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Autore: Nuel    25/04/2016    6 recensioni
James, Albus e Rose tornano a scuola, ma Hogwarts è, come sempre, luogo di misteri oltre che di magia e stregoneria e un nuovo enigma terrà impegnati i fratelli Potter e i loro amici.
◊ Serie: Imago Mundi
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Imago Mundi ϟ'
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Una domanda difficile



La delusione della sconfitta era stata dura da superare, ma cominciava a fare caldo e gli allenamenti serali erano stati sospesi, dando la possibilità agli studenti del quinto e del settimo anno di concentrarsi sullo studio, in vista degli esami.
    Fred Weasley aveva trovato il coraggio di dichiararsi ad Ausia Flint, e lei, contrariamente ad ogni aspettativa, non l’aveva insultato né affatturato. Erano usciti assieme, una domenica pomeriggio, per fare una passeggiata lungo la sponda del lago, ma doveva essere successo qualcosa perché Fred non fece parola di quel loro primo e ultimo appuntamento e smise del tutto di nominarla. I voti di Ausia erano peggiorati nell’ultimo trimestre e persino Dominique era sembrata preoccuparsi per lei quando la ragazza non si era presentata ad una riunione indetta dai Capiscuola per ringraziare tutti i Prefetti per la collaborazione data in quell’anno che stava volgendo al termine.
    Gli insegnanti avevano cominciato gli incontri di orientamento con gli studenti del secondo anno e Albus era riuscito a rilassarsi, tanto che, da qualche giorno, non pensava più al libro che teneva chiuso nel baule.
    Purtroppo, però, quando fu ora di mettere a riposo la divisa invernale, dovette aprire il baule ed il libro era lì, ad aspettare pazientemente che lui lo aprisse di nuovo.
Albus lo prese tra le mani, il suo tepore non era intenso quanto quello del sole della primavera avanzata, tanto da convincere il ragazzo che non emanasse proprio nessun calore da quelle pagine. Lo aprì, trovando che i nomi ricopiati per ultimi nelle liste che aveva dato ai suoi amici, erano ormai arrivati in testa alla colonna. Ne lesse alcuni, realizzando solo dopo aver voltato pagina che il nome di Artemius Coque era scomparso.
    Quel giorno, prima dell’ora di cena, Albus e Scorpius si incontrarono poco prima di entrare nella Sala Grande, il Serpeverde stava guardando le grandi clessidre che tenevano conto dei punti di ogni casa: Corvonero era decisamente in vantaggio.
    «Ehi, Scorpius», lo chiamò Albus.
    «Ciao», gli rispose il giovane Malfoy, il naso ancora un po’ spellato dopo la caduta dalla scopa.
    «Sai se tuo padre ha più incontrato quel suo amico? L’importatore di calderoni», gli chiese con noncuranza e Scorpius scrollò le spalle. Ovviamente non poteva saperlo, dato che era al castello sin dalla fine delle vacanze pasquali.
    «Ti serve un calderone nuovo?», gli chiese, divertito.
    Albus fece spallucce. «Forse». Per lui il discorso era finito lì e non ci pensò più.
    Non ci pensò più fino a quattro giorni dopo, quando la Gazzetta del Profeta riportò la notizia del ritrovamento del corpo dell’importatore. Quando è stato trovato, doveva essere morto già da tre o quattro giorni. – diceva l’articolo – A rinvenire il corpo è stato un amico, preoccupato perché da giorni non riusciva a mettersi in contatto con lui. Il signor D. Malfoy ha quindi deciso di fargli visita e ha rinvenuto il corpo nel magazzino retrostante la casa del signor Coque.
    Artemius Coque era anziano e viveva da solo. Non ha parenti in vita, pertanto nessuno si era accorto della sua scomparsa. Pare che la morte sia sopraggiunta in seguito ad una caduta mentre stava conteggiando i calderoni in magazzino.

    Albus aveva cercato con lo sguardo Scorpius, l’ansia che era tornata a stringergli la gola. Scorpius Malfoy gli fece segno di uscire dalla Sala Grande e lo precedette in ingresso, dove si erano incontrati solo pochi giorni prima. Le grandi clessidre delle quattro Case di Hogwarts incombevano ai lati del portone e la grande sala d’ingresso era vuota, eccezion fatta per loro. Il resto degli studenti e gli insegnanti stavano ancora facendo colazione.
    «Mi ha scritto mio padre», esordì Scorpius, «Mi ha chiesto perché gli ho domandato del signor Coque proprio l’altro giorno...».
    «Gli hai chiesto di Coque?», chiese Albus, allarmato.
    Scorpius annuì. «Mi avevi chiesto di lui, è l’unico nome della lista che abbiamo identificato!», si giustificò.
    «Non è l’unico», lo contraddisse Albus, con fare cupo. «Ricordi quell’incendio in cui sono morti due maghi, qualche settimana fa? Si sospettava uno scoppio di magia involontaria». Scorpius annuì. «Erano sulla lista», disse allora Albus.
    Scorpius sgranò gli occhi. Era difficile dire se fosse impallidito, dato quanto era chiara la sua pelle, ma dopo qualche istante disse: «Mio padre deve saperlo!».
    «Sapere cosa?», chiese Albus, stringendo i pugni.
    «Del libro!».
    «Non puoi dirglielo! Lo verrà a sapere tuo nonno!»
    «Sì che posso!», ribatté Scorpius. «Il libro è nostro, mio nonno l’ha… perso, quindi deve tornare al castello!».
    «Tuo nonno non l’ha perso!», replicò Albus. «L’ha nascosto!», rimarcò e, in quel momento, Albus capì per quale motivo l’avesse fatto e perché avesse strappato la pagina. In qualche modo, Lucius Malfoy doveva aver letto il proprio nome su quel libro, e aver strappato il foglio su cui si trovava. Probabilmente, in quel modo, aveva pensato di sfuggire al proprio destino, ma i pensieri di Albus si erano concentrati su altro: se Lucius Malfoy aveva letto il proprio nome sul libro, lui non era l’unico a poterlo fare.
    «Va bene», accondiscese a quel punto, «dì a tuo padre che il libro ce l’ho io».

Forse non era stata una grande idea quella di far sapere al signor Malfoy che aveva lui il libro: il giorno successivo, il barbagianni di Scorpius gli recapitò una lettera in cui faceva sapere al figlio che, nel pomeriggio, sarebbe venuto a Hogwarts ad incontrare Albus.
    Albus si era preparato tirando il libro fuori dal baule e rimettendolo nella propria borsa, aveva frequentato le lezioni pomeridiane portandosi dietro il suo peso familiare, in attesa di veder comparire il padre di Scorpius da un momento all’altro, ma, a comparirgli davanti fu Nick Quasi Senza Testa che, su ordine della preside, gli chiese di recarsi nel suo ufficio.
    La preside McGtranitt lo aspettava in compagnia del signor Malfoy e Albus passò lo sguardo da uno all’altra.
    «Lieto di rivederti, Albus», lo salutò Draco, garbatamente.
    «Piacere mio, signor Malfoy», rispose lui, rigido e guardingo.
    La preside non sembrava essere a proprio agio: teneva la mani intrecciate in grembo e lo fissava da dietro gli occhiali squadrati. «Signor Potter», iniziò l’ex insegnante di Trasfigurazione, «il signor Malfoy mi ha detto di avere urgenza di parlare con lei in quanto pare che lei sia entrato in possesso di un inestimabile oggetto di famiglia...», il tono della preside era quanto mai duro e Albus si passò la lingua sulle labbra secche.
    «Sì, signora», pigolò, evidentemente in difficoltà, non potendo spiegare che lui ed il fratello erano entrati nottetempo nel Reparto Proibito. Fu allora che Draco Malfoy gli venne in soccorso.
    «Il fatto è, professoressa, che Albus e James sono venuti a trovare Scorpius quest’estate e mio figlio ha prestato ad Albus un libro. Purtroppo non si è accorto di avergli dato l’originale e non la copia per la consultazione che abbiamo fatto fare». Nel dirlo, tirò fuori dal mantello un libro dalla copertina molto simile e lo aprì così che la preside potesse vederlo. Si trattava di un libro pieno di formule matematiche e di cartine astrologiche, doveva trattarsi di quello che aveva già fatto vedere a Scorpius. «Me ne sono accorto solo l’altro giorno e ho scritto a Scorpius per avvisarlo che avrei portato ad Albus il libro giusto, in cambio del manoscritto antico».
    Albus ringraziò il signor Malfoy e prese dalla borsa il libro, passandolo all’uomo che gli sorrise brevemente.
    «Ecco fatto», fece Malfoy alla preside, mentre faceva sparire il libro all’interno del proprio mantello. «Ora posso anche togliere il disturbo, professoressa. La ringrazio per la sua comprensione».
    «Posso andare anche io, signora preside?», chiese Albus e, al suo assenso, i due lasciarono l’ufficio assieme: era quello che Albus aveva sperato.
    Per un po’, il signor Malfoy tacque, poi, senza guardarlo, chiese ad Albus: «Ora vuoi dirmi come hai avuto questo libro veramente?».
    «Lei mi dirà cos’è veramente quel libro?», gli chiese in risposta, guadagnandosi un’occhiataccia dal padre del suo amico.
    «Se ti dicessi che non lo so, mi crederesti?», rispose Draco Malfoy e Albus, a malincuore, dovette ammettere che gli credeva.
    «James ha visto il nonno di Scorpius aggirarsi per la biblioteca», gli disse Albus, «gli è sembrato strano e così l’ha seguito», scoccò un’occhiata di sottecchi a Draco, che aveva un sorrisetto ironico sulle labbra sottili come quelle del figlio. «Lo ha visto nascondere un libro nel Reparto Proibito e… strapparne una pagina».
    Draco parve particolarmente interessato a quel particolare. «Quindi al libro manca una pagina...».
    «No, signore: James è riuscito a recuperarla».
    Draco sollevò le sopracciglia con fare incredulo, ma lo incitò ad andare avanti.
    «Abbiamo recuperato il libro e...»
    «Quindi siete entrati nel Reparto Proibito senza permesso», esclamò Draco e Albus ammutolì, anche se gli parve di percepire una nota di divertimento nella voce del mago. «Scorpius mi ha detto che solo tu riesci a leggere il testo. Come te lo spieghi?».
    «Non me lo spiego», rispose Albus. «Pensavo che lei potesse farlo o… suo padre».
    Erano ormai giunti alla porta del castello e il signor Malfoy si fermò, guardando Albus dall’alto in basso. «Io no di certo, ma scommetto che hai un motivo per pensare che io o mio padre ci riusciamo».
    Albus volse lo sguardo attorno, ma non c’era nessuno che potesse salvarlo dal rispondere a quella domanda. «La pagina strappata», rispose allora, semplicemente.
    «Cosa c’è scritto su quella pagina?», chiese Draco e il suo tono non era più amichevole o disinteressato.
    Albus lo guardò con ostinazione e una buona dose di sospettosità. «Davvero non sa cosa contiene il libro?».
    Draco Malfoy sbuffò. «No, non lo so! Scorpius mi ha detto che ci sono dei nomi, solo dei nomi!».
    Albus corrugò la fronte, pensieroso. «Le persone i cui nomi sono scritti su quel libro muoiono», disse con fredda determinazione. «Vuole ancora sapere cosa c’è scritto su quella pagina?».
    L’espressione del signor Malfoy cambiò repentinamente. Come per Scorpius, Albus non avrebbe saputo dire se fosse impallidito, tanto era chiaro il suo incarnato, ma di certo quella domanda l’aveva preso alla sprovvista.
    «Ti farò sapere, Albus», disse in modo secco, prima di voltarsi e lasciare la scuola.
    Albus scoprì di essere contento di non avere più il libro con sé. Avrebbe dovuto spiegare a James che l’aveva reso al suo legittimo proprietario, ma era certo che il fratello non se la sarebbe presa a male, del resto, l’unico in grado di leggere l’infinita lista di quei nomi era lui.
    Mancava poco più di un mese e mezzo alla fine della scuola e poi sarebbero tutti tornati a casa, ma, fino a quel momento, Albus era deciso a dedicarsi allo studio e non pensare più al libro o al perché avesse potuto leggerne il contenuto.


 

Altrove...

Il secondo livello del Ministero della Magia era la sede preposta alla gestione della magia e delle sue leggi. Lì si trovava anche l’Ufficio Auror e non era un luogo che Draco Malfoy amava particolarmente. Molti anni prima, quando lui e suo padre erano stati processati come Mangiamorte, era stato lì che li aveva trascinati il Wizengamot.
    In quel momento, però, Draco Malfoy vi si recava come uomo libero e completamente riabilitato. Per quanto fossero ancora in molti ad odiare il cognome che portava e a non fidarsi di lui, Draco aveva condotto una vita onesta ed era lì per incontrare niente meno che il capo dell’Ufficio Auror, Harry Potter.
    Arrivato davanti alla porta del suo ufficio, Draco si diede un rapido colpo di bacchetta per essere impeccabile, strinse più forte sottobraccio un libro dalla copertina in pelle scura e logora, su cui non era riportato alcun nome, e bussò alla porta.
    Quando dall’interno dell’ufficio la voce di Potter scandì il permesso di entrare, Draco abbassò la maniglia ed entrò con un singolo lungo passo.
    «Buongiorno, Potter», esordì, «dobbiamo parlare».

 
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E così, anche questa storia è finita. Mi rendo conto che questa storia non è stata, forse, come ve la sareste aspettati e forse non vi ha proprio entusiasmato, ma date a questi personaggi il tempo di crescere e spero che vi ricrederete sul loro conto.
Un sentito grazie a tutti i lettori, in particolare a Ladyriddle, ledtere e uwetta per aver commentato. Il prossimo capitolo della serie Imago Mundi arriverà prossimamente, dopo che avrò concluso altre storie che ora richiedono tutta la mia attenzione. Per restare informati sulle mie storie, vi invito a seguire la mia pagina FB.
A presto! ^^
 
 
   
 
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