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Autore: Readme    19/04/2016    2 recensioni
"E' sempre stata Lydia".
[Può essere letto come seguito della prima OS della serie "Out of the woods", vi consiglio di leggerla per capire anche questa].
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Malia Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Out of the woods.'
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Abbiamo spostato i mobili per ballare
(come se avessimo avuto una
possibilità).






Prima di iniziare la lettura, vi consiglio di andare a leggere la precedente OS di questa raccolta, 
non sono strettamente legate ma faccio dei riferimenti alla storia precedente che non potreste capire.











 
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Henry Tate racconta alla sua bambina di come ha conosciuto sua madre, inventa una favola dalle sfumature rosa confetto con ghirlande di fiori colorati dal sapore dell'estate come cornice. E' la storia di due anime divise dalla stessa vita che ha voluto loro lanciare una sfida: si sarebbero mai ritrovate? Malia ascoltava incantata ogni sillaba e disegnava su fogli di carta bianca le immagini che si affacciavano nella sua testa, dipinte dalle sottili dita delle sue mani e dalla fantasia che traboccava con forza dai suoi occhi. E' un mondo di caramelle, baci al sapore di liquirizia e gote accaldate dalla luce del tramonto: è la scoperta del vero amore e l'avverarsi del vero bacio che ha portato come regalo una bambina dagli occhi vispi e i capelli lunghi. Questo è tutto ciò che ha saputo dell'amore, questo è ciò che sente quando la notte si stringe alle coperte viola e sente sul petto una inquietudine intrinseca alla sua stessa pelle – è una mancanza, è l'anima che le hanno strappato dalla nascita e che prova a ricongiungersi al suo corpo. Quando ritrova il sentiero di casa, quello che l'avrebbe portata su per la collina fino al centro del bosco misterioso delle anime gemelle, Malia si innamora di Stiles Stilinski – lui non le rivela neanche il suo vero nome, sforza la sua testolina fino a farsi venire l'emicrania e piange quando all'ennesimo tentativo lui nega di rivelarglielo. Certo, non piangerebbe mai davanti a Stiles, ma a volte è così facile stargli accanto, non sente il bisogno di proteggersi (è parte di se stessa, ricorda, perchè lo sente proprio lì dove battono le ali di farfalle arcobaleno – lo sente ad ogni respiro che si accavalla sull'altro ad una velocità sorprendente che l'ha trovata: la sua anima gemella). Non sente il bisogno di proteggersi, in un'altra storia scoprirà che si tratta del “tallone di Achille” - sarebbe meglio dire, il “tallone di Malia”.


 
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autunno (il tempo della semina).


E' con lo zaino che le pende su una spalla, la bottiglietta dell'acqua quasi del tutto vuota stretta dalla mano sinistra, i capelli attorcigliati in nodi realizzati con parole non dette, lacrime asciugatesi sull'unica spalla sulla quale può contare al momento, il suo cuscino – è ridotta in petali spezzati ed appassiti quando la vista le dona ciò che cercava. Stiles d'altro canto non appare spezzato in pezzi di stelo verde, non vede la sua linfa sanguinare e fondersi al verde del prato – ci sono viole sotto i suoi occhi, gli incubi saranno peggiorati ora che non può neanche raccontarli a lei. Ma sembra che stia meglio, senza di lei intende la sua mente ormai stanca ed il suo cure gonfio di nostalgia. C'è un invito per il suo compleanno in una tasca del suo zaino, non sa perchè ne ha conservato uno per lui quando non vuole più vederlo – ma è sempre lei quella che resta lì, nascosta solo dall'unica colonna in cemento grigio che separa la scuola dal giardino, ad osservarlo con il desiderio di rintracciare crepe e ferite negli stessi punti in cui lei sta sanguinando. Le manca Stiles, è inutile prendersi in giro, le manca come riusciva a farla sentire al sicuro stringendole la mano – le manca il suo stupido profumo che spesso camuffava con la colonia dello Sceriffo per sembrare più maturo (diceva di odiarlo e storceva il naso ogni volta che lo indossava, ma era solo perchè il profumo della sua pelle e delle sue camicie in plaid appena lavate le ricordavano di quanto fossero simili, non voleva che lo sostituisse). La sua anima gemella le ha spezzato il cuore ed eccolo lì accanto all'altra metà che cerca disperatamente di incollare ai suoi cocci opachi: non è un'anima perfetta quella di Stiles, è macchiata dall'innocenza rubata, dal liquore che spesso prende spazio sul tavolo della cucina, ora che è svuotata dalla presenza di Claudia. Non è una collana da attorcigliare al collo di Lydia Martin, non è un fiocco che potrebbe porre un freno ai suoi capelli rossi – non è ciò che completerebbe l'animo tormentato di Stiles, ma lui si ostina disperatamente a crederci (o forse è Malia che non può accettarlo).


Dall'episodio di Halloween, grazie al quale Stiles con l'aiuto di Malia è riuscito a chiedere “dolcetto o scherzetto” ai proprietari di casa Hale, vincendo così la scommessa lanciata da Lydia e dai suoi amici, quest'ultima riconosce la sua esistenza ed a volte ricambia il suo saluto. Ora eccoli lì entrambi, Jackson Whittemore completa il quadretto fatiscente e muove le sottili labbra sputando sentenze che ad un bambino della sua eta non dovrebbe essere concesso realizzare. E' in quel momento che alcune parole giungono fino a lei (“Lydia, andiamo, ora sei amica di Stiles? Non sarà perchè le vostre famiglie condividono il gene della pazzia”) potrebbe accorrere in loro aiuto, perchè non è la prima volta che accade, perchè non importa cosa il suo orgoglio le ordini di fare: non può odiare la sua anima gemella, né riesce a detestare quella bambina travestita da fragola rossa. Ma Stiles precede il suo comportamento, stavolta non sa cosa la sua bocca farnetichi ed il suo corpo si muove in maniera del tutto nuova. E' quello che la persona che ami riesce a fare, ti rende coraggioso. E' questa la storia di come Stiles è riuscito ad incassare il suo primo pugno, la storia di una bambina di neanche nove anni che rimane aggrappata al nulla e fissa riluttante la mano di una principessa, troppo bella per vivere reclusa nel mondo delle favole, stretta a quella di un principino che attende il bacio del vero amore per essere scoperto come tale. Malia assiste al momento in cui una seconda persona identifica Stiles come sua anima gemella; reclama la sua attenzione, la pretende a la ottiene facilmente – gli occhi di lui sono fissi sulle loro dita intrecciate ed un sorriso mostra le gengive macchiate di sangue. Non è la prima volta in cui Malia piange perchè non è lei la causa della sua felicità. Non lo è mai.



 
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inverno (il seme cresce sotto la neve).


Faceva freddo, lo sentiva dal calare della temperatura mentre sfrecciava tra gli alberi e diventava un tutt'uno con il vento; a volte pensa che sarebbe stato nettamente migliore diventare un uccello e non un animale dalle ali spezzate, tenuto sulla terra ferma dal peso insopprimibile di ricordi in bianco e nero che raccontano dell'ultimo respiro di sua madre e dell'innocente Sarah (avesse potuto immolare la propria vita per restituire ciò che spettava alle uniche persone che aveva amato, non sarebbe qui a fuggire con il petto che pulsa a causa dei pigmenti rossi che bagnano la neve). Ha attecchito durante la notte per almeno dieci centimetri sul suolo; gli artigli sono esposti, le zampe ben assestate sul manto bianco ed una scia, che sembra avere il colore delle peonie e non del sangue che il suo cuore pompa, segna la via perfetta da dover seguire per raggiungerla – i cacciatori ne saranno lieti. A volte torna, sono brevi fioccate che accarezzano il grigio della sua pelliccia e copre lentamente le sue impronte, ci sono troppe persone che la seguono, ci sono troppe domande che la sua limitata mente può cogliere – poche risposte, comunque. Il suo istinto le dice di fuggire da giorni, perchè ciò che ha dovuto ritenere casa era stata macchiata dall'odore di colonia (in una parte remota della sua testa, immagini di plaid colorati e due gambe al posto delle sue attuali quattro zampe, prendono il posto che gli è sempre spettato). Geme senza far conto con le leggi della natura che ha imparato da alunna perfetta, qualcuno è in agguato e al momento potrebbe raggiungerla – la neve sorprende il suo olfatto, camuffa qualsiasi sentore e punge come aghi infilati nei suoi occhi scuri (perchè non è solo la colonia di una bambino già cresciuto ad averla spaventata, ma anche quella di un uomo che spesso le baciava la fronte e le copriva le spalle con una coperta viola – è uno dei cacciatori, urla il nome di una certa Malia, il suo tono ha il sapore della vendetta). Vuol dire che lo sanno, è giunta la sua fine, la condanna che si merita – sanno che è un'assassina, vogliono le sue carni da esporre in una piazza e poi utilizzare come nuove coperte da tingere di viola. Sarebbe una buona fine.


Ma è quel cuore grande quanto il pugno di un essere umano che frena il suo cammino, non è l'odore della sua probabile fine, né il suono di armi – è una fragola rossa che piange perchè incastrata in una trappola mortale ed un ghiacciolo al limone dalla pelle simile al colore della neve che trema, non è il freddo ma il terrore di perderla. C'è qualcosa di familiare nei capelli arancioni dai riflessi rossi ed i chicchi di melograno che scorrono sulle sue labbra spezzate da una smorfia terrificante; c'è qualcosa di familiare nel ragazzo dai capelli neri e la mani che tremano perchè stanno per toccare la cosa più cara che ha. Freme, il suo cuore, freme e batte ancora più forte (la lingua guizza fuori dal muso ed una rabbia ceca l'avvolge) è terrorizzata anche lei. Ora lo riconosce, è il bambino che ruba il profumo del proprio papà ed ha deciso di irrompere nell'unico posto in cui riesce a sentirsi in pace, è il bambino che una volta stringeva una sua mano e non si sarebbe ferito a causa dei suoi artigli, è la prova che non ha immaginato nulla – era qualcuno, una volta, era una persona (sognava di essere una buona bambina, sognava di essere una buona sorella, sognava di essere una buona amica) ma adesso non è neanche più una bambina. Quanto tempo è passato? Perchè è rimasta intrappolata in quell'incubo? Perchè lui riesce sempre a sopravvivere senza di lei? La risposta è nella donna che si aggrappa al suo collo ora che è salva, la risposta è negli occhi di lei agganciati al respiro di lui, la risposta è nel cuore di Malia che si spezza. Avevano anche un nome, un po' di tempo fa. Sia lei che lui. Poi si sono persi, poi si sono ritrovati (ma lui non la voleva indietro). Scott la trova un attimo dopo, fa freddo.



 
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primavera (il risveglio).


C'erano tante cose che le sfuggivano, come i capelli dall'elastico che cercava di raccoglierli del tutto, senza successo (le capita di alzare gli occhi al cielo perchè Lydia l'ha costretta a tagliare l'intera lunghezza in misure diverse – lo chiamano 'scalato' – ed a tingere di un dorato fastidioso le punte; lo adora, le piace, sembra normale, ma è così scomodo esserlo realmente). Troppo cose scappavano dalle sue mani, i molteplici evidenziatori non riuscivano a raccogliere nulla, se non la fantasia di una persona a cui semplicemente mancava correre nuda per i boschi. E' il cuore dell'animale che ha preso il posto di quello della persona a rendere il processo più difficile, il suo assoluto desiderio di libertà e la sensazione di non trovarsi nel posto giusto. Aveva provato a spiegarlo a Henry, suo padre, ma come risposta l'aveva spedita in una struttura di riabilitazione psichica e per un po' ha creduto di averne bisogno, per costruire un equilibrio nella sua testa, per bilanciare quel senso di colpa che ora le faceva male giù nello stomaco. Il dolore non termina mai, è come un'onda che si trattiene per recuperare le sue forze, torna più aggressiva ed insabbia i polmoni di una ragazza pelle ed ossa con il sale che pizzica le sue ferite. Non le vede nessuno, perciò sanguinano sul nulla ed attendono di essere ricucite – ad Eichen House ci aveva provato, ad aprirsi e ricucirsi, l'hanno trovata con il battito del cuore che zoppicava allo stesso tempo delle gocce d'acqua che scorrono dal rubinetto del lavandino del bagno delle ragazze, implorava per la sopravvivenza. Non riusciva a capire come non fosse riuscita a guarire autonomamente, una donna dalla pelle cioccolata le rivela la soluzione del quesito (“E' una cosa psicologica, sta tutto nella tua testa”). I tagli non smettono di sanguinare ed i punti gelano contro il calore delle sue interiora – inizia a guarire quando Stiles le stringe la mano, lì sotto, con il ghiaccio delle mura in cemento e gli scaffali in metallo che li proteggono da qualsiasi cosa, tranne che da loro stessi. Stiles non la ricorda, non fa davvero male come si potrebbe credere, non la ricorda e forse Malia ha solo bisogno di ricominciare – perchè Stiles non guardava in questo modo il fantasma della persona che una volta era, perchè Stiles non avrebbe mai respirato l'aria che era appena uscita dai suoi polmoni, perchè quando le loro labbra si sono incrociate nel cammino delle loro vite oltraggiate: Stiles non vuole nessuno che non sia lei, assieme a tutti i suoi peccati (“E' stato il tuo primo bacio?”). Malia annuisce, il desiderio di toccarlo che brucia nei suoi occhi e le parole già pronunciate in passato che muoiono sulle loro lingue. Perde la sua verginità in un posto dimenticato da Dio, regala tutto ciò che il suo corpo ha ottenuto indietro a quel ragazzo dal naso ghiacciato che scorre sul suo collo – si ubriaca di lei, Malia non si era mai sentita talmente completa. La sua anima gemella, una voce nella sua testa lo ripete.


Rimane fissa lì, sugli spalti del plesso che circonda il campo di lacrosse, le mani ancora sulla testa nel cercare di aggiustare i capelli. E' un sorriso che regala a poche persone, quello rivolto da Stiles verso la sua direzione – Malia arrossisce ed asciuga le mani sudate sui suoi pantaloncini di jeans, non rimane del tutto sorpresa quando si rende conto che la direzione verso cui era mirato quell'innocente gesto, non è la sua ma di Lydia. Malia è consapevole che quest'ultima non la può soffrire, è la sensazione che riceva attraverso la totalità del suo corpo e non la biasima: non si può dimenticare che Malia non è una persona, ma una bestia – Lydia non fa che ricordarglielo, almeno, o senza volerlo rende quel pensiero presente nel suo inconscio. - “Stiles a volte mi chiede se lo avrei amato durante i suoi primi anni al liceo, assieme al taglio improponibile ed il suo complesso perpetuo d'inferiorità, ne parla come se lo avesse superato” - sussurra più a se stessa questa parte che a Kira, l'unica ragazza che sembra aver visto altro dietro gli occhi blu di un'assassina. - “E tu? Cosa rispondi?” - non sa perchè Malia ha iniziato ad aprirsi con lei, non comprende il fine del suo discorso ma è consapevole che ha bisogno di parlare. - “Lo bacio, non gli rispondo, perchè lo spaventerei” - Kira trattiene il respiro, non sa come prendere la sua risposta, rivolge il suo sguardo su Stiles, se Malia dovesse spezzargli il cuore, non potrebbe riprendersi facilmente - “Lo spaventerei perchè lo avrei amato, sai? Con quel taglio che lasciava scoperta la fronte contornata ai lati da minuscoli punti dovuti al sole della città. Lo avrei amato nonostante le battute fuori luogo mi avrebbero ferito, lo avrei amato con il suo fisico esile e le mani immerse nell'olio delle patatine all'aglio che tanto ama, lo avrei amato come lui ama Lydia” - è una lacrima che bacia la guancia della persona più temuta al momento in città, un individuo che forse non sa neanche distinguere il bene dal male, ma che sa amare su entrambi i livelli. - “Oh Malia, Stiles non ama Lydia, lui ama... voglio dire, lui sta con te” - Kira le asciuga il volto ponendosi di fronte alla sua figura, nessuna delle due voleva che il resto dei ragazzi potesse notare il loro scambio di parole. - “Hai fatto bene a correggermi, non lo fa, non mi ama e va bene, per ora ha bisogno di me, per ora posso essergli utile” - sorride per poi rivolgere il suo guardo verso il luogo in cui si è appartata Lydia, continua ad ammirarla come quando aveva soltanto sei anni. Continua ad invidiarla, continua ad amare Stiles più di quanto lei potrebbe mai fare (almeno spera).



 
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estate (tempo di mietitura, prima parte).


Le cose erano un po' cambiate, non che ne fosse sorpresa, non conosceva un periodo in cui tutto era avvenuto in maniera omogenea – se non l'estate in cui Stiles e lei si erano ritrovati l'uno tra le coperte del letto dell'altro. Si era realmente innamorata attraverso le piccole cose, con la jeep blu sotto la finestra della sua camera che l'attendeva, la ciambella alla cannella nel loro bar preferito ed il latte caldo anche quando la temperatura era talmente alta dal dormire pelle contro pelle, coperti unicamente dalle loro braccia. Quando il loro legame si spezza fa ancora caldo, è la pioggia a bagnare le loro labbra ed a fermare nella testa di entrambi il ricordo del loro ultimo abbraccio – Malia non sa spiegarsi cosa sia potuto succedere da lì in poi. Forse le bugie che entrambi avevano finito per raccontarsi, forse erano state le cose taciute e gli occhi offuscati dal buio della solitudine quando l'abitudine di tenersi accanto durante ogni notte smise di esistere. E' l'odore del sangue che fa accendere la mente di Malia, è l'istinto di sopravvivenza ed il terrore che qualcosa in lui si sia spezzato – e lei è la prima a riconoscere quell'aspetto. Entra nella sua camera quando ormai si è profondamente addormentato, il suo corpo giace sul lato sinistro del materasso, mentre il destro è completamente vuoto – il suo posto, la sua casa, il luogo a cui appartiene. Si morde le labbra e prova a concentrarsi sul motivo della sua visita, si avvicina con cautela alla schiena di Stiles, appare più piccolo del normale, vorrebbe stringerlo a sé e spiegargli che non importa quanto falso possa suonare, andrà tutto bene. E' in quel momento che scosta la maglia del suo pigiama ed i suoi occhi esaminano un morso dall'aspetto raro – non sa cosa possa significare, ma il solo pensare che Stiles si fosse trovato in una situazione di pericolo e lei non era stata con lui (la fa sentire più mostro di quel che è). Fugge ancora una volta da Stiles, sono lacrime quelle che bagnano il suo collo e scivolano fin dentro la giacca che lui stesso le aveva donato quando si erano incontrati nei boschi – magari se potesse alzare la cerniera fin sopra alla sua testa, soffocherebbe di una dolce morte al sapore del passato. Rimette i pezzi nel posto giusto quando Scott e lo Sceriffo parlano di un wendigo, ha la capacità di mordere con le sue mani – un morso a forma di luna con sottili raggi al suo interno, uno per ogni artiglio. Stiles si tocca immediatamente la spalla, lì dove la prova del suo peccato emerge; ecco perchè non la tocca più, preferisce sfiorarsi la ferita che mostrargliela. Corre nel primo bagno che trova e rimette nel lavandino ogni pensiero, ogni congettura, ogni urlo di dolore che l'unico uomo che abbia mai amato forse ha reclamato – non lo aveva sentito urlare.


Non ne parlano, di quel che sono stati, delle mani che toccavano posti nascosti alla luce del sole – è come se Malia e Stiles non avessero avuto significato assieme, è come se lasciarla fosse stato necessario e naturale (alla fine era solo uno strumento, no? Serviva solo al momento). Si accosta alla grande folla riunita davanti al cortile della scuola, le voci si accalcano e nessuno sembra parlare di ciò che realmente sta accadendo. Pensava fosse tutto terminato, che l'ultimo semestre potesse essere concluso in relativa pace – magari era meglio che un secondo mostro si fosse presentato sulla loro strada, invece di assistere al reale spettacolo. Stiles indossa una camicia rossa, è il colore di Lydia (è il colore di un cuore che non sa più come ancora spezzarsi, non erano sufficienti le volte precedenti? Non c'è un limite?). Perciò resta lì, per metà nascosta da alcuni compagni che forse conosce perchè fanno parte del proprio corso, per metà investita dai coriandoli che continuano a cadere. (“Ti va di andare al ballo con me?”) Malia aveva sentito della tradizione del ballo già da quando era troppo piccola per sentire il proprio cuore morire, ci aveva ripensato durante l'ultimo anno e nonostante la sua riluttanza nei confronti di certi eventi, sapeva che con Stiles le cose sarebbero andate diversamente. Aveva ragione. E' Lydia, è sempre Lydia (lo è stata quando gemeva senza controllo il nome di Malia, lo è stata quando le ha mentito, lo è stata quando non ha dovuto neanche sforzarsi di dimenticarla) è a Lydia che chiede di andare al ballo, con una scenografia montata apposta per quella proposta e il collo di lui coperto dal viso della bella sirenetta che finalmente viene amata. Lo era sempre stato. Stavolta non c'è Kira a fermare le sue lacrime, né la sua figura a far sì che gli occhi di Stiles non potessero notarla. Lo fa, la nota, con i singhiozzi coperti da entrambe le mani – nessuno dei due fa qualcosa, continua ad abbracciare Lydia, ma non sorride.



 
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estate (tempo di mietitura, seconda parte).


Non intende alzarsi dal letto, raggiungere la scuola, affrontare le interminabili ore di lezione e le mani di lui strette in altre – non aveva intenzione di mostrarsi ancora debole, perciò aveva messo in chiaro le sue intenzioni a suo padre: avrebbe saltato la scuola durante la settimana del ballo, avrebbe fatto finta di non vedere le due persone a lei più care ufficializzare ciò che aveva sempre saputo. Stupida, davvero, stupida mossa innamorarsi di qualcuno che non avrebbe mai ricambiato – ma come poteva solo pentirsi dei mesi passati ad illudersi? Con le risate di entrambi a spiegare i silenzi ed i baci a colmare le distanze. Il giorno del ballo arriva in fretta, il tempo è scandito dai messaggi di Deaton che pretendono di vederla per analizzare i suoi nuovi potere, da quelli di Scott che parlano di vedersi (“Malia, sarà divertente! Kira ormai è partita da un mese ed entrambi siamo bravi a far finta che ci piaccia stare soli, ti andrebbe di andare al ballo insieme? Da amici?”) nessuno da parte di Stiles. Potrebbe inserire una risata in seguito a questo pensiero beffardo, perchè c'era quel lato umano di lei, che continuava a sopravvivere da quando si era trasformata, che sperava di ricevere delle scuse per il suo gesto affrettato. Ovviamente, non succede. Poteva davvero pretendere che Stiles si scusasse per non amarla? Per non sentirla sotto la pelle così come lei sentiva lui in ogni centimetro del suo corpo? - “Malia? Quindi non intendi andare al ballo? Sai, è l'ultimo anno e...” - Henry entra nella sua camera di soppiatto, con una mano le porge una tazza di thè caldo e dall'altra una sacca ingiallita. - “Papà, mi dispiace...” - prova davvero a continuare il discorso, a motivare l'ennesima delusione che regala a suo padre, è solo un ballo senza senso. In quel momento Henry le porge quella strana busta e inizia a cucire una storia simile a quelle che le narrava da bambina - “Quando ho incontrato tua madre per la prima volta, lei non lo sapeva. Intendo che l'avevo incrociata per caso, camminando nel campus del nostro collage. Era bellissima, le guance rosse infilate sotto quella sciarpa che continuava ad indossare anche dopo il nostro matrimonio, una giacca pesante verde e un bicchiere di caffè caldo, nero, tra le mani. Lasciami finire. Quando decisi che dovevo rivederla, mi imbucai a qualsiasi festa dedicata a noi studenti. Non sapevo di quale indirizzo fosse, ma non potevo far altro che cercarla, non credi? L'ho trovata nel luogo più strano in assoluto, in un ballo del liceo. Mi ero ormai arreso ed avevo iniziato ad uscire con una ragazza di pochi anni più piccola, così mi costrinse ad andare al ballo del suo liceo. Ricordo ancora quanto mi annoiassi e cercassi per tutta la sala una distrazione, finchè non notai lo stesso cappotto verde di quella mattina. Se lo sfilò e mostrò un vestito rosso scuro, quasi viola, era magnifica. Scoprii che non l'avevo mai ritrovata perchè era un'insegnante, si era appena laureata” - Henry concluse con i suoi occhi rivolti verso quelli di Malia, ma persi in una dimensione in cui era stato felice. Sua figlia conosceva la sensazione. - “E' il suo vestito?” - chiese allora, indicando la sacca gialla appoggiata sul suo letto - “Sì, voleva buttarlo ma io l'ho conservato. Pensavo che un giorno avrei costretto una mia futura figlia ad indossarlo, per il suo primo ballo... ma non ho potuto avere questo onore, quindi...” - Malia sa quanto il contatto fisico possa significare, perciò abbraccia suo padre talmente forte dal costringerlo a indietreggiare. Le bacia la fronte e la lascia nuovamente sola, con più pensieri e meno tristezza di prima. Ricordare sua madre faceva sempre male, ma negli ultimi tempi aveva apprezzato come i piccoli ricordi si confondessero con le nuove esperienze del quotidiano ed i racconti che Henry si dilettava a narrare a fine cena, portavano un conforto sul petto di Malia che ancora intravedeva il sangue delle due persone amate sotto le unghie delle mani.


Ha le maniche tre quarti ed un cinturino alto il vestito che una volta sua madre aveva voluto indossare al suo primo ballo come insegnante, non era il suo stile, ma guardandosi allo specchio osava ricordare l'immagine della stessa donna che le aveva cucito i suoi vestiti per le recite e quell'ultimo Halloween maledetto. Forse non era il suo sangue a scorrere nelle vene di Malia, forse a quest'età non si sarebbero somigliate affatto, forse invece i suoi baci le hanno trasmesso tutto ciò che la genetica ancora non comprende. Ha accettato l'invito di Scott, sa quanto farà male, ma sa anche che non potrà essere triste per sempre. Qualcuno suona alla porta di casa, suo padre sembra essere uscito e nonostante sia presto, Malia accorre alla porta aspettando di trovare Scott. Il respiro si incastra al centro della trachea, inghiotte il proprio respiro alla vista di Stiles – indossa una camicia bianca sbottonata, un papillon slegato tra le mani che tremano e la giacca che dalla sua stessa posizione può intravedere sul sedile posteriore della sua jeep. - “Niente macchina elegante?” - la tentazione di sbattergli la porta in faccia è tanta (il desiderio di sapere come mai sia lì, di più). - “Sei bellissima” - la saluta con quel sorriso spezzato che riesce ad illuminare il suo intero viso - “Mi concedi questo ballo? - glielo chiede con naturalezza, guardando le labbra di lei ed attendendo un - “Sì” - ridono mentre si ritrovano a spostare il tavolino posto al centro dell'ingresso di casa Tate, accanto al divano ora rivolto verso il muro. - “Non c'è musica” - osserva Malia, ma Stiles insiste appoggiando la mano destra contro la sua schiena e la sinistra in quella di lei. L'unico rumore che posso entrambi udire è quello pesante dei loro respiri ed il rombo di un'auto che parte. Si muovono senza sapere il tempo da seguire, su note sconosciute; Stiles è molto più brava di lei, pare aver imparato a ballare. Malia inclina il suo volto per farlo combaciare con la spalla di Stiles, profuma di bucato appena lavato, lo stesso di tanti anni fa. - “Sei stata la prima persona che ho amato, quando avevo otto anni, sapevo già di amarti. Quando abbiamo litigato nella tua stanza, a causa della mia cecità per via di Lydia, ti avrei voluto odiare. Nessuno mi ha detto dell'incidente, soltanto che i Tate si erano trasferiti. Ho detto così tante cose contro di te, avrei voluto... se solo avessi saputo, non mi sarei mai stancato di cercarti. Non ti avrei mai lasciato indietro” - si aggrappano l'uno all'altra, come due ancore che cercano di tenersi a galla a vicenda. - “Davvero?” - chiede lei sorridendo contro la sua spalla - “No, non sarei mai potuto andarmene senza di te” -



 
Lo avrebbe amato anche lei, così come meritava, avrebbe potuto ma era stata troppo ceca
e credeva che l'avrebbe aspettata nonostante tutto. Non era andata così, Malia era sempre
stata l'unica per lui, lo aveva capito da molto tempo, ma quella sera Stiles glielo aveva
confermato. Quel bacio scambiato sotto la luce di casa Martin aveva avuto il sapore
di una bugia. Ha fatto quel che doveva portandolo da lei, riesce a vedere con
chiarezza i due ballare dalla posizione in cui si trova, con la giacca di Stiles addosso alle
spalle di Lydia ed il suo cuore spezzato in grembo. Mette in moto la jeep di
Stiles, parte prima di cambiare idea e lascia dietro di sé l'unico che avrebbe potuto
renderla felice. La sua anima gemella.  








 
Quattro volte in cui Malia ha osservato Stiles e Lydia da lontano, una in cui Lydia ha osservato i due.





fine.
  
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