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Autore: Ilune Willowleaf    18/04/2016    4 recensioni
In una puntata della serie tv viene accennato il fatto che c'è stata una "dea Coccinella" nell'Antico Egitto.
E poi una fanart mi fa accendere la miccia.
Asenmut è il figlio di uno de generali del Faraone. Mefrure la sorella del Faraone e di sua moglie, e anche essa futura sposa regale. Legati ai loro doveri e ai loro destini, possono essere sé stessi solo quando i poteri divini fanno di loro la Dea Coccinella e il Figlio della Dea Bastet, il Gatto Nero, per proteggere la città e l'Egitto intero da un misterioso evocatore di demoni. Forse i sogni di una adolescente possono diventare realtà. Forse i sogni di un ragazzo investito del potere di Bastet possono avverarsi. Forse. Se l'Egitto non sprofonderà in un incubo senza fine.
Dedicata agli utenti della pagina FB Amour chassé-croisé che pubblicano sempre fanart che mi fan salire il fangirlismo =)
Genere: Avventura, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La avventure sul Nilo della Dea Coccinella e Sacro Gatto Nero


Capitolo 1 – bacio sulla mano


Si dice che la Storia si ripeta. Che l'animo umano, in fondo, non cambi mai.
Forse è vero, disastri e trionfi, ascese e cadute di imperi si ripetono.
E, così come le Grandi Storie, anche le piccole storie si ripetono, perché, da che mondo è mondo, i sentimenti che animano gli umani sono gli stessi: amore, odio, avidità, rabbia, desiderio...

La nostra storia stavolta inizia sulle rive di un largo fiume, che scorre placido tra verdi rive, oltre le quali si stende un deserto dorato.
Il sole scintilla sulle acque del Nilo, che ogni anno lascia il suo letto per donare il nero limo nutriente alle terre attorno.
L'Egitto, terra di Dei dalle teste animali, di misteri e magie, di Faraoni, intrighi e di amori eterni.
La corona dell'Alto e Basso Egitto è indossata da Tutankamon. Non il malaticcio faraone bambino che diventerà un po' il simbolo di questo Paese cinque millenni dopo. Un altro Tutankamon, che regna con la sorella-sposa Nefertari, altro nome da sempre molto gettonato nell'alta nobiltà egizia.
Scendiamo sulla corte regale, tra i cortili ombreggiati da alberi e laghetti artificiali adorni di ninfee.
Quattro giovani uomini, poco più che ragazzi, si addestrano in un cortile con i corti archi che gli egizi usano per la guerra. I corpi dorati dal sole scintilando di sudore, i capelli neri sono imbiancati dalla polvere, ma gli sguardi attenti e concentrati sono fissi sui bersagli, una concentrazione da veri guerrieri.
Sono figli dei generali che comandano l'esercito, uomini fidati del Faraone. Sanno già qual'è il loro destino, e cioè guidare gli eserciti come ufficali prima, e forse come generali poi.
Ma l'Egitto per ora è in pace, quindi c'è tempo, oltre che per allenarsi, per pensare alla loro adolescenza.
Alziamo lo sguardo. Facciamolo correre lungo il muro, fino in cima, dove una terrazza ombreggiata da grandi piante in vaso è allietata dal canto di piccoli uccelli in gabbie dorate.
Due fanciulle sbirciano i ragazzi, e ridacchiano, come tutte le ragazze della loro età. Ma andiamo a guardarle da vicino.
La prima è chiaramente una nobile: i capelli sono impeccabilmente acconciati, cosparsi di pregiate essenze, e la pelle delicata non conosce il lavoro del telaio. La veste di lino pieghettata, ornata di gioielli d'oro e preziose pietre dure, lascia intuire un fisico snello e slanciato.
Accanto a lei, una ragazza dalla tunica pieghettata più corta e meno carica di gioielli, dalla pelle scura e dai capelli acconciati in lunghe treccine alla maniera nubiana. La figlia dell'architetto di palazzo, nonché la più cara amica della sorella e futura sposa del faraone, che accanto a lei si divora con gli occhi uno in particolare dei giovani arcieri.

Ora vi vedo sussultare, spettatori. Sorella e sposa? No, non siamo finiti sul set di Game of Throne. Tra gli antichi sovrani egizi, era normale prendere come moglie le sorelle e sorellastre, le zie giovani o anche, in casi estremi, le figlie, per non diluire il sangue divino dei Faraoni. Questo comportava lo spuntare fuori di malatte genetiche dopo una dozzina o più di generazioni, l'estinzione di una dinastia e il sorgere di un'altra. Fine approfondimento culturale.

-Aaaahh, com'è carino Asenmut!- esclamò, forse per la milionesima volta, la ragazzina dalle vesti più ricche -Non trovi, Sepsuth?-
-Non ci crederai, Mefrure, ma credo che questa sia la ventiseiesima o ventisettesima volta che lo ripeti, da quando siamo arrivate qui. Un dattero?-
La ragazza nubiana porse alla amica e padrona un vassoio colmo di turgidi datteri, che Mefrure prese spiluccò distrattamente, troppo assorta nella contemplazione del più giovane dei quattro arcieri.
Era l'unico figlio del generale che comandava la prima Divisione dell'esercito, e fin da piccolissimo era stato allenato e adestrato ad ogni arte militare consona al suo rango. Ma Mefrure sapeva anche che era anche molto colto, e già aveva il permesso di accompagnare suo padre alle periodiche riunioni militari, perché osservasse e imparasse.
-Oh, no, hanno finito... - sospirò. I ragazzi stavano deponendo gli archi, mentre i servi si affrettavano a portare loro vasi d'acqua per rinfrescarsi e teli di lino per detergersi polvere e sudore, mentre altri correvano a recuperare le frecce dai paglioni.
Uno dei giovani arcieri alzò lo sguardo, e trasecolò nel riconoscere chi era affacciato al terrazzo. Sgomitando e sussurrando agli altri, tutti e quattro si inchinarono, coi servi dietro prostrati a terra in adorazione della divina fanciulla.
Il rossore salì alle guance di Mefrure, ma il rigidissimo addestramento all'etichetta e l'abitudine a essere considerata la figlia in terra di un dio la fecero controllare. Salutò con grazia e con un cenno del capo, e si allontanò dal balcone, permettendo ai servi di rialzarsi dalla polvere e ai ragazzi di ritirarsi.
-Oh, se solo...- mormorò. Non finì la frase.
Era figlia di un faraone, e pertanto nel suo corpo albergava lo spirito divino, come in quello di sua sorella. Non poteva sposare un uomo comune, fin dalla nascita era destinata al fratellastro, figlio del suo stesso padre e di una zia, affinché lo Spirito Divino non si disperdesse. Presto sarebbe giunto il giorno del matrimonio divino. Una, forse due Piene del Nilo, e poi...
Ma, per ora, poteva sognare di perdersi negli occhi del giovane figlio del generale.
-Sepsuth, il sole mi ha fatto venire il mal di testa. Credo che mi ritirerò nelle mie stanze. - disse, di colpo. L'amica la lasciò da sola: conosceva perfettamente i pensieri che intorbidivano e rattristavano gli occhi della nobile, quasi divina amica, e ne rispettava il desiderio di solitudine.
Lei, dal canto suo, non aveva tali angosce. Si affacciò e strizzò l'occhio a uno dei quattro ragazzi, facendo un cenno con la mano, che quello contraccambiò.

Il breve, rosso tramonto baciò le rive del Nilo, arrossò come sangue le candide pietre delle mura e dei templi, e il sole sparì a occidente, preparandosi ad affrontare il lungo viaggio nell'oltretomba che l'avrebbe ricondotto all'alba a sorgere a oriente.
Non era un giorno festivo, e la sala dei banchetti era vuota: il Faraone e la sua amatissima moglie cenavano nei loro appartamenti, servidi da una trentina di schiavi: quasi una cenetta intima. La sorella della coppia reale aveva cenato nei suoi appartamenti, mandando via dopo poco i musici e le serve, e dicendo di volersi coricare presto.
Alla luce del primo raggio della luna piena che scintillava come un disco dorato si levò a sedere sul letto, il corpo seminudo che pareva ambra nella luce lunare. Una piccola creatura rossa lasciò il vassoio di datteri, che aveva metodicamente mangiato uno a uno, e raggiunse la ragazza.
-E' proprio una bella serata, l'ideale per uscire!- commentò, finendo l'ultimo morso di dattero.
-Hai proprio ragione, Tikki! Andiamo, è ora di uscire! C'è la luna piena, e sono sicura che apparirà un demone, stanotte. Appaiono sempre con la luna piena. -
L'aria ieratica, calma e dolce era scomparsa, la postura era aggressiva e dinamica.
-Tikki, trasformami!-
Una tunica di uno sgargiante, incredibile rosso avvolse il suo corpo, cosparsa di tondi neri come il giaietto. Una maschera simile le coprì il volto, enfatizzando meglio del trucco i profondi occhi di un esotico blu zaffiro, eredità di qualche antenata di oltre il mare. La fusciacca dorata le sottolineva la vita sottile, le cavigliere d'oro aderivano slanciando i piedi nudi.
Come un'ombra, si arrampicò sui fregi e sulle colonne periformi, raggiungendo il tetto del palazzo reale, e sedendosi sulla terrrazza più alta.
Il silenzio della notte era riposante: le voci della città arrivavano attutite, suoni di stoviglie, profumo di cibo: il popolo mangiava la sua parca cena, prima di cedere al dolce sonno.

In una stanza in un'altra ala, una stanza più piccola ma comunque ben arredata, il giovane Asenmut chiuse la porta alle sue spalle, sospirando. Sentiva la testa scoppiargli. Suo padre era molto esigente con lui, pretendeva che eccellesse in tutte le discipline sportive e militari, che leggesse e scrivesse in modo impeccabile, che fosse già colto ed esperto in geografia, storia e strategia militare. Lo portava alle riunioni e in seguito lo interrogava.
Si rendeva conto che, essendo l'unico erede maschio, suo padre riponeva in lui tutte le sue aspettative. Ma talvolta era davvero stressante.
Era anche stressante trovare scuse continue per portarsi cibo in camera. Specie cibo come olive marinate e altre delizie puzzolenti.
-Finalmente, sto morendo di fame! Cosa hai da mangiare? - la piccola creatura nera schizzò fuori dal cesto dove Asenmut teneva le tuniche di ricambio, fiondandosi sul vassoio di olive marinate ripiene di finocchiello e pesce.
-Qualcosa che puzza come un coccodrillo morto da una settimana. - commentò il ragazzo, storcendo il naso -Non potresti mangiare qualcosa di meno puzzolente? Che ne so, del melone? O del pane di miglio?-
-Ehy, questi sono i patti, tu mi foraggi di queste delizie, e io ti dò i poteri! Che razza di energia vuoi che abbia, se mi porti cose come pane o frutta?- l'esserino simile alla caricatura di un gatto trangugiò le olive con una velocità sconcertante.
-Si, ma è la MIA stanza che puzza, dopo!-
-Dettagli. Allora, novità, nella giornata?-
-Mah, niente di che. Stamattina, mentre ci esercitavamo con l'arco, si è affacciata la sorella del faraone e la sua dama di compagnia. Se n'è accorto Nyuya e momenti ci resta secco per la sorpresa. Però mi ha detto che la ragazza gli ha fatto un qualche segno. Per me, quei due se la intendono. -
-Ci hai fatto caso che ti capita spesso che la principessa Mefrure ti venga a guardare?-
-Non dire sciocchezze. La incrocio spesso perché questo è il palazzo reale. E' praticamente casa sua!-
-Secondo me le piaci. -
-Non dire assurdità. Tra un paio di anni sposerà il Faraone. Probabilmente non sa neanche il mio nome. E poi, ho cose più importanti che pensare alle ragazze, a parte la mia adorata dea Coccinella. Tipo distruggere i demoni!-
-Allora, pronto per andare? C'è luna piena...-
-Si capisce! Plagg, trasformami!-
L'altletico corpo pareva ancora più scolpito nel lino nero e oro del costume. Lo scintillio degli occhi verdi si ripeteva nell'oro del collare, mentre il liscio caschetto di capelli si arruffava un po' attorno alle lunghe orecchie appuntite. La lunga catena d'oro e giaietto non pendeva inerte, ma pareva quasi viva, sotto al cilindro dorato che conteneva il magico bastone.
-Molto bene!- esclamò allegro il Gatto Nero, Sacro Messo della Eterna Bastet -Chissà se la mia adorabile Coccinella è già arrivata!-

La prima stella della sera, gialla come un topazio, palpitava sull'orizzonte, in procinto di spegnersi ormai, mentre altre migliaia di luci si accendevano una dopo l'altra nel cielo nero, il vivo corpo della dea Nut arcuato sul mondo.
Piccoli fiori di gelsomino caddero sulle spalle della Coccinella.
-Gatto Nero? Ti aspettavo da un po'. - disse lei, per nulla sorpresa da quel gesto. Gatto Nero sfruttava il suo passo silenzioso per farle quei piccoli, profumati scherzi.
-Desolato, mia divina - si inchinò il ragazzo -Qualche segno di demoni?-
-No, non ancora. Sai, oggi pensavo a una cosa. Ho una teoria. Vuoi sentirla?-
-Dimmi tutto! Sono tutto orecchie!- Gatto nero agitò le orecchie, sedendosi agilmente vicino alla Coccinella. Un po' troppo vicino. Lei si scostò un poco.
-I demoni appaiono con la luna piena o con la luna nuova, che sono le fasi lunari più indicate per gli incantesimi. Dopo tutti quelli che abbiamo affrontato, sono abbastanza sicura che-
-Dodici. -
-Uh?-
-Ne abbiamo affrontati dodici. -
-Oh. Va bene. Dopo dodici che ne abbiamo affrontati, mi viene da pensare che non saltino fuori da soli, ma siano evocati da uno stregone. -
-Beh, non mi sembra un'idea sbagliata. -
-Questo stregone prende un feticcio, passa quattordici giorni a riempirlo di odio, frustrazione, raconore e quanto di peggio ci sia nel cuore degli uomini, e poi ce lo lancia contro. Quello che non capisco ancora è il perché. -
-Umh...-
Scese il silenzio tra i due.
-Hai provato a chiedere al tuo spirito guida?- chiese il Gatto Nero, dopo alcuni minuti di silenzio.
-Si. Lei crede che il nostro nemico sappia dell'enorme potere dei nostri Miracoli, e voglia impossessarsene. Potrebbe voler rovesciare il faraone, col loro potere, o addirittura diventare un Dio!-
-Che Osiride ce ne scampi! Ehy, guarda!- Gatto Nero si alzò, aguzzando lo sguardo sulla città rischiarata dalla luna -Laggiù! Ecco il nostro demone quindicinale! Chissà che razza di feticcio avrà usato!-
Coccinella sorrise: aveva aspettato il momento dell'azione con impazienza. -Io scommetto su l'oggetto di un contadino!-
-E io sull'oggetto di un mercante!-
Coccinella si lanciò da un tetto a un albero, seguita a ruota dal Gatto Nero.
-Ehy, mia dea! Cosa scommettiamo?-
-Non è il momento, Gatto!-
-Eddai!- la affiancò -Se vinco io, mi concedi un bacio?-
-Ma non ci pensare neanche!-
-Mi accontento di baciarti la mano!-
Coccinella roteò gli occhi, agganciandosi a un palo per stendere i panni e lanciandosi verso il porto fluviale. Gatto Nero era appiccicoso, ma in fondo amava il fatto che, in quelle vesti, ci fosse qualcuno che non la trattasse come un'intoccabile dea vivente.
-D'accordo. Ma se vinco io-
-Ah, ho vinto io, mi spiace!-
Il demone, che stava spargendo distruzione tra le casette dei barcaioli lungo il fiume, aveva al termine di ogni braccio della enorme forma umanoide lunghe funi annodate, chiaramente del tipo usato dai mercanti e dagli artigiani per tenere il conto.
La battaglia infurò concitata per alcuni minuti, finché gli artigli d'oro intarsiato di Gatto Nero non aprirono un varco nel corpo di funi della creatura, e Coccinella non purificò l'oggetto dal male, rivelando proprio un fascio di cordicelle annodate intercciate tra loro, che si consumò in cenere prima di toccare terra.
Il suo divino Miracolo riportò i feriti i salute, e le case in piedi, annullando l'incendio che si era sviluppato in alcune baracche.
Seguiti dalle grida di giubilo e dalle orazioni degli abitanti, i due emissari degli Dei scomparvero nella notte.
-E' proprio ora di andare- commentò la Coccinella, sul tetto del palazzo reale. I suoi orecchini tintinnavano come sistri d'argento per indicarle che mancava pochissimo alla sua detrasformazione.
Gatto Nero afferrò la mano ambrata della Coccinella, portandone il dorso al volto. -Una promessa è una promessa, mia dea – le disse, sorridendo in un modo che, per un istante, fece tremare le ginocchia della ragazza.
Le labbra del ragazzo erano fresche sul dorso della mano, la sua stretta gentile, e dopo un istante, solo la notte riempiva il luogo dove fino a un attimo prima c'era il Figlio di Bastet.
Rapida, la dea Coccinella si reinfilò nella finestra della sua camera, un attimo prima che la tasformazione regredisse.
Tikki si accomodò tra le sottili coltri del letto.
-E' stata una serata movimentata, eh?-
-Si. E domani sarà una giornata pesante. C'è la benedizione dei germogli di grano da tutte le province, e debbo benedirle anche io. Dormiamo, Tikki: all'alba, ormai, non manca molto. -

Poche decine di metri in linea d'aria più in là, Asenmut si sedette sospirando sul suo letto.
-Le ho baciato la mano. Fantasitco...- sospirò sognante -ha una pelle così liscia e morbida. E' davvero una dea, Plagg. Solo una dea potrebbe essere così bella e delicata, e al contempo così coraggiosa e forte!-
Lo spiritello scosse la testa, concentrandosi sul suo spuntino di ben-oltre-mezzanotte. "E solo un innamorato può essere così fesso da non accogliere con gioia la possibilità di un delizioso spuntino prima di andare a dormire", pensò, ma non disse, perché aveva la bocca piena di olive.


 



Ecco qua. Tutta colpa di questa fanart. La vedo, e *BANG*, l'idea.
Non garantisco regolarità, ho una vita dannatamente piena e l'ispirazione va e viene. però garantisco amore e passione per ciò che scrivo. =) Lasciate un commentino se vi è piaciuta, possibilmente scritto in buon italiano, che sennò la nazi-grammar che è in me espplode =)
Ecco la fanart "colpevole": http://40.media.tumblr.com/94939861f1a4b9110b4644e45346aace/tumblr_o4ebr2fWyS1v86z91o1_1280.jpg



 

  
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