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Autore: Wyatt White    25/04/2016    4 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa succederebbe se gli SHINee leggessero le nostre storie?
E se incominciassero a parlare con gli autori...quando scompiglio provocherebbero?
Questa è la storia Roxy e Chris che per uno strano scherzo del destino iniziano a parlare con i loro bias senza però sapere che sono davvero loro.
Che succederà?
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passate altre due settimane e Jong era stato di parola.
Continuò a portare avanti la farsa anche se in realtà avrebbe voluto buttare tutto all'aria e urlare ai quattro venti che dietro al nome di realj90 si celava un dinosauro pigmeo stanco di mentire.
Ma cosa poteva fare?
Aveva giurato a Minho che non le avrebbe detto la verità e non era il tipo da rimangiarsi una promessa; soprattutto se l'aveva fatta ad una persona a cui voleva bene; e poi, in fin dei conti, non ne avrebbe avuto comunque il coraggio: non poteva sapere con certezza che reazione avrebbe potuto avere la ragazza o, più che altro, non poteva rischiare che lei smettesse di parlargli; si sarebbe sentito morire e molto probabilmente sarebbe caduto vittima dello stress.
Non fu semplice sostenere quella ragnatela di bugie; Elle ormai faceva molta fatica a credergli ed era sempre più intenzionata a sapere la verità; qualche giorno prima, infatti, la ragazza gli aveva dato un ultimatum.
 
“Realj senti...io sono stufa...tu non sei stato sincero con me e a me non piacciono i bugiardi...o mi dici chi sei veramente o non mi scrivi più...”
 
Il ragazzo, allora, andò nel panico; non sapeva proprio cosa rispondere; se esaudiva il desiderio della ragazza sarebbe passato per un impostore ma se avesse continuato a mentire l'avrebbe persa per sempre; passarono almeno venti minuti prima che riuscisse a trovare il coraggio di scriverle qualcosa.
Ancora non aveva deciso cosa dirle ma sapeva perfettamente che doveva aprisi un po' di più con lei se non voleva peggiorare la situazione; alla fine scrisse:
 
“Sì hai ragione...non sono stato del tutto sincero...la verità é che sono un cantante a tempo perso in attesa di un ingaggio sicuro...vivo con quattro miei amici che non mi rendono la vita facile e passo tutto il mio tempo libero a dormire...perdonami se ti ho mentito ma avevo paura che mi trovassi troppo noioso...”
 
Spedì il messaggio e rimase in attesa davanti al computer.
Quella mezza verità sarebbe stata sufficiente a convincerla?
O avrebbe dovuto dirle più cose?
Forse avrebbe dovuto accennare che aveva un cane o che soffriva di insonnia; continuava a pensare:
“É inutile. Non mi crederà mai…”
Per fortuna, però, l'idea funzionò e la ragazza, più fiduciosa nei suoi confronti, gli svelò il suo vero nome.
 
“Io mi chiamo Roxy...”
“Come? Davvero?”
“Già...”
 
Gradualmente le cose cominciarono a migliorare ed il cantante poté tirare un sospiro di sollievo; forse era finalmente al sicuro.
Ma allora, perché si sentiva così teso?
In un'altra situazione avrebbe dato la colpa alla sua incapacità di dormire però, purtroppo, questa volta non poteva esserne la causa; sapeva perfettamente che quello che sentiva non era altro che il suo senso di colpa.
Ce l'aveva messa tutta per convincersi che quello che stava facendo era giusto ma per lui non lo era affatto; a Jonghyun sarebbe piaciuto creare un rapporto sempre più intimo con la ragazza e magari un giorno incontrarla di persona.
Non sapeva neanche più quante volte ci aveva fantasticato sopra; perdeva ore e ore ad immaginare il loro primo incontro e per qualche ragione la location ideale cambiava constantemente: una volta era il municipio di Seul, affacciati ad una grande finestra per ammirare la città al tramonto, mentre un’altra volta era la casa discografica e i due erano in una delle sale prove, dove ridevano e scherzavano mentre lui cercava di insegnarle una sua coreografia.
Solo una cosa rimaneva avvolta dalla nebbia: la reazione di Roxy nel vederlo.
Che cosa avrebbe fatto?
Sarebbe scappata via? Gli avrebbe urlato di andarsene considerandolo un maniaco?
Poteva anche essere.
Nessuno poteva garantirgli che lei avrebbe preso bene la notizia.
Anche se probabilmente avrebbe dovuto sentirsi lusingata ad essere contattata, e anche corteggiata, doveva ammetterlo, da un idol.
Continuava a pensare:
“Elle o Roxy...realj90 o Jonghyun...devo abbattere la nostra barriera digitale?”
Sebbene gli costasse molto sforzo, si teneva quella domanda per sè e con gli altri si comportava come se niente fosse; non era mai stato un ottimo attore ma, con un po’ di fortuna, riuscì ad ingannare tutto il gruppo e presto anche gli interrogatori del leader cessarono definitivamente.
L’unica cosa che lo consolava era che almeno Minho era felice.
Da quando il suo dongsaeng parlava con Chris sembrava un’altra persona; ora ogni volta che lo vedeva aveva un enorme sorriso stampato sulle labbra; sembrava invincibile e la cosa secondo Dino gli stava sfuggendo di mano.
 
“Sai Jonghyun...mi piacerebbe chiedergli di provare a telefonarci...vorrei tanto sapere com’è la sua voce…”
“Ma sei matto?! Ti ha sentito cantare centinaia di volte...ti scoprirà!”
“Tranquillo hyung...se parlerò sempre in italiano non se ne accorgerà.”
 
Provò a dissuaderlo in tutti i modi ma il ragazzo non sentiva ragioni; ormai era troppo preso da quell’amicizia per rendersi conto che poteva mettersi nei guai; serviva qualcuno che riuscisse a fargli rimettere i piedi per terra e sapeva con certezza chi ne sarebbe stato in grado: Onew; fu proprio in quel momento che valutò l’idea di confessargli tutto; quella storia si stava spingendo un po’ troppo in là sia per lui che per il rapper.
Ci mise qualche giorno a trovare il coraggio di farsi avanti e parlare con lo hyung.
In un primo momento aveva pensato di prenderla alla larga ma alla fine si ritrovò a raccontargli tutto per filo e per segno, senza tralasciare alcun dettaglio; mentre parlava, Jinki non mostrò alcuna emozione e la cosa lo spaventò a morte: non lo aveva mai visto così serio e inespressivo; si era già preparato a ricevere una serie di insulti a raffica o almeno una bella sgridata e, invece, si ritrovò davanti ad una scena che gli sembrava avere dell’assurdo.
 
“Ma se questi due ragazzi vi piacciono e vi divertite a parlare con loro...che c’è di male?”
“Ma non ti preoccupa l’idea che Minho ci voglia parlare al telefono?”
“Beh sì...ma se sta attento….”
 
Dopo quella discussione, il main vocalist non riprese più l’argomento, sentendosi autorizzato a fare quello che voleva; non ci volle molto prima che il loro appartamento diventasse un vero e proprio internet cafè; telefoni sul divano, computer sparsi per il pavimento; per non parlare dei caricabatterie che dimenticavano nel corridoio e nelle loro camere; c’era comunque il problema del fuso orario ma, in fin dei conti, non era così difficile riuscire ad organizzarsi.
All’inizio aveva pensato di annotarsi su un’agenda tutti gli orari in cui poteva scriverle; purtroppo, però, era un pochino scomodo: era abituato a spostarsi da un luogo ad un altro nel giro di poche ore e avrebbe finito per perderla in un taxi o in una delle sale prove; così decise di trasferire il tutto sul cellulare e impostarsi delle sveglie con scritto per esempio ‘Buongiorno’ o ‘Buonanotte’.
L’idea si rivelò vincente tanto che anche Minho fece la stessa cosa; era quasi esilarante guardarli: erano sempre o davanti al portatile o davanti ad un orologio a controllare per l’ennesima volta di essersi segnati i tempi giusti.
 
“Ma le ore di differenza sono cinque o sei?”
“Sono sette, hyung…”
“Ah, sette?...non pensavo così tante…”
 
Adesso era mattina e per gli SHINee era il giorno libero; Kibum aveva preparato un enorme vassoio di tasik mentre Taemin delle tazze di tè rosso; per colazione avevano pensato di provare a restare un po’ più leggeri ma, a quanto pare, i due fanatici delle fan fiction non avevano afferrato a pieno il concetto e si erano preparati del kimchi e un piatto di uova all’occhio di bue.
Anche se all’apparenza potevano sembrare felici e spensierati, in realtà erano abbastanza tristi: quella, infatti, era l’ultima mattinata che passavano insieme.
Per alcuni mesi avevano vissuto insieme nel dormitorio, per riuscire a restare dietro alle schedule, ma ora gli impegni lavorativi erano diminuiti e per il prossimo comeback avrebbero dovuto aspettare un bel po’ di tempo.
Perciò, anche se erano tutti dispiaciuti, Kibum sarebbe tornato nel suo appartamento e Jonghyun dai suoi genitori; Jinki aveva provato a dirgli che poteva rimanere a vivere con loro ma lui non si sentiva ancora pronto ad andarsene da casa; continuava a ripetere:
 
“Fuori dalle coperte è pericoloso…”
 
La maggior parte del tempo la passarono in silenzio, fissando le loro tazze ormai completamente vuote; non avevano molta voglia di parlare e comunque a nessuno veniva in mente un buon argomento di conversazione; ad un certo punto Tae sbottó.
“Ma si può sapere che vi é preso oggi? Sembra di stare ad un funerale…”
Gli altri quattro non ebbero alcuna reazione; non alzarono neanche lo sguardo; il maknae, allora, iniziò ad innervosirsi e, nel tentativo di attirare l’attenzione generale, si alzò in piedi e battendo un pugno sul tavolo disse:
“Pronto?? C’è qualcuno in casa???”
Jinki sospirò e, con un filo di voce, rispose:
“Taemin per favore datti una calmata...siamo tutti stanchi...e in più non ci vedremo per un bel po’...”
“Sì ho capito...ma non é mica un addio...e poi rimaniamo io, te e Minho ma se questa sarà l’atmosfera generale ditemelo subito che chiedo ospitalità a Kai…”
Il leader stava per dire qualcosa quando il suo cellulare squillò; lo tirò fuori da una tasca dei pantaloni, sorpreso, e dopo aver sbloccato lo schermo guardò chi lo aveva cercato; quasi automaticamente sul suo volto si dipinse un grosso sorriso; era TJ: il suo insegnante di italiano; si alzò da tavola scusandosi e andò in camera sua; si chiuse la porta alle spalle e azionó la telefonata; il cellulare suonò a vuoto per un po’ ma poi sentì qualcuno dall’altra parte chiedergli:
“Pronto? Chi parla?”
Rimase un attimo spiazzato: non era il suo amico; e non era neppure asiatico; era senza dubbio italiano; solo in quel momento gli venne in mente che TJ gli aveva detto che tornava a casa sua in Italia per qualche mese; forse era meglio sforzarsi ed evitare di parlare in coreano; fece un lungo respiro e, dopo essersi calmato, disse:
“Ehm sí, ciao...sono Josh...cercavo Tae Joon...é lì per caso?”
 
- In Italia -
 
“Sì é qui...soltanto un secondo…”
Chris allontanò il telefono dall’orecchio e agitó un braccio verso l’amico che stava guardando dei disegni fatti da lui; l’altro alzò lo sguardo chiedendo:
“Che succede?”
“C’è un ragazzo che ti vuole parlare…”
Dicendo questo, il ragazzo dagli occhi azzurri gli passò il telefonino, facendogli notare la chiamata in corso; Tae Joon, allora, prese il telefono e, con voce calma, chiese:
“Pronto?”
“Ehi, TJ, sono Onew...ma chi era quel ragazzo?”
A quelle parole, il ragazzo asiatico sgranó gli occhi per la sorpresa: si era già scordato di aver appena provato a chiamare Onew; si schiarí la voce per guadagnare un po’ di tempo; doveva trovare il modo di non far capire a Chris che stava parlando con il leader degli SHINee; gli dispiaceva mantenere dei segreti con lui ma sarebbe stato troppo complicato dovergli spiegare l’intera situazione; perciò, decise di optare per un semplice:
“Ehi hyung ciao...era Chris...te ne ho parlato, ricordi?”
“Nooo! Era lui? E io che volevo conoscerlo…”
Tae Joon, sentendo il cantante lamentarsi come un bambino, scoppiò in una fragorosa risata; adorava parlare con il suo hyung perché finiva sempre per scompisciarsi; ricordava ancora la prima volta che si erano conosciuti.
 
Si erano incontrati circa cinque mesi prima.
Per TJ era il secondo giorno come insegnante d’italiano presso l’accademia Yujin; non era stato facile riuscire ad ottenere la liberatoria per l’insegnamento: controllo della fedina penale, analisi delle urine e persino lastra addominale; il colloquio finale poi era stata la cosa più stressante.
Tra tutti i candidati era l’unico a non avere una laurea in lettere e la cosa lo preoccupava parecchio; per di più il fatto che avesse passato quasi tutta la sua vita in Italia non contava assolutamente niente: neanche i madrelingua hanno la certezza di essere assunti; la sola cosa che poteva fare era sfoderare tutto il suo carattere e tutta la sua passione.
Strano ma vero venne assunto come insegnante e lui non poteva essere più felice; lo stipendio era modesto, 1500000 won, ma a lui bastavano e in più il suo capo gli aveva concesso di fare il pendolare.
Non sapeva bene cosa aspettarsi dalla sua classe; i suoi colleghi gli avevano detto solo che sarebbe stato difficile per lui non sentirsi in soggezione.
Il suo primo pensiero fu:
“Ma chi sono? Gli EXO?”
Entrò nella sua aula, un po’ spaventato su chi avrebbe potuto incontrare; rimase letteralmente di sasso; c’era un solo banco e seduto lì c’era Lee Jinki: il leader degli SHINee; sussurrò a denti stretti:
“Oh My Gosh…”
Il cantante, intanto, essendosi accorto di non essere più solo, si alzò dalla sedia e, un po’ titubante, disse in italiano:
“C-ciao…mio nom-me...jinki…”
 
Da quel momento, i due passarono un sacco di tempo insieme, diventando sempre più amici; col passare dei giorni poi, Tae Joon conobbe anche gli altri quattro idol ed entrò ufficialmente nella loro cerchia di conoscenti; fu proprio lui a suggerirgli di leggere delle storie in italiano per allargare il loro vocabolario.
Non avrebbe mai immaginato di poter diventare così intimo con loro ma era successo e la cosa gli faceva molto piacere; avrebbe tanto voluto dirlo a Chris purtroppo però era molto improbabile che gli credesse; E anche se gli avesse creduto non avrebbe potuto presentarglieli visto che i cinque cantanti vivevano dall’altra parte del mondo; perciò era inutile dirglielo.
Onew, intanto, aveva smesso di lamentarsi e allora lui, approffitando di quel raro momento di silenzio, disse:
“Comunque ti avevo chiamato per dirti che fra qualche settimana torno a Seul...magari possiamo metterci d’accordo per una lezione…”
“Sì magari grazie...oh potrebbero venire anche Minho e Jong? Da quando hanno iniziato a parlare con quei due scrittori non fanno altro che studiare grammatica e dizione…”
“Ma hai capito chi sono questi due ragazzi?”
“No purtroppo...so solo che Minho si è finto uno studente italiano...che nome aveva usato? Ah sì...Michael o qualcosa del genere…”
A quel punto Tae Joon provó un fortissimo senso di déjà vu; non sapeva perché ma quel nome gli ricordava qualcosa ma non gli veniva in mente in che contesto lo aveva sentito; decise di non darci troppo peso e con molta tranquillità disse:
“Al massimo indagherò io una volta arrivato...ora vado...a presto…”
“A presto…”
Chiuse la telefonata e, mettendo il cellulare nella tasca dei pantaloni, tornò dal suo amico che nel frattempo si era messo a sistemare i suoi disegni; si sedette accanto a lui e iniziò a tamburellare le dita sul tavolo; doveva parlargli di una cosa importante ma non sapeva se era il momento adatto; lo fissò per qualche attimo e poi con voce insicura chiese:
“Ehi Chris...hai pensato alla mia proposta?”
L’amico a quella domanda posò i fogli che aveva in mano e portando la testa indietro disse:
“Quella di andare con te in Corea?”
Annuì timidamente con il capo non sapendo cosa aspettarsi da quella conversazione; Chris continuava a non parlare e la cosa lo stava facendo impazzire; per fortuna il silenzio non durò a lungo.
“Non ho intenzione di farmi un viaggio a tue spese…”
“Ma non devi preoccuparti di questo…”
Non poté dire altro: l’amico gli aveva messo due dita sulle labbra per impedirgli di emettere alcun suono; pensava volesse zittirlo perché irritato ma le sue ipotesi furono confutate non appena l’altro iniziò a ridere; era abbastanza confuso: che stava succedendo?
Chris si alzò dal tavolo e andò verso la libreria che si trovava poco più lontano; aprì l’anta del mobile e prese una cartellina che aveva appoggiato in cima ad un’enorme pila di libri; tornò di nuovo da lui e con un sorriso sornione disse:
“Ecco la soluzione al problema…”
“Che hai combinato?”
“Leggi…”
L’asiatico allora perse la cartellina dalle mani del ragazzo e iniziò a dare un’occhiata al contenuto; spalancò gli occhi non appena ebbe letto la prima riga del primo foglio.
“Korea University?!”
“Si hai capito bene...ho già dato gli esami sia di giapponese sia di cinese e, avendo la certificazione IELTS, il mio professore è riuscito ad iscrivermi come studente internazionale…”
Lo ascoltò senza proferire parola; era sconvolto: non immaginava che Chris si sarebbe iscritto ad un’università internazionale pur di non recargli disturbo; anche se forse era la cosa migliore; in questo modo avrebbe avuto la possibilità di migliorare la pronuncia e magari di fare qualche nuova amicizia; si alzò in piedi, euforico, e dopo averlo abbracciato; disse:
“Beh che dire? Ti serve un passaggio per l’aeroporto?”
 
- Nel frattempo a Seul -
 
Jonghyun era tornato a casa già da qualche ora.
Stava sistemando i suoi vestiti dentro all’armadio e ogni tanto lanciava un’occhiata al suo computer che era collegato al sito di ‘I’m A Writer’; era tentato di scrivere a Roxy ma allo stesso tempo non ne aveva affatto voglia.
Era stanco di doverle sempre mentire e di nascondere la sua vera identità; anche se la cosa lo rendeva felice, era comunque un rischio continuo; cosa avrebbe fatto se un giorno gli avesse chiesto una sua foto o, nel peggiore dei casi, di parlargli in chat?
Non era mai stato una persona tanto temeraria e di sicuro non lo sarebbe diventato nel giro di pochi minuti.
Sul palco riusciva a dare l’impressione di essere spavaldo e con una grande fiducia in se stesso ma in realtà era un ragazzo umile che a volte si sentiva insicuro; forse avrebbe dovuto parlare della faccenda con qualcuno che lo conoscesse sotto ogni sua sfaccettatura; qualcuno esterno al gruppo degli SHINee e che non facesse parte della SM.
Ponendo questi parametri di ricerca, la rosa dei candidati si restringeva sensibilmente; la maggior parte dei suoi amici, per ovvie ragioni, erano artisti della casa discografica e quei pochi che non ne facevano parte non erano i più indicati per consigliarlo sul da farsi; perciò, a chi poteva chiedere?
In quel momento sentì una canzone dei BTS rimbombare per tutta la casa e gli si accese una lampadina: poteva chiedere alla sua noona; lei era la persona ideale a cui parlare dei suoi problemi; lo conosceva da quando era nato ed era sempre rimasta al suo fianco; probabilmente all’inizio lo avrebbe preso in giro, come avrebbe fatto qualsiasi ragazza con il proprio fratello, ma sapeva perfettamente che poi ci avrebbe riflettuto e gli avrebbe dato un suggerimento su che strada seguire.
Pensò:
“È la mia ultima chance di trovare una via di uscita...fighting!”
Prese il coraggio a due mani e uscì dalla sua camera; seguì il suono della musica che risuonava per il corridoio e si ritrovò davanti alla cucina dove sua sorella stava leggendo un libro con accanto lo stereo a tutto volume; scosse il capo ridendo; con quel frastuono lui non sarebbe riuscito a capire nemmeno il titolo del libro; si schiarì leggermente la voce e, quasi urlando per sovrastare la musica, disse:
“Noona…”
La ragazza alzò lo sguardo e, notando che non era più sola nella stanza, sorrise; spense lo stereo e, dopo aver fatto un’orecchia alla pagina a cui era arrivata, chiuse il libro; si girò verso di lui e, sistemandosi una ciocca ribelle, chiese:
“Ehi, fratellino, che succede?”
Jonghyun, allora, fece un passo all’interno della stanza e, sedendosi davanti a lei, rispose:
“Ho bisogno di un tuo consiglio?”
“Ti ascolto…”
Tentennò per qualche secondo nel tentativo di trovare le parole giuste per spiegare il suo problema; non sapeva se porla come una questione di cuore o semplicemente come un’incomprensione con una nuova amica.
Roxy, infatti, non era né una semplice amica né la persona di cui era innamorato; era semplicemente Roxy: una ragazza grintosa e simpatica che aveva il potere di mandarlo completamente in tilt.
Buttò fuori tutta l’aria che aveva in corpo; aveva temporeggiato fin troppo e sua sorella si stava preoccupando; conoscendola era certo che stesse già temendo il peggio; magari si era immaginata uno scenario da film poliziesco con lui che si dava alla macchia per sfuggire ad un’accusa di frode o di omicidio; alla fine, disse:
“Si tratta di una ragazza...è l’autrice di quella storia di cui ti parlavo...lei mi piace tanto ma non so come comportarmi con lei…”
“Beh se ti piace...potresti dirglielo…”
“Non posso.”
“E perchè?”
A quel punto, prese di nuovo tempo; si era messo veramente nei casini questa volta.
“Noona...lei non sa che sono quel Kim Jonghyun…”
La ragazza non ebbe bisogno di sentire altro; si alzò dal tavolo e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza; certo che quando suo fratello decideva di crearsi dei problemi lo faceva in grande stile; valutò qualunque idea gli passasse per la testa nel tentativo di trovare una soluzione; purtroppo, però, non gli veniva in mente nulla di sensato; si appoggiò con la schiena ad un muro e guardò verso il soffitto.
“Non potresti dirgli la verità? Almeno così potresti parlargli più apertamente…”
“Scherzi? Mi prenderebbe per un maniaco…”
Abbassò lo sguardo malinconico.
“E non mi parlerebbe mai più…”
Sua sorella comprese immediatamente il problema; lui non voleva dirgli la verità per paura di perderla e questo lo mandava in crisi; a volte si dimenticava che quel ragazzo dalla faccia da cane aveva un animo molto fragile e pauroso quando si parlava d’amore; si sedette per terra davanti a lui e gli strinse forte le mani per infondergli speranza; inclinò leggermente il capo da un lato e, sfoderando il suo sguardo materno, disse:
“Jong...non posso dirti cosa fare ma...se vuoi veramente costruire un rapporto d’affetto con quella ragazza, le devi dire la verità…”
Dino annuì con il capo.
Alla fine gli aveva detto quello che già sapeva; non poteva far altro che accettare l’evidenza e fare ciò che doveva fare; si rimise in piedi facendo perno sulle ginocchia e, dopo essersi sistemato la maglia, disse:
“Grazie, noona...ora so cosa devo fare…”
 
- Poco più tardi in Italia -
 
“Fatemi capire bene...tu fra poco torni a Seul...E TU LO SEGUI?!”
“Non è che lo seguo...prendiamo lo stesso aereo…”
Roxy era letteralmente senza parole.
Il suo coinquilino, nonché il suo migliore amico, stava per partire per andare in Corea per studiare la lingua e nessuno le aveva detto niente; la colpa era di sicuro di Tae Joon; solo quel  ragazzo poteva avergli dato un’idea talmente folle; lo aveva sempre detto che quello era Moriarty sotto mentite spoglie.
Sbuffò incrociando le braccia al petto e fulminò TJ con lo sguardo; disse:
“È tua la colpa, vero?”
“Colpa? Quale colpa?”
A quella risposta il suo sangue cominciò a ribollire; stava per mettergli le mani al collo quando si sentì afferrare per una spalla; voltò il capo sorpresa, incontrando gli occhi azzurri di Chris; il ragazzo spostò la sua mano dalla spalla al viso e accarezzandole una guancia disse:
“Roxy, lo so che sei preoccupata per me...ma non devi...io sono felice e non vedo l’ora di partire...cerca di essere contenta per me…”
La ragazza a quelle parole si sentì una stupida; aveva ragione lui: Chris stava per esaudire il proprio sogno e lei doveva supportarlo; non avrebbe dovuto comportarsi in quel modo; lo abbracciò forte, nascondendo il viso nell’incavo della spalla del ragazzo; sussurrò:
“Mi mancherai tantissimo…”
“Anche tu mi mancherai...non sai quanto…”
Rimasero così per qualche secondo, sapendo perfettamente che non si sarebbero visti per un bel po’.
All’improvviso, il cellulare di Roxy squillò e i due si dovettero staccare.
La ragazza sbloccò lo schermo del telefonino e vide che era una mail di notifica di ‘I’m A Writer’ così, un po’ imbarazzata, si congedò dai due ragazzi e corse in camera; una volta entrata, si precipitò verso la sua scrivania e accese il portatile; si collegò al sito e vide che le era arrivato un messaggio; pensò:
“Deve essere realj...chissà cosa vuole?”
Aprì il messaggio e vide che era una sola frase; rimase sorpresa: di solito le scriveva papiri di non so quante righe; provò a leggere.
 
“Roxy perdonami ti ho mentito…”
 
Non capendo cosa stesse succedendo, rispose:
 
“Che vuoi dire?”
“Non sono un musicista a tempo perso…e non sono nemmeno in attesa di un’offerta di lavoro…”
“Allora chi sei?”
 
La risposta non arrivò subito: passarono alcuni attimi che alla ragazza sembrarono ore; attimi che passò in completa apnea.
Che cosa gli avrebbe detto?
Gli avrebbe detto che era una donna?
Un ladro?
Non sapeva proprio cosa aspettarsi.
All’improvviso, arrivò il messaggio e lei lo lesse abbastanza spaventata; non appena lo fece si alzò di scattò dalla sedia con la bocca e gli occhi spalancati; balbettò sconvolta:
“K-Kim Jonghyun?!”
 
Nei panni dell’autor
e
 
Ciaooooo :)
*saltella euforico*
Finalmente sono riuscito a pubblicare e non potrei essere più felice ^^
Questo capitolo è il vero inizio della storia e dal prossimo le cose inizieranno a movimentarsi ;)
Voi cosa ne pensate?
Vi è piaciuto il nuovo capitolo?
Fatemelo sapere, non vedo l’ora di leggere le vostre recensioni e a questo proposito ringrazio tutti quelli che hanno recensito il vecchio capitolo ^^
*manda baci a tutti*
Ora vorrei darvi delle piccole informazioni sulla storia:
1) il personaggio di Tae Joon fino a cinque minuti fa non aveva un volto e così non ho potuto descriverlo (LOL xD) ma ora finalmente ce l’ha e quindi vi metto una sua foto.



Si tratta di Kim Hyun Joong e fa parte dei SS501.

2) Tutte le informazioni che do sulla Corea come lo stipendio di un insegnante di italiano  in Corea sono vere.
Infatti per questa storia ho deciso di documentarmi su ogni aspetto della vita in Sud Corea e ho trovato un ottimo blog che dà un sacco di informazioni.
Il sito si chiama ‘Persi in Corea’ ed è gestito da quattro ragazze italiane che hanno deciso di continuare gli studi a Seul.



Se volete dare un’occhiata al sito (io ve lo consiglio caldamente) cliccate QUI.
Grazie ancora a Anna, Laura, Bora e Vivien che mi hanno dato il permesso di citare il loro blog.
 
Grazie ancora per aver letto il capitolo <3
Alla prossima <3 
  
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