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Autore: MalandrinaLunastorta    25/04/2016    1 recensioni
What if... Ad Hogwarts fosse ambientato un remake di Grease, con protagonisti i ragazzi della nuova generazione?
Tell me more, tell me more!
Allora preparatevi ad una serie di litigi, gelosie, incomprensioni, amori e incantesimi rimanendo sempre sintonizzati qui, a Grease-Brillantina!
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Summer Nights
L’estate!
Il tempo delle vacanze, degli amori spensierati, delle conchiglie raccolte in riva al mare, dei compiti arretrati.
Che splendida estate era stata quella!
Rose non dubitava nel ritenerla la migliore estate della sua vita.
La spiaggia francese, il sole caldo, lui.
Lui, con la sua dolcezza, con i suoi sguardi persi nel mare, con i suoi affettuosi abbracci, con le sue labbra sorridenti sulle sue.
La sua voce le rimbombò nella mente, un ricordo improvvisamente venuto a galla: “L’estate sta finendo, non sei triste? Non ci rivedremo mai più.”
Lui le aveva sorriso e prendendola tra le braccia aveva risposto: “Questo è solo l’inizio, Rose. Non importa se saremo lontani, sarai sempre nel mio cuore. Con te ho ritrovato me stesso.”
Le si era avventato contro, baciandola con la passione che lo caratterizzava.
Si portò le mani alle guance, d’un tratto accaldate.
Che sogno era stata quell’estate!
Ma quello che l’aveva seguita era stato un maledetto incubo, da cui Rose credeva di non essersi ancora risvegliata.
Il pizzicotto al braccio le confermò tristemente che era tutto vero: il ritorno a casa, la notizia del trasferimento imminente, i litigi, i pianti, i bagagli; tutta crudele e insensibile realtà.
Ed ora era là, davanti a quel camino colmo di cenere, che non avrebbe rivisto mai più.
Sbuffò malinconicamente, quindi prese la polvere volante e pronunciò in maniera distinta: “Godric’s Hollow!”
Un attimo dopo era in Inghilterra.
Si guardò intorno, quando un uragano dai fulvi capelli le si precipitò contro.
“Lily! Lily, mi stai strangolando!”
Era sua cugina, la solare, energetica Lily, che con i suoi 156 centimetri e rotti riusciva ad abbattere il miglior battitore in circolazione, se non l’intera squadra di Quidditch.
“Che bello! Che bello, che bello, che bello!”
La guardò negli occhi, concedendole infine un po’ di respiro.
“Sono tutti arrivati da qualche minuto, si può sapere che fine avevi fatto?
Oh, come sono eccitata! Ci pensi? Dopo tutti questi anni lontane, saremo finalmente vicine di casa!”
“A quanto pare, Edwige non dovrà più affrontare viaggi stremanti ogni settimana per un bel po’.” Rispose cautamente la cugina maggiore.
“Permesso? Ma guarda chi ci concede l’onore di farsi vedere! Cugina, da quanto tempo!”
Con la sua solita ironia pungente e i suoi modi di fare aggraziati James la sollevò e le fece fare un giro tra le sue braccia, ridendo divertito.
“Ja-James! Molto piacere di rivederti, ma ora posami!”
“Si, James, mettila giù, prima che ti tiri qualche maledizione. Ti ricordo che non ha più la traccia.”
Rose si voltò, trovando il suo astuto, pettegolo, dolce cugino dagli occhi verdi appoggiato allo stipite della porta.
“Albus!”
Gli era corsa incontro, stringendolo in un abbraccio gioioso.  
“Ti credevo in America!”
“Sono tornato ieri, come vedi. E sono ancora scocciato per il fatto che non ti sei voluta aggregare.
L’America è uno spettacolo, un mischiaticcio incontrollabile di libertinaggio, divertimento e preconcetti.
È stata un’estate da urlo.”
“Anche la mia è stata indimenticabile. Ma ti racconterò più avanti. Ora vado a salutare gli zii e a raggiungere i miei nella casa nuova.”
E qui fece un verso di disgusto.
“Andiamo, guarda agli aspetti positivi!” intervenne Lily.
Albus aggiunse: “Con il tempo migliorerà, vedrai. Va a disfare i bagagli, non ti preoccupare, noi ci rivediamo dopo a cena.”
Le ci volle qualche giorno per abituarsi a tutti i cambiamenti: la nuova posizione della sua stanza, di tutti i mobili; l’assenza dei nonni ma la presenza anche invadente di tutti i cugini inglesi; l’accento britannico; il tempo sempre burrascoso.
Le mancava l’Australia, le mancavano le sue amiche, la sua scuola, i suoi posti segreti dove riflettere in santa pace.
Nonostante questo Rose non si era rinchiusa in camera, anzi era sempre in giro a far compere per Diagon Alley con Lily e le sue amiche, oppure a sfidarsi con Albus e James a Quidditch in giardino.
Ogni nuovo giorno lo svegliarsi con gli occhi che guardavano un soffitto rosato e non più bianco con qualche traccia di muffa le diventava un po’ più familiare e la posizione di calzini, bicchieri o libri era più facile da ricordare.
Ma d’altronde ben presto sarebbe dovuta ripartire, per adattarsi ad un nuovo posto ancora, ad una nuova scuola, ad un nuovo ambiente e ciò la preoccupava terribilmente.
Non era l’unica d’altronde, suo fratello Hugo era agitato quanto lei ma affrontava la situazione con filosofia, pensando a quante cose nuove avrebbe potuto imparare.
Rose sorrise, guardando quello spilungone lentigginoso che sdraiato sul divano sfogliava incuriosito Storia di Hogwarts, libro che la ragazza si era già premunita di leggere due volte quell’estate.
Se entrambi avevano ereditato dalla madre la passione per la lettura, suo fratello come una spugna aveva acquisito anche i modi spensierati di suo padre, ma anche le paturnie mentali e la cocciutaggine per non rivelarle a nessuno.
Ma d’altro canto anche lei si preoccupava di tutto ed era per questo che la mattina del 1 Settembre arrivò in ritardo alla stazione di King’s Cross, dopo aver passato una buona ventina di minuti a decidere cosa indossare e cosa inserire nella borsa da viaggio, togliendo e rimettendo in valigia quintali di cose.
Alla fine però ci arrivò e dopo aver attraversato quel muro dall’aria minacciosa si trovò ad ammirare la fiammante locomotiva in partenza del binario 9 e ¾ .
Aveva i nervi a fior di pelle, ma nonostante questo si fermò a salutare genitori bisticcianti per il ritardo e zii commossi per poi saltare assieme ai cugini oltre le porte del treno che si stavano chiudendo.
“Siamo dentro!” esclamò Albus.
Si afflosciò contro la parente, senza fiato.
“Per Merlino, che spavento!” aggiunse lei.
Si guardarono scoppiando a ridere, la paura ormai andata.
“Bene!” Lily scattò in piedi “Io raggiungo le mie amiche! Vieni, Rose, unisciti al gruppo!”
E così la cugina si trovò trascinata dall’uragano Lily fino al vagone dove si trovavano le Pink Ladies, come la ragazza chiamava affettuosamente le sue amiche.
“Spiegami ancora questa storia delle Pink Ladies.”
“Le Pink Ladies sono state fondate anni orsono da nostra cugina Victoire e dalle sue amiche; sulle orme dei Malandrini crearono questo gruppo di orgogliose Grifondoro, ma per entrarne a far parte non devi solo appartenere a questa casata: devi essere curata, pronta a compiere scherzi verso professori, alunni o fantasmi e amante dello shopping. Io ne sono entrata a far parte due anni fa, se vuoi posso mettere una buona parola su di te.”
Rose non era sicura che l’idea la entusiasmasse.
“Ma se non sappiamo neanche in che Casata verrò smistata!”
“Io credo di si.”
E detto questo aprì la porta di uno scompartimento, trovandosi davanti il suddetto gruppo, formato dalla cugina Roxanne, da una certa Betty e da altre due ragazze, che se ben ricordava si chiamavano Rochelle e Sashi.
“Ragazze! Vi ricordate di mia cugina Rose, vero?”
“Ma certo” rispose apaticamente Betty, che Rose aveva inquadrato come la leader del gruppo “Rose, la cugina acqua e sapone dell’Australia.”
Betty non le stava molto simpatica e sembrava che il sentimento fosse reciproco; non che la cosa le importasse particolarmente, ma avrebbe dovuto sorbirsi quella spiritosa compagnia per tutto il viaggio.
La cugina Roxanne la interpellò mentre le ragazze raccontavano le proprie esperienze estive: “Allora, Rose, cosa hai fatto di speciale in Francia?”
Ripensando all’estate arrossì di colpo: “Oh beh nulla di speciale.”
“Dalla tua espressione non si diresse proprio, dolcezza” commentò con un sorriso ironico stampato nella faccia che Rose avrebbe preso volentieri a schiaffi Betty.
“Si, cioè, ho conosciuto un ragazzo, tutto qua.”
Partirono gridolini eccitati.
“Un ragazzo?”
“Oh Rose, perché non mi hai raccontato nulla?”
I met a boy, cute as can be Summer days driftin' away, to uh-oh those summer nights She stood by me, she got a cramp - he went by me, got my suit damp I saved her life, she nearly drowned - he showed up, splashing around Summer sun, something's begun, but uh-oh those summer nights Tell me more, tell me more, was it love at first sight? Tell me more, tell me more, did she put up a fight?
Nel frattempo, in un altro scompartimento, si stava tenendo un discorso simile ma con degli interlocutori di tutt’altro stampo, a partire dal colore della cravatta verde e argentea.
“Allora amico, quante pollastre ti sei fatto quest’estate?”
“Oh Stewart, ma tu non riesci a pensare ad altro?” rispose un biondino stravaccato all’angolo del sedile, alzando gli occhi al cielo.
“Puoi dirlo forte, amico, ma il capo delle scopate sei tu!”
Il ragazzo con un mezzo sorriso divertito gli diede un cazzotto non troppo lieve alla spalla: “Hai ragione, ma non elogiarmi così tanto o finirò per amarmi troppo.”
“Allora quante francesi sexy hai conosciuto?”
Per la verità ho incontrato una ragazza australiana, molto carina.”
Partì un coro di ululati e risate.
“Senti senti!”
“Era gnocca?”
“Vuoi dire che ci stava?”
Il capo del gruppo ridacchiò: “Altroché se ci stava!”
He got friendly, holdin' my hand - well she got friendly, down in the sand He was sweet, just turned eightteen - well she was good, you know what I mean Summer heat, boy and girl meet, but uh-oh those summer nights Tell me more, tell me more, how much dough did he spend? Tell me more, tell me more, could she get me a friend?
“Aspetta, vuoi dire che ti ama e non ti ha toccata con un dito? Secondo me è malato.”
“Oh Betty, non essere così cattiva!”
“Di’ quel che ti pare, Betty” stava rispondendo “ma Scorpius è un ragazzo d’oro, di quelli che si incontrano raramente.”
Le Pink Ladies rizzarono le orecchie.
“Come hai detto che si chiama?”
La voce di Lily era vagamente tremolante.
“Scorpius, Scorpius Malfoy.”
In risposta le ragazze emisero acuti gridolini, forse per il nome così strano, pensò Rose.
Betty azzittò tutte con un gesto e le sorrise: “Beh, io dico che deve essere un marziano, ma se tu credi nei miracoli forse il principe azzurro comparirà un giorno!”
Rose la guardò perplessa: “Si, certo… Ora scusatemi, ma vado un momento in bagno.”
E così uscì, spossata da quella stravagante compagnia.
Tutto sommato non erano così male, erano così eccitate quando avevano ascoltato il racconto della sua estate con Scorpius!
Si incamminò spensieratamente per il vagone, alla ricerca di un qualsiasi posto in cui cambiare la divisa.
Spazio Autrice
Tell me more, tell me more!
Quante lettrici hanno iniziato a leggere questa storia perché innamorate del musical Grease?
*alza la mano e poi la riabbassa, rendendosi conto che non è una lettrice*
Quanto love per questi personaggi, comunque!
Soprattutto per Rizzo, di cui non ho voluto cambiare niente per quanto la adoro!
 
  
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