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Autore: Natsumi Raimon    26/04/2016    1 recensioni
Starling City è una città in balia delle forze oscure, forze che vengono strenuamente contrastate dall'azione dei vigilanti. Maschere di coraggio e stoffa rivestono corpi di paura e carne.
Quanto c'è di vero oltre quella maschera sarà solo la morte a svelarlo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Quentin Lance, Thea Queen, Tommy Merlyn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Black Canary'
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Always trying to save the world

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Solo un’ultima volta.- sussurrò Laurel, stringendo a sé la giacca di pelle nera, parte del suo costume da vigilante. Quella stessa giacca, ricordò, che era appartenuta a Sarah, che le era stata lasciata dalla sorella e che era divenuta simbolo di forza e coraggio. 

 

Dinah Laurel Lance, sempre impegnata a salvare il mondo.

 

La voce di Tommy rimbombava nella sua testa, offuscandole la vista per un breve, doloroso, istante.  

La giovane sospirò, stringendo la stoffa della maschera nera, la stessa che avrebbe nuovamente aderito al suo viso, come una seconda pelle, per l’ultima notte. 

 

L’ultimo volo di Black Canary, l’ultima notte di eroismo e poi avrebbe lasciato il posto alla sua squadra.  

 

Sei davvero pronta a tornare indietro?

Non è sempre stato il tuo destino, la tua maggior inclinazione, il tuo più grande desiderio, quello di salvare il mondo?

 

Laurel scosse la testa. Una volta avrebbe risposto senza alcuna esitazione, ora non ne era più tanto sicura.  

 

Quando il suo sogno si era trasformato in un incubo fatto di sangue e sofferenza? 

 

Fin da bambina aveva sempre sognato un futuro fatto di armature scintillanti e gesta coraggiose.  

Le ragazze della sua età si fingevano principesse, fate, regine, mentre lei stringeva tra le sottili dita delicate archi di plastica e spade di legno, precipitandosi nell’immenso giardino di casa Merlyn, tra l’erba e il fango. 

 

Sorrise, applicando la maschera sul viso, guardando allo specchio la sua piccola, intensa trasformazione. 

 

Sei davvero pronta a lasciarmi, Laurel?

 

Accese il telefono, guardando lo schermo e controllando se fosse arrivato qualche messaggio dal padre.  

 

Oliver era già pronto, il cappuccio era calato sul suo viso e le spoglie di Oliver Queen giacevano tutt'intorno, sovrastate da Green Arrow. 

Laurel osservò i suoi vestiti, piegati ordinatamente nella borsa di tela blu dentro il suo camerino, erano quelle le spoglie di Laurel Lance?  

Chi era lei adesso? 

 

Sei me, Laurel. Sei Black Canary.

 

Sollevò ancora lo sguardo verso lo specchio.  

Black Canary alzò il mento con fierezza, raddrizzando le spalle e la mano scese sul tavolo, cercando il Canary Cry.  

Lo strinse attorno alla gola, controllando la chiusura, e sorrise davanti allo specchio.  

Le dita calarono come rapaci stringendo l'impugnatura dei manganelli. 

Li soppesò per un momento, lasciandoli poi scivolare negli inserti applicati ai pantaloni neri del suo costume. 

 

Lasciò che Laurel Lance scomparisse, si nascondesse in qualche anfratto del suo corpo mentre Black Canary prendeva il controllo.  

 

 

 

 

 

 

Sai che sono qui per colpa tua?

 

Il letto dell'ospedale era incredibilmente comodo. Ridacchiò appena, sentendo il corpo scuotersi sotto quella risata e poi tremare sotto i conseguenti colpi di tosse. 

Laurel non sapeva se quell'inaspettata sensazione d'esser ebbra di felicità derivasse dalla morte incombente o dall'eccessiva morfina. 

 

Oh, Laurel...quante volte dovrò ripetertelo ancora? Tu sei me.

 

Cercò di sollevarsi ma le braccia non erano ancora in grado di sostenere il peso del suo corpo.  

Forse non lo sarebbero state mai più.  

 

Non credo, Canary, tu sei molto più coraggiosa di Laurel Lance.  

 

Tante volte l'aveva pensato: lei era solo un guscio vuoto, Black Canary era tutta la sua anima. 

 

Hai paura?

 

Tremò appena, sentendo gli occhi pizzicarle. Non poteva piangere, non ora, non quando Oliver sarebbe entrato con gli altri e l'avrebbe guardata tentando di darle forza ma  

 

No, non ne ho mai quando ci sei tu.

 

Ed era vero, era sincera. Non aveva mai avuto paura quando si gettava da un tetto all'altro, pronta ad attaccare con furia ogni criminale che minacciava la serenità di Star City. 

 

Hai paura ora? Ci stiamo lasciando, Laurel. Tu mi stai lasciando...volevi lasciarmi anche prima di morire.

 

Ricordò se stessa nel camerino, poi ancora davanti allo specchio, persa in stupide riflessioni che rinnegavano i suoi sentimenti. Non voleva che fosse l’ultima volta, non voleva diventare schiava delle scartoffie, del lavoro d’ufficio. Lei voleva stare lì, al centro dell’azione. 

 

No, non l'avrei mai fatto davvero, Canary. 

Tu sei me, è vero, ora lo capisco. 

Sei quella parte di me che è ancora forte, che è ancora saggia, che è ancora fiduciosa.

 

Cercò con lo sguardo una superficie, in quella stanza bianca e blu, piena di monitor lampeggianti, che le avrebbe concesso di vedersi in volto. Di vedere le lacrime che lo solcavano e il fantasma di una maschera che la proteggeva. 

 

Non è vero, Laurel. 

 

Nulla in quella stanza bianca e blu l’avrebbe aiutata a vederla, a vedersi, a vederle. 

 

Si, invece. Laurel ha paura, è debole, pensa ancora alle sue egoistiche ambizioni, alla promozione e al diventare procuratore…tu sei diversa, Canary. Non sei solo coraggiosa, sei altruista, sei pronta a sacrificarti per gli altri.

 

La lampada di metallo, posta dietro il suo letto, le offrì finalmente l’opportunità di studiarsi anche se in un riflesso distorto. Aveva gli occhi rossi…chi li aveva? 

 

Laurel, tu sei me. Ora che è finita non posso lasciarti andare senza dirtelo: tu sei tutto. Sei Black Canary e sei Laurel Lance e non c’è una parte da prendere, non c’è una parte da ignorare. Sei un avvocato, un giustiziere, una donna, una figlia.

Black Canary è solo l’espressione dell’animo da guerriera di Laurel Lance.

 

Oliver era appena entrato. Laurel fu felice di vederlo, di potergli dire addio. Sperò che anche suo padre arrivasse in tempo, ma sapeva che Quentin Lance avrebbe fatto di tutto per essere lì per la sua bambina. Suo padre aveva sempre sacrificato ogni cosa per la sua famiglia e Laurel sperava di potergli dire almeno “grazie” e non uno di quei “grazie” superficiali ma un vero segno di gratitudine. 

 

Grazie per essere rimasto a casa quando avevo la febbre, grazie per aver controllato che non ci fossero mostri sotto il letto, grazie per aver cercato di proteggermi anche dai mostri che vestono d’ossa e carne e che camminano per le strade come Darkh o qualsiasi altro nemico avessero affrontato in quegli anni. 

 

Per quel che vale, Canary, mi hai fatta sentire viva.

Più che viva, tu mi hai dato un dono bellissimo: la speranza.

 

Sentì il dolore arrivare e sconquassarle il petto, propagarsi nelle braccia e nelle gambe. Percepì il suo corpo rivoltarsi sulla barella e gemette forte, Oliver stava piangendo e gridava ma lei non riuscì a comprendere cosa stesse dicendo, seppe solo che era finita, e che suo padre non era ancora arrivato. 

Sperò che qualcuno potesse dirgli quel grazie al posto suo. Voltò appena la testa verso la lampada e allora la vide, la maschera, calare sul suo viso per la fine della battaglia. 

 

Per quel che vale, Laurel, sono felice che sia tu Black Canary.

 

Oliver restò immobile a guardare i medici tentare, disperatamente, di rianimare il corpo della sua migliore amica. Strinse le braccia attorno a Felicity, avrebbe tanto voluto stringere Thea ma lei stava in disparte, tremando e scuotendo le spalle sotto il peso dei singhiozzi disperati. 

Una dottoressa salì sul lettino, videro lei e i colleghi forzare le labbra di Laurel e introdurre un tubo bianco e poi, per un istante, fissando gli angoli della sua bocca, Oliver vide l’impronta di un sorriso. 

 

La tua battaglia è finita, Black Canary.

La tua battaglia è finita, Dinah Laurel Lance.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 














Spazio autrice:

L’ultima battaglia di Laurel mi ha profondamente colpita. Spero tantissimo di poterla rivedere in qualsiasi parte e in qualsiasi veste dell’Arrow-verse.

 

 

 

 

 

   
 
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