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Autore: Lindi_c99    23/04/2016    0 recensioni
Anne è il classico tipo di adolescente introversa e che ha paura di trovarsi faccia a faccia col mondo. Suo fratello Jake è l'esatto opposto. Sembra riuscire ad ottenere tutto dalla vita con estrema facilità e questo ad Anne dà maledettamente fastidio. Eppure, a volte basta uno spiraglio di luce per rischiarare un'intera vita trascorsa all'ombra del fratello. E a volte una singola persona, qualcuno di cui fino al giorno prima ignoravi l'esistenza, è in grado di stravolgerti la vita. Del tutto e senza preavviso.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Era una tiepida mattina di inizio settembre nella cittadina di Palm Beach, in Florida.
In un quartiere residenziale del west side, attorniata da ville signorili e giardini ben curati, spiccava, facendo la sua bella figura, casa Smith. 
I proprietari la avevano acquistata l'anno precedente, dopo essersi trasferiti lì dal Tennessee con i loro due figli.
Quello poteva in apparenza sembrare a tutti gli effetti un giorno come gli altri, ma l'atmosfera ovattata e tranquilla del mattino fu bruscamente interrotta da un rumore di passi affrettati, seguiti da qualche imprecazione.
Una trafelata Anne scese le scale facendo i gradini a due a due, nel disperato tentativo di pettinarsi e contemporaneamente lavarsi i denti.
"Si può sapere perché diavolo la sveglia non suona mai, quando ce ne è bisogno?" borbottò tra sé e sé infuriata.
Arrivata in cucina, si perse per un istante a fissare il giorno cerchiato in rosso sul calendario: 12 settembre; l'estate era trascorsa così in fretta.
Aveva atteso a lungo quel giorno, non tanto perché sentisse la mancanza della scuola, ma perché, negli angolini più nascosti della sua mente, si figurava una scena ben precisa.
La sua immaginazione lavorava all'incirca così: una limousine nera con i finestrini oscurati sarebbe entrata nel viale d'accesso del liceo e pochi istanti dopo ne sarebbe scesa, con i capelli mossi da un leggero alito di vento ma al tempo stesso in perfetto ordine, Anne in persona, sfoggiando un sorriso abbagliante e un'abbronzatura da sogno, sul punto di fare il suo ingresso trionfale alla Palm Beach High School. 
Frenò le sue fantasie e si fermò per un attimo a guardare in faccia la realtà: la popolarità non si otteneva così facilmente nella sua scuola. 
Come in ogni liceo americano che si rispetti, per farti notare e tentare di non rimanere un semplice volto annebbiato negli anni a venire avevi sostanzialmente tre opzioni: le ragazze potevano destreggiarsi tra l'opzione uno, scegliere la carriera di ragazza pon pon (si sa, sono amate da tutti), opzione due, diventare la ragazza di un giocatore di football (ancora meglio se il capitano) e infine, opzione tre, essere la pezza da piedi dei più popolari, con il risultato di ottenere una considerazione pari a quella riservata ad un animale da compagnia: certo, un cagnolino fidato, ma pur sempre un cane. 
Solitamente per i ragazzi funzionava in modo diverso: se non portavi occhiali e apparecchio e non trascorrevi l'intervallo a ripassare la lezione dell'ora successiva, allora avevi buone probabilità di farti una certa reputazione.
Insomma, la scalata verso la popolarità era ardua, ma una volta giunto in cima la vista ti ripagava di tutte le fatiche. 
"Stop", si disse, "ritorno alla realtà Anne, non puoi permetterti alcun ritardo".
Nel mentre che stava ingurgitando una tazza di latte al cioccolato a velocità supersonica, entrò in cucina un placido Jake.
Per nulla turbato dall'orario, sbadigliava di continuo grattandosi svogliatamente la schiena e strofinandosi gli occhi, mentre si dirigeva verso il frigorifero.
Jake e Anne, benché gemelli, non avrebbero potuto essere più diversi.
Lui era il classico bravo ragazzo della porta accanto, capelli biondi e ciuffo ribelle, occhi di un azzurro vivido e sorriso sempre aperto sul viso.
Al contrario del fratello, Anne aveva un carattere piuttosto riservato e non era facile strapparle un sorriso.
Nonostante fosse una ragazza alta e dal fisico invidiabile, con dei meravigliosi riccioli castano scuro ed il volto punteggiato di lentiggini, era sempre stata gelosa della immensa abilità del fratello di adattarsi ad ogni tipo di situazione.
A quanto pare non c'erano soltanto tre opzioni per diventare popolare, ma ben quattro, e quest'ultima richiedeva soltanto una cosa: essere Jake.
Perché il punto era che suo fratello non era solo il belloccio di turno, tutta apparenza e niente sostanza, lui era bravo per davvero (oltre che, cosa non da poco, capitano della squadra di football studentesca).
Ogni volta che metteva piede in mensa o nei corridoi, dai gruppetti di cheerleader partivano urletti estasiati, seguiti da fischi e occhiolini.
"Muoviti, non siamo più in vacanza!" gli sbraitò contro Anne, che, dopo aver lavato distrattamente la tazza, stava già per schizzare fuori dalla porta con la cartella in spalla.
Jake si limitò ad annuire con noncuranza. 
Certo, d'altronde Anne doveva sapere che era spreco di fiato. 
Il suo fratellino, ormai entrato nelle grazie dei professori, se non in quelle della stessa preside, non avrebbe mai potuto ricevere un richiamo per una "banalità" quale presentarsi in ritardo a lezione.


Doveva calmarsi, pensò mentre imboccava una stradina laterale come scorciatoia per arrivare prima. 
Non era colpa di Jake se era così benaccetto da tutti, mentre lei, a confronto, era una sagoma indistinta che si aggirava nella sua ala di popolarità, non godendo neppure della luce riflessa per farsi notare.
Era sempre stata molto timida e non le piaceva che le fossero riservate troppo attenzioni.
Le era più volte successo di imbattersi, nei corridoi della scuola, in ragazzi e ragazze che, squadrandola da capo a piedi le avevano domandato, con una velata ironia: "Ma tu sei la sorella di Jakie? Wow, non l'avrei mai detto. Siete così... diversi". 
Ogni volta che le veniva rivolta questa frase le sembrava di ricevere un pugno dritto nello stomaco.
Le uniche persone con cui si lasciava andare erano Abby, Andrea, Ginger e Tom.
Erano gli amici ai quali era più legata, quelli che c'erano sempre stati e avevano avuto il coraggio di scoprire che cosa stesse dietro quella finta maschera di menefreghismo che Anne indossava ogni giorno.  
Proprio mentre era immersa in questi pensieri, il suono vicinissimo di un clacson la riportò alla realtà.
Si accorse di essere quasi in mezzo alla strada e si affrettò a rimettersi sul marciapiede, quando riconobbe Tom alla guida dell'auto.
"Serve un passaggio, bellezza?" la salutò scherzosamente, aprendole la portiera della sua Porsche blu.
Era nuova di zecca, un regalo per i suoi diciassette anni, e ne andava molto fiero.
"Arrivi giusto in tempo, Tommy! Non sarei mai arrivata in orario a piedi, ti devo un favore" esclamò riconoscente Anne, salendo all'istante e schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia.
"Esagerata, anche se in effetti un favore potresti farmelo" rispose il ragazzo con uno sguardo malizioso.
"Sarebbe?" Anne lo fissò di sottecchi.
"Sabato sera a Clematis Street ci sarà una competizione tra alcune band emergenti e... beh, mi chiedevo se ti andasse di farci un salto insieme. Prima potremmo anche fermarci a mangiare una pizza" le propose un po' titubante. Suonava davvero come un appuntamento in piena regola.
"Mi sembra un'idea davvero grandiosa" rispose Anne radiosa.
Finalmente sembrava andare tutto a gonfie vele. 
Non le importava che fosse il primo giorno di scuola, non le importava di essere in ritardo né di essere mancata alla colazione con i suoi amici.
Tommy, il suo Tommy, il ragazzo che le era sempre parso irraggiungibile e con il quale aveva trascorso un intero anno comportandosi da amica, ma mai nulla di più, le aveva appena chiesto di uscire.
Dopotutto, pensò Anne entrando a scuola, la giornata non era poi iniziata così male.
Quella sera, mentre era intenta a scegliere il look perfetto per la serata di sabato, per ovvi motivi con largo anticipo, sentì un lieve bussare alla porta.
"Avanti" disse, chiudendo immediatamente l'armadio e afferrando il libro di biologia un istante prima che sua madre entrasse nella stanza.
"Allora tesoro, com'è andato il primo giorno?" le domandò dolcemente Giorgia.
Era una donna sulla cinquantina, dai giovanili riccioli color mogano e una passione per i vestitini a motivi floreali. Proprio per questo sembrava, ad una prima indagine, dimostrare una decina d'anni di meno e veniva non di rado scambiata per la sorella maggiore di Anne.
Da parte sua, Anne adorava la madre, ma in alcuni momenti la riteneva un po' troppo invadente e preferiva tenerla all'oscuro delle sue questioni personali; il suo mestiere, poi, non contribuiva certo a facilitare ciò.
Già, perché Giorgia era una rinomata psicologa infantile e non poteva proprio fare a meno di intromettersi, o perlomeno cercare di farlo, nei problemi adolescenziali dei suoi figli.
"Mmm.. Tutto bene, grazie. Tu al lavoro?" rispose Anne cercando di assumere una postura naturale sul letto e fissando la pagina con attenzione, come per far intuire "gentilmente" alla madre che era impegnata nello studio e non aveva tempo da perdere.
"Si, ho avuto un colloquio con un paio di nuovi clienti e si è rivelata una giornata piuttosto proficua... Allora vado a preparare la cena, a dopo"
Anne annuì distrattamente.
All'ultimo momento Giorgia ritornò indietro e la sua testa fece capolino dalla porta: "So che è un dettaglio irrilevante, ma penso che ti concentreresti meglio se girassi il libro, è al contrario".
La settimana trascorse lenta e monotona, tanto che il weekend si profilava lontano anni luce. 
I professori ripresero, con loro gran gaudio e soddisfazione, ad assegnare compiti e ricerche, ad interrogare e a fissare compiti in classe.
I ragazzi, ancora immersi in quello stato di semi-torpore presente al rientro dalle vacanze, sembravano accettare passivamente senza nemmeno provare ad opporre resistenza.
Eppure, ogni volta che si ha l'impressione che qualcosa tardi ad arrivare, ecco che questa accade, inaspettatamente, quasi senza che ce ne rendiamo conto. 
E, soprattutto, senza attenersi ai nostri piani.


   
 
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