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Autore: Janeisa    18/04/2016    2 recensioni
E' un viaggio tra le stelle.
L'incontro di due persone, di due personalità diverse ma complementari. Due stelle sullo sfondo di una galassia, una è consapevole di esserlo, l'altra non ha mai iniziato a brillare. Ed è giunto il momento che lo faccia. Ed è attraverso le asperità e gli ostacoli che giungeranno alle stelle.
Dal 1° capitolo
Quando tutta la tua carriera dipende dal tuo capo e lui ti chiede di saltare, l’unica cosa che puoi rispondere è quanto in alto? O almeno era così, solitamente. “Questo però è chiedere troppo” stava pensando Rose mentre ascoltava il professore che le spiegava quello che voleva che lei facesse.
«In pratica Rosaleen, siamo stati contattati dallo staff di produzione, a quanto pare qualcuno del cast ha richiesto un incontro per porre alcune domande. Sinceramente non ne vedo il senso visto che sono arrivati praticamente al terzo e credo ultimo film, sapere cosa è un buco nero ora ha sinceramente poco senso, ma comunque non spetta a noi chiederci perché. Lo staff di produzione ci ha chiesto questa consulenza, e non è una cosa da poco… »
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Pine, Karl Urban, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zachary Quinto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimers
"Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo"
Ovviamente non conosco in nessun modo Chris Pine, tutti gli eventi contenuti in questa storia sono frutto dell'immaginazione. Tutto il mio lavoro è rivolto a rendere quanto più veritiera possibile la caratterizzazione del personaggio e della sua situazione.


Salve a tutti, è da un bel po' che non aggiorno, ma una persona mi ha dato una grossa spinta. Avevo già in mente tante cose per Rose e Chris e quindi ho pensato di non abbandonarli. 
Sapete che quando scrivo un capitolo prima faccio delle ricerche per cercare di renderlo più reale possibile, ma spesso devo riempire i buchi con la fantasia, come in questo caso. Non conosco in alcun modo il planning di Chris Pine per il film di Star Trek Beyond, quindi sono andata a caso e anche per le mie necessità.
I nomi di assistenti di scena, agenti, segretaria e autista sono inventati ovviamente. I voli citati sono reali e collegano realmente YRV (aereoporto di Vancouver) con LAX (aereoporto di Los Angeles), la casa dove vive Rose è attualmente in vendita a Pasadena (che bella *_*). 
Voglio ringraziare la ragazza che mi ha recensito, perché mi ha davvero fatto piacere il suo commento, mi ha aiutato a migliorare i capitoli, che sono stati rivisti un attimo, e soprattutto mi ha davvero incoraggiato a continuare. Grazie :)
Bhè, godetivi il capitolo, che a sorpresa è dal POV di Chris, soprattutto perché la stella che intitola il capitolo è una stella decisamente MASCHILE e poi perché volevo dare spazio anche a lui. Non so come sia Chris Pine nella realtà e spero di non offenderlo decisamente, spero di aver fatto un buon lavoro.
Buona lettura.

 


Per aspera ad astra

Big Bang– Parte 2

 
 
Capitolo 6 - Eltanin
Eltanin è una stella della costellazione del Dragone, di cui è in realtà la stella più luminosa. Il suo nome deriva dall'arabo e significa "serpente" o "drago". È stata chiamata anche la Stella dello Zenit, in virtù del suo passaggio in prossimità dello zenit quando osservata dalla latitudine dell'Osservatorio Reale di Greenwich.
 

POV Chris



Lunedì 13 luglio 2015
«Simon ti ho detto di non preoccuparti» esclamai quasi un po' scocciato al telefono, forse per la quinta volta quella mattina mentre parlavo con il mio agente. Cominciava a diventare un po' pedante.
«Chris...ma sono ovunque....foto di te in compagnia di una non meglio identificata ragazza e di un bambino di dieci anni. Cosa stai combinando?» fu la sua replica, si stava scaldando e cominciava ad urlare nel telefono, allontanai un pochino il telefono dall'orecchio giusto per rilassarmi un secondo, Simon diventava davvero una mamma chioccia quando si metteva. «Se ti dico di non preoccuparti devi stare tranquillo, se ci sarà qualcosa da dirti lo farò» parlai prima ancora di rendermene conto, ma quel se fu come una bomba ad orologeria che Simon non tardò a far scoppiare. «Se? se? Hai detto se...quindi ci hai già pensato. Chris, io non so se è una cosa buona...cioè per la tua carriera.»
Probabilmente non lo feci neanche finire di parlare perché intervenni quasi subito. Permettevo tante interferenze nella mia vita, ma mai nella mia vita privata e soprattutto sentimentale.
"Non è successo ancora niente" mi dissi ovviamente mentalmente, ma non potevo negare che avevo fatto qualche pensiero. «Simon, mettiamo in chiaro una cosa...se anche ci fosse qualcosa non dovresti dire niente...ma per ora ti assicuro siamo SOLO amici, è la dottoressa che mi sta seguendo al Caltech»
«Ah...è la dottoressa del Caltech...io credevo fosse un'aspirante attrice che ti aveva abbordato» borbottò Simon, forse improvvisamente più tranquillo, l'idea che Rose fosse una persona per bene e non qualcuno che mi aveva avvicinato per un po' di notorietà riflessa doveva averlo tranquillizzato.
«Bene ora che sei più calmo, possiamo rivedere il mio programma di questa settimana » chiesi senza mascherare il sollievo percepibile dalla mia voce, l'ultima cosa che volevo era dover discutere e attirare l'attenzione su Rose e suo figlio Nick.

«Si...certo. Bene, stasera parti per Vancouver, per tornare venerdì pomeriggio, poi un giorno di riposo e domenica si parte per il Canada»
«Quindi sono di nuovo a LA venerdì 17 e sabato 18» appuntai sul tablet che usavo come agenda
«Esatto, poi resterai altri setti giorni in Canada e una pausa di cinque giorni»
«Wow, una pausa...cosa ci hai piazzato in quei giorni» domandai ridendo, sicuro che non avrei avuto tempo per grattarmi la testa.
«Te lo dico dopo. Poi il 31 parti per 10 giorni, torniamo di nuovo a Vancouver, a quel punto quando ritorniamo hai qualche impegno per "The finest"»
«Si ricordo, presenzio al D23»
«Esatto, il 15 agosto.»
«Avrò tempo per una vacanza?» ironizzai un po' mentre vedevo sfumare davanti ai miei occhi tutto il mese di luglio e metà agosto. «Si pensavo che potevi prendere una vacanza dopo il D23, ma una settimana massimo Chris, non vorrei far accumulare gli impegni»
«Si certo hai ragione. Quindi a che ora mi vengono a prendere. L'aereo è nel primo pomeriggio, giusto?»
«Il volo parte alle 13.50, saremo da te per le undici. Fatti trovare pronto»
«Ehi...io sono sempre pronto» risposi fintamente offeso.
«Si certo...e Chris?»
«Si?»
«Alzati dal letto altrimenti non sarai mai pronto. A dopo» e chiuse la telefonata, lasciandomi come un ebete, in boxer, effettivamente ancora a letto.
Simon mi conosceva praticamente come le sue tasche e sapeva bene come prendermi, come farmi fare qualcosa, quali progetti accettare e quali scartare, quelli per cui valeva la pena provarci. Era davvero bravo nel suo lavoro e a volte era più un amico che un agente.
Sbuffai leggermente lasciando andare il telefono sul letto e incrociando le braccia sotto la testa. Non avevo gran che voglia di alzarmi, volevo rilassarmi come avevo fatto durante il weekend.
Non potei non tornare indietro ai giorni appena trascorsi, prima la grigliata a casa dei genitori di Rose e poi il cinema. Dopo quella sua confessione avevo cominciato a comprenderla meglio e anche se in un primo momento ero rimasto così scioccato dalla cosa da aver avuto paura di avvicinarmi a lei...a loro, ma poi più lì guardavo, più conoscevo Rosaleen e suo figlio e più volevo sapere tutto di loro, provavo quella strana sensazione che mi diceva che far parte della loro vita non era sbagliato, che avvicinarmi a loro non era un pericolo come molti potevano credere. Era vero, Rose aveva alle spalle un grosso trauma: violentata appena diciassettenne aveva visto la sua amica morire, era diventata madre a neanche diciotto anni e quella era una cosa che non solo ti cambiava, ma cambiava tutto il resto che ti circondava.
"E' così di...diversa" pensai alzandomi finalmente dal letto, fortuna che ci pensava la donna delle pulizie a riordinare. La prima cosa che feci fu gettarmi sotto la doccia, così cacciai via ogni traccia di sonnolenza e di stanchezza repressa.
Sotto la doccia tornai a pensare a quello strano imprevisto in cui mi ero trovato, qualcosa che non avrei pensato potesse accadere, eppure da una settimana a quella parte la mia testa era sempre da una parte.
Era possibile che due persone in così poco tempo riuscissero a fare questo? Ripensai a quella che sarebbe stata la mia vita nei mesi successivi, era un periodo pieno e impossibile per conoscere persone, avrei viaggiato continuamente e a ritmi serrati, sarei riuscito a conciliare tutto ciò con la voglia che avevo di conoscere meglio quella ragazza.
Rose non sembrava il tipo a cui concedere poco tempo, probabilmente avrei impiegato un mese anche solo per convincerla ad accettare un mio invito a cena.
"Sono veramente così deciso a continuare?" pensai lasciando che l'acqua scorresse lungo il mio corpo, come se avesse il potere terapeutico di scacciare i pensieri più molesti e tutti i dubbi. "Sarebbe tutto così facile se lasciassi perdere" era questo il pensiero che mi trafisse quasi dolorosamente. Eppure se anche quello era ciò che pensavo, non potevo negare che nei giorni in cui ero stato in sua compagnia ero stato bene, avevo apprezzato il suo modo di fare, a volte un po' stravagante ma allo stesso tempo dolce. Rose era una madre adorabile, generosa e amorevole e suo figlio non era ad meno, non avrebbero rappresentato un peso per nessuno e chiunque avrebbe dovuto essere felice di poter considerarsi loro amico, non vedevo come il discorso potesse essere diverso da me.
Quando uscì dalla doccia ero deciso a cercare di conciliare quel mare di impegni che mi avrebbe tenuto inchiodato fuori dagli Stati Uniti per i mesi successivi con quella strana storia di qualsiasi cosa fosse.
"Come se non volessi che fosse una storia d'amore" mi dissi con una sincerità inaspettata. Era quando meno te lo aspettavi che la verità usciva fuori e in quel momento quel pensiero era così sincero.
Ero appena tornato in camera con un morbido asciugamano bianco avvolto in vita e uno più piccolo con cui stavo frizionando i capelli, quando sentì la suoneria del mio iphone. Sullo schermo lampeggiava il nome di Rose e quindi mi affrettai a rispondere.
«Ehi» dissi appena risposi alla chiamata.
«Ciao» il suo tono di voce non mi convinceva e sapevo anche perché fosse così. «Hai visto le foto?» domandò forse un po' retoricamente, avevo uno staff di persone che setacciava il web per me alla ricerca di foto e informazioni che i paps pubblicavano.
«Si ho visto.» dissi semplicemente sorridendo tra me. Alla fine per averle viste doveva aver cercato informazioni su di me.
«E...non ti hanno dato fastidio? Non sei preoccupato» domandò ansiosa, ora riuscivo a riconoscere come preoccupazione e paura quello strano tremolio della sua voce. «Lo sapevo sarebbe successo...te lo avevo detto, farci vedere assieme...io potrei danneggiarti e ora cominceranno a cercare informazioni su di me e quella maledetta storia tornerà a tormentarmi...ma io non voglio che parlino di Dominick»
Sapevo che Rose poteva diventare un fiume in piena, mi aveva detto che spesso parlava per non dimostrare le sue debolezze, eppure in quel momento stava parlando proprio di quelle, delle sue paure e debolezze, perché se avevo capito una cosa di lei era che avrebbe fatto qualsiasi cosa per il figlio.
«No, Rose non sono preoccupato per le foto o quello che potrebbero pensare vedendomi in tua compagnia» disse mentre mi sedevo sulla sponda del letto e continuavo a parlare «Quando ti ho abbracciato venerdì sera per farti capire che non mi importava di niente, non stavo fingendo»
Sembravo anche un po' offeso, ma in fondo potevo capire la sua paura.
«Sei sic-sicuro...io già so cosa diranno di me, ma anche se parlassero di me non mi importerebbe...ma Nick ha solo dieci anni e non voglio che parlino di lui...come...come di un ba ..»
Non finì di parlare, ma non ce n'era bisogno, quella prima sillaba era chiara, avevo capito cosa voleva dire, e quasi mi arrabbiai, non con lei, Rose aveva solo paura, ma con quei maledetti giornalisti che avrebbero mangiato con gioia davanti a quella storia, così come avevano fatto in passato. Avevo cercato qualcosa su internet ed era stata una tortura per una ragazza di appena diciassette anni.
«Devono solo provarci...Rose, non saresti da sola anche se ci provassero. Hai tante persone vicino, tuo padre, tua madre, Leonora, il professor Scott e...e me» mi ero aggiunto alla fine, anche se in cuor mio avrei voluto essere il primo di quella lista non potevo farlo.
«Non puoi farlo e io non posso chiederti niente»
«Cosa vai dicendo Rose, certo che puoi, dei commenti cattivi nuocerebbero anche a me»
«Appunto, se io non ci fossi, tu non saresti in questa situazione. Forse è meglio...» si zittì di colpo, mentre sentivo quello che sembrava un singhiozzo. Stava piangendo? Odiavo far piangere qualcuno, figuriamoci le donne, figuriamoci Rosaleen.
«Forse cosa?» mi strozzai quasi nel chiederle di continuare quella frase.
«Forse è meglio smettere di sentirci...tornare a come era prima.» lo sentivo dalla sua voce che quelle parole le costavano qualcosa, non sempre riuscivo a capirla, ma su una cosa ero certo: i passi che Rose faceva non erano mai ovvi o scontanti, se faceva qualcosa era perché si sentiva sicura e aveva fiducia.
«Come era prima?» quasi balbettai, non volendo neanche pensare a quell'opzione.
«Si quando non ci conoscevamo, quando non eri entrato nelle nostre vite»
Non riuscì a trattenermi dal farle quella domanda, perché sinceramente volevo che negasse con forza quanto detto prima.
«E' veramente questo quello che vuoi?»
«Si...»
La sua risposta mi colpì come un pugno nello stomaco, eppure nella sua voce c'era una grossa incertezza, rimasi in silenzio, mentre l'ansia mi stringeva lo stomaco. Non ero un ragazzino alle prese con la sua prima cotta, eppure mi sentivo così, come se non sapessi cosa dire, ma con il desiderio di farle cambiare idea. Ero in silenzio in attesa che dicesse altro, speravo dicesse altro, aveva lasciato una frase in sospeso. Infatti poco dopo la sentì sospirare e poi confessare «in realtà no, ma ho paura.»
Il sollievo che mi colse fu palese nel sorriso che mi comparve sul viso, e forse anche nel tono della voce con cui mi affrettai a rispondere «Rose...io...non sei sola » la rassicurai.
«Lo so» mi disse soltanto...erano poche parole, ma sentivo nel suo tono che andava un po' meglio, non immaginavo neanche la lotta interiore che stesse vivendo in quel momento e avrei voluto affrontare quella conversazione dal vivo e non per telefono, vicino a lei.

Sentii la porta di casa mia aprirsi e la voce della mia prima assistente chiamarmi dall'ingresso. Forse dovevo cominciare a dire ad Anna che non era il caso di presentarsi così a casa. Purtroppo per me dovevo chiudere la chiama, anche se non volevo, respirai a fondo passandomi in una mano nei capelli tagliati corti per poter interpretare il ruolo di James Kirk e mi affrettai a dire, il dispiacere ben udibile nella mia voce. «Ora devo andare è arrivata la mia assistente e sono praticamente mezzo nudo» confessai, ridendo poi dell'ultima parte. Chissà come avrebbe reagito Rose.
«Sei mezzo nudo!?!?» la sentì urlare nel telefono, mentre mi sembrava quasi di vederla arrossire davanti a me «Oddio copriti» aggiunse, la voce soffocata, era quasi come se si stesse comprendo il viso, come se potesse vedermi...o forse bhé stava immaginando, e quella cosa, da uomo, non poteva che farmi piacere.
«Sicura?» scherzai, il tono improvvisamente malizioso non mi sorprese, ero palesemente contento al pensiero che potessi piacergli sotto quell'aspetto, certo sapevo di piacere a tante persone, ma quando vuoi piacere a qualcuno in particolare, è tutto diverso.
«Chris...non è il momento di scherzare» urlò nel telefono, facendomi ridere e allontanare lo smartphone dall'orecchio.
«Ehi...ok, hai ragione, ora vado davvero...ci sentiamo...sarò fuori città fino a venerdì pomeriggio. Ci vediamo all'università» dissi così su due piedi. Non avevo pensato fino a quel momento a cosa volevo fare una volta tornata in città, ma andare da Rose e poi vedere Nick non mi sembrava un'idea tanto malvagia. Dovevo averla sorpresa parecchio visto che impiegò parecchio tempo a darmi una risposta.
«O-ok» fu tutto ciò che disse e non ne ero molto felice...speravo in qualcosa di più, poi la sentì ridere per telefono e quello mi rassicurò. «Buon lavoro...mi raccomando rendi bene il bellissimo Kirk»
Ah ecco, sapeva anche flirtare se voleva lei. Bhè se lei voleva giocare con me, io non mi sarei tirato indietro. Da seduto sul letto mi sdrai, palesemente divertito da quella situazione, il telefono nella mano sinistra e quella destra tra i capelli praticamente asciutti.
«Ah si...è Kirk ad essere bello...non io?» scherzai, il mio tono di voce si era fatto diverso, più seducente e accattivante, forse ero entrato in modalità seduttore? Bhè stava il fatto che la sentì ridere, e sembrava che la brutta chiacchierata di prima non ci fosse mai stata, perché si trattava di una risata felice e senza paure.
«Ovvio che sia il capitano, gli uomini in divisa hanno sempre un certo fascino sai» rise lei attraverso il telefono, e quando rideva mi mandava in pappa il cervello, e mi si accelerò un po' il respiro. Ci fu un attimo di silenzio, dove si sentiva solo lei respirare o sospirare e anche io, era qualcosa di diverso... Tossicchiai per cercare di rompere quel momento e risi ancora una volta «Ah si...buono a sapersi»
«Che vuol dire...ehi» scherzò lei, era brava a fare la finta offesa, avrei voluto continuare a scherzare con lei, ma non potevo permetterlo, quindi a malincuore dovevo chiudere «Ora devo andare davvero Rose...ci sentiamo stasera appena posso. Salutami il campione.»
«Oh...va bene, buona giornata Chris...ci sentiamo st-stasera.»

Chiusi la telefonata con uno strano sorriso sulle labbra, sembravo un po' rincoglionito, o forse avrei dovuto dire che sembravo fatto di qualche sostanza stupefacente, e quello che dovette pensare anche la mia assistente, Anna, che mi guardava dall'entrata della stanza ridendo, quasi sconcertata di quello che aveva sentito.
«Allora è vero» esordì Anna entrando nella stanza gettando la sua borsa su una poltroncina bassa. Era completamente immune alla mia quasi nudità, all'inizio l'avevo presa come offesa personale, poi mi sono semplicemente reso conto che Anna era innamorata e non provava attrazione per me. «Che stai dicendo» chiesi entrando nella stanza armadio per rivestirmi, lasciai cadere l'asciugamano e indossai boxer, jeans e maglia a maniche corte.
«Simon dice che ti sei fritto...io direi invece che ti sei cotto»
Anna era sempre stata di una sincerità disarmante e l'avevo sempre apprezzata per quello, ma quella volta mi lasciò leggermente basito, con la maglietta messa a metà uscii fuori dalla stanza e mugugnai mentre infilavo l'indumento «Cosa intendi» era una domanda ma già sapevo la risposta e lo sapeva anche il mio corpo, e il mio stomaco in cui avevo quella strana sensazione di avere le farfalle. «Sai cosa intendo...bhé comunque lei mi piace» aggiunse mentre tirava fuori un tablet dalla borsa e controllava gli impegni.
«Ti piace?!» tossicchiai mentre cercavo di capire la portata della sua affermazione.
«Si...se decidi di frequentarla....bhé conta pure su di me»
Ero voltato di spalle quindi non poté vedere il mio sorriso che finì con l'illuminare l'azzurro dei miei occhi. «Grazie Anna...davvero. Comunque ora dobbiamo affrettarci. I bagagli sono pronti, dobbiamo controllare altro?» chiesi mentre mi avvicinavo al mobile basso in legno scuro dove riponevo gli orologi e altri accessori maschili, indossai il mio rolex, il primo vero regalo che mio ero fatto, e una cintura.
«Non ti preoccupare, niente che non possa gestire da sola» mi disse indicandomi con la testa il telefono e il patio, forse potevo impiegare il tempo che restava a telefono. Non era una cattiva idea.



Giovedì 16 Luglio 2015 - primo pomeriggio
Quel venerdì sembrava non arrivare mai. Eppure non è che avessi avuto chissà quanto tempo libero, eppure ogni secondo che avevo avuto se non ero a telefono con la mia famiglia avevo parlato con Rosaleen o con Nick, quel bambino era così affettuoso, così amorevole e così bisognoso di una figura paterna. Mi accorgevo che spesso parlavo più con il bambino che con la madre in sé, ma la cosa non mi dava fastidio, sapevo che Rose non mi stava evitando, o almeno lo speravo.
Approfittando di un attimo di pausa mi ero rifugiato in un angolo del set più riservato, per mandare un messaggio a Rosaleen, sapevo che era a lavoro e non volevo disturbarla, quindi mi accontentai di un semplice sms su whatsapp.

Chris: Ehi come procede? Qui abbastanza bene, oggi è l'ultimo giorno prima del week end. Nick come sta? Domani ti trovo in laboratorio?

Sospirai un paio di volte prima di inviare il messaggio, e quando finalmente premetti invio, stavo sorridendo da ebete guardando la doppia spunta alla base del messaggio.
Sentì qualcuno vicino a me tossire e alzando lo sguardo vidi Karl che poggiato ad una roulotte mi guardava. Un sorriso beffardo era comparso sulle labbra dell'attore e amico neozelandese. «Allora con chi messaggi?» ridacchiò, in fondo già sapeva la risposta, visto che appena incontrati gli altri le domande su quelle foto erano sorte spontanee, avevo detto a tutti la stessa cosa, che Rosaleen era la dottoressa della Caltech che avevo incontrato e ci eravamo visti per caso al cinema, lei accompagnava suo fratello, non volevo mettere in mezzo la storia, anche se fosse uscita allo scoperto, ciò che mi importava era che io sapessi la verità e non che dovessi spiegare qualcosa agli altri.
Non risposi, lo lasciai avvicinare a me e sogghignai facendolo sorridere. «Bhè a chiunque tu abbia scritto se è questa la faccia che hai dopo, non smettere, amico.» mi disse Karl avvicinandosi e battendomi una mano sulla spalla, ammiccando leggermente.
«Oh se lo dice Bones...è come se lo dicesse il mio medico, no?» risi facendogli posto sul gradino della roulotte dietro alla quale mi ero nascosto.
Tornai a guardare il telefono che stringevo tra le mani, intanto Karl mi scrutò qualche istante prima di azzardarsi a dire qualcosa.
«Ne vuoi parlare?» mi chiese stringendo la mano sulla spalla in una stretta leggera. Era di otto anni più grande di me, ma sicuramente forse aveva più esperienza nelle questioni di cuore, visto che era anche stato sposato ed era padre.
Sospirai, prima di annuire brevemente. Non parlò fino a quando non iniziai a farlo io di mia iniziativa. «Mi piace» esordii semplicemente, volevo dirlo ad alta voce, come per metterlo in chiaro fin dall'inizio e non lasciar spazio a fraintendimenti. Karl ridacchiò ma non disse nulla, quindi continuai come se non lo avessi sentito.
«E' diversa da ogni altra ragazza che abbia mai incontrato. Non perché non faccia parte di questo mondo...perché per la sua bellezza potrebbe essere una modella, ma per com'è veramente lei, è una persona generosa, è semplice e poi non me la dai mai vinta, è sincera, ha ammesso in modo tranquillo di essere una mia fan sfegata, e in realtà sospetto anche tua...» mi voltai a guardarlo con un espressione da ridere, forse perché tentavo di dirgli con uno sguardo quello che invece dovevo dire a parole: cioè non provarci neppure.
Continuai a parlare, guardando avanti a me, il telefono sempre tra le mani in attesa che vibrasse. «è un po' stravagante, è pur sempre una dottoressa in Astrofisica, ma se la chiamo Nerd si arrabbia quindi direi che stravagante va bene. » ridacchiai, non me ne accorgevo, ma quando parlavo di qualcosa che mi piaceva tendevo ad infiammarmi, almeno in compagnia degli amici e di chi mi fidavo.
«La sua storia...è diversa da quello che ti aspetti» su quel punto non andai oltre, erano cose private, lei si era aperta con me, eppure era semplice scoprire cosa le fosse successo, bastava digitare il suo nome, ma non avrei mai tradito la sua fiducia, mai. « La sua famiglia è perfetta, amorevole e non le ha mai fatto mancare nulla, sarebbe potuta crescere come una bambina viziata, in un mondo come LA è facile, eppure sembra quasi che se ne vergogni» continuai senza fermarmi, mi piaceva parlare di lei.
«Bhè amico, allora non è come dice qualcuno...che rischi di innamorarti...tu questo rischio lo hai già superato» rise Bones, portando il braccio a circondarmi le braccia, come farebbe un fratello un maggiore con il fratellino alla prima cotta.
«Dai che vai dicendo» ridacchiai, non ero innamorato, lo sapevo per certo, non ero un tipo così facile, però una cosa potevo dirla con sicurezza, Rosaleen poteva essere una ragazza di cui mi sarei innamorare. «Non sono a quel punto....ma potrei arrivarci» mormorai alla fine, sentendo vibrare poi il telefono. Quasi mi volò di mano a causa della foga con cui cercai di guardare il messaggio.
Quella scenetta doveva aver divertito parecchio Karl, che se ne andò ridendo e mi parve che stesse mugugnando qualcosa tipo «Si lui è quello non coinvolto»
Non ci badai molto e mi affrettai a leggere il messaggio di risposta.

Rose: Ehi, scusa il ritardo. Tutto bene, le cose si sono calmate...credo che mio padre abbia sguinzagliato gli avvocati. Nick sta bene, ma non fa altro che parlare di Star Trek, è la prima volta che lo penso, ma quasi quasi te lo mando sul set, mi sta facendo impazzire. Domani pomeriggio sono in ufficio, come sempre fino a che la morte non mi porta...scherzo, dipende dagli esperimenti, ma credo di essere in ufficio almeno fino alle cinque. Tu tutto bene? Non stressarti troppo...James Kirk stressato non mi piace :) R.

Mi affrettai a rispondere proprio mentre spuntava Sarah, una delle assistenti del set che mi faceva segno di tornare quindi dovetti anche tagliare corto per mia sfortuna.

Chris: Stanco, ma felice di tornare. E nessuna morte che ti porta, sono pur sempre un principe azzurro, al massimo vengo a salvarti io...sai che sacrificio. Ora devo andare che mi richiamano sul set, salutami Nick e se vuoi me lo tengo volentieri quel campione ;) un bacio a dopo

Infilai il telefono nella borsa che stava vicino alla mia sedia e tornai indietro. Vidi un po' di gente confabulare, Simon che annuiva di tanto in tanto segnando qualcosa sul tablet, speravo vivamente di non dover girare anche domani, non avevo intenzione di perdere il mio volo alle dieci.
Presi il copione che avevo lasciato sul tavolo e diedi una scorta veloce alle successive scene che dovevamo girare, dovevo essere presente solo in una scena anche piuttosto piccola. Erano le due di pomeriggio e avevano ancora tempo, c'era ancora molta luce e sicuramente avremmo girato fino a tardi. Mi versai un bicchiere di acqua fredda che bevvi con piacere, intanto Simon aveva finito di discutere e si stava avvicinando a me palesemente soddisfatto.
«Tutto bene?» domandai fingendo disinteresse, in realtà morivo dalla voglia di sapere.
«Si si tutto apposta...buone notizie, la prossima scena è così piccola che potresti finire prima del previsto.» dichiarò ridacchiando, probabilmente già vagliando cosa farmi fare per coprire l'attesa, ma io avevo in mente altro. Il mio cervello stava già vagliando la possibilità di prendere un aereo e tornare a Los Angeles.
«Qual è il primo volo per LAX?» chiesi sporgendomi a prendere il telefono dalla borsa, ero già in procinto di chiamare Anna quando Simon rispose «Perché? Vuoi tornare a casa?»
Che domanda stupida.
«Ovvio, avrei due giorni pieni per riposare, posso cenare con i miei» a volte mi stupiva di quanto fosse tardo.
«Solo per quello?» indagò ridacchiando, mentre sul tablet notai stava cercando un volo che dall'aeroporto di Vancouver mi portasse a LAX. Senza distogliere lo sguardo dalla schermo aggiunse « vai a lavorare, ci penso io» e si allontanò.
Scossi la testa guardandolo andare via, poi mi voltai verso il resto dello staff, mancavo solo io all'appello quindi mi affrettai a raggiungere il regista Justin Lin per riprendere a filmare.

Qualche ora dopo

Quando riuscì a guardare nuovamente l'orologio, mancavano pochi minuti alle cinque e un quarto ed ero stremato. Mi lasciai andare sulla sedia in tela poggiando il copione aperto sulla faccia. Volevo solo andare in albergo e dormire dieci ore di fila. Stavo così rilassandomi quando arrivò un trafelato Simon che alzò il copione di scatto dalla mia faccia.
Quasi ringhiai all'improvviso fascio di luce che colpi le mie iridi azzurre piuttosto sensibili alla luce. «Simon!!» sbottai chiudendo di colpo gli occhi e alzandomi dalla mia posizione stravaccata.
«Ehi ehi, calma...se non vuoi più partire» sogghignò il mio agente. Ritirai subito quanto pensato prima. Quell'uomo non era stupido, era malvagio.
«Assolutamente....hai trovato un posto?» domandai improvvisamente più lucido, la stanchezza sostituita dall'adrenalina di tornare a LA quella sera stessa e non l'indomani.
«Si si » ridacchiò Simon alla mia reazione e mi porse il tablet «Hai un'ora per essere in aereoporto, quindi se non vuoi perdere l'aereo è il caso di andare» parlò mentre leggevo la carta di imbarco, secondo la quale sarei atterrato alle nove e mezza. Era poco tempo quello che avevo ma Simon era un tipo previdente «C'è anche un volo dopo, dura di meno e atterri solo mezz'ora dopo» mi sorrise e davanti a quell'impegno non potei ripagarlo se non con un sorriso, avrei pensato a qualcosa in seguito.
«Andiamo allora» dissi afferrando ciò che mi serviva e voltandomi a salutare lo staff, con un sorriso fin troppo compiaciuto quasi urlai «ci vediamo domenica»
Fui seguito da una serie di saluti e qualche insulto giocoso da parte di Karl o Zach, visto che li lasciavo in anticipo, ma capivano che se potevo tornare a casa prima era un'opportunità che anche loro avrebbero colto al volo.
L'ora successiva passò in un lampo, visto che ebbi appena il tempo di cambiarmi dagli abiti di scena e fare una brevissima doccia nel bagno della roulotte, poi una corsa all'aereoporto, fortuna che la prima classe offriva qualche piccolo vantaggio.
Prima di imbarcarmi mandai un messaggio alla mia famiglia e uno a Rosaleen.
A mia madre scrissi che sarei andato a pranzo da lei il venerdì o il sabato mattina, mentre a Rose ne inviai uno decisamente molto più vago, volevo solo accertarmi che stasera fosse a casa. Era giovedì sera, non sarebbe tornata a Los Feliz visto che l'indomani avrebbe lavorato sicuramente.

Chris: Allora gli esperimenti ti hanno sommersa? O sei ancora viva? Comunque forse Nick vuole solo passare più tempo con te ecco perché parla sempre di Star Trek, è qualcosa a cui tu lo hai appassionato, è come un segnale. Quando lo vedi, stasera? Noi abbiamo quasi finito, la mia testa non vede l'ora di incontrare il cuscino. ;)

Aspettai che venisse inviato e ci fosse la doppia spunta prima di impostare la modalità aereo. Il volo sarebbe durato tre ore, un po' lungo, ma sarei arrivato leggermente prima rispetto a quello successivo, anche se di poco. Una volta a bordo aspettai il decollo, poi guardando la mascherina per gli occhi che l'hostess mi aveva portato - forse su suggerimento di Simon? - pensai di dormire un pochino, almeno così quel volo sarebbe passato in fretta.

Si avvisano i signori passeggeri che il volo Delta 5742 è in attesa del proprio posto sulla pista di atterraggio, si pregano i signori passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza. Grazie per l'attenzione

Fu la voce del primo assistente di cabina a svegliarmi, e molto lentamente sollevai la mascherina e mi sistemai sulla mia poltroncina singola. Una delle hostess mi porse un bicchiere d'acqua con un sorriso seducente. Ero abituato a certe attenzioni sia per via della classe di viaggio che sceglievo e sia bhé per via della mia notorietà. La ringraziai con un sorriso e bevvi un grosso sorso d'acqua per sciacquare la bocca, anche se avrei preferito qualcosa di più forte. Forse come leggendomi nel pensiero, un'altra tra le assistenti di volo mi servì un'acqua tonica, mi portò anche una salvietta umidificata e poco dopo tornò con un foglio e una penna, che io guardai un po' scettico.
«Mi scusi signor Pine, io...e tutto lo staff ci chiedevamo se una volta atterrati volesse fare una foto con noi e se potesse farci un autografo» domandò la giovane senza perdere il sorriso elegante che erano "costrette" ad indossare tutto il giorno durante il loro lavoro. Non ero sorpreso dalla domanda, mi era successo più di qualche volta, quindi con tranquillità presi la penna e chiesi a chi dovevo dedicarlo e lei elencò alcuni nomi che mi affrettai a scrivere, poi aggiunsi una dedica ringraziandoli dell'ottimo servizio e la mia firma, alla fine porsi tutto alla più che entusiasta assistente.

Una volta in fase di atterraggio mi affrettai a tirare fuori il telefono, non potevo ancora disattivare la modalità aereo, ma potevo tenermi pronto per scendere. Simon aveva organizzato una piccola scorta, qualcuno mi avrebbe fatto uscire in maniera poco clamorosa e avrei trovato Tyron ad aspettarmi con un SUV, una corsa a casa e poi avrei provato a fare una sorpresa a Rose.
Lungo tutto il tragitto che mi separava dalla macchina, pensai se fosse giusto presentarmi così a casa sua, dopotutto da quanto ci conoscevamo? Mentre sbrigavo alcune formalità ai controlli, che furono però brevi e senza intoppi, cercavo di capire se era veramente quello che volevo fare. Non era un gesto avventato? Che idea avrei dato? Io avevo solo un grosso desiderio di conoscerla meglio, non sapevo se da quella cosa potesse nascere qualcosa di diverso, ma avrei preferito rimanere in eterno suo amico anziché rovinare quello che aveva le basi per essere anche solo un rapporto di amicizia.
Eppure c'era qualcosa che mi dava fastidio al pensiero che fosse solo un'amica, ma non era una scelta facile. Se avessi dovuto dare un'idea della mia donna ideale...bhé Rosaleen rispecchiava praticamente tutte le caratteristiche. Spesso mi veniva chiesto come doveva essere la mia donna ideale e dopo anni di relazioni fallite o finite per mancanza di interesse oramai mi conoscevo abbastanza per affermare che doveva essere intelligente, bella, simpatica e brava con le parole*, era una descrizione abbastanza fedele di Rosaleen.
Una volta fuori dall'aereoporto incontrai Ty che raccolse i miei bagagli e mi disse di salire in auto. Los Angeles luccicava delle mille luci della notte, era giovedì sera e nella città del cinema era sempre giorno per festeggiare.
Non avevo voglia di fare molte chiacchiere, quindi mi sdraiai sul sedile della macchina e tirai fuori il telefono, quando mi accorsi di non aver ancora impostato la modalità online, quasi sussultai, come potevo aspettarmi di ricevere un messaggio se non tornavo in linea. Mi affrettai a cambiare l'impostazione e non mi sorpresi di sentir vibrare continuamente il telefono nei minuti successivi mentre ricevevo le varie email e messaggi di cui uno di Simon che voleva accertarsi che fossi arrivato sano e salvo, la risposta di mia madre entusiasta all'idea di avermi a pranzo l'indomani e poi ovviamente il messaggio di Rose che risaliva a quasi due ore prima, maledetto aereo.
«Dannazione» imprecai mentre mi affrettavo a rassicurare subito Simon che altrimenti sarebbe diventato peggio di mamma chioccia e mi accordai con mia madre per il pranzo, infine mi concentrai sul messaggio di Rose.

Rose: Sono viva sono viva, ma il tuo messaggio mi ha quasi tramortito. Ci ho riflettuto un po'...e forse hai ragione. Spesso mi dimentico che alla fine nonostante sia sua madre riesco a vederlo solo tre giorni a settimana, anzi due e mezzo. Ho finito prima e sono andata a prenderlo, dorme da me, visto che domani non ha impegni a scuola. Tu invece domani a che ora torni?

Sorrisi leggendo il messaggio, quindi sarebbero stati a Pasadena. Cominciai a scrivere la risposta.

Chris: Non molto tardi. Quindi Nick è da te a Pasadena. Hai fatto bene, e Rose non ti tormentare, anche se non sei sempre con lui Nick è lo splendido bambino che è perché tu sei una madre splendida. Siete fuori a cena?

Se dovevo presentarmi da lei dovevo pur avere un'idea di cosa stesse facendo e dove si trovasse, e non era il caso di chiamarla. Poco minuti dopo sentì il telefono vibrare segno che un nuovo messaggio era arrivato.

Rose: Sei stato impegnato vedo. Comunque...grazie, direi che Nick è proprio un bel bambino, ma io sono di parte, sono la madre. Siamo al cinema, di nuovo, abbiamo visto Inside out, di nuovo, è la prima volta che resta alzato così tanto, ma va bene così visto che domani è libero. Poi penso che andremo a prenderci un gelato o qualcosa da Starbucks e poi a casa. Sempre se non crolla prima. 

Annuì soddisfatto, quelle informazioni erano decisamente utili, mentre Ty mi stava portando a casa.feci una rapida ricerca dei cinema di Pasadena e dei film in programmazione, dato che Inside Out durava un'ora e mezzo lo spettacolo più papabile era quello delle nove e dieci, quindi avevo a disposizione circa mezz'ora una volta arrivato a casa. «Ty?» richiamai l'attenzione dell'autista. «Si, Mr Pine?» rispose immediatamente senza distogliere lo sguardo dalla strada. «Puoi accelerare...avrei da fare»
Ty ridacchiò un attimo dal davanti e poi annuì «Certo Signore» e lo sentì scalare la marcia ed accelerare.

Chris: Anche io ho voglia di gelato ora. La prossima volta che ci incontriamo ricordalo. aggiunsi una faccina al messaggio e premetti invio.
Intanto Tyron stava posteggiando la macchina ed io ero già sceso al volo trascinandomi la borsa in pelle, il telefono sotto mano, anche se aveva bisogno di essere caricato.
«Queste le porto dentro Mr Pine?» mi chiese Tyron scendendo dall'auto e iniziando a prendere le varie borse.
«Si, Ty grazie, sistemale nell'ingresso, domani ci penserà Amanda» dissi senza neanche voltarmi, di solito non ero così poco collaborativo, ma avevo davvero poco tempo. Una volta dentro casa la prima cosa che feci fu poggiare il mio iphone sul caricabatterie wi-fi per farlo caricare, poi mi fiondai in bagno dove feci una seconda doccia, lavai velocemente i capelli e lasciai che si asciugassero da soli, tanto faceva un caldo di pazzi. Entrai praticamente nudo nella cabina armadio indossando boxer, jeans chiari e camicia, arrotolai le maniche e indossai di nuovo l'orologio che avevo tolto, come ultimo tocco un goccio di profumo Armani Code, di cui tra l'altro ero testimonial. Era incredibile ma l'intera faccenda non mi aveva impiegato più di dieci minuti. Se volevo ero anche io veloce. Tyron era ancora impegnato a portare le valige dentro casa quando io tornai in salotto.
«Già pronto Mr? La devo accompagnare?» mi domandò immediatamente il mio autista di fiducia
«No Ty, tranquillo, prendo la Camaro, quando vai via chiudi la porta e attiva l'allarme però» dissi passandogli accanto e battendo una mano sulla sua spalla. Il telefono si era caricato al 40%, non era sufficiente, ma non potevo tardare, potevo continuare a caricarlo in macchina.
Controllai di avere tutto con me, portafoglio, patente e chiavi della macchina oltre che quelle di casa ovviamente.
«Certo Mr Pine» mi rassicurò il ragazzo, quindi soddisfatto annuì e uscì di casa. Faceva davvero caldo, ma era anche meta luglio, speravo che usando la decapottabile avrei potuto beneficiare un po' del vento creato dalla guida. Appena in auto misi in moto e collegai l'iphone al caricabatteria da auto e mi avviai.
Il traffico sulla Freeway non era tanto, potei accelerare un pochino e godere della brezza serale che stava salendo dal Pacifico, guidai con tranquillità fino all'uscita di Pasadena, lì però dovetti attivare il navigatore satellitare, impostando la ricerca su Starbucks - Pasadena, individuando quello più vicino al Caltech, visto che ricordavo le parole di Rosaleen.
«Se non vuoi parcheggiare davanti da Starbucks e attirare attenzione, come credo che tua voglia, accosta qui, c’è il parcheggio sotto casa mia, possiamo arrivare a piedi da Starbucks» aveva detto la prima volta che ci eravamo visti, quindi accostai in un parcheggio e feci la mia ricerca, ringraziando mentalmente l'esistenza di google maps e dello street view. Lo riconobbi subito dalle immagini e così anche la strada con il parcheggio dove mi ero sistemato la prima volta. La strada in questione era E Green street e stando ai miei calcoli ero pienamente in orario, ma non volevo rischiare, quindi misi in moto velocemente e seguendo la vocina che mi diceva di andare dritto e poi di girare a destra e poi a sinistra, arrivai in poco tempo.

Quando mi parcheggiai davanti di casa di Rose, spensi il motore, sistemai i capelli guardandomi nello specchietto, era un grosso peccato doverli rovinare, ma non potevo aspettare Rosaleen senza neanche indossare un berretto, probabilmente sarei spiccato come un lupo in mezzo ai conigli. Ripescai il mio solito vecchio cappellino da sotto il sedile della macchina e me lo calcai con delicatezza sulla testa, forse non avrei rovinato di molto l'ordine della mia pettinatura, ma in fin dei conto non me ne importava più di tanto, più che altro ero deciso a giocare un po' con quel bambino e la sua mamma. Scesi dall'auto e feci il giro, andandomi ad appoggiare allo sportello del passeggero, incrociai le braccia al petto e diedi uno sguardo all'orario. Erano le dieci e quarantacinque ed ero già lì, non potevo aver tardato di molto, quindi attesi in silenzio qualche minuto. Come avevo previsto ad un tratto cominciai a sentire la voce squillante di un bambino e man mano che si avvicinava riuscì ad accettarmi che fosse la voce di Nick, era mano a mano con Rosaleen, tutti e due reggevano un cono gelato e stavano mangiando con gusto. Appena furono più vicini potei osservarli meglio. Chiunque li avesse visti assieme avrebbe avuto qualche dubbio sulla loro parentela, Rose e Nick condividevano un legame che era impercettibile, ma a volte si faceva così intenso da rendere impossibile non accorgersi che la loro non era una semplice somiglianza tra fratelli.
«Allora ti è piaciuto...lo hai visto meglio di quando sei andato alla premiere?» stava domando Rose, intervallando ogni tanto con un assaggio al gelato.
«Si questa volta si...ma sai lì fanno sempre un sacco di discorsi, ringraziamenti e il film non iniziava mai» si lamentò il ragazzino, il suo gelato decisamente più sciolto, ma anche lui si stava dando da fare per mangiarlo, di fatto la sua bocca era tutta bianca e nera, sporcata dal dolce.
Erano quasi arrivati alla mia altezza e sembravano intenzionati a superarmi senza neanche avermi visto, a quel punto non potevo lasciarli passare così. Mi schiarì la voce e dissi «Non ti avevo detto che appena ci incontravamo mi dovevi comprare un gelato...vorrà dire che mangerò il tuo». Certo che amavo rendermi simpatico o le entrate a sorpresa.
Sia Nick che Rose si fermarono leggermente sconvolti, o per meglio dire sorpresi. Era ovvio che non si aspettassero di incontrarmi, dopotutto sarei dovuto tornare l'indomani. Il primo a scuotersi da quella sorpresa fu il ragazzino che appena mi riconobbe, grazie anche al fatto che mi liberai del cappellino gettandolo sul sedile posteriore, mi corse incontro con un pericoloso gelato gocciolante. Io non amavo sporcarmi, e quindi stavo quasi per tirarmi indietro, ma venne in mio soccorso Rose che esclamò quasi terrorizzata all'idea di vedere una macchia di cioccolato sulla mia camicia bianca.
«Nick, fermati...sporcherai il signor Pine...» si precipitò ad afferrare il ragazzino prendendogli di mano il gelato e pescando una salviettina profumata dalla borsa. Tutto questo con due coni nella mano destra sollevata per non sporcare nessuno e bloccando un ragazzino.
«Il signor Pine?» domandai sconvolto.
La mia faccia sembrava dire "Guarda tu un po' questa che dice".
Rose arrossì imbarazzata, mormorando un «Scusa...mi è sfuggito» che mi fece sorridere. Mi staccai dalla macchina inginocchiandomi all'altezza del ragazzino, che ora pulito e molto meno pericoloso quasi mi saltò in braccio, non che fosse sto gran peso, visto che era piuttosto mingherlino. «Ehilà campione» esclamai salutandolo, una mano andò automaticamente a strofinarsi sulla sua testa facendolo ridere.
«Sei tornato prima Capitano?» domandò sorridente il bambino. Era proprio un gran appassionato...colpa della madre.
«Esatto» annuì aprendomi in un altro sorriso, intanto Rose si era alzata ed cercava di arginare i danni di due gelati gocciolanti. Non potevo lasciarla lì da sola a combattere contro due gelati malvagi no?
«Bisogno di una mano?» chiesi alzandomi, mentre Nick si agganciava automaticamente al mio braccio.
«No piuttosto di un bagno» replicò lei cercando con lo sguardo disperato quello che supponevo fosse un cestino. Sbuffò poco dopo sconfitta. A quel punto visti i due gelati gocciolanti e immangiabili, intravidi la mia occasione.
«Che dici ne andiamo a comprare un altro, così potrai offrirlo anche a me» ammiccai, già sentendo la voce del ragazzino salire di parecchi decibel, entusiasta all'idea.
«Chris...io non so...» ecco che tornava l'indecisione sul volto di Rosaleen.
«Non sai...o non vuoi» sospirai mentre allontanavo il braccio da Nick e lo poggiavo sulla spalla del ragazzino. «Scegli tu la gelateria, quella più nascosta...non mi farò notare, resterò in auto e poi torniamo qui...ti va?» domandai stirando leggermente le labbra in un sorriso.
La vide titubare un po', ma poi la supplica del figlio sortì il suo effetto e quindi la vidi annuire, ma sollevò un attimo la mano assumendo un espressione preoccupata. «Sulla tua macchina gocciolante cioccolato non ci salgo, arrivo in fondo alla strada e butto questi così, tu inizia pure a salire. Nick mi allontano un secondo...non ti allontanare da Chris» affermò Rosaleen guardando brevemente il figlio per farsi stare a sentire. Il bambino annuì serio e decisamente contento e io la rassicurai «Tranquilla vai pure...aspettiamo qui».
La vide allontanarsi nel suo vestitino a fiori rossi su base bianca, i capelli sciolti sulle spalle e i tacchi. Rosaleen non si accorgeva mai dell'effetto che poteva avere su un uomo, l'avevo capito subito, ma si imbarazzava tanto se qualcuno la fissava troppo, quindi approfittai di quegli attimi per osservarla facendo comparire un altro sorriso sul mio volto. Mi sentì tirare un braccio da Nick e abbassai lo sguardo, il bambino mi guardava contento e sembrava aver appena fatto una grossa scoperta.
«Ti piace la mia mamma?» domandò Dominick, i suoi occhi illuminati da una luce calda e piacevole di speranza, e forse amore. Rimasi leggermente interdetto da quella domanda, non volevo rispondere...avevo paura di rispondere, soprattutto perché non avevo idea di come sarebbe andata, ma in fondo a me Rose piaceva, lo avevo detto subito a Karl, quindi potevo essere sincero su quello.
«Si, Nick...mi piace la tua mamma» lo rassicurai abbassandomi alla sua altezza e guardandolo negli occhi. Quella risposta sembrò fargli piacere, ma ne aveva una nuova di domanda.
«E io...io ti piaccio?» su quella non ebbi neanche bisogno di riflettere, ero sicuro di adorare quel bambino, sollevai entrambe le braccia e andai a poggiare l mani sulle sue spalle minute. Sorrisi «Certo Dominick...tu sei un campione è impossibile che tu non piaccia.»
Anche quella risposta doveva avergli fatto piacere, ma lo vidi annuire quasi da adulto e poi mordersi le labbra, forse aveva un'altra domanda ma non sapeva se porla o meno. «Che c'è Nick dimmi» lo esortai, era un bambino adorabile e non c'era niente di male se voleva chiedere qualcosa, era curioso e intelligente come la madre, e soprattutto vedeva la mamma avvicinarsi per la prima volta ad un uomo.
Dapprima indeciso, lo vidi prendere coraggio, in lontananza riuscivo già a sentire i tacchi della madre che tornavano.
«E resterai amico della mamma, Chris? Lei aveva paura che tu non volessi più essere nostro amico» confessò il ragazzino. Lo avevo sempre detto, i bambini erano la bocca della verità e con questo mi spiegavo come si fosse fatta problemi Rose per un gelato, temeva ancora che una nostra foto potesse crearmi problemi. Quella ragazza era impossibile.
«Ovvio che si Nick...è stata la mamma che ti ha detto questo?» domandai sorridendo e scompigliando ancora una volta i capelli del ragazzino, facendolo ridere probabilmente per il solletico.
«Si...cioè lo ha detto ai nonni, io ho sentito tutto dalle scale...stava piangendo»
Stavo amando quel bambino, mi dava modo di sapere cose che altrimenti Rosaleen non avrebbe mai confessato e almeno potevo essere certo di una cosa: se Rose provava ad allontanarmi non era perché non provasse interesse in me, ma solo per paura di causare guai...quella ragazza era veramente impossibile. Visto che era quasi arrivata, mi affrettai semplicemente a rassicurarlo dicendo.
«Non ti preoccupare, saremo amici per sempre...» feci appena in tempo a dire prima che l'abito bianco a fiori di Rosaleen tornasse in vista. In effetti mi resi conto solo sotto quella luce quanto Rose apparisse stanca e quasi triste, mi sembrava di vedere tracce di pianto sul suo volto, ma non volevo interrogarmi o domandarle niente...forzarla non sarebbe servito a nulla.
Quando ci vide si dipinse in volto la sua espressione più allegra, poi si avvicinò dicendo «Allora...cosa confabulate...» domandò poggiando una mano sulla portiera della macchina.
«Niente» dicemmo in coro io e quel ragazzino. Cominciavamo ad assomigliarci troppo. Rose strinse le labbra, quasi per non ridere e ci guardò di spieco. «Non me la contate giusta...ma sono magnanima e quindi lascio correre» affermò arricciando le labbra in una smorfia adorabile. Alla vista del suo volto e di quel piccolo movimento, mi venne quasi uno strano impulso: quello di baciarla, ma non lo avrei mai fatto per tanti motivi, il primo era lì davanti a me, Rose dovevo conoscerla prima, il secondo era affianco a me e aveva dieci anni, il terzo era che non sapevo se sarei riuscito a fermarmi. Mi schiarì la voce, scuotendo la testa dai pensieri molesti e ridacchiai. «Segreti tra uomini, piuttosto salite...e fate strada» dissi allontanandomi da Nick e facendo il giro per salire a bordo, quando anche loro furono sistemati e con le cinture allacciate, misi in moto e poggiai la mano sul volante, l'altra sul cambio, mi voltai a guardarli e sorrisi. «Allora dove si va?» domandai facendo l'occhiolino al ragazzino che aveva ovviamente infilato la testa tra i due sediolini.
«Nick composto» cercò di riprenderlo Rosaleen facendoci ridere, sortì poco effetto.
«Allora...» incalzai inarcando un sopracciglio e fissai Rosaleen, la quale per tutta risposta sporse un labbro, imbronciandosi. La vidi inarcare anche lei un sopracciglio e confessare alla fine «Sinceramente non lo so...fai tu.»
Quella concessione quasi mi sconvolse...mi stava dando carta bianca su qualcosa. Era una cosa stupida, scegliere dove mangiare un gelato, ma non era una cosa da nulla per quella ragazza.
«Sicura?» domandai.
«Si...sicuramente conosci delle buone gelaterie....Nick composto ti ho detto» rispose mentre si voltava a guardare il figlio.
«Va bene va bene, vi porto a mangiare un ottimo gelato da...» ero tutto gasato, ma in realtà non avevo idea di dove andare. «In realtà mi trovi impreparato» confessai sconfitto. La vidi ridere all'improvviso, mentre le lacrime le salivano agli occhi, probabilmente era la prima risata che si faceva da giorni, perché non si calmò subito, e ancora tra le risate la sentì mormorare a stento «Vai dritto e gira a destra...poi ti dico»
Feci come mi disse, rimisi in moto e mi allontanai, con una Rosaleen Marrazzo finalmente sorridente sul sedile del passeggero.


*citazione intervista "Grazia.it" © 15 MAGGIO 2014
PV:
Chris Pine as himself
Nina Dobrev as Rose Marrazzo
Tyler Posey (piccolo) as Dominick Marrazzo

 
  
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