Non c’era proprio limite al peggio, pensò appena prima che con un profondo ringhio roco ed eccitante – dannazione Simon non aveva potuto impedire alla sua mente di ritenere accettabile e giusto quell’unico aggettivo – Raphael desse il colpo decisivo alla sua sanità mentale.
Un po’ come se fosse appena terminato l’ultimo meraviglioso, colorato e rumorosissimo fuoco d’artificio di un sensuale gioco pirotecnico, il silenzio calò pesante sull’intera suite.
Ringraziando il cielo che fosse finito, Simon chiuse gli occhi, cercando di addormentarsi nel minor tempo possibile, prima che capitasse qualcos’altro di assolutamente assurdo.
 
Intanto pochi metri più in là, Raphael aveva appena terminato di darsi una ripulita dopo una sessione in solitaria particolarmente appagante.
Forse a causa di una buffa testa di capelli scuri e arruffati che aveva fatto capolino dietro le sue palpebre abbassate ben più di una volta?
Consapevole che il crepuscolo sarebbe arrivato ben prima di quanto desiderasse, il nuovo capo clan si girò su un fianco e, prima di cadere addormentato, non poté impedire alle sue labbra di arricciarsi in un piccolo e quanto mai raro sorriso. 
   
 
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