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Autore: KDSanders    07/04/2009    1 recensioni
Ron e Percy, due fratelli che condividono un momento toccante e scoprono di avere...qualcosa in comune.
Attenzione! Non si tratta di slash, ma semplicemente di un momento toccante tra due fratelli.
Read, enjoy & review!
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Percy Weasley, Ron Weasley
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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T/N: eccomi con una nuova traduzione, dopo tutto il tempo che vi ho fatto aspettare é il minimo!
(Le risposte alle ultime recensioni nel prossimo capitolo di Short but Sweet).

Buona lettura!

Qualcosa in comune
(
A common bond)

Linfermeria sembrava completamente deserta. Era difficile credere che in quel momento lì dentro ci fossero cinque pazienti. Immobili, distesi nei loro cinque letti cerano due ragazzi, due ragazze ed un fantasma. Al capezzale di una Corvonero dai capelli neri era seduta una solitaria testa fulva. A testa bassa, le accarezzava i capelli, dondolandosi avanti e indietro: sembrava che non stesse parlando a nessuno.

Oh Penny, le disse con voce spezzata, Mi dispiace così tanto. Giuro che se ce la farai, se passerai anche questa, lo diremo a tutti, proprio come volevi tu. Le prese la mano, sembrava quella di una statua. Niente più sotterfugi, niente più segreti, ma devi svegliarti, Penny. Svegliati e dimmi qualcosa.

Percy sapeva, certo, che non si sarebbe alzata, ma, nel profondo, sapeva anche che ce lavrebbe fatta. Ciononostante, era difficile vederla in quelle condizioni. Era da un po di tempo ormai che si vedevano di nascosto, e non era che due giorni prima dellincidente che lo aveva pregato di rendere pubblica la cosa.

Tirò su con il naso e poi si voltò, come se qualcuno avesse pronunciato il suo nome.

Ron si dirigeva verso linfermeria rompendo il silenzio che regnava nel castello. Con tutte le nuove proibizioni istituite a causa degli attacchi dellultimo periodo, si considerò fortunato per non essere stato scoperto da un Prefetto, o, peggio ancora, da un professore. Girò langolo, giungendo davanti alla porta dellInfermeria. Sistemando alla meglio i fiori che teneva fra le mani nervose, spinse la porta. Questa si aprì scricchiolando, ma non così forte da attirare lattenzione. Facendo il proprio ingresso nella grande stanza, udì il mormorio di una voce.

“…ma devi svegliarti, Penny. Svegliati e dimmi qualcosa.

Percy? Il fratello di Ron era seduto al capezzale di Penelope Clearwater, e le stava tenendo la mano. Aspetta…le stava tenendo la mano? Che ci fai qui?

Potrei chiederti la stessa cosa, Ron. Percy si alzò, indignato. Sono un Prefetto; tu comunque non hai motivo né diritto di essere fuori a questora senza che qualcuno ti accompagni. Esigo delle spiegazioni.

Beh, vedi Sono solamentevoglio dire, sono venuto a…” Ron armeggiò con i fiori. Sono venuto a trovare Hermione, mormorò in un sussurro.

Scusa, non ho sentito.

“Sono venuto a trovare Hermione! Ogni giorno le porto dei fiori freschi, ma oggi sono stato impegnato tutto il giorno così ho dovuto aspettare fino a stasera.”

“Perché non potevi aspettare fino a domani?” Chiese Percy in una voce troppo da adulto.

“Perché, metti che si svegli. Non sarebbe piacevole trovare dei fiori appassiti accanto al proprio letto, no?”

“Ron, non si sveglierà. Le Mandragole non sono ancora pronte.”

“Lo so! Non sono mica stupido, sai. Voglio solamente dire che non è molto carino lasciarle dei fiori morti accanto al letto.”

“Perché te ne interessi comunque Ron? Credevo che voi due non andaste d‘accordo.”

“Lo faccio e basta, okay…e sì a volte litighiamo…molte volte…ma ciò non significa che la voglio vedere pietrificata. Aspetta un attimo…” Mentre tentava di sottrarsi alle domande di Percy, Ron aveva fatto due più due. “Che ci fai tu qui? Perché sei seduto vicino a Penelope Clearwater?”

“Siamo solo amici, sai com‘è…entrambi Prefetti…pensavo che sarei potuto passare a trovarla…vedere come se la sta cavando.”

“È pietrificata, Percy, ecco come se la sta cavando.”

“Lo so…senti, non sono io quello che porta dei fiori a una ragazza che non può vederli.”

“Le stavi parlando.”

“Cosa?”

“Ti ho sentito quando sono entrato. ‘Svegliati e dimmi qualcosa,’” Ron lo scimmiottò, nella sua migliore imitazione di Percy.

“Non stavo facendo una cosa del genere.”

“Oh sì invece. Stavi pure piangendo.” Percy era allibito. “Non negarlo. Stavi piangendo. Perché ti interessa così tanto, Percy; è forse la tua ragazza o qualcosa del genere?” Con un cenno del capo, Percy annuì. “Oh!” Ron non si aspettava di aver colpito nel segno. “Oh, Percy, mi dispiace. Non avevo intenzione di prenderti in giro.”

Percy sollevò una mano, “Non scusarti. Non potevi saperlo. Nessuno lo sa, eccetto forse Ginny, che ci ha visto baciarci l‘altro giorno.” Percy si risedette, coprendosi con le mani il volto rigato dalle lacrime. “Mi sento a dir poco uno schifo. Era in Biblioteca con me quel giorno. Il giorno in cui fu…attaccata,” Percy riuscì a dirlo a fatica, “Ci eravamo incontrati dopo le lezioni, mi aveva appena lasciato quando la trovarono.”

Ron si avvicinò al fratello, domandandosi quale fosse il modo migliore per consolarlo. In tutti i suoi dodici anni, non avevano mai condiviso un momento così serio come questo. Alla fine, decise di abbandonare la maschera d’orgoglio. “So come ti senti.” L’occhiata che Percy gli lanciò fu per lui come un pugnale. “No, veramente, lo capisco. La verità è che mi sento male perché tutto questo è successo a Hermione e non a me. Mi aveva chiesto di andare in Biblioteca con lei, ma le ho risposto che preferivo andare a prendere un bel posto per la partita. Avrei dovuto essere lì con lei, e qualsiasi cosa sia avrebbe dovuto prendere me e non lei.”

“Non devi sentirti in colpa Ron. Anche se fossi stato lì, a quest‘ora saresti semplicemente qui disteso, pietrificato.”

“Beh, non dovresti crucciarti per Penelope. Sono sicuro che sa che ti importa di lei, anche se non vuoi dirlo a nessuno. Chi ti può dare la colpa, anche Fred e George per una volta la smetteranno di fare scherzi.”

Percy rise con riluttanza. “Grazie,” si schiarì la gola nel tentativo di rompere il silenzio imbarazzante che era piombato nella stanza, “beh, sbrigati a sistemare i fiori freschi, dobbiamo tornare alla Torre dei Grifondoro prima che qualcuno si accorga che siamo usciti.”

Ron annuì e si avvicinò al letto di Hermione. I fiori al suo capezzale non avevano nemmeno cominciato ad appassire, ma Ron li gettò comunque. Si girò verso Hermione, faticando a ricacciare indietro le lacrime che salirono quando guardò dritto nel suoi occhi esanimi. Le prese la mano, e intrecciando le proprie dita con le sue le sussurrò “Sono qui al tuo fianco, Hermione.”

Con la mente tornò indietro a meno un anno prima, quando egli stesso si era ritrovato a passare la notte in Infermeria. Il volto di Hermione fu la prima cosa che vide quando si svegliò, e questo lo fece sentire stranamente al sicuro. Per un breve momento, non aveva pensato a Harry o se stesse bene (per poi sentirsi in colpa subito dopo), né aveva pensato a sé stesso o a cosa fosse successo. I suoi pensieri erano per quel volto sorridente che lo guardava dall’alto. Desiderava ardentemente essere la prima cosa che Hermione avrebbe visto quando si fosse svegliata, ma almeno vedendo i fiori avrebbe saputo che qualcuno si era interessato a lei.

Percy tossicchiò per richiamare l‘attenzione di Ron. “Bene, andiamo.”

I due fratelli lasciarono l’Infermeria e si diressero verso il settimo piano in silenzio. Non c’era bisogno di parlare, entrambi avevano capito. Le ragazze alla fine se la sarebbero cavata, lo sapevano, ma quella notte avevano scoperto di avere qualcosa in comune.

  
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