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Autore: Dimea    24/04/2016    5 recensioni
Clarke Griffin è una neo psichiatra specializzata in traumi, che cerca di emergere dalla fama della madre, la celeberrima Cardiochirurga Abby Griffin.
Bellamy Blake è un tenente colonello dei Marine, di ritorno dall'Afghanistan che cerca di fuggire dai fantasmi che lo tormentano.
La terapia li avvicinerá, insieme al matrimonio di Octavia.
"L'aggeggio maledetto, gracchia in un angolo del comodino, segnalandomi che è ora di alzare il culo dal letto.
Finalmente mi libero delle sabbie mobili in cotone e pile, ma i postumi della nottata di ieri si fanno sentire.
Oggi ho un solo appuntamento, ma non promette nulla di buono. Un giovane Marine di ritorno dall'Afghanistan dopo due anni spesi in missioni [...]
-Dio, Clarke! Hai delle occhiaie mostruose.- squittisce la voce di Octavia alle alle mie spalle.
Non mi volto nemmeno, so perfettamente che si trova appoggiata allo stipite, con la spalla sinistra.
-Ti ho portato il caffè...- sussurra sorniona. Mi conosce troppo, per non sapere che l'unico modo per trattarmi a quest'ora, è una tazza bollente di caffè.
Ed io la conosco abbastanza bene, per sapere che non devo aspettarmi nulla di buono"

{Attenzione: Bellarke }
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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XIV
Hero


We’ll do it all
everything on our own
we don’t need anything or anyone
If I lay here, if I just lay here
would you lie with me
and just forget the world?
I don’t quite know how to say, how I feel
those three words are said too much
they’re not enough
[Chasing Cars -  Snow Patrol]



(Bellamy PoV)




Si dice che l'amore sia in grado di portarti talmente in alto alla sola visione della persona amata da farti percepire le vertigini a terra e permetterti di dimenticare tutto ciò che ti circonda per un interminabile istante. Il mondo si ferma congelato in un sorriso, in un battito di ciglia e ti senti Dio, al di sopra di qualsiasi legge di gravità.
Mi chiedo quante persone, in realtà, la pensino così. Quanti di quelli feriti nell'anima e nell'orgoglio, sono convinti di riuscire ancora a sentire le stesse sensazioni che il primo amore è stato in grado di suscitare nel profondo della loro anima, o peggio ancora, quanti siano in grado di credere ancora nell'amore stesso. Sempre che siano mai state innamorate davvero. 
Ricordo una vecchia canzone che diceva "l'amore ci tocca una sola volta per poi restare per sempre", esattamente come un segno indelebile o una delle più brutte ed oscure cicatrici che resta lì nell'anima ma che ti fa dire "lo rifarei anche subito".
Fino ad ora ero convinto di essere stato innamorato almeno una volta. Giuro. Prima di lei, tutto mi era sembrato semplice e dannatamente lineare. 
Questo prima di precipitare nel baratro della sua complessità, nelle sue paure, nei suoi sbalzi d'umore e nei suoi problemi. Prima che lei diventasse parte di me in punta di piedi, incurante dei pezzi di vetro che avrebbe trovato sul suo cammino.
Lei che ha addormentato i miei demoni con un sorriso, ma non si stanca di cullarli quando minacciano di svegliarsi. Lei che ha scelto di farlo.
Lei, a cui non ammetterò mai di essermi innamorato delle sue urla, della sua insicurezza, delle sue lacrime e del suo pessimo carattere... o del suo sarcasmo spesso inopportuno.
Lei che preferisce aiutare gli altri  piuttosto che se stessa.
Noi, così ciechi e sordi.
Allora decido di annegare nelle sue labbra ancora una volta esattamente come quella sera tra i ciottoli di Pienza, dove abbiamo perso il contatto con la realtà inciampando nei sentimenti. Ma qualcosa è cambiato da allora, ora si è aggiunta la consapevolezza che doveva accadere. Dovevamo cadere.
Mi lascio avvelenare dalla sua bocca salata e la tengo stretta come mai prima, mentre trema tra le mie braccia e rivedo quella bambina cresciuta troppo velocemente. Quegli stessi occhi che si illuminavano ammirando dall'altro lato del finestrino ora sono arrossati e persi mentre qualcosa dentro di me urla di stringerla ancora più forte e non lasciare la presa.
Mi sento un egocentrico idiota per aver pensato, anche solo una volta, di essere l'unico dei due ad avere l'inferno nell'anima. Vederla annaspare alla ricerca di aria, tenendosi la testa tra le mani, in quell'angolo in trappola nella sua mente, mi distrugge.
Fragile e delicata come una farfalla sotto quell'armatura troppo stretta, forgiata negli anni tra errori e paure.
L'aiuto a rialzarsi lentamente con la costante paura di spezzare quel poco che ho tra le braccia, mentre lei mi fa un cenno stanco del capo verso l'uscita. Durante il breve tragitto non è difficile inciampare in mia sorella che ci squadra per un istante -Portala a casa, ha bisogno di riposo-. La voce è fin troppo calma, non deve essere la prima volta che succede una cosa del genere. Annuisco, portando Clarke fuori dal negozio e facendola accomodare in auto.
Pallida e silenziosa, tiene lo sguardo altrove e cerco di non indagare su questo comportamento, non dopo la crisi nel camerino. Devo ammettere di essermi spaventato da quella reazione improvvisa, da quei singhiozzi violenti e dalla sua espressione spaventata, ma mi rendo conto di non poterla obbligare a spiegarmene il motivo.
Siamo in viaggio da un buon quarto d'ora, quando lei inizia a parlare e riacquistare colore.
-Grazie- sussurra quasi imbarazzata, mantenendo lo sguardo fuori dal finestrino mentre la radio comincia a canticchiare Hero - Mi spiace solo essere crollata così, non capitava da un po' -. Sembra evitare accuratamente il mio sguardo, forse per il bacio di poco fa.
-Figurati...- rispondo meccanicamente, maledicendomi dopo due secondi -insomma, mi hai aiutato talmente tante volte... ed ora avevi bisogno- sento lo stridere degli specchi, sotto le mie dita, mentre mi passo una mano sulla fronte. Ma lei nulla. Niente. Non scrolla il viso da quel vetro, come se cercasse di ricreare una sorta di barriera invisibile.
-Ti prego alla prima piazzola di sosta, fermati- il tono è risoluto, quasi meccanico. Esattamente come al nostro primo incontro. Mi limito ad annuire, fermandomi dove richiesto.
Inspira.
Espira.
Inspira.
Espira.
Tutto ad occhi chiusi.
Si slaccia improvvisamente la cintura di sicurezza, voltandosi verso di me con cipiglio quasi spaventato mentre deglutisce a fatica.
-Come ci riesci?- il suono della sua voce ricorda un vetro incrinato -Come riesci a guardarmi in quel modo e starmi lontano al tempo stesso?-
Rimango spiazzato, con una risposta bloccata a mezz'aria, cercando di capire dove sia appena stato catapultato -Cosa?- riesco a balbettare.
-Come diavolo fai?- ripete aggrottando le sopracciglia, mentre il suo tono diventa quasi una supplica -Perchè io non ci riesco, cazzo. Ti cerco ovunque, persino nei gesti di Finn! Io non so come ci riesci...-
-Cosa cazzo centra Finn, ora?!?- Sbotto improvvisamente, mentre le sue pupille si restringono e mi rendo conto di aver fatto una cazzata. In un solo istante la sento trattenere un urlo che diventa uno strano grugnito, mentre il suo petto si alza e si abbassa. Apre la portiera sbattendosela alle spalle, prima di appoggiarsi al guardrail e scrollare il capo. La seguo, piazzandomi al suo fianco cercando di non mostrarle la mia perplessità, ma mostrandomi quasi spazientito da quel comportamento da bambina.
-Puoi comportarti da persona normale?- le chiedo, mantre lei alza il capo e sbuffa rumorosamente.
-Sapevo tu fossi un cretino, ma non a questo livello... ti dico che ti cerco nei gesti di quello che dovrebbe essere il mio ragazzo... e tu mi chiedi perchè l'ho nominato?!? Blake sei il solito idiota!- comincia a fare avanti ed indietro in quei pochi metri sicuri della piazzola.
-E questo flusso di cazzate da dove esce? Fino a poco fa avevamo le bocche incollate...- alzo il tono, per cercare di stare al suo pari mentre sbuffa e rotea gli occhi.
-Non l'hai ancora capito?- sembra quasi esasperata.
No, non ho capito nulla di questo cazzo di discorso, nulla! Un buco nero. L'ultimo periodo è stato qualcosa di incredibile e quel bacio nel camerino è stata una conferma. Cosa sta succedendo qui?
-Spiegati Clarke, perchè se mi vomiti addosso concetti senza senso, non posso seguirti-
-Non ti sei mai chiesto perchè discutiamo e ci punzecchiamo tanto spesso?- scrollo il capo, mentre nei suoi occhi torna la bambina che in Italia mi aveva fatto sognare. -Per sentirci vivi, per sentirci uniti. Quasi come se avessimo bisogno di provocarci per sentire qualcosa... Guardaci, Bellamy, stiamo discutendo in una piazzola quando avremmo potuto finire il discorso subito dopo aver nominato Finn, invece no! Noi non ci riusciamo, nessuno dei due.- la vedo prendere fiato mentre si passa una mano tra i capelli, sedendosi sul guardrail - Quasi come se cercassimo di rubarci ogni secondo possibile. Ci mettiamo alla prova ogni santo giorno senza nemmeno rendercene conto, testiamo la nostra attenzione come due idioti...- Abbassa lo sguardo, sussurrando quasi - io testo la tua attenzione, senza rendermene conto- Resto pietrificato, incapace di proferire parola. Sento la testa esplodere e mi siedo accanto a lei.
-Non so cosa mi fai, Bellamy Blake. Spengo ilo cervello quando ti vedo e tutto diventa dannatamente semplice e complicato al tempo stesso. Riesci a farmi diventare stupida- la vedo sorridere e scrollare il capo- E mi fai paura. Tanta come non ne ho mai provata in vita mia. Mi porti talmente in alto che ho paura di cadere da un momento all'altro... La cosa divertente è che non ho bisogno di te, non ho bisogno di nessuno anzi me la sono sempre cavata in questa cazzo di vita. Da sola sono sempre riuscita a fare qualsiasi cosa ma, esatto c'è un 'ma', non voglio farcela da sola, non questa volta almeno.  So che posso rialzarmi sulle mie gambe e che sono abbastanza forte, ma voglio aver bisogno del tuo sorriso, delle tue urla quando discutiamo e delle tue braccia quando sto uno schifo. Io ho bisogno di quella tua cazzo di insicurezza mascherata da egocentrismo e del tuo lato infantile che mi fa dare di matto. Io voglio aver bisogno di te e vorrei che tu avessi bisogno di me, se devo dirla tutta.-
Mi volto cercando di realizzare ciò che ho appena ascoltato, prima di scoppiare a ridere.
-Ti prego non fraintendere, ma non ti sei mai resa conto di nulla?- la vedo aggrottare la fronte -Clarke, sul serio?- scuote il capo ed io rido ancora più forte.
-Come faccio a non fraintendere?!? Mi stai scoppiando a ridere in faccia...- si alza avviandosi verso la portiera, ma la fermo afferrandole il braccio e tirandola a me.
Vedo la curiosità farsi strada nei suoi occhi mentre riordino i pensieri che affollano la mia mente, tanto da prendersi a pugni tra loro. Questo è il momento perfetto per un'uscita spettacolare, per il "ti amo" o la dichiarazione da romanzo, ma lei mi conosce e sa che non sono il tipo. Sa che le romanticherie non sono il mio forte. Finn è quello in grado di riempirle di rose la cucina o portarla in un ristorante elegante, non io. Lui, esatto. Quello da frase scontata o da sciocca poesia trita e ritrita...
Ma lei non è davanti a lui, con quegli occhi da bambina smarrita, no, lei è qui.
Vado in panico un solo istante, come se fossi sull'orlo dei un precipizio... ed in realtà lo sono.
Ma vaffanculo! Che senso ha continuare così, a guardarla da lontano. Clarke non è un soprammobile, lei vale la pena viverla.
-Prima mi hai chiesto come facessi a starti lontano, beh non lo so. Ci provo perchè ti vedo felice al fianco di quel coso e ti posso assicurare che il tuo sorriso resta la cosa più bella che abbia mai visto, non ha importanza per chi tu sorrida. Tu resti la persona migliore che abbia mai incontrato, nonostante le tue stranezze e il tuo essere una sclerata. Sei la mia ancora, lo sei diventata senza che me ne rendessi conto, senza che tu lo volessi. Ma la verità è che da quella gaffe fatta nel tuo studio e quella litigata davanti al bagno, insomma dal primissimo istante in cui ti ho vista mi sono reso conto che avevo, ed ho tutt'ora, bisogno di te sottospecie di principessa psicopatica-

Continua.

Angolo dell'autrice.

Scusate.
Scusatemi davvero per questo ritardo. 
Questo capitolo è pronto da parecchio tempo, ma per una cosa o per l'altra non me la sono sentita di pubblicarlo prima. Anzi a dirla tutta avevo pensato di cancellarlo e riscriverlo da capo... ma non sarebbe stato lo stesso.
Dunque, con tutto il coraggio possibile, vi aspetto al prossimo capitolo.
Ci leggiamo presto.

   
 
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