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Autore: Sandra Sammito    20/04/2016    1 recensioni
Tratto dal testo.
«Sai Scott? Molte volte ho provato a chiederti di trasformarmi, ma poi ho riflettuto e mi sono detto: finora ho resistito a qualsiasi battaglia, ho superato mille difficoltà, e ci sono riuscito da essere umano. E questa, per me, è la forma più alta di forza e la miglior virtù.» espresse Stiles, tossendo un’altra volta.
«Hai ragione, Stiles. Ti ammiriamo per quello che sei. Sei sempre stato il migliore tra tutti noi a dire il vero.»
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Malia Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL MORSO

 
Casa Martin.
Lydia si rilassava beatamente dietro la sua toletta, a sistemarsi i capelli e a tingere le sue unghie di un rosa pallido. La radio accesa in camera trasmetteva She will be loved dei Maroon 5 e Lydia batteva il tempo con il piede scalzo, allietata dalla musica.
Erano le sette di sera e fuori il cielo si era già ottenebrato, facendo sorgere una luna splendente quanto il sole. Lydia era spensierata e di volta in volta sorrideva, più che altro quando rivolgeva lo sguardo allo specchio e si inorgogliva del suo aspetto seducente.
«I don’t mind spending everyday» canticchiò Lydia, seguendo le note della canzone.
Attendendo che il suo smalto si asciugasse, con la punta delle dita aprì il libro di Biologia per ripassare per il test dell’indomani. Al termine della canzone alla radio, la camera fu inghiottita dalla quiete. Avrebbe dovuto cominciare un’altra canzone, ma trascorsero due minuti e sembrava che la radio si fosse spenta o rotta. Accortasi della stranezza, Lydia si alzò, avanzando verso la radio la quale, in realtà, era ancora accesa. La prese tra le mani e iniziò a sbatacchiarla e a colpirla nei lati, invano.
«Che diavolo ti succede adesso?» imprecò Lydia, fissando la radio come se questa potesse darle delle risposte.
Ad un tratto, però, la radio cominciò a trasmettere delle interferenze fruscianti. Ben presto furono più chiare e si trasformarono in brusii confusi. Ma solo Lydia, la Banshee, ebbe la capacità di estrapolare il vero messaggio di quei mormorii.
«Stiles… Stiles… Stiles…» ripetevano le voci.
Lydia sbiancò in viso, mantenendo però lo sguardo perso nel vuoto, come se fosse sotto effetto di ipnosi. Sobbalzò e si risvegliò da quel momento di trance quando la radio riprese a funzionare ed emise a tutto volume un’altra canzone deprimente. Lydia la staccò frettolosamente e valutò il messaggio dal chiaro concetto: Stiles era in pericolo di vita.
Infilò una giacca e le scarpe e uscì di casa. Ma, prima di ogni altra cosa, doveva avvertire una persona. Doveva chiamare Scott.
 
Casa Mccall.
Scott era disteso sul letto, scambiando effusioni amorose con Kira, la quale ricambiava, lambendo dolcemente il collo e le spalle dell’Alpha. Melissa aveva il turno di notte al Beacon Hills Memorial Hospital, perciò la casa era completamente libera e per i due piccioncini si prospettava una lieta e romantica serata. Fino a che il cellulare di Scott non vibrò sul suo comodino. Ciononostante questo non fu un pretesto per staccarsi da Kira e rinunciare a quel momento di piacere.
«Scott. Ti squilla il telefono.» diceva Kira tra un bacio e un altro. «Non rispondi?»
«Chiunque sia, può aspettare.»
«Potrebbe essere importante.»
«D’accordo. Ci metto un secondo.»
Così Scott prese il cellulare e s’insospettì quando vide sullo schermo il nome “Lydia”. Non lo chiamava mai se non per un’emergenza.
«Pronto? Lydia! Che succede?» rispose Scott, issandosi a sedere.
«Stiles è in pericolo. Lo so. Per certo. Ho paura che gli stia succedendo qualcosa. Non so che fare. Sono entrata nel panico. Io…»
«Ehi Lydia! Sta’ calma, ti prego.» la interruppe Scott. «Hai già idea di dove sia?»
Scott, però, non ricevette risposta. La chiamata era ancora attiva e di Lydia riusciva a sentire solo il suo respiro. «Lydia. Ci sei? Pronto?»
 
Dall’altra parte del telefono, Lydia stava camminando per il corridoio principale del liceo Beacon Hills High School. Teneva il cellulare con la mano sinistra, ma lontano dall’orecchio. Era impegnata a fare altro, trasportata dai suoi sensi sovrannaturali, e non si rese neanche conto di come fosse arrivata lì.
Camminò fino a fermarsi davanti all’entrata della Biblioteca della scuola. Aprì la porta con il tesserino – che fortunatamente portava sempre con sé – e si addentrò. L’ambiente apparve normale e privo di presunti attacchi animaleschi o di altro genere. Ma la sensazione di pericolo era percepita astrattamente solo da Lydia, la quale continuò a camminare. Non sentiva nemmeno la voce metallica di Scott che proveniva, ovattata, dal cellulare.
Quando svoltò l’ultima libreria, gemette e si sentì soffocare. Stiles era poggiato con la schiena sullo scaffale, seduto fiaccamente sul pavimento, e teneva premuta una mano sul fianco destro, da cui zampillava sangue a fiotti.
«O mio dio. Stiles!» strillò Lydia, lanciandosi dinanzi a lui per soccorrerlo. «Che ti è successo?»
«Non è una delle mie giornate migliori.» rispose Stiles, con il solito ghigno ironico sulla faccia.
«Chi è stato? Chi è stato a farti questo?»
«Temo di non conoscere la risposta questa volta.»
«Fammi vedere.». Lydia scostò la mano di Stiles dalla ferita e poté constatare la presenza di tre fori provocati da un coltello o armi simili. E in più ne aveva un altro in prossimità del cuore.
«Hai quattro ferite da taglio e non sai chi è stato? Doveva essere per forza qualcuno tanto vicino a te da provocarti delle ferite così profonde.»
«È questo il problema. Non c’era nessuno.» ammise Stiles, guaendo di dolore.
«Chiamo immediatamente un’ambulanza.»
Quando Lydia riprese il telefono, si accorse che Scott era ancora in linea, in attesa di capirci qualcosa.
«Pronto! Lydia. Dannazione rispondi!» urlava ancora Scott.
«Scott. Scott. Vieni subito a scuola, in biblioteca!» lo avvertì Lydia, interrompendo subito dopo la telefonata. Stava per chiamare il 911, ma Stiles le prese la mano debolmente, per frenarla.
«Non chiamare l’ambulanza.»
«Ma che dici Stiles? Sei messo malissimo.»
«Ascoltami. I medici non potranno fare niente e io non riuscirò a superare la notte.» disse, rantolante.
«No!» mugugnò silenziosamente Lydia, nel momento in cui una lacrima le rigò il viso liscio come una bambola di porcellana.
«Sì. Riesco a sentire il cuore che decelera il battito ogni minuto che passa. E poi…» Stiles si fermò per tossire, ma sputò solo sangue.
«Non ti sforzare.» gli suggerì Lydia, fingendo inutilmente che avesse la situazione sotto controllo.
«E poi, una volta in ospedale, non potrò vedere più nessuno di voi e non voglio. Io…»
Stiles fu interrotto dall’arrivo di Scott e Kira, il primo accorrendo immediatamente verso l’amico, la seconda scioccata dalla notizia.
«Ehi Scottie, fratello. Non ti avrei perdonato se non fossi arrivato in tempo.» disse Stiles.
«Quando si tratta di te, corro più in fretta che posso. Lascia che ti aiuti.»
Scott prese la mano dell’amico per assorbire gran parte del suo dolore. Si accorse di quanto effettivamente ne stava patendo Stiles e la situazione prevedeva il peggio.
«Sono felice che siate tutti qui.». Stiles stava entrando nella fase adrenalinica in cui non si sente più dolore e pian piano chiudeva gli occhi, per poi riaprirli sotto richiesta di Scott di mantenersi sveglio.
«Dov’è Malia? E Liam?» chiese Stiles.
«Li chiamo subito.» disse Kira, prendendo il suo cellulare.
«Hai chiamato il 911?» domandò Scott a Lydia.
«Le ho detto io di non farlo.» rispose Stiles prima dell’amica, in modo da giustificarla.
«Per quale assurdo motivo? E poi si può sapere chi diavolo è stato? Voglio sapere chi è quel bastardo che ti ha ridotto così.»
«Dice che non c’era nessuno.» rispose Lydia.
«Ascoltatemi. Da oggi dovrete fare a meno dei miei splendidi piani, anche quelli di riserva; delle mie battutine fuori luogo, della mia iperattività, dei miei momenti confusionali…»
«Stiles, non parlare in questo modo. Ti prego.» implorò Scott, stringendo la mano dell’amico fino a rendere le nocche bianche.
«Perciò spero che abbiate imparato qualcosa da me, anche se devo ammettere che come me non c’è nessuno.» ironizzò Stiles, provando a sorridere.
«Come trovi la forza di scherzare in un momento simile?» chiese Lydia, furibonda e rattristita.
«Perché voglio essere me stesso fino alla fine e non rimane altro da fare se non scherzare con i miei migliori amici.»
«Ho chiamato Liam e Malia. Stanno arrivando.» avvertì Kira.
In quel momento rimasero in carenza di parole. Non sapevano come dire addio a Stiles e di certo si rifiutavano di farlo, perché loro erano forti e potenti, perché avevano sempre un piano per riuscire a salvare le persone a loro care.
«Non è troppo tardi per salvarti, Stiles. Io… Sì insomma, io potrei…»
«Darmi il morso?» chiese Stiles. «Potrei morire lo stesso.»
«Ma potresti anche salvarti.»
«Ha ragione Scott.» disse Lydia per dargli man forte. «Tentare non nuoce. Ti daresti una possibilità che altrimenti non avresti.»
«Sai Scott? Molte volte ho provato a chiederti di trasformarmi, ma poi ho riflettuto e mi sono detto: finora ho resistito a qualsiasi battaglia, ho superato mille difficoltà, e ci sono riuscito da essere umano. E questa, per me, è la forma più alta di forza e la miglior virtù.» espresse Stiles, tossendo un’altra volta.
«Hai ragione, Stiles. Ti ammiriamo per quello che sei. Sei sempre stato il migliore tra tutti noi a dire il vero.»
«Ora non esagerare con le smancerie.» lo apostrofò. In quel momento sputò ancora più sangue e i suoi occhi erano pronti a chiudersi definitivamente e per l’eternità.
«Daglielo Scott. Sbrigati!» urlò Lydia.
Scott prese il braccio di Stiles e, senza esitare, affondò le sue zanne nelle carni del suo migliore amico. Gli occhi di Stiles si socchiusero.
«Scott… Dì a mio padre che gli voglio bene.» aggiunse Stiles, con voce sommessa e affaticata.
«Glielo dirai tu stesso.» ribadì Scott, sperando fino alla fine di salvarlo.
«E Lydia… Sappi che…»
La presa di Stiles sulla mano di Scott si allentò improvvisamente e cadde a terra con un tonfo. I suoi occhi si chiusero ed esalò l’ultimo respiro.
«Stiles!». Scott iniziò a scuotere l’amico. «Stiles andiamo! Svegliati!»
«O mio dio.» mormorò Lydia, portandosi una mano sulla bocca per la disperazione. Teneva ancora la mano sulla gamba di Stiles mentre piangeva a dirotto.
«STILES!» urlò Scott a squarciagola, mischiando la sua voce a quella del ruggito da Alpha.
Dei passi svelti si avvicinarono a loro e dallo scaffale sbucò Malia. Ci mise un attimo a comprendere che Stiles fosse morto e ancora di meno per gettarsi sopra di lui e abbracciarlo senza speranza.
«Cos’è successo? Cosa è successo?» ripeté Malia, cullando il corpo di Stiles.
Fu l’ultimo scambio di parole tra di loro, perché queste erano assenti quando, a sovrastarle, ci fu un dolore incolmabile e così frustrante da neutralizzarli.
 
Trascorsero due giorni dal funerale di Stiles e tre dall’esaurimento nervoso dello sceriffo, suo padre. Non si diede pace per la morte del figlio e, ignorando le ultime testimonianze di Stiles, il quale ammise che il suo assalitore fosse invisibile, si impose di uccidere egli stesso l’assassino di suo figlio, anche se si fosse trattato dell’essere più temibile dell’universo.
Casa Mccall era ancora immersa nel lutto. Scott, Lydia e tutto il resto del branco non vollero rimanere distanti in un momento del genere. Preferirono farsi compagnia a vicenda e superare il dolore insieme. Quel pomeriggio, però, come quelli precedenti, erano più taciturni che mai.
Malia graffiava con i suoi artigli da Coyote i manici del divano; Lydia guardava il vuoto, immersa nei ricordi; Liam si martoriava per non essere riuscito ad arrivare in tempo per dire addio all’amico; e Kira consolava Scott, ormai troppo triste per riuscire ad avere la forza di alzarsi e fare l’Alpha.
La porta sul retro di casa Mccall si aprì e si udirono dei passi avanzare lentamente verso il salotto in cui, il branco, era impegnato a deprimersi. Davanti ai loro occhi, però, come un’apparizione miracolosa, apparve una persona che li indusse ad alzarsi in piedi simultaneamente e a rimanere a bocca aperta.
«Ehi ragazzi. Vi sono mancato?» disse Stiles, più in forma che mai e con le pupille che brillavano di un giallo luminescente. 

 
 
ANGOLO DELL'AUTRICE
Diciamo che con le one-shot ci ho preso
gusto e quindi, nel giro di un giorno, ne ho scritta
un'altra. Spero che vi piaccia. 
XOXO 

 
   
 
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