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Autore: xingchan    20/04/2016    2 recensioni
"Era tutto così strano e diverso ormai, come se le cinghie che tenevano stretto il suo contegno si fossero allentate. Per fortuna o purtroppo, non era in grado di dirlo. Ciò che poteva fare era riversare la sua rabbia sull'innocente candela, sull'odore dei fiori, sui ricordi assassini."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Lan Fan, May Chang
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Scent of a candle

 

 

Era stanca, May Chang.

Stanca del cerimoniale, stanca delle figure teatrali di quell'immenso palcoscenico che era il palazzo imperiale, stanca di quegli uomini che non l'avevano lasciata in pace se non quando era stato annunciato il proprio termine di concepimento.

L'Imperatrice non era più fertile, il suo ciclo mensile si era ormai spento come una candela che perde la propria luce, e non serviva più a nulla se non per rappresentare il potere divino sulla terra.

Era difficile da ammettere, specie da una donna combattiva come lei, ma da ragazza aveva dovuto sacrificare il suo amore per Alphonse Elric in nome della perpetuazione del suo clan.

Finché c'era Ling Yao al suo fianco il suo sogno d'amore poteva ardere vivo come un incendio, ma dal momento che una grave epidemia aveva mietuto la vita del giovanissimo Imperatore, May aveva rivendicato il trono facendo fuori i principi concorrenti, solo per salvare il suo clan, sull'orlo della rovina.

Scappare con l'uomo che amava le avrebbe marchiato per sempre l'anima con la vergogna. Si sarebbe sentita un'egoista, oltre che una reietta traditrice del suo popolo.

Aveva detto addio ad Al, voltando le spalle ai suoi sogni ad occhi aperti, rinunciando per sempre ad essere la principessa delle favole per far fronte al suo dovere di essere una principessa del mondo reale.

Ed una volta con la corona in testa, era stata portata a letto da ventidue uomini diversi, alcuni anche più piccoli di lei: ricordava il suo senso del pudore violato irrimediabilmente dal primo rappresentante del clan Zhen così come era vivida nella sua mente l'immagine di quel ragazzino appena diciottenne della tribù Yan, timido e impacciato, che lei stessa aveva aiutato a lasciarsi andare con consigli sussurrati nelle orecchie e con baci delicati in zone erogene per eccitare i suoi sensi.

Suo malgrado, aveva dovuto fare appello alla sua esperienza di amante che aveva ceduto il suo cuore alla pura lussuria, per non soccombere al doloroso rammarico che covava dentro di lei ogni volta che si sfilava la vestaglia da notte davanti ai ragazzi che si presentavano al cospetto degli dei: quello di non aver nemmeno assaggiato le labbra di Alphonse Elric.

Non c'era mai stato nulla di maturo fra loro, carnalmente parlando. Figurarsi fare l'amore con lui.

Così, l'unico modo di sentirsi amata in quegli amplessi freddi nonostante il forte calore del corpo era immaginare lui. Ma l'illusione faceva male, molto più di quanto si aspettasse: bastava aprire gli occhi dopo l'orgasmo per accorgersi della verità.

Una notte cambiò del tutto registro. Cancellò l'Alphonse passionale che la sua mente aveva creato, conservando quello innocente e protettivo che aveva conosciuto ad Amestris, per dedicarsi esclusivamente al suo corpo, ed al piacere che le garantiva il sesso.

L'assurdo quanto appagante piacere di un momento. Senza amore, se non quello per se stessa.

Nel mentre, aveva dato alla luce ventitré vite fra principi e principesse, e nei loro volti May si affannava nel tentativo di riconoscere qualcosa del retaggio ricevuto dal lungo viaggio ad Amestris senza trovarne granché. Così ne aveva offerto la propria conclusione, imponendola come legge: avrebbe scelto lei il suo successore, così come i suoi successori dopo di lei.

Niente lotte intestine, niente spargimenti di sangue per il potere, niente rivalità tra fratelli.

Questo era stato chiaro fin dall'inizio della sua nomina. C’erano troppe vite in ballo, prime fra tutte quelle innocenti dei sudditi che venivano spesso coinvolte senza che nessuno rendesse loro giustizia.

Altrimenti a cosa sarebbero serviti gli insegnamenti estrapolati da tutte le persone conosciute laggiù, umane e non? Sarebbero stati come un componimento poetico scritto con gran cura e poi dato alle fiamme.

Il suo ormai maturo senso critico era perfettamente in grado di decidere da sé, senza l'aiuto di consiglieri che con falso disinteresse gettavano ciascuno acqua al proprio mulino per influenzarla sulla fatidica scelta. La possibilità di ristabilire la pace e l'ordine, seppure sempre minata da cuori induriti da secoli di tradizioni indelebili, era così radicata nella sua mente che non esitava a prendere decisioni di sua iniziativa.

Era divenuta l'Imperatrice Vedova nell'istante in cui il suo primo sposo era deceduto a causa di una ferita inflitta da un'arma da taglio impugnata da un membro del suo stesso clan; finché rimase vedova una seconda, una terza volta, e poi un'altra ancora. E stranamente non aveva mai provato dolore per quelle perdite: a concepimento avvenuto non rivedeva i suoi mariti se non per caso a palazzo per qualche cerimonia annuale. Non si prendeva neanche l'ipocrita cortesia di salutarli, come se aleggiasse su di loro il rancore di lei per averle dato in dono soltanto ciò per cui si sentiva viva.  E allo stesso tempo vuota.

Al contrario aveva molto a cuore i suoi figli. Li incontrava spesso, raccontando loro della sua dura infanzia, caricata da aspettative esaudite solo con il sacrificio, sperando che a loro non ne capitassero di troppo gravosi.

E durante gli anni in cui i suoi figli crescevano ne osservava attenta i comportamenti, ne soppesava le parole, ne alimentava il desiderio di un Impero di Xing diverso. E fra questi, due soltanto erano come lei voleva che fossero: una dolce ragazza di nome Xin Ju, e un giovane forte e simpatico, Lin Yen, che a May ricordava con tenerezza e forte nostalgia suo fratello Ling Yao, l'Imperatore perduto, la cui guardia del corpo May aveva strappato al suicidio offrendole l'opportunità di essere la sua guardia del corpo, dal momento che May non ne aveva, in barba a tutti i regolamenti secondo cui un combattente avrebbe dovuto seguire il suo principe anche nella morte.

"Stai bene, Lan Fan?"

Pallida e stanca, la donna in tenuta da combattimento, sempre impassibile dietro la maschera, era accanto a lei senza lasciarla mai sola, nonostante anche May Chang fosse diventata un guerriera eccezionale.

Aveva mantenuto la maschera degli Yao che dopo anni le calzava a pennello come se fosse rimasta bambina. I colori cerimoniali dei Chang non la rappresentavano.

"Come sempre, Sua Maestà."

Non aveva avuto nessun uomo, lei, sperando di non averne mai in tutta la vita. La sua fedeltà a Ling Yao racchiudeva ogni sfera del suo essere donna. Non si era sposata, non aveva avuto alcun uomo da cui avere un erede che mandasse avanti la tradizione della sua famiglia, restando sola, ogni giorno come ogni notte.

Soffriva, Lan Fan. May sapeva che ogni notte versava lacrime per Ling, non osando andare a visitare la sua tomba. Gli occhi le si erano spenti da quel giorno maledetto; solo in alcune occasioni May aveva scorto un barlume di vitalità, ed erano sempre occasioni che le ricordavano la sua appartenenza al clan di origine.

"Sembri stanca. Dovresti andare a riposare. So badare a me stessa in caso di necessità."

"Non posso."

Manca anche a me, sai? Ma a te, chissà come deve pesare la sua assenza.

Stranamente, lei era venuta a patti con quella di Alphonse. Forse perché sapeva che era ancora vivo, da qualche parte ad Amestris. Forse si era anche sposato, magari con una bella ragazza incontrata durante i suoi viaggi. L'unica cosa di cui May era certa, era che Al non aveva abbandonato i suoi studi. Ci teneva troppo per fare una cosa simile.

"Invece sì!" rispose May Chang tirando un sorriso apposta per la sua combattente. "Anzi, sai che ti dico? Verrò anche io a riposare. Ho troppi pensieri per la testa."

 

 

 

 

Le candele aromatiche erano uno dei piccoli piaceri che May aveva scoperto una volta diventata Imperatrice, e l'unica serenità che le impediva di far correre i pensieri verso ricordi poco piacevoli a vantaggio di quelli belli.

Spesso provava ad eliminare anche quelli quando facevano male, anche se puntualmente falliva.

Una candela in particolare era diversa da tutte le altre, e non perché era più sottile delle altre e sfiorava un acceso colore senape, ma perché in essa era racchiusa una memoria speciale. Se avesse potuto dare una definizione ad un profumo, May l'avrebbe associato a quel ricordo.

Lan Fan si concesse la libertà di togliersi di dosso la maschera e l'uniforme scura, restando con una sottile veste di seta rosso scuro. May la osservò massaggiarsi i muscoli indolenziti da ore di immobilità, notando come fosse rimasta giovane, come in una vana attesa dell’età perduta.

"Hai indossato il mio regalo, vedo" disse May compiaciuta. "Sei bellissima."

Lan Fan era diventata una donna dalla bellezza senza pari. Peccato non fosse una principessa: i suoi lineamenti spiccavano su quelli di tantissime altre giovani che non potevano competere con lei neanche lontanamente.

Lan Fan arrossì vistosamente. Era lusingata da quel complimento, ma il fatto che nessuno gliene aveva mai fatti pesava molto sulla sua inclinazione riservata.

"Siediti con me" disse l'Imperatrice. Le indicò il suo letto a baldacchino, invitandola a poggiarsi su uno dei cuscini di raso, come solevano fare ogni sera.

Sebbene la combattente conoscesse le stanze della sua protetta, e che lei la rendesse pienamente partecipe della sua vita privata, lontana dalla corte, si sentiva sempre molto a disagio. Non voleva crearsi vizi inutili.

Quel che però le favoriva un completo rilassamento erano le mani di May che le carezzavano i capelli districandoli dalla sua abituale e severa acconciatura.

Da cosa derivasse questo, non lo sapeva dire neanche lei. A Lan Fan però piaceva immaginare che da neonata qualcuno l'avesse amata per quello che era, al punto da accarezzarle la sua folta chioma con la stessa accuratezza di una nobile. Era tutto così confortante, per quanto triste.

"E pensare che eravamo sul punto di ammazzarci a vicenda" disse May ad un tratto, sorridendo stancamente.

Bastò quella semplice e divertita affermazione per scatenare un flusso di pensieri incontrollabile nella testa di Lan Fan. La mente ritornò al dottor Knox, allo scontro con una May ancora piccola ma pericolosa, al principe che aveva cercato di salvarla dall'emorragia, al braccio reciso e poi riacquistato con l'ingegneria meccanica.

"Xiao Mei..." sentì sospirare dall'Imperatrice.

Anche lei aveva i suoi cari da ricordare, i suoi sogni infranti da cui riscattarsi. Xiao Mei era l'amica panda che l'aveva accompagnata durante la sua infanzia, e che era morta qualche tempo dopo la scomparsa di Ling Yao in circostanze mai chiarite.

"La prima cosa che fece qui è stata toccare il fuoco delle candele per vedere se fosse finto o meno. Non aveva mai visto candele così colorate" rise May. "Si portò quella bruciatura tutta la vita. Da allora, quell'odore mi ricorda questo."

Era la prima volta dopo anni che May parlava di Xiao Mei senza bloccarsi per piangere. La cadenza di voce dell'Imperatrice era nostalgica, ma era controllata al punto da essere sicuri che non fosse sul punto di farlo.

"A te, cosa ricorda?"

Fu una domanda a cui Lan Fan non sapeva rispondere così di getto. Non aveva ricevuto una istruzione raffinata come era toccata a May una volta diventata una sovrana, e una semplice curiosità come questa non sapeva come soddisfarla.

Stette per lungo tempo in silenzio, sentendosi una stupida, ma pensando che May non la reputava tale. L'unico rumore che si sentiva era il fruscio delle dita di May che continuavano il loro cammino nei meandri della cascata di inchiostro della sua guardia del corpo.

"Questo odore mi ricorda quello della residenza del principe nel territorio Yao" cominciò Lan Fan. "C'erano tanti fiori, spesso mio nonno non voleva che ne cogliessi qualcuno. Diceva che li avrei sciupati."

Il nome Yao suonava dolce, e indusse Lan Fan a desiderare Ling Yao accanto a lei ancora una volta; per non parlare di Fu, nonostante la sua inflessibilità.

"Non aveva torto" replicò May. "Ma quando donano gioia e conforto vorresti portarli dovunque, e questo ad una bambina come te si può perdonare."

Finché, non capendone il perché, e neanche volendolo sapere, Lan Fan scoppiò a piangere. Si coperse la faccia con le mani, sentendosi inerme davanti a May per la prima volta dopo tanto tempo. Non aveva mai pianto in sua presenza, ma l'altra non sembrò rimanerne turbata.

Anzi, percepì le dita dell'Imperatrice lasciarle la testa per andarsi a posare sulle sue spalle, attirandola piano a sé con la stessa amorevolezza di una madre. E la guerriera si lasciò trasportare verso il suo petto, provando a dare una definizione a quell'improvviso accesso di tremante dolore.

Ma come poteva riuscirci? C'erano state così tante emozioni contrastanti nella sua vita, molte delle quali l'avevano spinta fra le braccia della solitudine. Ora c'era solo May a farle da ancora di salvezza, il caso di avere molta più familiarità con la donna più importante di Xing rispetto a quello ricevuto da bambina, quando in altre circostanze sarebbe stata lei stessa a mantenere le distanze.

Era tutto così strano e diverso ormai, come se le cinghie che tenevano stretto il suo contegno si fossero allentate. Per fortuna o purtroppo, non era in grado di dirlo. Ciò che poteva fare era riversare la sua rabbia sull'innocente candela, sull'odore dei fiori, sui ricordi assassini.

May sentiva che anche lei stava per cedere alle lacrime, ma solo una scese dalla sua guancia. Immaginava le lacrime della sua amica come se fossero le proprie contro la sua veste pregiata, sentendo ogni gemito della donna insinuarsi nel suo essere come una pugnalata che bizzarramente non feriva senza pietà. Non poteva permetterselo, May Chang. Doveva essere forte.

"Hai molto per cui piangere, Lan Fan. Sei maledettamente stanca, lo sapevo. Proprio come me. Piangi pure, piangi anche per me."

 

 

 

   
 
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