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Autore: Ya_mi    23/04/2016    2 recensioni
Estratto: "All’Ordine Oscuro qualcosa non andava. Non era difficile notarlo. Forse non lo era per lui, che era un osservatore per natura e per mestiere, ma più rifletteva su ciò che vedeva ogni giorno, più si convinceva di quanto fossero evidenti le contraddizioni che trasparivano da quel sistema apparentemente impeccabile."
Lavi riflette sulla realtà che lo circonda, sulle speranze per il futuro... sulle sue paure.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rabi/Lavi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NO ONE SEEMS TO REALISE THAT WOLVES ARE IN DISGUISE
Le prime impressioni sono sempre errate. Questo poteva essere vero per tutte le persone del mondo, ma non per lui. Con il tempo Lavi aveva imparato a fidarsi del suo intuito e se c'era una cosa di cui era assolutamente certo, era che nel suo caso le prime impressioni poi si rivelavano essere sempre esatte. Magari non sempre... beh, diciamo che raramente si era sbagliato.

Anche questa volta, il giovane dai capelli rossi sapeva di aver fatto centro. Si ritrovava spesso ad analizzare mentalmente l’ambiente che lo circondava, d'altra parte osservare ed esaminare i fatti era il suo lavoro, e le sue riflessioni non facevano altro che confermare quanto era riuscito ad intuire con un solo sguardo.

All’Ordine Oscuro qualcosa non andava. Non era difficile notarlo.
Forse non lo era per lui, che era un osservatore per natura e per mestiere, ma più rifletteva su ciò che vedeva ogni  giorno, più si convinceva di quanto fossero evidenti le contraddizioni che trasparivano da quel sistema apparentemente impeccabile.

Nella sua vita, il giovane Bookman aveva visto tante guerre e tanta morte, ma mai come all’Ordine Oscuro. Non avrebbe mai dimenticato il giorno del suo arrivo, quando si era affacciato alla terrazza che dava sull’enorme cappella e aveva visto il pavimento di marmo a scacchi bianchi e neri popolato da un’infinità di bare.
Non avrebbe mai dimenticato le lacrime e le urla di chi si era ritrovato a piangere la scomparsa di una persona cara.

Di nuovo.

Era stato in quel momento che Lavi aveva capito. Gli era bastato uno sguardo per capire che in quello scontro, loro erano la parte che perdeva.
Lo svantaggio era dolorosamente palese, ne portava testimonianza il legno nero come la notte di quelle centinaia di bare che invadevano il pavimento della cappella.

C'era troppa morte, troppa sofferenza per poter sperare di vincere.

Eppure tutti, nonostante le molte batoste ricevute, sembravano avere ancora fiducia nell’esito di quella guerra. Non c'erano molte certezze in quell’ambiente martoriato, ma una delle poche cose su cui tutti sembravano essere d'accordo, era che Dio o chi per Lui era dalla loro parte.

Lavi era convinto che se davvero a Dio fosse interessato qualcosa di loro, non avrebbe mai permesso che si riducessero in quel modo... ma non era così cinico da togliere a quelle persone il loro unico faro di speranza, perciò preferiva tenere per sé quel pensiero.
Come anche preferiva tenere per sé la sua avversione nei confronti delle autorità che gestivano l’Ordine Oscuro per conto della Santa Sede.

In generale, Lavi non aveva problemi con i suoi colleghi esorcisti o con il resto degli abitanti del quartier generale. Erano persone semplici, che cercavano di farsi forza a vicenda mentre combattevano una guerra che in fondo non sentivano neanche come loro.

Il vero problema erano i loro capi, che invece di aiutarli come avrebbero dovuto, non facevano altro che trovare pretesti per metterli in difficoltà. Continuavano a ripetere a vuoto quanto gli esorcisti fossero importanti, quanto la loro presenza fosse fondamentale, quanto fossero grati per il loro impegno e la loro lealtà.

Ma cosa credevano, che gli esorcisti fossero leali a loro, forse? La gente dell’Ordine aveva smesso da molto tempo di credere che i pezzi grossi li considerassero davvero importanti. Nelle sue osservazioni, Lavi ne aveva visti di burocrati e sapeva quanto potessero essere falsi e ipocriti. Importanti, fondamentali... niente di tutto quello che dicevano quelle persone aveva davvero un riscontro nelle loro azioni. Trattavano gli esorcisti come se fossero carne da macello, niente più che dei sacrifici umani da mandare in battaglia a morire.

Non era quello il loro dovere? Non era quello ciò che erano? Non discepoli dell’Innocence, non soldati scelti da Dio per combattere in suo nome... solo delle anime da sacrificare in una guerra il cui esito era già stato deciso.
Non cambiava granché rispetto a tutte le altre guerre che Lavi aveva visto, in effetti.

Era come essere circondati dai lupi. Ma ciò che agli occhi di molti sembrava sfuggire, era che i lupi non erano solo quelli che li attendevano fuori dalle solide mura dell’Ordine, pronti ad approfittare della minima distrazione per attaccare e far di loro un sol boccone.
I predatori peggiori erano quelli che si celavano tra le loro fila. Nascosti, abilmente camuffati per non destare sospetti e trarre i loro vantaggi dalle tragedie di altri.
Anche se differivano le loro azioni, nelle intenzioni non erano poi così diversi dal Conte del Millennio e dai suoi compari.

Una parte di lui, almeno all’inizio, si era augurata che in una guerra santa le cose fossero diverse, che il fine fosse davvero più importante di qualunque interesse personale.
Che sciocchezza.
In fondo lo aveva sempre saputo: gli uomini sono tutti uguali, sono stupidi, non riescono ad imparare dai loro errori.
La cosa peggiore, nel loro caso, era che probabilmente gli errori dei loro superiori avrebbero fatto sprofondare tutti loro.
Come in tutte le guerre.

In cuor suo Lavi continuava a sperare che le cose potessero cambiare. Anche se faticava ad ammetterlo, lui sperava sempre che la situazione migliorasse, che gli uomini non fossero davvero così stupidi come avevano dimostrato di essere nel corso dei secoli. Forse era una sua debolezza, ma aveva bisogno di quella speranza per sopportare gli orrori a cui assisteva.
Aveva creduto che essere imparziale sarebbe stato facile, aveva creduto che l’osservazione degli eventi non sarebbe stata in grado di coinvolgerlo.

Si era sbagliato.

Adesso si rendeva conto che quei lupi gli facevano paura, che le bugie e le contraddizioni non lo facevano dormire tranquillo la notte. Non avrebbe dovuto provare quell’ansia, quel senso di irrequietezza tipico dei soldati in battaglia.
Continuava a ripetersi che la cosa non lo riguardava. Non era la sua guerra. Non gli importava.

Ma aveva comunque paura.


Author corner: salve a tutti e grazie per aver letto questa storia. L’ho scritta per partecipare al contest di fanfiction della pagina Facebook “≈Keep Walking”... che in realtà è finito da parecchio, ma per vari motivi non sono riuscita a pubblicarla prima :’D in realtà non ero neanche così sicura di volerla pubblicare, ma ad essere sinceri mi piace abbastanza come mi è venuta, e poi ho pensato che siccome non pubblico niente da ottobre (shame on me), forse era il caso di far vedere che sono ancora viva :’)
Non penso di avere molto da dire su questa storia, essendo una one-shot brevissima e che non ha praticamente niente a che vedere con il resto della mia produzione. Trovare l’idea è stato molto difficile e ho impiegato diversi giorni prima di trovare l’illuminazione, che mi è venuta grazie ad una parte del testo di “Safeguard to Paradise” degli Epica, che poi ho usato come titolo per la storia. Appena l’ho sentita, nella mia testa mi è apparso chiarissimo quel che volevo fare: uno studio di personaggio su Lavi, che è sicuramente uno dei personaggi che preferisco in assoluto. Volevo parlare di un Lavi più giovane rispetto a quello a cui siamo abituati, arrivato all’Ordine magari da pochi mesi... per darvi l’idea, un Lavi più simile a quello della novel, se l’avete letta. Spero di essere riuscita nell’intento e spero che vorrete lasciarmi una recensione per farmi sapere quel che ne pensate.
Chiudo qui, prima di scrivere delle note più lunghe della storia stessa XD
Grazie ancora per aver letto la storia, spero che vi sia piaciuta.
Yami =^.^=
   
 
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