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Autore: ADH    23/04/2016    3 recensioni
"Attraverso lo squarcio un suono metallico attirò l'attenzione della ragazzina. Dietro la cassa toracica, a posto di un cuore palpitante c'era un piccolo carillon dorato ancora funzionante.
Lisa riuscì a leggere qualcosa attraverso il sangue scuro di Jason...
-Un cuore diventa inutile se te lo spezzano in continuazione-"
Genere: Drammatico, Horror, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jason the Toy Maker
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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H E A R T 
Una piccola bambolina in cera stava davanti al giocattolaio, che le sorrideva amichevolmente -Adesso sei molto più adorabile Stacy, avevi proprio bisogno di una aggiustatina-.
Con un gesto molto veloce gettò le mani sotto il fresco getto d'acqua di un rubinetto nelle vicinanze e si pulì le da un liquido denso e cremisi.
Finito di pulirsi mani e vestiti, il giocattolaio sospirò e si guardò intorno.
Nella sua officina, tantissime bambole di tutti i generi lo fissavano. Alcune esposte su scaffali piene di polvere e con uno sguardo terrorizzato impresso sul volto, altre dall'aria divertita posate sul pavimento altre ancora gettate al suolo prive di un braccio, una gamba o addirittura prive di testa.
Soddisfatto della sua ultima creazione (una splendida bambolina in cerca con lunghi capelli neri e le labbra rosso sangue) si sedette su uno sgabello in legno. Sospirò e un sorrisetto compiaciuto gli comparve in viso. 
Un topolino dagli occhietti rossi gli saltò sulla spalla e squittì rumorosamente. Il giocattolaio gli allungò un pezzettino di formaggio che teneva nel taschino del suo panciotto a righe, gli sorrise affettuoso.
Il piccolo topo sentì un rumore in lontananza, perciò inghiottì il pezzo e ritornò nella sua tana.
Jason rimase da solo immerso in un mare di piccoli occhietti di plastica e vetro che lo osservavano disperati. Alcuni sembravano volergli dire "lasciaci andare".
Lui alzò le spalle, socchiuse un po' gli occhi color oro nascosti da una lunga frangetta rossa e notò una piccola figura in lontananza.
In fondo al corridoio che conduceva all'uscita del laboratorio di Jason, una ragazzina sui tredici anni se ne stava in piedi tremante piagnucolando una richiesta di aiuto.
Questa ragazzina era incredibilmente graziosa, aveva dei morbidi boccoli castani che le pendevano sulle spalle e un paio di grandissimi occhi verde smeraldo. La pelle era rosea e candida, ed era vestita con un abito scuro che le arrivava alle esili ginocchia.
Il giocattolaio balzò in piedi pronto ad accogliere la piccola, fece un smagliante sorriso e salutò la ragazza con la mano.
Lei si accorse subito di lui e indietreggiò piangendo.
-C-c-c-c-c-hi s-sei tu? Dove sono?-  balbettò in modo isterico portandosi le mani vicino al volto, come per proteggersi o farsi scudo. 
Jason sorrise ancora e rispose calmo -Ciao! Io sono Jason, e sono l'unico amico di cui avrai bisogno!- 
La ragazza rimase sbigottita da quella risposta.
-Amico? Ma non ti conosco!- sbraitò spaventata con una sottile vocina da adolescente.
Jason, che nel frattempo si era avvicinato, adesso stava a pochi passi dalla ragazza. 
-Ma noi ci conosciamo! Io so tutto di te Lisa- cantilenò lui.
Jason si piegò in avanti così da poter essere un po' più vicino a Lisa. La ragazza impallidì e, spaventata da quel movimento, fece un paio di passi indietro -Voglio tonare a casa- sussurrò tra le lacrime. 
-Oh, da qui non se ne va nessuno mi spiace-  il tono del giocattolaio si fece di colpo serio e severo, poi tornò allegro e solare -Perciò resta qui e gioca! Ci sono un sacco di bei giocattoli e tante bambole!-.
Lisa, facendo attenzione, guardò alle spalle dello sconosciuto di fronte a lei e notò uno stanzino poco illuminato pieno di inquietanti e immobili bambole. Per un secondo, una frazione di secondo, udì un "ti prego aiutaci Lisa".
Quella frase malinconica riecheggiò nella sua testa e, presa dal panico, ignorò Jason e corse via.
Girò i tacchi e corse, corse come mai in tutta la sua breve vita.
Non sapeva esattamente dove conducesse quel corridoio, non sapeva dove stesse andando, ma voleva allontanarsi da quello strano giocattolaio e dalle sue creazioni.
Jason rimase al suo posto osservando Lisa correre via, poi il suo volto divenne contratto dalla rabbia -Ma si scappa pure! Tanto ti trovo e poi mi sentirai mocciosa!-. Stava digrignando i denti e stringendo i pugni, un bagliore verde si accese nel suo sguardo.  
La piccola trovò presto una porta in legno, la aprì ed entrò.
Esausta, senza fiato, chiuse la porta e la bloccò con la schiena. Poi si lasciò svolare al suolo per riprendere fiato. 
I singhiozzi le provocavano dolore al petto e le lacrime stavano iniziando a stancarla. voleva andarsene, voleva tornare dai suoi genitori. 
Quando tornò a respirare moralmente si guardò in giro e notò uno stanzino vuoto e completamente al buio. L'unico punto illuminato della stanza era dove si era seduta lei... ed era illuminato da una lampadina.
La luce di questa divenne subito flebile e tremolate. Il raggio di luce che la proteggeva dall'oscurità si spense una due e poi tre volte per poi estinguersi completamente con la caduta della lampadina. Lisa si tolse appena in tempo,prima che la lampadina la colpisse in pieno. Questa si frantumò al suolo cospargendo il pavimento di vetri taglienti e incandescenti.
Adesso Lisa era completamente al buio, sola e incapace di muoversi.
Una risatina riecheggiò sui muri dello stanzino, era quella cantilenante di Jason il giocattolaio.
Lisa riuscì a vedere nel buio due luminosi raggi verdi, provenienti dai suoi grandi occhi. 
Le lacrime, il panico e la paura l'avevano bloccata completamente ma quad avvertì una mano munita di artigli toccarle la spalla... come un gesto involontario... afferrò dal suolo un pezzo di vetro e colpì il buio dietro di se. Quando sentì qualcosa lacerarsi, e un liquido denso macchiarle la mano con cui impugnava la sua arma in vetro la luce nella stanza si riaccese.
Lisa si era ustionata la mano.
Jason aveva uno squarcio proprio sul petto, dove doveva esserci il cuore. 
Lisa impallidì e per poco non cadde svenuta quando vide che il sangue del giocattolaio era nero, nero come l'inchiostro. Di sicuro aveva qualcosa di marcio dentro di lui.
Attraverso lo squarcio un suono metallico attirò l'attenzione della ragazzina. Dietro la cassa toracica,a posto di un cuore palpitante c'era un piccolo carillon dorato ancora funzionante.
Lisa riuscì a leggere qualcosa attraverso il vischioso sangue scuro di Jason...
-Un cuore diventa inutile se te lo spezzano in continuazione- sussurrò Jason che per qualche ragione avevano iniziando a piangere silenziosamente.
La frase che la ragazza lesse, prima di sentire le mani del giocattolaio penetrare il suo petto e il su cuore esplodere sotto i suoi artigli, era:
"Al mio cuore, alla mia felicità e alle mie bambole"
   
 
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