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Autore: Rain_in_May    24/04/2016    4 recensioni
Vi è mai capitato di perdere l'autobus?
Sicuramente.
E vi è mai capitato di dover tornare a casa a piedi?
Probabile.
E se fosse notte?
Non lo augurerei a nessuno.
Perchè?Bhe..leggete cosa accade alla protagonista di questa storia.
Dal testo:
"Sembra tutto immobile,protagonista di un inverosimile mondo parallelo.
E,per un momento,pensai che se avessi compiuto un gesto troppo brusco o emesso un rumore troppo sordo,il suolo avrebbe cominciato a vibrare,e il quartiere si sarebbe frantumato davanti ai miei occhi."
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao popolo!
Sono tornata con la mia seconda storia,anche questa a sfondo horror.Volevo descrivere l'inquietudine che provo quando,di notte,perlustro il mio quartiere,a me piace definirlo immobile.
Spero che possa catturavi,
A presto,
Rain_in_May


 
Maledetti autobus.
Maledetto inverno.
Maledetto la sera che,infame,sorge troppo presto.
Sembra tutto un dispetto universale,un complotto nei miei confronti,a capo il male per eccellenza.
"Uno,due,tre.."
Conto i miei stessi passi,conducenti di una ragazza che si fa strada nel buio di una città morta.
La mia zona non mi è mai piaciuta alla luce del sole,figuriamoci quando domina la luna.
"Tredici,quattordici,quindici.."
Canning Town di notte è talmente macabra da non poter essere descritta.
Sembra tutto immobile,protagonista di un inverosimile mondo parallelo.
E ,per un momento ,pensai che se avessi compiuto un gesto troppo brusco o emesso un rumore troppo sordo,il suolo avrebbe cominciato a vibrare e il quartiere si sarebbe frantumato davanti ai miei occhi.
Non c'è un autobus,non c'è un cagnolino che scorrazza,neanche ragazzacci ubriachi.
La stessa sensazione di passare la mano davanti agli occhi di chi è altrove con la testa:nulla.
Il nulla assoluto.
E delle volte il nulla sa essere terrificante.
"Ventinove,trenta,trentuno.."
Passo per il parchetto,quello malandato,e le mie labbra cominciano a tremare.
Capitemi:sono sola e sto girovagando di notte,rischio di fare strani incontri.E no,non incontri del genere Edward Callen,ma gente un po' meno raccomandabile.
Nel mio stomaco c'è un senso d'attesa,quasi fossi sicura dell'arrivo di un malintenzionato.
"Quarantasei,quarantasette"
Ho la guancia bagnata.Così:all'improvviso.
"Fantastico piove pure.."Sento distintamente svariate stille che mi arrivano violente sul viso.Isso su il cappuccio della felpa e mi domando"È normale che la pioggia scotti sulla pelle?"
No.Non è normale affatto.
Sfioro la guancia con i polpastrelli,e,alla vista della sostanza sulla mia mano,quasi mi cedono le ginocchia.
È sangue.
Ho del sangue sul volto,e non è mio.Ne sono certa.
"Continua a camminare,corri a casa!!!"Mi dico.E così faccio,corro al massimo della velocità,al massimo delle mie forze.
"Settantaquattro,settantacinque"
E mi blocco.Stordita e terrorizzata.. mi blocco.
Io non stavo contando,e non era mia la voce che diceva i numeri.
"Chi c'è qui?Cosa vuoi?"Urlo.Forte.
Ad un tratto una folata di vento,solita di questo luogo,culla delle tempeste,mi scuote i capelli,ad accompagnarla un fischiettio.Mi giro,veloce e scattosa.
Nessuno nei dintorni,nessuno da nessuna parte.Sto diventando pazza?
Vado avanti per la mia strada,cercando di trattenere i singhiozzi.
Ho l'andatura incerta,sembra abbia passato la notte attaccata ad una bottiglia di vodka.
"Non conti più?"
Grido.
E cado rovinosamente a terra.
"Chi sei?Lasciami stare"Le mie sembrano parole indirizzate al vento,probabilmente se mi vedesse qualcuno mi scambierebbe per una pazza.
"Dove eravamo rimasti?Ah,giusto,a settantasei"
Questa voce io l'ho già sentita..è..è semplicemente crudele.La crudeltà di chi gode nel dolore altrui,di chi trova se stesso nelle ferite della gente.
"Vai avanti."
Mi ordina esigente.Non ammette repliche.
Piano piano ricomincio a camminare,nel frattempo piango silenziosamente.
"Conta!"
"Prima dimmi cosa vuoi!"
"Voglio che conti."
"Perchè?Perchè devo contare?!"
"Fallo!"Ed improvvisamente il petto prese a farmi male.
"Voglio sapere chi sei!"
Una fitta al fianco.
"Dimmi chi sei,o puoi scordarti che andró avanti!"
Una stretta alla gola,la forza di chi vuole ucciderti.Mi sentii congelare e poi bruciare i polsi,un sospiro freddo sul collo e,per l'ultima volta,la voce,suadente e spigolosa,sussurró"Mai sfidare il male".
   
 
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