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Autore: Caramell_    25/04/2016    1 recensioni
Dean incontra Cas perché incontrare Cas è destino e probabilmente è scritto nei cromosomi di Dean e Dean non se ne lamenta, per niente, è solo che il destino certe volte è quello che è ed è un vero bastardo e, sul serio, rendersene conto così è una merda [...] perché Castiel [...] è, tipo, un insegnante ed è l'insegnante di Dean e beh, è uno schifo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Mi vide, mi amò; la vidi, l'amai.
Pierre Du Ryer

 

 

 

 



 

 

Castiel ha già trent’anni quando conosce Dean e, davvero, un uomo adulto come lui non dovrebbe lasciarsi infinocchiare così facilmente dal primo ragazzino un po’ più attraente della sua classe e anche lui si rende conto che è terribilmente ingiusto che non l’abbia conosciuto prima, Dean, e i suoi occhi e quelle sue deliziose lentiggini e tutto il resto.
Castiel ha già trent’anni quando nella testa di Dean Winchester diventa Cas, solo Cas, e non se accorge nemmeno, troppo occupato a leggere frasi sdolcinate e fuori luogo e bellissime e a penare e a penare, a fantasticare e sorride e prendersi a schiaffi da solo perché Dean troppo giovane ed è un suo alunno e anche se non fa proprio parte del suo corso è comunque uno studente e un ragazzo e una piccola e stupida-C’è un messaggio per te negli occhi di qualcuno. Osserva bene [1]- sexy piccola peste e Castiel è un insegnante e uno di quelli seri, ligi al dovere e queste cose non sono da lui, per niente, prendersi una mezza sbandata per uno studente non è per niente contemplato nel suo concetto di professionalità. Ma. C’è un ma ed è enorme e Castiel non riesce ad ignorarlo e questo ma lo scombussola tutto. Dean gli piace, tanto e tutto quello che fa gl’appare adorabile e allora, si, continua a pensarci, a lui e alla sue fossette, ai suoi occhi e dio, vorrebbe davvero che Dean fosse nato prima, o lui dopo, o che non frequentasse la sua università, sarebbe tutto molto più facile e non ci sarebbe nemmeno bisogno di pensarci. E quindi d’accordo, Dean gli piace, tanto e Castiel riesce a vederlo ogni giorno o quasi perché Dean è un ragazzino e sarà la sua rovina e partecipa a tutte le sue lezioni e a qualcuno dei suoi convegni e a volte risponde anche alle sue domande e ne fa qualcuna assurdamente intelligente e Castiel sorride e non riesce a trattenersi neanche un po’ e forse potrebbe aspettarsi addirittura che Dean venga a sostenere l’esame finale, è sicuro ne sarebbe capace.
E poi Castiel ha ancora trent’anni e riceve bigliettini e frasi sdolcinate da un ragazzo di venti e se li conserva tutti e li ripiega per bene e con cura e ogni tanto, quando non riesce a dormire, se li srotola tra le mani e li rilegge per tutta la notte e i bigliettini continuano ad arrivare e non si fermano, e ce n’è uno sotto gli appunti della lezione del giorno, uno infilato nella prima pagina del suo libro di filosofia cristiana, uno sotto il caffè, e c’è il caffè e lui non ne ha mai comprato uno e ci sono due lettere D.W. ai bordi dei fogli e sotto la tazza tiepida. E dal suo punto di vista è terribile e dolcissimo e tutto in Dean è incosciente e meraviglioso e va a finire che ne parla una mattina con Gabriel, Gabriel che è suo fratello e vive con lui e dividono un piccolo appartamento vicino all’università, Gabriel che è tipo il peggiore tra gli scansafatiche e lavora nel supermercato sotto casa e non fa che fumare tutto il giorno e prendere per il culo Castiel ma comunque, Gabriel.
- Non capisco di che ti preoccupi, Cassie – gli dice e ha una sigaretta ficcata in bocca e i pantaloni del pigiama alla rovescia e gli occhi cerchiati e – non capisco come tu possa non preoccuparti, Gabe. E non chiamarmi a quel modo, è orribile – cacchio, siete entrambi adulti e vaccinati – e – è uno dei miei studenti – e Gabriel ridacchia e soffia e – non tecnicamente, no, e lo sai – e Castiel sbuffa e chiude gli occhi e – al rettore importerà poco del tuo tecnicamente – e poi – è uno studente Gabe e io sono un insegnante, non ne potrà uscire niente di buono – ah, adesso capisco – cosa? – tu hai paura – scusami? – e Gabriel intreccia le gambe e s’infila una ciocca di capelli dietro le orecchie e tira e sbuffa un po’ e tira di nuovo, e ancora – è un ragazzino – bisbiglia perfido – potrebbe aver solo voglia di farsi una scopata, no? è una cosa parecchio comune tra gli studenti, vantarsi di essere riusciti a portarsi a letto l’insegnate più irraggiungibile – e – saresti un ottimo candidato, te lo concedo – oddio Gabe, ti prego – cosa? – e la cenere sul tappeto, dannazione, sul tappeto – merda, sei tu che me l’hai chiesto – lo so, però-ascolta, ti basterà ignorarlo, l’hai detto anche tu, prima o poi si stancherà e ti lascerà in pace, magari punterà qualcun altro – si ok ma-ma il fatto è che Dean non si stanca, non si stanca mai e Castiel, oddio Castiel si sente uno schifo ed è ridicolmente felice insieme e non sa come comportarsi e non sa se afferrarlo per il colletto e baciarlo e baciarlo o prenderlo a schiaffi fino alla sfinimento.
Sulla riva dei tuoi occhi approdano i miei sogni [2] ed è ridicola, quella frase ed è ridicolo che sia così elettrizzato, a trent’anni, per queste stupidaggini ed è ridicolo tutto, tutto quello e lo rende, dio, così ridicolmente felice.


È durante una delle ultime lezioni della settimana che succede. Sono passati due mesi e sessantuno giorni e Dean lo guarda ancora, da lontano e, alla fine dell’ora, si ferma in aula un po’ più del necessario e s’avvicina a lui e gl’infila il suo libro di testo sotto il naso e – mi scusi – gli dice – è qui, questa parte, è davvero troppo complicata per me – e allunga una mano e gli porge una penna e – niente è troppo complicato per te, Winchester, ne sono sicuro – e Dean, Dean arrossisce, cielo, arrossisce, giusto un poco, sulla punta delle orecchie e sul naso e Castiel ha solo voglia di toccarlo e gli prudono le dita e i palmi e passano la mezz’ora successiva a discuterne e Castiel gli parla della divisione del cielo e degli amori degli angeli e degli uomini e dell’amore di Dio e Dean rimane fermo e immobile e l’ascolta come se gl’interessasse davvero e allora Castiel si ricorda di quella cosa, quella cosa che Dean gl’ha detto e che non ha dimenticato quando, davanti alla sua faccia speranzosa, non ha potuto che dirgli addio – è perché ti ho sentito parlare, là dentro, in aula, di cose di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza e che mi sono piaciute appena hai aperto bocca – e Castiel aveva pensato fosse un gioco e forse, per un momento, aveva creduto a Gabriel e al suo cinismo e alla sua sigaretta mezza consumata e s’era convinto che non c’era speranza, non con Dean, con nessun alto che non fosse stato lui, e lo pensa e lo pensa ancora, eppure, mente guarda Dean arricciare le labbra e socchiudere gli occhi, una specie di piccolo nodo gli si forma nel petto e per un secondo fatica a respirare e poi Dean se ne va – la ringrazio – sussurra e si volta un attimo indietro e solleva un angolo della bocca e solo dopo Castiel si rende conto che gl’ha lasciato un quaderno lì vicino, sulla scrivania e se lo porta a casa e passa un intero pomeriggio a sfogliarlo e legge tutto e beve ogni singola parola e – Gabe? – che c’è? – non abbiamo capito niente – no? – no – e va bene, è capitato nella mani d’un ragazzo meraviglioso, ma sul serio, davvero e Castiel è un po’ felice, un po’ triste perché, belli così,  non ne aveva mai incontrati.


Quindi, alla fine, quel giorno maledetto, Castiel gl’ha mezzo detto addio, ma addio in realtà non lo pensa davvero e nella sua testa è tutto un miscuglio di pensieri e di si, di no, di non è giusto ed è così bello, e non importa a nessuno e Dean, Dean è giovane e impulsivo e Castiel ha paura perché non lo capisce e ha paura perché l’abbandonerà, ne è sicuro, perché gli piace, e tanto, ma rimane un insegnante e Dean rimane bellissimo.
Per tre giorni dopo la sua lezione privata, dopo mesi, non riceve niente e pensa che, dopotutto, Dean si sia arreso, annoiato, e, con un po’ d’amarezza, si rende conto che non poteva che andare così e che lo sapeva, lo sapeva e se l’aspettava, eppure fa male comunque, solo un minimo, una puntura di zanzara e continua a tenere le sue lezioni e fa finta di non guardarsi intorno, di non cercarlo tra la folla e poi si dà dello stupido, riprende a parlare. Continua a conservare tutti i biglietti di Dean dentro una scatola grossa quanto un pugno, ripiegati con cura, sopra una mensola della sua libreria e dovrebbe sbarazzarsene, si dice, eliminare ogni cosa e si maledice, e non ci riesce e continua a leggerli e a leggerli e non si stanca mai. Il quaderno l’ha infilato in un cassetto ed è il su preferito, con la copertina blu, l’inchiostro sbavato e quelle piccole e stupide frasi da adolescente che Dean c’ha lasciato dentro.
Ma poi, poi tutto cambia di nuovo e Castiel prende a pensare che, dopotutto, perché dovrebbe importare a qualcuno? perché non è possibile, perché non provarci? l’amore ti da occhi nuovi, Castiel ed è scritto enorme, arricciato, a matita e Dean ha le mani che tremano, due occhi liquidi come Castiel non ne ha mai visti e, nel silenzio, Castiel riesce a sentirlo respirare forte e qualcosa, al centro del petto, si sgretola e, davvero non ha idea di cosa l’abbia convinto, alla fine, già dal primo giorno; forse la linea incerta della l o il puntino infantile sulla i, il suo nome ricalcato piano, attentamente, oppure ancora la faccia rossa di Dean e la sua tenacia, la forza della sua voce e le chiazze bianche sul suo collo, la bellezza delle sue labbra, fatto sta che in quel momento non pensa a nient’altro l’amore ti da occhi nuovi, Castiel e pensa che è così, davvero ed è uno studiarsi a vicenda e rimanere incatenati così, occhi negli occhi e, col cuore che scoppia, non riuscire a parlare e allora sorride d’un sorriso giocoso, imparerò, sussurra, imparerò ad amarti e niente, è solo questo, finisce così, con Castiel che s’allunga su di lui, lo bacia.

 

 









































 

 

 


[1] flarin, Twitter
[2] Rosanna Russo

  
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