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Autore: Raen91    23/04/2016    0 recensioni
Kira e Ain sono due persone completamente differenti: la prima una mercenaria assassina veterana, baciata dal Combattente, e la seconda una bambina, accarezzata dalla Benefattrice. Le loro vite si legheranno indissolubilmente nella ricerca dell’Altare dell’Aldilà. Attraverso scontri, amori perduti, tradimenti, misteri e colpi di scena riusciranno a raggiungere la loro meta? Gli Dei saranno dalla loro parte? Qual è il mistero che avvolge l’Altare dell’Aldilà? Kira riuscirà a dimenticare Conrad, il suo amore perduto? Ain riuscirà a salvare la madre in coma da 6 anni e riuscirà a seguire le orme di suo padre, morto per difendere il segreto?
In questa folle missione saranno accompagnate da Neil, in cerca del fratello, e Mettew, l’attendente di Ain. Riusciranno a trovare l’Altare dell’Aldilà prima di Re Kilgar, che macchina qualcosa di peggio della ricerca della vita eterna?
Ovviamente il Clan ci metterà lo zampino e solo Kira avrà il potere di sciogliere ogni nodo con l’aiuto della sua piccola compagna e del dono che ogni baciata dal Combattente possiede.
-Il rating potrebbe vertere delle volte sul Rosso, ma per la stragrande maggioranza è Arancione-
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XXIV-

 
Quello strano accampamento era il luogo più silenzioso che avessi mai visto e mi peritavo a parlare proprio per questa ragione.
-Vedi, siamo a meno di due chilometri dall’accampamento di Re Kilgar. - Mi disse in un sussurro Seamron dopo che la folla intorno a me si era dispersa. –Dobbiamo mantenere il silenzio o ci scopriranno.-
Quindi Ain e Neil erano stati portati a questo accampamento… Lo guardai accigliata per poi replicare. –Ma le sentinelle vi avranno sicuramente visto mentre pattugliavano.- Cercai di tenere il tono della mia voce molto basso e di riflesso mi avvicinai all’altro per farmi sentire e così facendo notai che l’impugnatura della spada che teneva appesa al fianco destro era stata sagomata in modo da sembrare la statua della dea Guida in una versione più grande. Lui seguì il mio sguardo e sorrise. –Facciamo di tutto per farci notare dagli altri figli, scoprirai che sappiamo essere piuttosto esibizionisti, tanto in pochi sanno della nostra esistenza, comunque per spiegarti meglio ti farò conoscere il nostro occultista, non ci capisco molto dei loro Abracadabra…-
Feci un cenno di assenso cominciando a seguirlo. –Comunque dovrai spiegarmi come mai siete qua e cosa intendevi quando hai detto che siete qui per aiutarmi.-
Quello mi si affiancò e mentre camminavamo si chinò un poco data la sua imponente altezza. – Premetto che questa è la prima volta che i figli si riuniscono, l’Oracolo molto tempo fa ci disse che avremmo dovuto trovarci tutti qua e che l’ultima portatrice del ciondolo sarebbe arrivata per guidarci in qualsiasi fosse la sua missione, ha fatto giurare a tutti che ti avremmo aiutata, a quanto pare la tua missione è qualcosa di importante… l’unica cosa che sappiamo è che c’entra il Re e che ne va della vita di tutti.-
Mi fermai di botto alla realizzazione di ciò che mi stava dicendo. –Quindi siete venuti qua pronti ad aiutarmi senza avere la minima idea di quale sia la mia missione?- avevo alzato un po’ la voce per lo stupore e l’altro, che si era fermato con me, mi fece cenno con la mano di abbassarla.
-Certo, si vede che non hai molta fede cara mia.- Mi sorrise. – L’Oracolo pensava solo al bene supremo di tutti noi, se ci ha detto di fare ciò noi chi siamo per contestare le sue parole?-
Ne aveva parlato al passato, che sapesse già della sua morte? Riabbassai il tono. – Quindi… già sapevate che sarebbe morta?-
Seamron mi guardò con tristezza. –Purtroppo sì, me lo disse circa un anno fa, fino all’ultimo speravo si sbagliasse, ma così non è stato.-
Un anno fa… cazzo, tutto ciò era già in moto da così tanto tempo che stentavo a crederci.
Riprendemmo a camminare e io ero molto assorta mentre mi guardavo intorno. Selvaggia (non l’avrei mai chiamata col suo ridicolo vero nome) era occupata a costruirsi delle frecce con gesti esperti, ovviamente in silenzio. Feci un cenno col capo verso di lei. – Quindi lei sta zitta solo perché le hai imposto questa cosa del “non fate rumore o i cattivi ci sentono”?-
L’altro mi guardò sorridendo e mi rispose sempre sussurrando. – Io non sono il capo qua, sono solo il più abituato alle battaglie e all’organizzazione, non le ho imposto niente, è lei che a quanto pare ha scelto di fare voto del silenzio, mi ha fatto capire che i ragazzi della sua età nella sua tribù fanno voto del silenzio prima di una grande caccia all’uomo… tipo voto di vendetta o simile, credo che abbia il compito di uccidere qualcuno nell’accampamento del Re, ma non sono riuscito a capire chi. –
-Mi piace Selvaggia.- Dissi sorridendo.
-è una baciata dal combattente anche lei.- Mi disse quello annuendo, avendo ormai capito a chi mi rivolgevo con quel nome.
Con occhi sbarrati lo guardai. –Sul serio?! Anche lei? Ecco come ha fatto a trascinarmi qua, ma tu come fai a sapere che sono una baciata dal combattente?-
Seamron mi guardò con uno sguardo perplesso. –Non lo sapevo, intendevo dire che lei come me è una baciata dal combattente.-
-Dei!- Esordii visibilmente eccitata. –Non ne incontro uno da anni e ora spuntano come funghi.-
-Siamo solo noi comunque, non ce ne sono altri, ma ci sono molte persone interessanti in questo accampamento.-
Raggiungemmo avvolti dal silenzio una piccola tenda ai confini e potevo subito sentire un forte odore di erbe, non vi erano dubbi che fosse la tenda di un occultista.
Quando entrammo vidi un ragazzo sulla stessa età di Neil, ma certamente non in forma quanto lui, affaccendarsi intorno ad un pentolone, sudava copiosamente e gettava erbe alla rinfusa, quando ci vide si raddrizzò e si terse la fronte con la manica della lunga tunica.
-Oh, salve.- Sussurrò quello con un tono che quasi non udii. –Prima ho sentito più rumore del solito, spero che non ci fossero problemi.- Disse rivolto a Seamron.
-Ti presento Kira Renly, la persona che stavamo aspettando. Kira, questo è Luis, è l’occultista di cui ti parlavo.-
Feci un cenno di assenso e strinsi la mano dell’uomo sebbene subito mi asciugai un po’ disgustata sui miei calzari, cavoli quanto sudava. Nel movimento vidi appeso al suo collo una modesta collana con un semplice filo e appeso ad esso quello che sembrava un fossile. Quello seguì il mio sguardo.
-Oh, questo? È il mio amuleto, sai come funziona suppongo, il Re ha una—Lo interruppi.
-Gemma di ambra, lo so.- Anche troppo bene.
-Prima parlavo a Kira di come ci schermiamo dalle sentinelle.- Riprese Seamron.
-Oh?- Disse nuovamente Luis, che nervoso, doveva sempre iniziare ogni frase così? Continuò. – Non sono un Occultista molto capace, sicuramente non come il Re e chi lo serve. – Lo vidi diventare paonazzo e io non potei fare a meno di notare una nota di rispetto, ah, supposi che per gli altri occultisti il Re fosse una specie di modello da seguire… per gli Dei, che cosa ridicola, roteai gli occhi al cielo senza farmi notare. – L’unica cosa in cui sono sempre stato bravo è la creazione di rimedi e di illusioni, non molto potenti ovviamente, ma quel tanto che basta per non far vedere l’accampamento alle sentinelle e ad attutire i rumori, anche se non abbastanza.- Vidi l’imbarazzo apparire nuovamente sul suo viso.
-Capisco.- Dissi solo, molto interessante. –Quindi parlando in breve dato che sono donna di poche parole ci tengo a dirvi che la mia missione è recuperare i miei compagni di viaggio, tenuti prigionieri, prima che le lune si sovrappongano e vorrei quindi farlo il prima possibile, anche domani, o al calare della notte, come preferite.- Volevo solo recuperare quei due e continuare con la missione, le lune si erano avvicinate molto negli ultimi giorni, il tempo era agli sgoccioli e non potevo aspettare che la via fosse svelata quando il ciondolo era nelle mani di Kilgar.
-Frena…- Mi disse l’uomo in armatura. –Abbiamo ordini molto precisi, dobbiamo aiutarti è vero, ma dobbiamo aspettare che tutti gli elementi combacino, dobbiamo aspettare che anche il Re si rechi a quell’accampamento e ciò accadrà secondo le parole dell’Oracolo esattamente cinque giorni dal tuo arrivo.-
- è illogico! – Dissi mentre in me montava una certa rabbia. –Se aspettiamo Kilgar sarà molto più difficile recuperarli e le lune potrebbero essere già allineate! Senza contare che chi potrebbe contrastarlo nelle sue arti? Luis qui presente?!-
Vidi l’uomo farsi di nuovo paonazzo. –Io? Contro il Re? Non potrei mai… come potrei, per gli Dei.-
Seamron mi guardò senza esprimere alcunché con la sua espressione. –Non mi aspetto che tu capisca, ma se l’Oracolo ci ha detto di attendere, noi attenderemo, da secoli i figli dell’Oracolo hanno seguito alla lettera ciò che veniva detto loro, la nostra forza sta nella fede che nutriamo verso la Dea Guida e se la sua adepta ci ha detto di aspettare cinque giorni, noi aspetteremo cinque giorni. - Detto questo si voltò e uscì dalla tenda lasciandomi attonita.
Non mi andava giù, affatto, uscii dalla tenda con passo piuttosto iroso senza degnare Luis di uno sguardo e raggiunsi il centro del campo.
Maledizione! Pensavo sarebbero stati un aiuto inestimabile, ma adesso penso che siano solo un peso.
Decisi che quella notte sarei sgattaiolata via senza farmi notare, forse da sola avrei potuto liberare gli altri senza farmi notare.
Girando su me stessa mi avvicinai ai confini dell’accampamento, con la coda dell’occhio vidi Selvaggia studiarmi immobile da lontano, i suoi occhi fissi su di me come se mi tenesse sott’occhio, sbuffando mi sedetti là dove ero per riposarmi. I muscoli erano doloranti e così stesi le gambe di fronte a me per stenderli, inspirai aria fra i denti ad ogni movimento producendo un sibilo, dopo qualche doloroso minuto mi slacciai la saccoccia dal fianco e presi la spada di Neil e non potei fare a meno di pensare che probabilmente gli altri due mi pensavano morta…
Sovrappensiero estrassi la spada dal fodero e mi misi poi a lucidarla con attenzione come avevo visto fare all’altro molte volte e a quel pensiero sorrisi di cuore, era molto che un ricordo non mi rimaneva così gradito, mi fermai soltanto quando dei passi pesanti e il clangore di un’armatura mi avvertirono dell’arrivo di Seamron, ma attesi soltanto, infondo non avevo nulla da dirgli.
-Bella spada.- Mi disse lui una volta avvicinato. –Ottima fattura, la custodirai gelosamente, immagino.-
Sbuffai. –Non è mia, raramente uso spade a due mani e comunque non sei qua per parlare di questa spada.- Dissi seccamente, sinceramente ero ancora scocciata dalle sue precedenti parole. Mi voltai a guardarlo, piegando di molto il collo all’indietro dato che io ero seduta a terra e lui troneggiava su di me.
-Volevo soltanto indicarti una tenda dove potrai riposarti, ti ho già fatto preparare un bagno, pensavo lo avresti gradito visto le condizioni in cui sei ridotta.-
Guardai in basso esaminando le mie condizioni: il mio vestiario era lordo del sangue di quando avevo sfracellato la testa del tizio un paio di giorni prima; le mie mani erano sporche di terra e le mie unghie erano rotte, impregnate di chissà quali schifezze; i miei pantaloni erano rotti in svariati punti per non parlare del mio volto che doveva essere incrostato di terra e altra roba.
Grugnii. –Gentile, dire queste cose ad una fanciulla.-
In tutta risposta Seamron rise sommessamente cercando di controllarsi e ciò fece accennare pure a me un sorriso.
-Non si direbbe da come stai seduta e da come parli.- Si giustificò quello e allungò una mano per aiutarmi ad alzarmi.
-Ho comunque un animo sensibile.- Aggiunsi afferrando la sua mano per poi issarmi sui talloni.
-Accetta la proposta di un bagno caldo e di un posto comodo dove dormire come un’offerta di pace.- Mi sorrise, mi ricordava molto la Montagna, il mio vecchio compagno nella Famiglia, morto lo stesso funesto giorno di Conrad.
-D’accordo.- Dissi infine dopo un attimo di indugio. –Però ciò non cambia il fatto che non riesca ad accettare questa pausa forzata.-
-Basta che non fai sciocchezze e non ci saranno problemi.-
-Tranquillo.- Gli dissi con un sorriso tirato.- Io non faccio mai sciocchezze.-
*
Mi assicurai che la spada di Neil fosse allacciata bene alla mia schiena per poi uscire furtiva dalla mia tenda.
Le lune erano alte nel cielo e ciò mi aiutò nell’illuminazione, ovviamente i fuochi non potevano stare accesi di notte. Mi soffermai a osservare Miriata e Selata per un attimo e subito notai che si erano avvicinate sensibilmente… -Dannazione.- Sussurrai a denti stretti riprendendo la mia avanzata verso gli alberi con fare furtivo.
Tutto sembrava andare liscio, le sentinelle non mi notarono e Seamron stesso non parve accorgersi di niente quando gli passai a pochi metri di distanza.
Raggiunsi quindi gli alberi e mi rilassai subito appena varcai l’arcata arborea.
Tutto procedeva secondo i piani, sapevo pure la direzione, dato che qualche ora prima mi era stata mostrata su di una cartina per permettermi di creare un piano efficace di lì a cinque giorni.
Non potevo aspettare così tanto, dovevano capirlo! Ero particolarmente soggetta alla loro influenza dato che cattive persone non potevano essere, dopotutto l’Oracolo le aveva mandate ad aiutarmi, forse non riuscivo a vedere il quadro generale, ma non riuscivo a capire come l’arrivo di Kilgar avrebbe giovato all’impresa… e in più mi ricordavano mio padre e persone che avevano scelto la sua tipologia di vita non potevano essere che persone degne di fiducia. Quasi mi dispiaceva essermene andata contro il loro volere… quasi.
Mi fermai un attimo dietro a un albero per accertarmi che nessuno mi stesse seguendo e che non vi fossero sentinelle nemiche nei d’intorni.
Ed ecco che un sibilo ruppe il silenzio pesante della notte e schivai giusto in tempo una freccia diretta alla mia spalla, la afferrai al volo prima che si piantasse nell’albero e riconobbi la freccia come una di quelle di Selvaggia.
Alzai lo sguardo nella direzione da cui dedussi che la freccia doveva essere stata scoccata e vidi la sagoma scura della ragazza di fianco rivolta verso di me, in piedi sopra il ramo di un albero poco distante da me.
Vedevo i suoi occhi brillare in mezzo all’ammasso di capelli scuri e la statuetta argentata della Dea Guida rifletteva i raggi lunari dondolando dalla spalla più prossima a me, le braccia ancora nel movimento in cui erano rimaste dopo lo scocco della freccia.
-Vattene!- Sibilai. –Non voglio farti del male.-
Quella in tutta risposta balzò giù dal ramo e nel movimento incoccò un’altra freccia.
Ah sì eh…? Voleva fare la dura?
La freccia nella mia mano si spezzò quando la strinsi troppo di proposito. –Ops!- Dissi fingendo un tono dispiaciuto. –Mi spiace, doveva essere tua… che peccato, ho visto che oggi ci avevi lavorato così tanto…- Mentre terminavo le mie parole lasciai andare i frammenti e afferrai il mio fido pugnale nella destra schivando con un balzo di lato un’altra freccia.
 -Non ci torno all’accampamento, devo salvare i miei compagni!- Dissi abbassandomi schivando l’ennesima freccia.
Compagni?  Bhe, chi volevo prendere in giro, erano miei compagni ormai, inutile stupirsi e avrei fatto di tutto per riprenderli… per gli Dei quanto mi ero ammorbidita. Sbuffai sorridendo per i miei pensieri, anche se a conti fatti non potevo permettermi questo lusso e per l’appunto una freccia mi si conficcò nella gamba destra.
Scioccata abbassai lo sguardo e con occhi sgranati guardai l’altra. –Sei proprio una stronza Selvaggia, quello fa dannatamente male.- E grugnii di dolore quando estrassi la freccia tirando con forza.
La gamba formicolava ricucendosi da sola, i tessuti già si stavano formando.
Ci scambiammo uno sguardo carico di rabbia, era ovvio che l’altra ce l’avesse con me per la mia fuga notturna e per quello che stavo per fare.
Fui io la prima a distogliere lo sguardo e scattai in avanti schivando le frecce e in men che non si dica mi ritrovai di fronte a lei e tentai un affondo al suo fianco sinistro abbassandomi per schivare l’ultima freccia che aveva scoccato.
Vidi Selvaggia ruotare facendo perno sul piede destro e ritrovandosi quindi rivolta del tutto verso di me.
Avvicinatami al momento giusto e sorprendendola, colpii con la parte superiore del mio capo sotto il suo mento e la sentii fare versi soffocati mentre si reggeva con una mano la bocca.
Tra le sue dita vidi sgorgare del sangue, ma era male di poco dato che la sua inutile lingua le sarebbe tornata come nuova di lì a poco.
Approfittai della sua distrazione per tagliare la corda del suo arco che con mia sorpresa non si spezzò e quell’attimo di esitazione permise a Selvaggia di tirarmi una ginocchiata nello stomaco.
Aaaah, l’avrebbe pagata e come se l’avrebbe pagata! Mi ripresi alla svelta ed afferrai un pugnale di scorta datomi da Seamron stringendolo nella sinistra.
-Vediamo come te la cavi nel combattimento corpo a corpo!- La sfidai.
In tutta risposta la ragazza roteò un calcio diretto al mio costato che io schivai agilmente abbassandomi nuovamente. Sorrisi con soddisfazione, poteva essere una baciata dal combattente, ma non poteva competere con una veterana!
Un’improvvisa leggerezza mi fece capire che Selvaggia si era impossessata della spada di Neil dopo avermi fatta abbassare e un sibilo dall’alto mi avvertì del colpo che stava per inferirmi.
Rotolai all’indietro ancora scossa dalla perdita della spada.
-Maledetta!- Gridai senza riserve, la mia voce si riverberò fra gli alberi e l’aria silenziosa. –Tu non mi puoi capire, io ho bisogno di arrivare là, non perché la vostra mamma Oracolo mi abbia detto di andarci, ma perché ho persone che al momento hanno bisogno di me!- Era una strana sensazione ed era incredibilmente liberatorio l’averlo detto ad alta voce. –Ridammi subito quella spada con le buone!-
Vidi la ragazza mettere su un’espressione di sfida e lanciare l’arco di lato mettendosi in posizione di combattimento con la spada a due mani.
-Bene…- Sussurrai. –Quasi ci speravo.-
Non ci risparmiammo neanche un colpo, il cozzare delle lame era quasi assordante, ma in quel momento nessuna delle due si curava del rumore.
Era abile, eccome se lo era, una potente nemica quanto una fantastica alleata e quasi mi dispiaceva il pensiero di doverla uccidere se necessario.
Dopo quelle che parvero ore cominciai a perdere la concentrazione, ero ancora stanca per i due giorni di maratona e il bagno mi aveva annebbiato i sensi.
Selvaggia si rese conto del mio rallentamento e con una falcata circolare sul terreno mi fece perdere l’equilibrio e subito me la ritrovai addosso.
Sentii la fredda lama della spada puntata alla gola e la ragazza accovacciata su di me. Il combattimento non era ancora finito, ma io non avevo più le energie, perché tutti dovevano sempre remarmi contro, perché per una fottuta volta qualcosa non poteva essere semplice?!
Sentii la rabbia montare e sbattei più volte il retro della testa nel terreno sottostante ribadendo con una bestemmia ogni movimento.
-Perché?! Perché non potevi semplicemente farti i benedetti affaracci tuoi?- Le riversai addosso tutta la mia frustrazione.
Selvaggia inclinò la testa di lato e mi fissò ardentemente per poi ritirare la spada.
La vidi indicare se stessa e poi me.
-No.- Le sibilai. –Io e te non siamo uguali.-
Quella agitò la testa. Sì.
-No, cara mia o mi avresti accompagnata!-
Selvaggia scosse il capo in diniego per poi fissarmi.
Ansimante mi presi un attimo per riflettere, Seamron aveva detto che la ragazza aveva fatto un voto del silenzio.
-Eppure so che tu avresti un motivo per andare… non è là una persona che vorresti far fuori?-
La sentii irrigidirsi sopra di me e la vidi fare cenno di sì col capo nuovamente.
-Allora andiamo!- Stavo per alzarmi quado quella mi ributtò giù col palmo aperto premuto sul mio petto.
Le vidi fare uno sguardo triste per poi afferrare la sua treccia e mostrarmi il monile.
Sbuffai. –Voi e la vostra fede!-
La studiai per un altro minuto vedendo quanto si era fatta triste, che fosse anche per lei un dolore aspettare di fare incursione in quell’accampamento? La rabbia cominciò a scemare mentre mi rendevo conto della situazione.
-Chi vuoi vendicare? Un familiare?- Le chiesi.
Scosse il capo. No.
-Un… amante?- Azzardai.
No.
Riflettei. –Un amico?-
Non assentì e né dissentì.
-Un’amica?- Tentai nuovamente e lentamente la vidi alzare e abbassare il capo. –Doveva essere importante per te.- Le si poteva leggere negli occhi la sofferenza. - Io… tornerò all’accampamento con te, ma solo se ne vale davvero la pena di aspettare.-
Potevamo capirci, potevamo sentire entrambe la stessa cosa, capivo che la perdita le bruciava e che lei più di tutti come me voleva irrompere in quell’accampamento ed esigere la sua vendetta. La vidi sorridere quasi timidamente e assentire.
-D’accordo.- Le dissi... poi affondai i miei due pugnali nella sua pancia girandoli ben bene. Quella mi guardò con occhi sgranati e una smorfia di dolore. –Non fare quella faccia.- Le dissi. – Appena li estrarrò tornerai come nuova. Così impari la prossima volta a prendere le cose altrui… ora rendimi la spada così che quando sarai a posto torneremo all’accampament—
Non finii che un dolore lancinante all’addome mi fece capire che anche lei mi aveva infilzato e le vidi uno sguardo soddisfatto negli occhi quando rotolò di fianco a me con qualche grugnito di dolore, lasciando la spada nel mio corpo.
-Grazie.- Le dissi in modo strozzato sorridendo.
 
 
 
 
Ed eccoci qua, stavolta più lungo come promesso :D
Ho notato che nuovi lettori si sono uniti a questa avventura, benvenuti <3 e non temete di farmi sapere che ne pensate e di darmi consigli, i vostri commenti sono il mio carburante :*
Un bacione dalla sempre vostra,
 
Sara
   
 
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