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Autore: L o t t i e    18/04/2016    4 recensioni
«In questa notte, con una luna così bella, avrei potuto non chiederti di giocare insieme a me, my lady
La coccinella lo osservò con aria titubante, soppesando la domanda dietro la quale - avrebbe giurato - ebbe il presentimento ci fosse un doppio senso. Non assecondava mai le strane proposte di Chat Noir o le sue provocazioni...
«Oh, andiamo Lady! Non è vero che i gatti hanno nove vite: è una leggenda e io..! Io voglio usare la mia per divertirmi, insieme a te.»

[1.106 parole]
Mi introduco nel fandom con questa prima fanfiction ispirata dall'omonima canzone dei vocaloid “Ah, It's a Wonderful Cat Life!”. Ispirata, mi raccomando, non sarà una song-fic. u_u
Spero sia di vostro gradimento! ☆
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Deliri Note dell'autrice:
Non fatemene una colpa, ma quando una gif su tumblr mi ha mostrato il bellissimo faccino di Chat Noir ho subito pensato a Len Kagamine (il nostro micio ovviamente mi piace più di quel divoratore di banane, coff) in “Ah, It's a Wonderful Cat Life!”. Così, con le mie formidabili doti da stalker [?] son risalita a Miraculous Ladybug e, che dire?, ho finito la serie in due giorni - sigh.
Per superare l'astinenza e la voglia assoluta di un'immediata seconda stagione, la mia mente ha partorito questa pseudofanfiction - ehm.
Che altro dire? Siate clementi perché, anche se non è certo la prima storia che pubblico, non mi azzardo mai a pubblicare se i personaggi trattati non sono i miei original characters: le fanfiction mi fanno salire un poco il panico, ecco-- oltretutto non scrivo da un po', spero di non esser andata troppo OOC--
Per il resto, vi lascio e vi auguro una piacevole lettura! c:
―L o t t i e.









Ah, it's a wonderful Chat life!






Marinette era affacciata alla finestra della propria camera e insolitamente pensierosa osservava il cielo stellato. L'orologio segnava le 23:30, la tensione della ragazza era alle stelle: quel giorno lei e Chat Noir avevano combattuto con il solito akuma, ma dopo averlo sconfitto l'eroina a pois era stata fermata da un gatto fin troppo determinato - e proprio pochi minuti prima che tornasse Marinette!

«Chat, non ho molto tempo!», bisbigliò nervosa la coccinella indicando un orecchino sul quale erano rimasti solo due puntini neri.
«Ma certo my lady, lo so! Devo solo domandarti qualcosa» sorrise carismatico il felino, sinceramente tentato di tenere la sua adorata coccinella prigioniera con l'unico scopo di scoprire chi celava quella maschera. Inspirò profondamente conscio di non poter far avverare quel desiderio. «Che ne dici di... vederci questa notte in cima alla tour Eiffel? Allo scoccare della mezzanotte.»


Cos'era diventata, Cenerentola? Eppure sul momento non aveva riflettuto molto ed aveva lanciato al ragazzo un frettoloso «sì» pur di sfuggirgli. Ma era stato un grosso, cat-astrofico errore ed ora ne pagava le conseguenze. Si strinse nelle spalle, voltando appena il capo per osservare Tikki addormentata sul cuscino del proprio letto. «Cosa dovrei fare?» domandò a bassa voce alla notte. Era più che sicura che Chat Noir ne avrebbe approfittato per flirtare ancora con lei e per questo non se la sentiva di andare, perché pensava di tradire Adrien - per quanto tra loro ancora non vi era nulla: la loro relazione era più che avviata solo nella testa della corvina. Dall'altro lato sapeva che si sarebbe pentita se non si fosse presentata, illudendo così il biondo - considerava quest'ultimo un ottimo amico e compagno di squadra sul quale fare affidamento e pensare di ferire i suoi sentimenti - più di quanto non facesse solitamente - la faceva star male.

«Il tuo magnifico piano è di attirare la tua amata coccinella su una torre di ferro e... dichiararti?» domandò Plagg, cinico come suo solito, ingoiando per intero un triangolo di formaggio. Adrien finì di sistemare qualche cuscino sotto le coperte del letto, non si era mai troppo prudenti e se qualcuno avesse scoperto che lui, Adrien Agreste, era scomparso... con molte probabilità suo padre avrebbe fatto intervenire tutte le forze dell'ordine disponibili in Francia. Udendo le parole di Plagg un leggero colorito roseo prese possesso delle sue gote poi si voltò verso il kwami, sbuffando.
«No» mormorò, «vorrei solo passare del tempo con lei senza il pretesto di qualche farfallina del cavolo.»
«Non ti infiammare tanto, tigre.»
Adrien roteò le iridi verdi, e prima che il kwami potesse gustare un altro pezzo del formaggio che tanto amava, il biondo disse: «Plagg, trasformami!»

«Che bella signorina che abbiamo qui.»
Ladybug sussultò impercettibilmente voltandosi giusto in tempo per vedere Chat Noir scendere con eleganza da una trave ed atterrare a pochi metri la lei, riponendo il proprio bastone. Chat si avvicinò con passi silenziosi scrutando con velata, ma non troppo, gioia alla sua lady - gli occhi felini che scintillavano nel buio. Una vocina davvero crudele fino all'ultimo aveva continuato a ripetergli che molto probabilmente l'eroina non si sarebbe presentata e invece! L'altra abbozzò un sorriso di rimando, timida - doveva ammettere che non si sentiva tanto spavalda in quel momento e forse stava pentendosi di essersi presentata. «Chat, perché mi hai chiesto di venire qui?»
«In questa notte, con una luna così bella, avrei potuto non chiederti di giocare insieme a me, my lady
La coccinella lo osservò con aria titubante, soppesando la domanda dietro la quale - avrebbe giurato - ebbe il presentimento ci fosse un doppio senso. Non assecondava mai le strane proposte di Chat Noir o le sue provocazioni...
«Oh, andiamo Lady! Non è vero che i gatti hanno nove vite: è una leggenda e io..! Io voglio usare la mia unica vita per divertirmi, insieme a te» le parole del biondo interruppero come un fiume in piena il corso dei pensieri di Marinette, la quale arrossì appena: c'era o ci faceva? Pronunciava quelle parole con malizia o innocenza? Ladybug si portò una mano alla nuca, piegando le labbra in una minuscola smorfia. Chat continuava ad osservare la ragazza, poi però schiuse le labbra - per una volta che non voleva risultare ambiguo (non del tutto), chissà cosa aveva capito quella pervertita di una coccinella!
«Oh, mia cara lady, il tuo viso mi sta dicendo molte cose al momento» ridacchiò lui, «che cosa hai capito dalle parole di questo innocente micio
La ragazza s'impettì: «sei solo un gattaccio pervertito e... randagio, Chat Noir!» sbottò.
«Randagio?» ripeté l'eroe con una punta di sorpresa - difatti inarcò le sopracciglia, poi però sorrise cogliendo la palla al balzo. «Essere un randagio è la cosa migliore e se vuoi anche tu potresti essere libera» le porse la mano guantata.
«Che signor randagio testardo abbiamo qui, di sicuro sai parlare bene, ma non sono una ragazza stupida. Domani, anche solo per ipotesi, potresti venire investito da un auto! Mph.»
L'eroina, con le braccia incrociate sotto i seni si voltò camminando saccente verso il margine della grande torre, sedendosi lasciando dondolare le gambe nel vuoto.
“Ahh”, sospirò mentalmente Adrien, “anche quando fai così sei adorabile. Mi piaci sempre più!” Chat non si fece sfuggire l'occasione e svelto si sedette vicino alla sua lady, inconsapevole dei pensieri dell'altra. Sembrava imperturbabile da fuori, ma dentro ancora quel turbinio confusionario non la lasciava in pace: “come fai ad essere così sfacciato Chat Noir?! Sfortunatamente non sarai mai in grado di farmi battere il cuore...” la ragazza sospirò sconsolata.
Chat Noir le fece eco.

«Chat...» ruppe il silenzio Ladybug dopo qualche lungo minuto di silenzio. «Avevi ragione, la luna è davvero bella.»
«È sempre stato il mio sogno poter ammirarla con te, my lady.»
«Sempre?» ridacchiò lei.
«Da quando ti ho incontrata, che pignola» mugugnò l'altro. «Sai qual è un altro mio sogno? Poter scoprire un giorno chi si cela sotto quella maschera da innocente coccinella. Ma immagino non accadrà mai...»
«Per quanto riguarda questo non sono io l'insensibile, ma è la regola. Mh?» si voltò di scatto sentendo il bastone di Chat Noir allungarsi e lui pronto a spiccare un balzo. «Ehi, te ne vai di già? Aspetta un attimo!»
Il biondo voltò il capo dalle ciocche scombinate, osservandola interessato.
«Magari potremo vederci anche domani, ma ad un ora meno scomoda», propose lei. «Io ti aspetterò» concluse addolcendo l'espressione sul proprio viso.
«Non mancherò my lady» e prima di spiccare un balzo per atterrare sul tetto di qualche casa, Chat Noir si prese il piccolo capriccio di lasciarle un soffice bacio sulla guancia.
Ladybug trasalì, arrossendo di botto - ormai sola.

  
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