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Autore: GirlDestroyer1988    26/04/2016    0 recensioni
lo chiamavano Donovan e nessuno lo conosceva
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il grande e potente Donovan! “Comunque Wendy sta bene. Il della tua motosega, Soos, non le ha procurato nessun serio danno. Comunque GIFfany si godrà una bella dentro quel macinino! Lei può utilizzare solo corpi antropomorfi, e una motosega….non lo è di certo!” e qui tutti dovrebbero mettersi a ridere, se solo una certa pesantezza di cuore, simile a quella di un imminente presagio di morte, non rendesse l’atmosfera della camera di Wendy tutt’altro che allegra. Soos, tanto per cominciare, assomigliava a una cornamusa esausta dopo la grande sagra dell’Highlands: il padre di Wendy, Mascolino Dan Corduroy, non doveva aver preso benissimo il fatto che Soos avesse quasi tagliato in due sua figlia. Soos ne era ovviamente preoccupato, ma Dan all’inizio si era mostrato quasi soddisfatto della cosa. Soos era nei bagni dell’ospedale, e Dan aveva una bottiglietta di Popper con sè. Soos avrebbe fatto meglio a non chiedere a Dan niente sulla sua mescita, perchè l’uomo gliela fracassò in volto. Poi cominciò a mollargli potenti calci volanti a girare, poi gonfiandolo di testate, ammazzandolo di testate contro lo sciacquone, prendendolo a randellate con le due bacchette dei quotidiani gratuitamente consultabili, dando vita a uno spettacolo di cui poi avrebbe dovuto rispondere in Danni a proprietà pubblica. Ma la rabbia, giustamente, non lo faceva più ragionare. “Io te la ficco in gola quella  di motosega! È mia figlia ! Già mia moglie non c’è più, non voglio perdere anche lei! E poi era pure ammalata! Ma io te la faccio passare la voglia di segare mia figlia brutto stronzo rotto in culo!” e se già questo era inappropriato, arrivò a aggiungere pugni il padre di Soos, Kevin, un omaccione con barba bionda come il grano, ma a parte questo un uomo ancora più messo peggio del figlio. I due stavano per inscenare Cadillacs e dinosauri e/o Double Dragon in delle corsie ospedaliere pagate dalla taschina di Jhon Kitzaber al suo secondo mandato, se solo Morrigan e Felicia non si fossero messe di traverso. “Per favore calmatevi! Non è consono a una principessa assistere a cotanta ludibriosa colluttazione!” e Felicia stette lì a guardarla, con la faccia del Non sapevo mica che fossi una donna così forbita. Morrigan rimpallò l’occhiata annuendo che, sebbene fosse una “ribelle” come Merida sapeva maneggiare la lingua elefantiaca e arzigogolata dei soloni di corte. “E voi chi cazzo siete?” chiesero parlandosi addosso I due arrabbiatissimi papà, ancora I pugni fluttuanti in aria pronti per azzuffarsi a vicenda. “Prego. Io mi occupo dell’omino grasso [Soos] mentre tu Morrigan ti occupi delle presentazioni, d’accordo?” e Felicia asciugò le lacrime di un Soos confuso e spaventato. “Io sono Morrigan Aensland, future principessa del mondo dei demoni. Lei era Felicia, una donna-gatta statunitense. Smettetela di litigare….” Al che, vedendo Morrigan in tutta la sua satanicità, Kevin e Dan si portarono schiene al muro, gambe al petto e sguardo da cagnolino psicologicamente abusato puntato verso una Morrigan assolutamente spaventosa. “Se farete i buoni, potrete capire cosa davvero passasse nella testa di Soos quando ha fatto quello che ha fatto. Dovete però promettermi che né davanti a lui né davanti a Wendy vi abbandonerete a simili stupidaggini. Sono stata chiara?” e i due, ammansiti come agnellini terrorizzati da un temporale, la seguirono con facce lunghe e mogie. Wendy però adesso non aveva più le bende. Il lungo solco che le aveva fatto affiorare uno spaccato di cervello (senza però che questo glielo avesse davvero danneggiato) era rimarginato e non c’erano nemmeno le punzonature dell’intervento. Il naso era reintegrato anch’esso, anziché quell’aratura che aveva dimezzato la narice destra in un orecchietta pugliese, e tutto il suo corpo era in pace, nessun taglio, nessuno squarciamento, fino al pube, dove Soos aveva terminato l’affondo. Mentre Soos dondolava sulla sedia, la faccia ancora piena dei bozzi e delle ecchimosi della gragnuola di botte subite, il dottore introdusse Kevin, Dan e Morrigan nell’ambiente silenzioso e senza ombre né sfumature. “Wendy…..Wendy Corduroy. Corduroy Wendy. Chi tra voi è il signor Corduroy?” “Io dottore” disse Dan. “Vostra figlia sta bene. Non so come, ma prima qui era passato un prete….diceva di prestare servizio presso Peabody….ha compiuto un miracolo. Toccando Wendy….tutte le sue cellule in quei punti hanno riacquistato l’antica totipotenza. Ho visto le bende cadere sul letto e sul pavimento. La lunga cicatrice brillò nera e rossa. Poi scricchiolando come una persona che mangiasse delle patatine un invisibile zipper si è abbassata su tutta lei, e la sua pelle, come quella di un pitone….si è rigenerata, e adesso….non c’è più nulla. Miracolo! Miracolo!” “Ma quale miracolo. È solo un altro po’ di mio Ki che se ne va. Ditegli di non gonfiarsi la testa come un palloncino, altrimenti è la volta buona che fa il botto” a essere così sarcastico era Donovan Baine, un bonzo armato di un enorme spada, accompagnato da una bambina con una targhetta incollata sul vestitino, recitante “Anita” e una bambola cupamente decollata un tempo, con adesso una pseudo-testa, quella di un qualche pupazzo mostruoso, tipo Bug-men from Insecta! Dando al tutto un tono molto creepy, come se Sid fosse tornato in attività, dopo essersi stufato di fare il netturbino. Morrigan s’incupì guardandolo, e decise di vedere cosa avesse da essere tanto sardonico. In lei c’erano delle reminescenze di lui. Donovan, era un nome che le rimbalzava in testa come una pallina da ping pong o la bollicina distruggi-mattoni di Arkanoid, e quando lo fermò perché fosse un po’ più di protagonismo nella conversazione sul “miracolo” accaduto a Wendy, lui si voltò e toccò fraternamente una spalla della donna, dicendole tranquillo “amore mio” e poi standole accanto a ritroso fino alla sala di Wendy le parlò dell’insight avuto da lei e da lui. Anita e lui erano in un negozio di giocattoli, 28 anni prima. Essendo un mezzodemone, Donovan ha nel sangue il potere parziale di rendere immortali. Ma non invulnerabili alla morte artificiale (assassinio; suicidio) e bloccati, come il protagonista di un episodio di Ai confini della realtà, nella loro età quando ricevettero quel sangue. Donovan dovette darne un po’ a Anita per salvarla da morte certa quando questa venne attaccata da una setta di Bestie di Satana. Adesso sotto mentite spoglie dovevano tornare in America, prendendo un volo dall’aeroporto di Fiumicino. Erano allora in un negozio di giocattoli in Via dei magazzini generali, dove Donovan era fermo davanti a un televisore via cavo. Lamberto Giorgi su TeleRoma 56 annunciava l’attentato all’aeroporto, annullando i piani di Donovan. Nel mentre Anita sceglieva “un buon rimpiazzo” per la sua bambola menomata. Scelse lo Scarepion della linea Rock ‘n’ Bugs ‘n’ Things, che il grasso giocattolaio, perso dietro del succo d’uva, passò alla cassa senza chiedere nulla. Dovettero andare alla stazione “R.Ostiense” per prendere un diretto verso Viterbo, per poi, con un periplo odiosamente lungo, andare via cielo all’aeroporto di Pisa “G.Galilei”, e qui a Denver, all’aeroporto internazionale. Per fortuna però che conobbero cammin facendo Morrigan, che, in mise di “regina della strada” su una Toyota 2000GT, li scarrozzò a Pisa. Su un piccolo volo RyanAir i due si conobbero un altro po’, con Donovan che rimase piuttosto sconvolto dalla quasi natura demoniaca della donna che lo aveva aiutato. “Ma di me tu ti puoi fidare: io non sono malvagia” disse la succube. Questa storia venne raccontata davanti agli astanti, mentre Morrigan si chiedeva se la fine fosse o no imminente. E in verità come questa storia finisse se lo chiedevano un po’ tutti. Anche Dipper, quando potè di nuovo tornare a Gravity Falls. Ci sarebbe stata un apocalisse? O tutto sarebbe tornato alla normalità? Anche Gravity Falls sarebbe stata un mito riassorbito nel bluastro del quotidiano? Anche Donovan, perso in un sonno che non significava dormire addossato a uno yeti nella pensione del vecchio e pacifico Sasquash, se lo chiedeva. Morrigan era anche lei in trance, in un sonno senza sogni che assomigliava alla morte. Lilith era anch’essa così, senza nulla in cui fuggire fantasticando. Il giorno era stato grigio e vuoto: l’unica cosa che riuscivano a ricordare era l’ospedale dove nessuno era stupito della loro alterità. Le preoccupazioni di una salute senza nulla per cui valesse la pena ammalarsi avevano spento il desiderio di conoscere. Persino la paura non esisteva più. La verità era che un quadriumvirato malvagio incombeva su un mondo così tanto fragile che a spezzarlo per sempre sarebbe bastato un urlo….o delle Onde elettroacustiche
   
 
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