Caffè
I
palmi delle mani lisciavano il tessuto dorato del divano quasi in maniera
ossessiva, come se ci fossero pieghe invisibili a tutti eccetto ai suoi occhi,
in quel momento presi a vagare su ogni centimetro visibile del loft.
Doveva
essersi ormai abituato ad andare a casa di Magnus, quanto tempo era passato
già? Eppure quella strana sensazione localizzata all’altezza dello stomaco
continuava ad accompagnarlo ogni qual volta si aveva a che fare con lo
stregone. Il Sommo Stregone di Brooklyn, per la precisione.
Le
sue gambe erano incapaci di stare ferme per più di cinque secondi, sentendo la
necessità di muoversi di continuo – si flettevano, si piegavano, tremavano.
Mai
in vita sua si era sentito così tanto agitato come in quel momento. Era
un’agitazione persino superiore alla cerimonia dei parabatai
con Jace. Magnus lo agitava, rendendolo insicuro e
questo Alec non riusciva a sopportarlo. Era uno shadowhunter,
un discendente dell’Angelo, doveva essere un guerriero, fiero e coraggioso,
privo di paure, eppure…
«Alexander!»
risuonò la voce dello stregone all’interno della sala. «Che piacevole, quanto
inattesa sorpresa!»
Alec
volse lo sguardo verso di lui, il cuore perse un battito prima di riprendere la
sua folle corsa e il respiro gli si mozzò in gola. Magnus sbriciolava tutte le
difese che Alec si era duramente costruito nel corso del tempo.
Si alzò di scatto dal divano, voltandosi in direzione dello stregone. «M-Magnus…»
Lo
stregone alzò un sopracciglio e sorrise al Nephilim,
avvicinandosi con passo felino verso di lui. Alec si riprese da quel momento di
smarrimento, riprendendo subito dopo a parlare. «La porta era aperta, non
aperta aperta, nel senso… –
dalle sue labbra sfuggì un suono strozzato – Se sei impegnato, ecco, vado via.»
Lo
stregone, che aveva ascoltato in silenzio quelle parole confuse e sconnesse,
adesso si ritrovava davanti ad Alec e portò il proprio indice sulle labbra del
ragazzo, zittendolo. Le labbra erano morbide e piene al tatto, proprio come le
ricordava e adorava. «Alexander, ho lasciato la porta aperta di proposito.
Diciamo che speravo in una tua visita mattutina…»
Le
labbra di Alec si tesero a formare un sorriso, scoprendo i denti bianchi celati
al di sotto. Magnus afferrò Alec per i passanti della cintura, attirandolo a sé
e rubandogli un bacio su quelle labbra che aveva tanto agognato sin da quando
aveva percepito l’odore del ragazzo in casa quella mattina.
Prima
che Alec potesse rispondere, lo stregone si allontanò dirigendosi verso la
cucina.
«Da
come il Presidente Miao ci gira attorno, devo dedurre che il contenuto di
quella bustina bianca posata sul mio divano sia del cibo.»
Alec
sgranò leggermente gli occhi, scoprendo di essersene completamente scordato.
«Oh, sì, io… ho preso dei cornetti per colazione. – Alec
afferrò la bustina, raggiungendo lo stregone. – Non sapevo quale fosse il tuo
preferito, per cui li ho presi vuoti.» abbassò lo sguardo, colpevole, spostando
il peso del proprio corpo da un piede all’altro.
«Un
tocco e saranno magicamente farciti, se lo vuoi.» annunciò Magnus, gesticolando
con una mano.
«Come
per il caffè o tutto il resto.» commentò Alec, aggrottando la fronte, perplesso
e a disagio.
Magnus
drizzò la schiena e si voltò verso il ragazzo, osservandolo. Dopo tutti quei
momenti trascorsi assieme, si era reso sempre più conto di come Alec si
sentisse a disagio quando veniva usata la magia per cose normalissime e banali
come far comparire un drink, o un caffè; senza contare il fatto che il ragazzo
continuava a comportarsi da ospite in quella casa, quando lo stregone avrebbe
invece preferito che la percepisse anche un po’ come casa sua.
Guardò ancora un attimo il Nephilim, prima di uscire
dalla stanza lasciando interdetto Alec, che temette subito di aver sbagliato
qualcosa. Lo stregone si diresse nella sua stanza da letto e, dopo aver
controllato che Alec non lo avesse seguito, fece comparire uno scatolone
impacchettato e con tanto di fiocco rosso in cima. Quando rientrò in cucina,
Alec era visibilmente preoccupato, ma la sua preoccupazione divenne confusione
e curiosità quando i suoi occhi azzurri si posarono sullo scatolone che Magnus
teneva tra le mani.
«Cos’è?»
Lo
stregone alzò gli occhi al cielo, posando la scatola sul piano della cucina.
«Aprilo, su!»
Non
senza avergli scoccato un’occhiata perplessa, Alec iniziò a rimuovere la carta
regalo. «Una macchinetta del caffè? Non… capisco.»
«Per
rendere le cose normali. – esordì lo
stregone mentre gli afferrò una mano, sfiorandola poi con l’indice – Alexander,
sono in giro da molti, molti secoli e non ho difficoltà a notare il tuo disagio
quando uso la magia. Vorrei che ti sentissi meno ospite e meno a disagio qui
dentro, e se usare questo… aggeggio può rendere le
cose meno strane, beh, allora vorrà dire che farò a meno di un po’ di magia!»
Alec
guardò Magnus incapace di rispondere, sbattendo le palpebre per inerzia. Tutti
i rumori intorno a lui erano improvvisamente scomparsi, non riusciva a
concentrarsi su niente che non fosse lo stregone. Liberò la propria mano dalla
presa delicata di Magnus, portandosela per un attimo al petto. Improvvisamente
Alec afferrò la maglietta di Magnus, spingendolo contro il muro alle sue
spalle.
«Alexander?» fu il turno dello stregone di rimanere spiazzato.
Le
labbra del ragazzo trovarono quelle dello stregone con forza e desiderio,
mentre le braccia di Magnus avvolsero la schiena del ragazzo attirandolo
maggiormente al proprio corpo. Era un bacio urgente, passionale, che celava al
suo interno dei sentimenti repressi ma vivi e desiderosi di uscire allo
scoperto. Le labbra di Alec deviarono dalla bocca alla mandibola di Magnus,
proseguendo la loro discesa verso il collo dove lasciarono un visibile segno
del loro passaggio.
Quando
Alec si staccò, Magnus fece un lieve verso di protesta. «A cosa devo questo
piacevole, piacevolissimo attacco?»
Il
ragazzo, con le labbra leggermente più gonfie e gli occhi azzurri ancora più
luminosi, gli rispose regalandogli uno dei sorrisi più belli che Magnus gli
avesse mai visto fare. «Posso preparati il caffè?»
~
{ Giusto per la cronaca, questa OS si
basa su un momento citato all’interno de “ Le
cronache di Magnus Bane – Un regalo di compleanno per
Alec ” }
Che devo dire… Sono le 00:05 (Edit: o dovrei dire, “erano le 00:05” visto che ormai è ora
di pranzo xD) e sono finalmente giunta alla fine di
questa Malec dopo giorni e giorni passati a scrivere
una frase ogni 3x2. All’inizio doveva essere una OS Rossa – voglio lo #ShadowgaysDay –, ma alla fine ho preferito scrivere
questo momento pucci pucci
tra di loro – sì, mi mancavano terribilmente questi due ç_ç
Bye, bye :*