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Autore: Ladynotorius    06/04/2009    5 recensioni
Gliel'avrebbe pagata.
Poco ma sicuro, Bill avrebbe pagato col sangue tutte le sue disavventure.
E quella dinamitarda avrebbe presto capito, che fra di loro, chi avrebbe sempre vinto era LUI.
Bhè, più o meno...
Genere: Romantico, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Dedicata alla mia Patata che è triste.
Su col morale che se non ci sei tu...
Quà moriamo.

Supermassive Black Hole

 

We have no sympathy for the lost souls
We've chosen the path of disgrace
We give this life to our children
And teach them to hate this place!

Apocalyptica feat Lauri Ylonen -  Life Burns

 

 

Ora che ci pensava, era stata proprio una pessima idea.
Cioè... lo sarebbe stata se fosse stata intenzionale.

Cosa che non era.

 Si... uscire di sera a Berlino, senza macchina, senza portafoglio e senza Bodyguard è stata una cazzata non c’è dubbio. 

Aveva con se 5 euro, monete sparse nelle venticinque tasche che c’erano in quei stramaledettissimi pantaloni rubati al fratello, le chiavi della sua Cadillac senza macchina nei paraggi quindi inutili, e un paio di occhiali da sole.
Tutta roba utilissima in quel frangente.

 Vagava senza meta, perché ovviamente si era perso e non sapeva esattamente cosa fare e come farla.

 Aveva litigato con il fratello fino a quando non si era rotto ed era uscito e ora si ritrovava a vagabondare per le strade di Berlino con un paio di pantaloni non suoi, una felpa enorme bianca col cappuccio calato sugli occhi e, grazie a Dio, un cappotto di quelli pesanti. Non sapeva di chi fosse, ma era utile. 

Vicino alla fermata per la metro di Bellevue, Tom finalmente si decise a guardarsi intorno e porsi, giustamente, qualche domanda. 

Chiamare un taxi sarebbe stato l’ideale, ma senza cellulare era difficile. Fermarne uno in strada sarebbe stato bello, se non fosse che in mezz’ora di camminata non ne aveva visto manco mezzo. 

Avrebbe preso la metro se non fosse stato matematicamente certo del fatto che: 

a)      sarebbe stato pieno di gente
b)      sarebbe stato pieno di gente di sesso femminile
c)      sarebbe stato pieno di gente di sesso femminile che al 90% era fan dei Tokio Hotel

Poi, c’era anche da considerare quel piccolo particolare di irrilevante importanza che lo portava ad essere incapace di USARE la metro.

Innanzitutto, che linea prendo?
La S o la U? 

E poi, come si saliva su una metro? Si buttava giù la porta? Bisognava chiedere al conducente di aprirla?

Gli do un calcio e chi si è visto, si è visto?

Inoltre quando si era dentro, come si faceva a prenotare la fermata? Non si ricordava se c’erano i pulsantini rossi con su scritto STOP, ma gli pareva di no. E comunque, in quel caso, cosa faceva? Sfondava di nuovo la porta? 

E poi, la cosa che più lo lasciava sconcertato è che se lui voleva andare, che so... allo Zoolischer Garten... Perché diavolo non c’era scritto Zoolischer Garten come destinazione? 

Era entrato per pura curiosità per vedere ma aveva visto come destinazioni una certa Wannsee e una certa Ahrensfelde. 

Ovviamente, manco a dirlo, non sapeva dove fosse una e dove l’altra, quindi si ritrovava punto e accapo.
Cos’è, se uno voleva andare allo Zoolischer Garten doveva per forza andare in uno di questi posti? 

Perfetto. 

Assodato che non era capace di prendere la metro, provò a vedere se poteva prenderne una lo stesso e vedere le fermate intermedie. Male che andasse sarebbe sceso alla prima e avrebbe preso quella in senso opposto.

Ovviamente dando per scontato che lui avrebbe capito di essere sulla metro sbagliata.
Il che non era certo cosa sicura, ma la speranza è sempre l’ultima a morire.

Perciò, fermamente intenzionato a prendere la metro cercando di evitare i vagoni sovraffollati si accinse a comprare il biglietto.

E qui sorse un altro enorme, insormontabile e difficilissimo problema.

 Quella macchinetta infernale gli chiedeva di zone A - B - C, ma lui nella sua completa ignoranza andava cercando la Z per la Zoolischer Garten o al massimo cercava di aggiungere le lettere mancanti. Tipo D - E - F e via dicendo. 

Schiacciò un pulsante a caso e una bellissima scritta rosso fuoco gli comparve con la richiesta “Compra la Berlin Welcome Card”. 

Giustamente lui, di ‘sta Berlin Welcome Card non se ne faceva niente, anche perché 27 euro non li aveva con se e doveva arrabattarsi con 5 stramaledettimi euro. 

Con molta nonchalance schiacciò i tasti a caso (dopo cinque minuti buoni occorsi per capire che doveva toccare lo schermo e non cercare i pulsanti sotto) fino a che non gli comparve la scritta “Biglietto ordinario”.
Costo: 2.10 €
Ora, considerando che lui aveva 5 euro, tutti penseranno che lui non avesse problemi. Se non fosse che di tutte le macchinette che c’erano nella U- Bahn lui aveva preso l’unica che accettava SOLO ed esclusivamente carta di credito. 

Dannato Bill, pagherai anche questa!

 
***

Dopo aver cercato una biglietteria automatica ed essersi arreso all'idea che non ce ne fosse una degna di essere definita tale, Tom, giusto per non confondere chi pensava che fosse un imbecille fatto e finito, partì alla ricerca di un edicola.

Alle undici di notte.

Per fortuna vide una fila lunghissima ad una macchinetta e avvicinandosi il più cautamente possibile riuscì a fare due più due.

 
E finalmente ebbe in mano il suo biglietto... più altri due euro e novanta di moneta che ovviamente mise nella prima tasca possibile, senza cercare di fare lo sforzo di accumulare tutto in una sola. 

Certo, prima di prendere il biglietto dovette cercare per due minuti buoni, convinto com’era che il biglietto uscisse da dove si inseriva il bancomat quando alla fine un'anima pia si rese conto che quel ragazzo era un imbranato di prima categoria e lo aiutò, ma tant’è. 

L’importante è mantenere l’anonimato. 

E per ora ci riusciva abbastanza bene. 

Poi, senza timbrare il biglietto ovviamente, entrò nella prima metro possibile trovandosi ad hauptbahnhof.
Naturalmente, la direzione opposta a quella che doveva prendere lui. 

Si rese conto che qualcosa non tornava quando si ritrovo dopo pochi minuti a Warschauer Strasse. 

Un anima pia lì di passaggio, (quella di prima) capì che quel ragazzo non era proprio messo bene e lo aiuto un'altra volta.
Iniziò tutto con una tattica di avvicinamento piuttosto banale e alla fine, l’uomo di mezza età si ritrovo seduto vicino al ragazzo, che più che un uomo sembrava un delinquente, così nascosto dal cappuccio e dagli occhiali da sole (Che attiravano l’attenzione il doppio). Infine con un sospiro rassegnato parlò.

- Mi scusi... ma lei ha mai preso una metro? -

Tom sussultò preso di sprovvista, e sbianco rendendosi conto che una persona gli aveva chiesto qualcosa.

Per paura che la domanda che non aveva sentito fosse “Sei uno dei Tokio Hotel?” iniziò la manovra di discesa dalla metro ma ben presto si ritrovò l’ometto di mezza età davanti e non potè più ignorarlo.

- Non so chi tu sia ragazzo mio, ma andare in metro senza sapere esattamente Dove si è diretti è piuttosto pericoloso. Perché non mi dici che destinazione hai, che magari posso aiutarti io? - 

Il tutto sussurrato... almeno quello Tom riuscì a percepirlo. 

Siamo messi bene... un anziano che spiega a me come si prende la metro... anche questa pagherà Bill.

 - Veramente sarei diretto verso lo Zoolischer Garten. Ma ammetto di non aver mai preso una metro da sette anni a questa parte, quindi mi ritrovo un po’ a corto di ingegno. -

 Per non dire che non so dove cazzo sbattere la testa. 

- Oh Poffarbacco! Ma stai andando nella direzione sbagliata! Scendi subito! -

Grazie per la precisazione dopo non meno di 4 fermate me ne potevo rendere conto anche da solo...
Ma poi... Poffarbacco?!?

 

- Ragazzo mio non posso accompagnarti, ma ora tu scendi, sali su, giri a destra sali le altre scale, poi giri a sinistra, vai dall’altra parte rispetto a questa e aspetti il prossimo treno. Ah! Prima che mi dimentichi... il biglietto lo devi timbrare... - 

Tom guardò il suo biglietto, poi il suo interlocutore, (che un po’ si sentì in soggezione davanti a quel metro e novanta di ragazzo) fece un sospiro rassegnato e uscì dalla metro, ricordandosi all’ultimo di ringraziare l’ometto. 

Non appena mise piede fuori dal treno capì che qualcosa non quadrava.
Perché diamine è così buia questa metro?

 Andando alla cieca, raggiunse delle scale (in cui stava brillantemente inciampando) e le salì cautamente... mica che poi cadeva sul serio e si ritrovava in una metro che non conosceva, ad un ora impossibile, con il femore rotto. 

Arrivato su, scoprì con suo orrore che:

  • l’illuminazione di quel posto richiedeva un tecnico adeguatamente sobrio;
  • Ma soprattutto... 

Dove diavolo mi ha detto di andare quel signore?!? 

Con un gemito si diede mentalmente del coglione patentato e si ripromise che appena tornato a casa (Sempre se non veniva trovato morto prima di allora) avrebbe dapprima fustigato il fratello... E poi gli avrebbe raccontato la versione modificata di quella sua avventura. 

Ad esempio:

Mica gli avrebbe detto che erano già le undici e mezza e lui non sapeva dove fosse... gli avrebbe detto che con molta nonchalance, aveva preso la metro due minuti prima di tornare a casa e che nella sua immensa intelligenza (che di diritto spettava a lui e non al porcospino) non aveva sbagliato né la direzione, né la fermata.

Certo... se fosse tornato da lì a cinque minuti a casa... ma di quell’andazzo sarebbe arrivato a casa vivo solo il giorno dopo. 

Prendendosi in giro da solo per la sua mancata capacità di essere un comune mortale capace di prendere una banalissima metro, si avviò verso la sua sinistra (la direzione opposta a quella che il simpatico ometto gli aveva detto) e si mise davanti al cartellone con le linee S e U. 

Inutile... non ci capisco un cazzo.

Puntando il dito sulla fermata in cui aveva capito di essere sceso cercò di comprendere quale fosse la linea giusta da prendere... Ma lì c’erano ventimila colori, una illuminazione che, lo ribadiva, faceva schifo e gli occhiali da sole in quel frangente di certo non aiutavano...

Sconsolato, si preparò a chiedere informazioni a qualcuno per non arrivare veramente il giorno dopo a casa quando sentì un bel po’ di trambusto alle sue spalle. 

Si girò pronto a correre i duecento metri come neanche “Com’è che si chiamava quel tipo?” - Vabbè l’uomo che ha vinto le olimpiadi... quello che ha il nome del cane della Disney di cui proprio gli sfuggiva il nome... - quando vide un lampo di capelli color platino sfrecciare lontano da lui e un paio di tipi che inseguivano quello che presumeva fosse un ragazzino molto, ma molto piccolo. 

Accantonò subito l’accaduto, tutto ciò che non gli girava attorno non era utile, e cercò qualcuno di appetibile a cui chiedere informazioni senza correre il rischio di ritrovarsi una fan aggrappata al cappuccio, o peggio, ai suoi capelli.

 Aveva appena intercettato una signora di non meno di quarant’anni dall’aspetto abbastanza innocuo quando una voce molto femminile, molto acuta e soprattutto molto incazzata gli giunse alle orecchie. 

- Spostati che non vedo il cartellone. - 

Quando si voltò per vedere chi avesse parlato, incontrò il vuoto e si domandò se, per caso, il connubio tra ora tarda e metro sconosciuta portasse alla pazzia.

 - Sono qua sotto, e piantala di fare il figo alto un metro e novanta che incontra solo persone della sua altezza perché ti abbasso di venti centimetri prima di subito. Mi stai intralciando, ti sposti o ti devo fare lo sgambetto? - 

Tom abbassò lo sguardo per incontrare quello di una manticora impazzita dai capelli color platino con degli assurdi ciuffi scuri e che, in una scala da uno a dieci, incuteva paura come una formica.

 - Come scusa? - 

Ma guarda se mi dovevo beccare anche la pazza...
 

- Oh ma... mi pare un concetto semplice. Accidenti a te... - grosso sospiro da parte della psicopatica -  Senti, spostati per favore. Devo prendere il primo treno per Wannsee e non ho ancora capito da che parte devo andare. Io sono alta un metro e un tappo, tu sei un gigante... mi pare logico che non ho la vista a raggi x. Che ne diresti di farmi dare un occhiata a quel tabellone? - 

Sembrava essersi calmata quella pazza psicopatica alta un metro e un coriandolo, quindi senza più guardarla si spostò.
 Fece per andarsene ma lei lo fermò ancora. 

- Tu dove sei diretto? -

Tom la guardò abbastanza allucinato.

 Prima mi attacchi e poi mi chiedi dove sono diretto? Cosa vuoi fare, buttarmi sulle rotaie?

 - Sicuramente nella direzione opposta alla tua.  -
La bionda alzò lo sguardo indispettita.

 - Bene allora sei dalla parte opposta a quella che devo prendere io... Meno male che lo Zoolischer è bello lontano almeno mi riprendo quel tanto che basta per non rompere qualcosa! Stronzo! -

 Come, come, come? Zoolischer? Cosa Odono le mie orecchie? 

La vide scendere i gradini e senza pensarci più di tanto le andò dietro. 

- Ripensandoci non devo andare esattamente all’opposto di dove vai tu. -
La bionda alzò lo sguardo al cielo e continuò per la sua strada.

 Tom faceva più fatica perché cercava di seguire la ragazza e contemporaneamente di nascondersi agli occhi altrui, ma alla fine la raggiunse.

 - Se dovevi andare allo Zoolischer mi spieghi come mai eri dall’altra parte? Già da qui mancano otto fermate, chissà dove finivi prendendo quella metro... Come minimo ti svegliavi all’aeroporto... -
Perfetto... stavo andando esattamente nello stesso luogo in cui sarei finito nella metro di prima...
Ormai è appurato che io e la metro viviamo in un mondo diverso.
 

Salì insieme alla bionda che lei non gli aveva più rivolto la parola e scesero insieme che lei continuava ad ignorarlo.
Lui la seguì fino a fuori e lì si fermo. 

***

 Era nervosa, incazzata e sicuramente se si fosse ritrovata la persona sbagliata davanti avrebbe iniziato più che volentieri una rissa.

 Era stata seguita di nuovo da quei rompicoglioni che stazionano sempre di fronte al bar dove lei lavora e rifiutandosi per l’ennesima volta di concedere loro un appuntamento se li era tirati dietro praticamente da sola. 

Ma questa per lei non era una buona motivazione.
Poi, come se non bastasse, si era ritrovata quel tipo davanti alla stazione che non le permetteva di vedere il tabellone. 

Insomma... una giornata da dimenticare.
Al più presto. 

Certo... fino a quando aveva alzato lo sguardo e aveva riconosciuto il profilo di Tom Kaulitz. 

Che cazzo ci fa, lui qui?
Se avesse avuto il coraggio di iniziare una conversazione glielo avrebbe chiesto, ma cazzo! Lo aveva praticamente aggredito e senza fare tanti complimenti, come se le fosse una cosa dovuta.

Certo che le era dovuta, da tutto il mondo come minimo, ma non da Tom Kaulitz.
Perché il mondo si sa, comprende tutti meno che Loro. 

I quattro tedeschi dalle uova d’oro, quelli che quando toccano qualcosa lo fanno diventare materiale da vendere, quelli che hanno così tanti soldi da potersi comprare tutta Berlino, quelli che avevano fatto aumentare il turismo in maniera esponenziale.

Quando loro erano a casa, Berlino veniva invasa da fan.

 E lei per quanto amasse profondamente quei quattro crucchi, non voleva essere come le altre.
Non voleva aggrapparglisi al collo. 

Anche perché alta com’era gli sarebbe occorsa una sedia, ma tant’è.
Restava comunque che lei era una fan, lui l’idolo nei casini.

 Uscita dalla metro fece per andarsene ma con un sussulto di coscienza (più le grida scandalizzate che dalla sua mente si propagavano a tutto il corpo che dicevano “Cazzo! È Tom Kaulitz! Fermati e chiedigli un autografo! Un numero di telefono, un brandello di felpa!”) si bloccò dov’era e si voltò per vedere dove fosse finito. 

Con un sospiro lo guardò che alzava lo sguardo al cielo per cercare chissà cosa. 

- Scusa se mi faccio gli affari tuoi Tom - lo vide sussultare e mettersi sull’attenti - non c’è bisogno che ti agiti, ti ho riconosciuto da prima e non ti ho ancora spaccato i timpani... Mi spieghi come mai tu eri su una metro, stavi andando in direzione opposta a questa e ora sei fermo in mezzo alla strada come un ebete a guardare il cielo? Se stai aspettando la grazia divina, sappi che oggi me la sono presa tutta io... e poi non è neanche così utile come sembra. -

 Lo guardò dall’alto in basso e lui per la prima volta si rese conto che qui ciuffi scuri che aveva intravisto in metro erano color fucsia e che sparavano dritti verso l’alto come se dalla vita non avessero chiesto altro. 

- Se ti spiego tutto, tu ti sentiresti in dovere di accompagnarmi, per non dire che mi ci porteresti di peso, così io avrei l’intero staff contro, tu saresti una fan pazza con il mio indirizzo e vissero tutti felici e contenti. No grazie. - E fece per voltarsi.

 - Vabbè. Arrangiati. Io me ne torno a casa, al caldo, alla doccia e al mio piumone. Adieu.- 

E così come era arrivata, se ne andò.

Tom la guardò andare via e ritornò a guardare il cielo. 

Perfetto. E ora che faccio?

 

If you were dead or still alive
I don't care, I don't care.


Apocalyptica feat. Adam Gontier - I don’t Care.

 

****

E Fu così che la Lady decise di fare un incontro stupido anche per Tom... 
Che Dio me la mandi buona X°D
Il titolo sembra non azzeccarci niente... ma si capirà^^
Grazie in anticipo a chi leggerà, a chi lascerà un commento scrauso... a tutti^^

Ladynotorius aka La Str***a vendicativa. Tu mi hai capita, VERO?


  
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