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Autore: Jareth01    25/04/2016    4 recensioni
«Se solo… li avessi io, i tuoi dannati poteri! Vorrei controllare il tempo, vorrei mettere sottosopra il mondo intero! Così capir…» non fece in tempo a finire la frase, che la vista le si appannò; si sentì cadere, sprofondare sempre più in basso, finchè non perdette completamente i sensi.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jareth, Nuovo personaggio, Sarah, Toby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP. 1
 

«pro quo bis patiar mori,
si parcent puero fata superstiti».
 
 
Il vento soffiava dolcemente, all’ora del tramonto, quel giorno di primavera: nascevano i primi narcisi e le prime viole, insieme a più tipi di margherite, nel parco ed ai lati delle strade che Sarah, quotidianamente, percorreva per arrivare a casa sua. Il profumo di quei fiori, l’aria mite e il lieve arancio, rosa e blu di cui si era tinto il cielo sembravano consolarla appena, dopo una giornata sfiancante passata al college, il litigio avuto in mattinata con la sua matrigna, le pagine arretrate che continuavano ad aumentare e le varie scadenze che aveva in agenda.
Aprì con uno scatto, esausta, la porta di casa, prese del cibo dalla dispensa e salì in camera: la interruppe Toby, salutandola e spegnendo lo stereo che era a tutto volume. «Sorellona! Sto andando a riempirmi di hamburger e a guardare l’ultimo film di Batman con il cugino Frank. Vuoi unirti? Mamma e papà sono fuori stasera». Il ragazzino era sempre un uragano di energia, smilzo e ribelle, con gli occhi azzurri ed un caotico casco di capelli biondi.
«Non è serata, divertiti e salutami Frank» rispose la sorella, aggiungendo: «non ti sembra il caso di cambiarti quella camicia a quadri? E’ da una settimana che te la vedo addosso! Per non parlare di quei pantaloni strappati…»
«Sei solo invidiosa perché sono un figo!» controbatté, incrociando le braccia e facendo una smorfia.
«Certo, come no, fai come vuoi…e dire che credevo preferissi le strisce» -  Sarah lo salutò con un cenno della mano, chiudendosi in camera.
Si buttò sul letto, sgranocchiando delle patatine e studiando letteratura latina per un paio d’ore, finché non perse ogni energia.
«Me torret face mutua Taurini Calais filius Ornyti, pro quo bis patiar mori, si parcent puero fata superstiti. Sono gli ultimi versi che traduco, poi basta» disse ad alta voce, portandosi le mani ai capelli. Ci pensò un attimo. Poteva cogliere l’occasione per chiamare un vecchio amico, lui parlava fluentemente il latino ed era sempre uno spasso averci a che fare.
«Sir Didymus?» esclamò davanti lo specchio. Ormai, per qualche motivo a lei poco chiaro, poteva invocare i suoi amici dell’underground senza particolari formule. A volte sembrava bastasse solo il pensiero: aveva l’impressione di avere, in qualche modo, più potere.
Il nobile yorkshire, però, non apparve: le luci, improvvisamente, cominciarono a funzionare ad intermittenza, spaventando la ragazza, fino a spegnersi del tutto. Nella totale oscurità, sentì un rumore come di tuono: Sarah cercava di capire cosa stesse succedendo, quando una voce cadenzata, lapidaria, risuonò nella stanza:
«Mi consuma, con fiamma reciproca, Calaide di Turi, figlio di Ornito: per lui consentirò di morire due volte, se il destino risparmierà il ragazzo lasciandolo sopravvivere!»
la finestra si spalancò, la camera fu invasa da una luce flebile: di fronte a lei, per la prima volta dopo numerosi anni, si trovava Jareth, lo sconfitto Re di Goblin.
«Cosa ci fai tu qui?» chiese minacciosamente Sarah, avvicinandosi senza paura.
«Suvvia, Sarah, è questo il modo di accogliere un ospite del mio calibro, oltre che una vecchia conoscenza?» rispose il re, noncurante, mostrando un ghigno di scherno. Spostò il lungo, brillante mantello nero per sedersi su una sedia lì vicino. Si mise a giocherellare con i guanti che gli fasciavano le mani: «Orazio, Carmina III, 9, versi celebri e immortali! Di una semplicità assoluta. Non riesco a credere che tu abbia avuto bisogno di scomodare i miei sudditi per un’inezia del genere».  
«Inezia o meno, nessuno ti ha invocato, non puoi apparire di punto in bianco nella mia casa e pretendere che ti accolga con una tazza di tè! Non dopo ciò che hai fatto nel labirinto!»
La fissò negli occhi. «Certo che posso. Sei tu ad invocare di continuo il mio regno. Sono anni che usi la mia magia per giocare con quegli stupidi servetti! Io posso fare ciò che voglio…»
«Non sono servi, sono amici! E non ho intenzione di ascoltare chi ha rapito mio fratello, facendomi affrontare pericoli mortali! Ora vai, perché non sei il benvenuto… o non esiterò a sconfiggerti di nuovo».
 Sarah parlava con durezza, le sembrava un modo per avere sotto controllo la situazione. Jareth, invece, aveva sempre considerato reazioni del genere come occasioni di sfida. Si alzò di scatto, visibilmente alterato.
«Sarah, osi forse sfidarmi ancora? Credevo che l’età ti avesse resa più saggia!» sogghignò. «Bada a te, io possiedo tutto ciò che tu hai rifiutato! Tutto Sarah, capisci? Tutto!»
La furia del re non si fece attendere. La stanza sembrò cambiare vorticosamente. Gli orologi giravano all’indietro, impazziti; orde di goblin apparvero da ogni angolo; le visioni più strane si materializzarono intorno ai due. In quelle visioni, Sarah rivide se stessa correre nel labirinto, perdersi nella foresta, scappare dai Fireys, cercare Jareth nel ballo allucinato, addentrarsi negli stretti vicoli della città di Goblin.
La ragazza, davanti a quello scenario sovrannaturale, si ammutolì, l’aria persa e devastata. Il re, ora alle sue spalle, le sussurrò: «Cosa succede, hai paura? Ripensamenti? Nostalgia?», appoggiandole una mano sulla spalla.
Furono quelle parole a provocare Sarah, che si svegliò dallo shock, reagendo con tutta l’ira che aveva in corpo: «maledetto Jareth, maledetto labirinto!» urlò. «Non avrete mai alcun potere su di me!» -  così dicendo, in quel caos magico, tirò il pesante libro di latino contro lo specchio, i cui pezzi si scagliarono dappertutto.
«Sono stufa dei tuoi giochi!» si voltò verso il re che, stranamente, la osservava pietrificato. «Se solo… li avessi io, i tuoi dannati poteri! Vorrei controllare il tempo, voglio mettere sottosopra il mondo intero! Così capir…» non fece in tempo a finire la frase, che la vista le si appannò; si sentì cadere, sprofondare sempre più in basso, finchè non perdette completamente i sensi.
 
Jareth, ad ogni parola pronunciata dalla ragazza, sentiva un fitto dolore, un interno lacerarsi del corpo: terrorizzato vedeva la sua magia affievolirsi, mentre lui diventava sempre più debole; vide Sarah scomparire mentre ormai, senza energia alcuna, si accasciava al pavimento, simile a un morto.

 


***
Ciao a tutti! Eccomi con questa nuova storia, stavolta una vera e propria fan fiction, sempre sull'amato Labyrinth. Mi sto divertendo molto a scriverla: spero, quindi, di avere dei riscontri positivi, così da postare il secondo capitolo al più presto! Grazie a chiunque leggerà e - soprattutto - recensirà!
Giusi
   
 
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