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Autore: Melaa    18/04/2016    0 recensioni
Una ragazza, un ragazzo e una camera d'ospedale, dove avviene il loro incontro.
Dal I capitolo:
[...]Una volta le ho chiesto: "Credi che lui ti senta? Lei mi ha sorriso e mi ha detto: " Non lo so, ma io ci provo."
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un altra bellissima giornata in ospedale mi sta aspettando. Gli infermieri sono appena venuti a svegliarmi, tra poco mi portano la colazione e poi vengono a farmi un controllo, ma non ne ho la benchè minima voglia.
Di colpo mi viene in mente quello che è successo stanotte. Aspetta, l’infermiera non se n’è ancora andata come al solito dalla mia camera. Ma allora..
Mi giro di scatto (facendomi di nuovo male, accidenti a me) e rimango sbalordita, avrò sicuramente la faccia da pesce lesso. Il mio compagno di stanza è qui, vivo e vegeto. Soprattutto sveglio.
L’infermiera dopo averlo aiutato a sedersi comodamente se ne va, allora lui guardandola andare via si accorge di me.
La prima cosa che ho pensato è stata ‘wow’ la seconda ‘è un miracolo’.
Mi sto facendo la figura dell’idiota, perchè anche lui rimane a fissarmi. Distolgo lo sguardo e nascondo il viso tra i miei capelli, per non far vedere le varie tonalità di bourdeaux che ho sulle guance.

“Ciao”. E’ poco più che un sussurro, ma io lo sento chiaro è forte.

Mi giro di scatto verso di lui e ricambio il saluto, con un sorriso. “Ciao. Scusa se ho reagito così ma è che.. praticamente mi ero abituata ad essere da sola in camera.” Andiamo, non hai niente di meglio da dire?

Comunque piacere, Lisa. Tu come ti chiami?”

“Io mi chiamo Alessandro, piacere. Verrei a stringerti la mano, ma..” si indica i tubicini dell’ossigeno che gli escono dal naso “non so esattamente come muovermi”

“Oh, non importa.” Cerco le stampelle vicino al letto e cerco di alzarmi. Quasi non so nemmeno più come si cammini, ormai. Mi siedo sulla sedia accanto al suo letto e gli do la mano. Gli sorrido, e quando lui mi da la sua sento uno strano brivido sulla pelle, che dalla mano si propaga in tutto il resto del corpo.

“Ecco. Ora siamo a posto” gli sorrido di nuovo e mi stacco da lui.

“ Come mai sei qui?”

“Oh, ho avuto un piccolo incidente, ma me la sono cavata con poco. E tu?”

“Idem, ma ho avuto qualche problemino in più.”

“Beh.. però ora sei qui, sveglio. La tua famiglia veniva tutti i giorni a trovarti, tua mamma ti parlava sempre. Poi c’era un piccolino che ogni giorno si accucciava su di te.”
Gli luccicano gli occhi e un sorriso enorme si fa largo sul suo viso. Che dolce.

“Il mio tesoro..”

“Siete molto legati?” Mi rendo conto della domanda che gli ho fatto e gli dico: “Scusa, non volevo essere invasiva.”

Ride di gusto. “Ma quale invasiva, figurati. Comunque si, siamo molto legati..”
Viene interrotto dall’ infermiera che entra e mi guarda come se avessi ucciso qualcuno.

“E tu signorinella? Dovresti avere qualcuno vicino pronto ad aiutarti quando vuoi alzarti, almeno per le prime volte. Potresti cadere e farti male! La prossima volta chiama.”

“Mi scusi.”

“Non importa. Ma che non capiti più. Siamo intesi?” Mi ammonisce addolcendosi. Si avvicina e dolcemente mi aiuta a rimettermi a letto. Ci porta la colazione e se ne va.
Accidenti a lei che ci ha interrotto, chissà cosa stava per dirmi!
Mangio un po’ di fette biscottate con la marmellata, non ho molta fame ma mangio per tenermi in forze.
Vedo Alessandro che fa un po’ fatica, gli chiedo se vuole una mano ma dice di no. Chiamo l’infermiera, mi faccio alzare e mi faccio accompagnare di nuovo sulla sedia accanto al letto del mio compagno di stanza e appena lei se ne va, dopo qualche protesta del ragazzo, inizio a spalmargli la marmellata sui biscotti. Con uno sguardo truce mi fa una linguaccia.

“Quanti anni hai?” mi chiede addentando una fetta biscottata.

“18. E tu?”

“20. Raccontami un po’ di te. Vai a scuola?”

“Frequento ragioneria, ma non è la scuola che avrei scelto. Avrei voluto fare l’artistico, ma i miei genitori non volevano, e quindi..”

“Perchè non hai preso le redini della questione tu?”

“Non volevo deluderli. Ai tempi avrei fatto di tutto per renderli felici, per compiacerli. Ma ora mi rendo conto dell’errore che ho fatto.. ma non posso tornare indietro.”

“Però puoi sempre farlo un giorno. Magari non andare a scuola, ma fare le cose per conto tuo. Studiare, e quelle cose lì. Potresti fare un corso da qualche privato.. no?”

“Beh si, ho già qualcosa in mente e un giorno, magari, farò quelle cose. Sempre se non cambio idea prima.”
 Gli sorrido, e lui ricambia. Che bel sorriso che ha.

“In quel caso comunque farai qualcosa che vorrai tu. Non che ti ha imposto qualcun’altro.”

“Non preoccuparti, sono cambiati quei tempi. E tu invece cosa fai nella vita?”

“Io lavoro, faccio il barista in un pub qui in città. Mi piace molto, si sta sempre a contatto con la gente e ciò mi fa bene.”
Qualcuno bussa alla porta, e dopo aver detto entrambi: “Avanti!” vediamo entrare Luca, il papà di Alessandro, che subito corre ad abbracciarlo.

“Figlio mio!”

“Papà, mi stai strozzando.”
Mi sento decisamente di troppo, decido allora di alzarmi e mettermi a letto. Sto facendo un chiasso tremendo e entrambi si girano verso di me, e Alessandro mi dice: “Guarda che non sei di troppo. Puoi stare qui con noi!”

Solita frase di circostanza. “No no tranquillo, mi metto a studiare qualcosa, per non rimanere troppo indietro.” Faccio un po’ di fatica e allora Luca si avvicina e mi aiuta. Lo ringrazio e cerco il libro di Matematica, mi corico e incomincio a leggere quelle dannate parabole. Dopo poco entra Cristina, la mamma di Alessandro, con il bambino in braccio.
Mi saluta e va verso suo figlio, per abbracciarlo. Vedo con la coda dell’occhio che gli posa il bambino sulla pancia, e questo dopo essersi buttato sul ragazzo dice: “Papà!!!”
   
 
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