Buongiorno, buon pomeriggio, buonasera.
In qualunque momento della giornata tu abbia deciso di leggere questo primo capitolo io e Fiore ti ringraziamo.
Questa è la storia di Mary e Francis. A me e alla mia collaboratrice piace così tanto la storia di questi due e questa serie tv, che abbiamo deciso di mettere per iscritto quello che abbiamo visto e di cui ci siamo innamorate, soffermandoci anche e soprattutto sui sentimenti che i due protagonisti hanno provato.
A scrivere questa storia siamo due di noi, così come due sono i protagonisti: Fiore si concentrerà sui capitoli dedicati a Mary, scavando nelle sue emozioni, mentre io mi occuperò di dar voce ai sentimenti di Francis. Sperando di fare un buon lavoro, vi salutiamo. Buona lettura!
In qualunque momento della giornata tu abbia deciso di leggere questo primo capitolo io e Fiore ti ringraziamo.
Questa è la storia di Mary e Francis. A me e alla mia collaboratrice piace così tanto la storia di questi due e questa serie tv, che abbiamo deciso di mettere per iscritto quello che abbiamo visto e di cui ci siamo innamorate, soffermandoci anche e soprattutto sui sentimenti che i due protagonisti hanno provato.
A scrivere questa storia siamo due di noi, così come due sono i protagonisti: Fiore si concentrerà sui capitoli dedicati a Mary, scavando nelle sue emozioni, mentre io mi occuperò di dar voce ai sentimenti di Francis. Sperando di fare un buon lavoro, vi salutiamo. Buona lettura!
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Baci reali a tutti!
La regina dal cuore di cristallo
Capitolo I
L'aria fresca di metà maggio mi colpì in pieno viso appena spostai la tendina blu ceruleo per poter guardare fuori. I ciliegi appena sbocciati lungo la strada, il sole caldo e il profumo di lavanda provenzale portato dal vento mi fecero capire di essere quasi giunta a destinazione.
Gli alberi ondeggiavano e sparivano alla mia vista in maniera lenta, quasi misurata: segno che la carrozza procedeva tranquillamente lungo il suo cammino, e guardando per un attimo verso il cielo azzurro mi tornarono alla mente le parole di Celeste, la madre Superiora del convento nel quale avevo trascorso tutta la mia infanzia e buona parte della mia adolescenza.
"Vostra Grazia..." Disse quel giorno mentre passeggiavamo in giardino. "Siete stata promessa in sposa al futuro re di Francia non appena vostra madre vi diede alla luce, ora il momento di sposarvi è arrivato, la vostra unione con Re Francis rafforzerà l'alleanza politico-militare voluta dai vostri rispettivi Paesi, questo matrimonio proteggerà i fragili confini scozzesi dai continui attacchi dei vostri numerosi nemici, sposandovi salverete il vostro popolo e voi stessa. Sarete finalmente al sicuro." Continuò pacata.
"Ho paura... " Ammisi piano a mezza voce.
"Lo so, ma è giunto il momento di compiere il vostro dovere verso vostra madre, verso i vostri sudditi, verso la Francia e la Scozia. Questo è il vostro compito in quanto futura regina; Francis è un uomo buono e diventerà un grande Re, un giorno regnerete insieme l'uno accanto all'altro. Lui vi amerà... vi proteggerà... non dovete dubitarne mai."
Diventare la regina consorte di Francia era un mio dovere certo, ma l'amore... l'amore era concesso a persone come noi? Francis mi avrebbe mai amata? In fondo l'amore è un sentimento irrilevante nei matrimoni combinati per l’interesse di due Nazioni. I re sposano alleanze, non regine; conquistano terre, non cuori e non potevo fare a meno di pensare che anche per Francis fosse lo stesso. In cuor mio però speravo non fosse così, speravo che Francis fosse diverso e che la nostra unione fosse molto più di un'alleanza come tante altre, che lui permettesse al suo cuore di innamorarsi di me e che a sua volta il mio cuore fosse pronto ad amarlo.
Mi ritrovai così a pensare all'ultima estate trascorsa insieme da bambini, nello splendido castello dei Valois, le corse sul prato, il suono della sua voce, le ore perse a giocare a nascondino. Ricordo ancora il giorno in cui giocando a cuscinate sul letto di Henry e Catherine finimmo per rompere le federe e ci ritrovammo completamente ricoperti di piume d'oca, tanto che la servitù se le ritrovò tra i piedi per un'intera settimana.
Francis aveva riso così tanto, ma vedendomi piangere aveva subito smesso. Piangevo perché di lì a poco ci saremmo dovuti separare senza sapere quando ci saremmo rivisti, piangevo perché ero costretta a tornare in Scozia e dovevo lasciare lì il mio migliore amico. Questo però non lo dissi a nessuno perché la fragilità non doveva essere vista negli occhi di una futura regina, così quando Francis si avvicinò a me e mi chiese "Mary perché piangi? " risposi singhiozzando "Guarda come mi hai ridotta, sono brutta. Le Regine non dovrebbero esserlo."
Lui scese dal letto, e si sdraiò sul pavimento sorridendomi a testa in giù.
"Non è vero, sei carina: carina come la mamma..."
Il brusco arrestarsi della carrozza interruppe il mio fantasticare, riportandomi alla realtà.
Il cuore cominciò a battere all'impazzata, quasi volesse uscire fuori dal petto.
Eccolo qui l'istante in cui la mia vita sarebbe cambiata, il momento di accettare le responsabilità dell'essere una futura Regina era finalmente arrivato ed io stavo per andare incontro al mio destino. Speravo solo che quest'ultimo non fosse con me troppo crudele.
Scesi dal calesse e mi guardai distrattamente intorno alla ricerca delle mie dame.
"Mary siamo qui!"
Mi voltai nella direzione da cui avevo sentito provenire quella voce e vidi Aylee scendere dalla sua carrozza porgendo la mano al valletto per non rischiare di inciampare nella gonna troppo ampia.
Lady Aylee Livingston figlia di Lord Alexander Livingston, primogenita di Annabelle, fu scelta da mia madre all'età di quattro anni come mia dama di compagnia. Suo padre, nonché mia guardia personale, è uno dei Lord più ricchi di tutta la Scozia ma a lei non sembra importare molto.
La piccola Aylee, possedeva una bellezza fragile e delicata, i lunghi capelli dorati, la carnagione leggermente pallida, il naso un po’ all'insù tempestato da una miriade di lentiggini e le piccole gote meravigliosamente rosse, simili alle mele baciate dal sole in estate la facevano somigliare ad una bambolina di pregiatissima porcellana veneziana.
Si avvicinò a me e si inchinò insieme alle altre dame prima di abbracciarmi calorosamente.
"Vostra Grazia, siete arrivata finalmente!" Esclamarono in coro sciogliendo l'abbraccio poco dopo.
"Oh ragazze, mi siete mancate così tanto..."
"Anche noi abbiamo sentito molto la tua mancanza." Disse Lola sorridendo timidamente.
Lady Lola Fleming figlia di Malcolm Fleming e Janet Stewart, oltre ad essere una delle mie dame era anche una mia lontanissima cugina. A quanto pare fu questo a convincere mia madre a prenderla a corte per istruirla e prepararla a questo momento.
Anche lei era bella anche se del tutto diversa da Aylee, i ricci castani le scendevano morbidamente lungo le spalle ed i suoi meravigliosi occhi color zaffiro potevano fare invidia alle muse dei più grandi pittori parigini.
Sentimmo improvvisamente squillare le trombe e il mio cuore riprese a martellare così forte da mozzarmi il respiro.
Stava arrivando.
Guardai davanti a me sperando di vedere Francis, ma rimasi delusa nello scoprire che il primo ad arrivare fu Re Henry accompagnato da una donna, doveva sicuramente trattarsi di Diane, la sua preferita.
"Quello è Francis..? " Chiese Kenna avvicinandosi a me e sussurrando per non farsi udire da nessuno.
Seguì il suo sguardo e incontrai quello di un giovane ragazzo dai capelli scuri leggermente spettinati dal vento. Ero sicura però che non si trattasse di Francis. Gli occhi del Delfino erano azzurri, come il cielo sereno e senza nuvole, quelli fissi ora nei miei, erano verdi smeraldo.
Non mi accorsi di aver sostenuto il suo sguardo fino a quando non sentì Greer dire "No, è Sebastian il figlio bastardo del Re e di Diane de Poitiers."
"Circolano voci alla Corte scozzese, molte donne di alto rango dicono che il Re abbia regalato a Diane un intero castello a Parigi, e che Bash sia il suo figlio prediletto." Aggiunse Lola.
"È molto carino." Disse Kenna con una strana luce negli occhi.
Un'altro squillo di tromba.
Il mio cuore perse un battito.
L'ultimo ritratto che possedevo di Francis non gli rendeva assolutamente giustizia, ora che lo guardavo venire verso di me, potevo affermare con certezza che l'artista che lo aveva dipinto non avesse poi un gran talento.
Il bambino dei miei ricordi aveva lasciato spazio allo splendido uomo in cui si era trasformato crescendo.
Era molto più alto, con le spalle leggermente più larghe. Ma ciò che più mi colpì vedendolo avvicinarsi fu il suo volto i cui lineamenti erano diventati più duri e spigolosi. I suoi occhi invece erano rimasti gli stessi dei miei ricordi da bambina, blu come il mare che si accesero di luce non appena mi sorrise.
"Vostra Grazia." Disse chinando leggermente il capo.
La sua voce fermò all'istante i battiti del mio cuore.
Era talmente bella da sembrare melodia.
"Chiamatemi Mary, vi prego." Risposi cercando di tenere a freno il tremolio nella voce.
"Mary... " Si corresse prontamente rivolgendomi un altro sorriso, e non appena quest'ultimo raggiunse i suoi occhi, rividi finalmente il mio migliore amico.
In quel momento, lì con Francis al mio fianco, una strana sensazione si fece strada dentro me, quasi come se la piccola speranza in fondo al mio cuore acquistasse piano piano forza.
Si, io e Francis saremo stati diversi, noi ci saremo amati.
"Mary..." Sentì chiamare una voce da lontano.
Non riuscivo a scorgere il volto di chi mi chiamasse, per la poca luce.
"Chi siete? " Chiesi cercando di seguire il flebile eco.
Mi accorsi di trovarmi in uno dei passaggi segreti del castello, nei quali io e Francis eravamo soliti giocare a nasconderci, senza sapere però chi o cosa mi avesse condotta lì.
"Non bevete il vino nella coppa dorata."
Ebbi un sussulto e molti brividi mi percorsero lungo la schiena nel udire pronunciare quelle parole.
"Chi siete? Cosa volete da me?!" Chiesi nuovamente poggiando una mano sulla fredda pietra per tentare di mantenere l'equilibrio. La fioca fiamma della candela che avevo in mano non era abbastanza forte da permettermi di vedere dove mettessi i piedi.
"State attenta alle persone che avete accanto, siete circondata da molti nemici." La voce glaciale tornò, questa volta più vicina.
"Perché dite questo?" Chiesi in un lieve sussurro con voce spezzata.
"Molti vogliono la vostra testa, la vostra corona." Continuò.
"Chi siete?" Chiesi correndo a perdi fiato nel vano tentativo di scoprire chi fosse a dire quelle cose che mi facevano così paura.
"Il mio nome non è importante, ma ricordate: state lontana dal vino, non bevetelo!" La voce diventò un debole sussurro e poco dopo scomparve del tutto.
Mi svegliai di soprassalto spaventata e con un nodo alla gola che mi impediva di respirare. Che strano sogno pensai, e che sensazione orribile e spaventosa mi aveva lasciato a fior di pelle.
Quella notte non riposai affatto bene.
L'indomani mattina tra le mura del castello c'era un gran fermento, tutta la servitù era indaffarata e impegnata nei preparativi per le nozze della Principessa Elisabeth con Re Philip II di Spagna.
Il matrimonio era stato deciso da Re Henry, l'organizzazione del banchetto però, era stato affidato all'occhio attento e ipercritico di Catherine de Medici, regina e madre della futura sposa, la cui voce risuonava autoritaria per tutto il castello, impartendo ordini.
"Le tende devo essere damascate non color indaco! " La sentì inveire contro una povera domestica, la quale spaventata sussultò violentemente.
I modi di fare di Catherine non erano dei più gentili, ma dovevo ammettere che aveva un gusto ineccepibile in quanto a feste organizzate a corte.
La sala del banchetto nuziale era stupenda.
Il grande tavolo al centro della stanza era stato apparecchiato con piatti di porcellana, posate d'argento e pregiate tovaglie in lino.
Per non parlare dei numerosi vasi di meravigliosi fiori che inebriavano i sensi con il loro dolce profumo.
Tornando nelle mie stanze sentì Lady Violette parlare alle mie dame.
"Chi di voi parla fluentemente l'italiano? " Chiese.
"Io sono certa di saperlo fare." Rispose Lady Aylee.
"Bene, vorrà dire che sarete voi a sedere vicino al cugino del Papa, quell'uomo non ha i denti e parla molto rapidamente, in maniera del tutto incomprensibile aggiungerei."
Scoppiammo immediatamente a ridere.
"Mary, sono arrivati i vestiti da Parigi! " Esclamò Kenna entusiasta.
"Potete andare." Dissi rivolta a Lady Violette.
"Sapete cosa vorrei fare? Esplorare." Se ne uscì improvvisamente Lady Lola.
Vedendo i nostri volti sgomenti continuò dicendo "Si, voglio dire, l'ultima volta che siamo state qui eravamo solo delle bambine, non siete curiose anche voi di sapere come il castello sia cambiato? Allora, chi è con me?"
"Io!" Rispose prontamente Kenna.
Lady Kenna Beaton secondogenita di Robert Beaton IV di Criech e di Joanna Renwall, era conosciuta a corte più per la sua sfacciataggine che per la sua bellezza. Non che non fosse bella, anzi; i lunghi capelli color ebano le incorniciavano il meraviglioso viso a cuore, i suoi occhi erano scuri e le sue labbra rosee come i ciclamini.
La sua mediterranea bellezza avrebbe sicuramente rubato il cuore di molti nobili.
"Tu vieni, Mary?" Domandò Greer.
Lady Greer Seton la maggiore delle cinque figlie di Lord George Seton VI, venne scelta da mia madre all'età di sette anni perché figlia di Marie Pieris Norwood, sua dama, e non per il suo titolo nobiliare, dato che suo padre aveva mandato l'intera famiglia in rovina dopo alcuni investimenti andati male con alcune miniere scozzesi che risultarono essere vuote.
Ora Greer sperava di sposarsi con un nobile benestante, in modo da salvare la reputazione delle sue sorelle più piccole.
Questo non sarebbe stato certamente difficile dato che lei era una giovane donna di indescrivibile bellezza. Aveva dei bellissimi capelli rossi, la carnagione candida come la neve e meravigliosi occhi color ghiaccio. Ero certa che almeno metà dei gentiluomini presenti a corte si sarebbero presto innamorati di lei.
"Voi andate, io vi raggiungerò appena possibile, desidero prima vedere una cosa..." E così dicendo uscì dalla camera, e mi diressi verso l'ala Est del castello sperando che la memoria mi aiutasse a ricordare la strada verso le mie vecchie stanze.
Dopo aver percorso un lungo corridoio e aver svoltato a destra mi fermai davanti ad una scalinata in cima alla quale vidi una porta socchiusa.
Salì piano le scale e poggiai la mano sulla maniglia in ferro, aprendola in modo da poter guardare dentro.
"Mary!" Trasalì, nel vedere Francis all'interno della stanza.
"Francis, non sapevo..."
"Cosa ci fai qui?" Chiese interrompendomi ancor prima che potessi terminare la frase.
"Stavo esplorando, queste furono le mie vecchie stanze, rammenti..?" Risposi avvicinandomi.
"Ora non lo sono più, nessuno viene più qua su da anni ormai." Mi fece notare.
"Nessuno a parte te. "
"Vengo spesso qui." Ammise sorridendomi.
Le sue parole mi stupirono non poco e non potei fare a meno di chiedermi per quale motivo si trovasse lì.
"Mi nascondo da mia madre…" Disse, quasi avesse sentito il mio pensiero.
"E perché mai dovresti farlo?" Domandai tornando a poggiare lo sguardo sul suo volto.
"La verità è che sto cercando di imparare a costruire coltelli e spade e non vorrei lei lo scoprisse."
"Se mai avessi bisogno di una spada, ti basterebbe chiederla." Dissi gentile.
"È vero, ma vorrei possedere qualcosa di mio, qualcosa che non mi sia necessariamente dovuto in quanto futuro Re di Francia." Disse tristemente. "A volte mi ritrovo ad invidiare il mio fratellastro..."
Vedendo lo stupore nei miei occhi, continuò dicendo "Se volesse andarsene, Bash potrebbe farlo, con il permesso di mio padre certo, ma nessuno lo fermerebbe perché a nessuno importerebbe se lui morisse.."
Sapevo esattamente cosa intendesse dire con quelle sue parole, Bash era libero, lui invece no, in quanto futuro Re aveva dovuto accettare fin da piccolo molte più responsabilità di suo fratello.
"Vorresti andartene?" Chiesi flebilmente.
"Ciò che vorrei non è importante, l'importante è ciò che mio padre vuole da me; ma credo che ogni uomo, persino un re debba possedere un qualche tipo di abilità per potersela cavare qui."
"Cosa intendi?" Chiesi, non capendo.
"Intendo dire che se mai il castello venisse attaccato da nemici potrei sempre fuggire e riuscire a sopravvivere guadagnando quel poco che basta grazie a questo mio insospettabile talento." Disse sorridendo.
"Potrei sempre venire con te, so mungere una capra, me lo hanno insegnato le suore al convento." Dissi sorridendo a mia volta.
"Impressionante..." Ammise trattenendosi a stento dal ridermi in faccia.
"Oppure, io potrei salvarti: potremmo andare in Scozia e governare lì..."
"Questa è veramente un'offerta molto gentile..." Si fermò un attimo in cerca delle parole giuste da usare "...un'offerta che spero di non essere mai costretto ad accettare." E ancor prima che potessi controbattere a quelle sue parole lui se ne andò.
Ai festeggiamenti mancavano ancora poche ore e decisi di portare Stirling, il cane che mia madre mi regalò quando ero ancora una bambina - l'unica volta nella quale venne a trovarmi in convento - nel giardino del castello a giocare.
Fuori era una così bella giornata, il sole caldo mi scaldava la pelle e mentre stavo seduta sulla sponda del lago, a pelo d'acqua vidi alcune pietruzze colorate e decisi di raccoglierle: le avrei regalate a Francis, magari avrebbe potuto usarle per decorare le sue spade.
"Mary cosa c'è?" Chiese Francis non appena mi vide davanti alla porta delle sue stanze.
"Ti ho portato una cosa." Dissi mostrandogli le tre pietre nella mia mano. "Potresti usarle per...."
"Non dovresti essere qui!" Disse interrompendomi prontamente.
"Perché dici questo? Sei da solo... sei con qualcuno?" Chiesi cercando di sbirciare nella stanza senza però riuscire a vedere nulla, dato che Francis la teneva solo leggermente socchiusa.
"La prossima volta preferirei che prima ti facessi annunciare: la mia guardia è lì per questo. " Disse visibilmente infastidito dalla mia presenza.
"Perché ti comporti così, ho forse fatto qualcosa di sbagliato?"
"Se mai diventerai un giorno la regina di Francia, devi capire una cosa: i re non sono tenuti a dar conto di ogni cosa alle loro mogli!" Disse in maniera rude, chiudendomi la porta in faccia.
"Assaggiate un po’ del nostro ottimo vino, Vostra Grazia." Disse Catherine porgendomi un calice dorato.
Un brivido mi percorse lungo la schiena ricordando la spaventosa voce dell'incubo che mi aveva tanto turbata la notte prima.
"Vi ringrazio Vostra Maestà, ma vedete, prima preferirei gustarmi un po’ di buon cibo; bere vino a stomaco vuoto non si addice ad una futura Regina." Cercai così di declinare l'invito, dato che la maestria di Catherine con i veleni era nota a tutta la corte di Francia.
Per fortuna anche Lady Aylee venne in mio aiuto dicendo "Mary ti prego dì che hai bisogno dei miei servigi."
"Perché Aylee, che succede.." le risposi.
"Il cugino del Papa non fa altro che parlare, e parlare e parlare, ma quel che è peggio è che nel farlo sputa pezzettini di faraona ripiena di mele..." Disse disgustata.
"Va da lui e aspettami, ho avuto un'idea."
"E quale?" Chiese curiosa.
"Ho voglia di ballare." Risposi sorridendole già diretta verso l'orchestra.
"Gentile signore, suonate un po’ di musica scozzese, ve ne prego."
"Certo Vostra Grazia." Disse il violinista.
"Cardinale Morosini, e un vero piacere averla a corte." Dissi cortesemente.
"Anc..he pe..per me Vostra Gra..zia..."Disse velocemente balbettando.
Lady Violette aveva ragione: quell’uomo era incomprensibile.
"Spero non vi dispiaccia, ma vorrei prendere in prestito Lady Aylee." Dissi trattenendo a stento una risata.
"Ness...un dispia..cere.. Vostra Gra...zia.." Rispose.
"Andiamo Aylee.." Dissi porgendole la mano.
Lady Greer, Lola e Kenna ci vennero incontro, visibilmente preoccupate.
"Mary qualcosa non va?" Chiese Lola.
"Assolutamente no, toglietevi tutte le scarpe!"
"Che cosa… perché?" Chiese Greer sbigottita.
"Andiamo ragazze, ballate con me!" Esclamai felice.
Le presi tutte per mano e le portai al centro della sala da ballo e non appena la musica ebbe inizio cominciammo a ballare allegramente.
All'improvviso però sentì qualcosa di morbido poggiarsi tra i miei capelli, e alzando lo sguardo verso il soffitto vidi moltissime piccole piume bianche volare dolcemente nell'aria.
Un piccolo sorriso mi incurvò gli angoli della bocca illuminandomi il volto, quando per un istante i miei occhi incontrarono quelli di Francis e lo vidi sorridere.
Chissà se anche lui ricordava quello che stavo ricordando io in quel momento: quell'estate.... le piume sparse dappertutto... e le nostre risate da bambini.
Qualcosa però in Francis era cambiato, dal mio arrivo a corte non aveva fatto altro che evitarmi, tenendomi a distanza per ragioni che non capivo.
Il mio cuore ne soffriva, ma mi resi conto che avevo sbagliato a dargli ascolto. Avrei dovuto dare ascolto alla mia mente, pensare e agire da regina perché in fondo Francis non era poi così diverso da suo padre.
Un giorno ci saremmo sposati, ma la nostra unione non sarebbe stata per lui che un'alleanza stretta per il bene della Francia e della Scozia.
La musica finì e portò via con essa anche i miei tristi pensieri.
"Mary, desidero parlarti." Disse Francis avvicinandosi a me.
"Lo desidero anche io.."
"Prima, quando sei venuta nelle mie stanze non volevo dire le cose che ti ho detto..."
"Sono sicura che volessi dirle invece." Ammisi amareggiata.
Mi guardò per un attimo negli occhi senza sapere cosa dire, quasi fosse alla ricerca delle parole giuste da usare.
"Forse potremo trovare un altro modo per gestire la cosa..." Disse infine.
"Gestire che cosa? Me? " Domandai incredula. "Ti rendi conto che molto presto noi ci sposeremo, vero?"
"Credimi, lo so..."
"Francis, non credi anche tu che dovremmo dare al nostro futuro matrimonio una possibilità? Per le nostre famiglie... per i nostri Paesi..."
"Non è così semplice..." Rispose di rimando.
Non potevo credere alle sue parole.
"Non è così semplice? Cosa non è semplice Francis? Siamo stati promessi fin da piccoli. Quanto orrenda credi io sia per non volermi come tua futura moglie?" Domandai offesa.
"Non si tratta di te. Tu sei bellissima e intelligente e imprevedibile, ma non sono sicuro che questo importi. Ciò che conta è che in quanto futuro Re mi trovo a dover fare la scelta giusta per il mio paese..."
"E quale sarebbe la scelta giusta, Francis?"
"La Francia non è forte come credi, potrebbe sembrare che non mi importi di tutto questo ma non è così. Un giorno sarò sovrano e voglio essere un re responsabile per il mio popolo."
"Cosa stai cercando di dirm?”. Domandai confusa, non capendo fino in fondo le sue parole.
"Mary, in questo momento un'alleanza con la Scozia potrebbe distruggere la Francia..."
Il mio cuore si spezzò con un debole rumore sordo.
Francis non considerava la Scozia abbastanza forte.
Lui non mi avrebbe sposata a meno che la Francia non avesse avuto bisogno, un giorno, dell'appoggio scozzese per difendere i suoi confini dagli attacchi inglesi.
"Non hai permesso a te stesso di amarmi né mai permetterai al tuo cuore di provare amore per me." Dissi sentendo le lacrime farsi strada nel mio cuore.
'L'amore è irrilevante per persone come noi, in quanto futuri sovrani possediamo molti privilegi, ma non questo!" Disse amaramente.
“Le cose potrebbero cambiare..." sussurrò avvicinandosi a pochi centimetri dal mio volto. "Un giorno.. forse..."
Con una fragile speranza dentro me mi avvicinai a mia volta, quel poco che bastava a sentire il suo dolce respiro sulla pelle e gli Chiesi “Se tu non fossi il Futuro Re di Francia e io fossi una semplice fanciulla, lo vorresti questo?"
Lo guardai negli occhi sperando di leggere la verità nel suo cuore.
"Non posso farlo.." Disse a pochi centimetri dalle mie labbra.
"Non voglio." Aggiunse andandosene.
E guardandolo allontanarsi sentì il mio cuore, fragile come cristallo, spezzarsi e cadere nel vuoto.