When you leave something you
can’t replace.
Dicono che finché c’è vita c’è speranza, ma a volte
il fatto di esse vivi risulta un lieto fine dal retrogusto amaro, specie se non
si sa che fare della propria vita.
Bobbie ed Hunter ricordano a malapena chi fossero
prima di diventare agenti dello S.h.i.e.l.d. , e fino
al quel momento gli era sembrato giusto così:
avevano trovato una causa in cui credere e per cui lottare, si erano
trovati, si erano persi, si erano ritrovati, e soprattutto si erano sentiti
parte di una famiglia che, per quanto a volte fosse disfunzionale, amavano con
tutto il cuore.
E poi tutto era crollato.
E non come quando le serpi in seno allo S.h.i.e.l.d.
avevano preso il comando; stavolta era molto, molto peggio.
Ne avevano detti di addii, ma pochi avevano fatto male come quello, e pochi li
avevano fatto fatti sentire così ingrati nei confronti della vita. Perché si,
erano vivi, ma avendo perso praticamente tutto e tutti, era un po’ come non
esserlo.
Non avrebbero più collaborato con il direttore Coulson,
e non avrebbero più contestato tra sé e sé le sue decisioni per poi seguirlo
ciecamente in ogni missione.
Non avrebbero più lavorato a fianco dei FitzSimmons,
e non li avrebbero più guardati nella speranza che quei due che consideravano
dei ragazzini si accorgessero di essere un esempio lampante che certe persone
sono semplicemente destinate a stare insieme.
Non avrebbero più avuto l’invincibile agente May a
guardargli le spalle, né Daisy a dimostrare che chi è diverso non è per forza
pericoloso, ma a volte è proprio l’alleato più fedele che si possa desiderare.
E, soprattutto, non ci sarebbe stato più Mack.
Bobbi sa quanto possa far male un proiettile che perfora un polmone, eppure è
certa da quel momento in poi quando penserà a l’ultima volta in cui ha visto
Mack, gli si mozzerà il respiro in maniera simile; Hunter non può ammetterlo,
perché deve essere forte più per sua moglie che per se stesso, ma sente il peso
di un mondo che gli è crollato addosso, graffiando la sua pelle e il suo cuore.
In quel momento il dolore causato da quell’addio silenzioso al loro migliore
amico era un nemico così forte che nemmeno due guerrieri sentivano di avere il
coraggio e le armi per combattere.
Il bar continua ad essere gremito di gente, ma tutto ciò che loro vedono sono
sei sedie vuote.
Le loro mani si strinsero saldamente: lui è tutto quello che rimane a lei, e
lei è tutto quello che rimane a lui, e quella non è la peggiore delle
prospettive, dato che al di là di tutto il male che si fossero potuti fare, e
che magari si sarebbero potuti fare in futuro, l’uno era il centro
dell’esistenza dell’altro, e quella consapevolezza che non erano soliti ad
esprimere a parole sarebbe stata il fondamento sul quale avrebbero ricostruito
le loro persone prima o poi, ma non in quel momento.
Quello era solo il momento per essere tristi.
NdA
Non sono abituata a scrivere fanfiction angst, e l’essere arrugginita con la scrittura sicuramente
non avrà aiutato a mettere per iscritto ciò che c’era nella mia mente.
E’ un semplice tentativo di descrivere quanto l’addio degli HuntingBird
al team abbia fatto male a loro quanto a me, tanto che non riesco a guardare un
singolo screenshot con loro senza sentire il magone.
I miss you guys 3
Questa fanfic è dedicata a tutti i fan degli HuntingBird con i feels ancora a
pezzi.
Il titolo è tratto dalla canzone dei Coldplay “Fix You”.
Grazie a chi si soffermerà a leggere e buona lettura
<3