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Autore: _Daenerys Targaryen93_    27/04/2016    4 recensioni
Con un'insolita proposta, Misa e Light sono prossimi alle nozze. Ma la cara biondina inizia ad avere diversi dubbi riguardo all'uomo che dovrebbe diventare suo marito.
E si sa, che certe cose non sono mai un bene.
Si avrà un lieto fine?
Solo la lettura lo svelerà.
Lascio a voi l'ardua sentenza, buona lettura.
Ps. Nella seguente fic, Elle non è morto. Mi piace troppo come personaggio.
Ho anticipato la ‘proposta di matrimonio'.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Misa ..”
“Si?”
“Molla il film.”
“Eh? Vuoi che mi ritiri per sposarti?”
“Si, sposiamoci pure, ma tu ritirati dalle scene.”
 
Non era stata una proposta in gran stile, una di quelle in cui lui si inginocchia e ti chiede di diventare sua moglie, con lacrime di felicità al seguito.
Ma all’epoca mi era andata più che bene.
Solo che col passare del tempo, con i mille preparativi, il fatto che io e Light ci saremmo sposati iniziava a far nascere dei dubbi.
Avevo sempre desiderato un grande amore, come quello che univa i miei genitori ma stavo per sposare un uomo che non mi amava affatto.
Un uomo per il quale io ero soltanto una pedina del suo macabro gioco, e che probabilmente mi aveva chiesto la mano- beh, più o meno – solo e soltanto per avermi vicina a sé, probabilmente aveva bisogno di me e dei miei occhi.
Quel pomeriggio ero andata in un atelier con la madre e la sorellina di Light, così da scegliere un abito.
Seduta in camerino con addosso la vestaglia bianca osservavo il vestito appeso alla gruccia, attendeva solo di essere indossato.
Non ero entusiasta come mi aspettavo, il che non era un bene.
Sospirai e mi alzai.
Tolsi la vestaglia e la appoggiai su una sedia.
Una ragazza, Shizuka, mi aiutò ad infilare il vestito e abbottonò i bottoncini del corsetto.
Mi guardai allo specchio.
Una gonna non troppo ampia, un corsetto dalla scollatura a cuore finemente lavorato e delle leggere balze che scendevano dal nastro in vita.
Sembravo, ma non mi sentivo una sposa.
Uscii fuori in modo che Sachiko e Sayu potessero vedere il vestito ed esprimere un parere.
Appena mi videro esclamarono ‘wow’ all’unisono.
Sayu corse nella mia direzione, sembrava felice.
Il vestito piacque ad entrambe ma io dovetti bocciarlo.
Tornai in camerino e Shizuka mi portò un altro vestito, disse che non avrei potuto non adorarlo.
Lo indossai e rimasi di stucco, era davvero bellissimo.
La gonna a sirena con un lungo strascico, il corsetto decorato con il pizzo dalla scollatura a cuore e spalline non molto sottili.
Mi voltai sorridendo alla vista della schiena in bella mostra.
Con quello addosso mi sarei sposata, senza alcuno scrupolo.
Anche se Light non mi amava.
Il sorriso scomparve dal mio volto, e il gelo mi invase.
Felicità e poi delusione.
Avevo permesso a un vestito di confondermi e il dolore si era amplificato.
Dovevo parlare con Light, non potevo continuare in quella maniera.
Afferrai il cellulare e gli scrissi un messaggio chiedendogli di raggiungermi.
Non volli uscire, così Sayu e Sachiko vennero in camerino.
<< Oddio cara, sei bellissima! >> esclamò Sachiko asciugandosi le lacrime, << Mio figlio è un uomo fortunato. >>,
annuii ringraziandola.
 
Ero uscito con Ryuzaki dal quartier generale, Misa mi aveva chiesto di raggiungerla all’atelier di Jean Paul qualcosa.
Come se avessi tempo da perdere con i suoi capricci e i vestitini!
L’avrei sposata, cos’altro voleva di più?
‘E’ urgente’ aveva detto tra uno strillo e l’altro, e alla fine sbuffando avevo deciso di accontentarla per zittirla.
Tamburellavo con le dita sul ginocchio, l’unica cosa che avrei voluto fare era tornare al quartier generale e trovare un modo per uccidere Ryuzaki.
Invece ero nella macchina del detective in viaggio verso l’atelier a fare l’amicone, a recitare la parte dello sposino nervoso per un matrimonio del quale non mi fregava nulla.
Sbuffai.
Ryuzaki mi chiese se ci fosse qualcosa che mi turbasse, io scossi la testa rispondendo che ero solo impaziente di vedere Misa e parlarle.
Sembrò crederci, lo vidi sorridere.
Arrivati all’atelier scendemmo ed entrammo.
Dopo alcuni passi mi bloccai.
Sayu e mia madre se ne stavano sedute ad elogiare Misa che era in piedi davanti allo specchio.
Ed era bellissima con addosso l’abito da sposa.
Rimasi senza parole a fissarla.
D’istinto sorrisi.
<< Wow, che sguardo! >>,
mi ricomposi e guardai Elle alzando un sopracciglio.
<< Avevi uno sguardo dolcissimo. >> rise prendendomi in giro, << Avevi l’aria da ‘che uomo fortunato sono’. >>.
Alzai gli occhi al cielo, tossendo e aggiustandomi la cravatta:
<< Beh, ovvio. E’ la mia ragazza, nonché futura moglie. No? >>,
<< Ma guardalo come arrossisce. >>,
<< Non sono arrossito! >> tuonai.
Sayu mi vide e corse verso di me imbronciata.
Mi spinse dicendo che lo sposo non avrebbe dovuto vedere l’abito della sposa.
Io la rimbeccai dicendo che era stata Misa a chiamarmi.
Quest’ultima mi chiamò e Sayu mi lasciò andare.
Misa mi prese per mano trascinandomi in camerino.
Mi sedetti sulla poltroncina accavallando le gambe e la invitai a parlare.
Lei sembrava esitare, grattandosi il braccio e mordendosi il labbro.
<< Coraggio. >> le dissi,
<< Light, io non posso sposarti. >>.
‘Cosa?’ pensai, strabuzzando gli occhi.
Cos’era quella strana sensazione nello stomaco?
Eppure non mi importava nulla di lei.
<< Perché? >> la mia voce fu come un sussurro, non come da aspettativa.
<< Ci ho pensato e ho capito che per me è meglio così. Non immagini quanto per me sia difficile, desidero sposarti con tutta me stessa. Ma non posso. Il mio sogno è sposare l’uomo che amo, e quest’uomo deve amare me. Ed il problema è questo. >> delle lacrime iniziarono a rigarle le guance << Tu non mi ami, Light. >>,
avvertii un nodo alla gola e scossi la testa.
Se era davvero ciò che desiderava, chi ero io per impedirglielo?
L’importante è che non sarebbe tornata sulle scene.
<< Ritornerai sulle scene? >>,
la vidi sorridere e asciugarsi le lacrime:
<< Certo, è solo di questo che ti interessa. No, stai tranquillo. Questo mi conferma che ho preso la decisione giusta. >> si sfilò l’anello e me lo porse.
Io guardai il gioiello, non volevo toccarlo come se avessi paura che fosse ardente.
Mi aveva gettato le braccia al collo e baciato il giorno in cui glielo avevo regalato, e ora me lo stava restituendo come se nulla fosse.
Deglutii, stringendo i pugni.
Le dissi che poteva tenerlo, non lo volevo.
<< Potresti ripensarci. Ne sei proprio sicura? >>,
lei annuì:
<< Non voglio legami con un uomo che non mi ama, finalmente per la prima volta nella mia vita sento che mi sto comportando nella giusta maniera. >>,
<< Chi ti dice che io non ti ami? >> sbottai alzandomi, sorpreso dalle mie stesse parole.
Mi guardò negli occhi:
<< Allora dimmelo, Light. Dimostramelo. Dammi una sola ragione per tenere questo anello. >>.
Rimasi in silenzio, incapace di proferir parola.
Cosa voleva che le dicessi?
Non potevo dirle che la amavo, perché di lei non mi importava.
Eppure il fatto che non volesse più sposarmi mi aveva colpito.
Non mi sentivo affatto bene e non capivo il perché.
Al diavolo!
‘Si fotta lei e questa farsa di matrimonio.’ pensai.
D’altronde lei era solo una palla al piede bionda e col cervello da gallina.
Sarebbe stato un sollievo non averla più tra i piedi, e in più aveva deciso di non procurarmi rogne.
Ma nonostante tutto, perché mi sentivo così male?
Misa mi prese la mano e mi posò l’anello sul palmo:
<< Come immaginavo. >> sorrise amaramente.
Io annuii, infilai l’anello in tasca e uscii dal camerino, ero infuriato e non avevo voglia di parlare con nessuno.
Ero così arrabbiato che non salutai neanche Sayu e mia madre, e Ryuzaki fece fatica a starmi alle costole.
<< Che succede? Problemi con l’abito o con i preparativi per il … >>,
<< NON CI SARA’ NESSUN MATRIMONIO! >> urlai tutto d’un fiato, voltandomi verso di lui.
Mi passai una mano tra i capelli ansimando e sentendomi mancare.
Ryuzaki mi aiutò, sorreggendomi.
Sbattei gli occhi e mi ricomposi, spostando lo sguardo altrove:
<< Scusa, io … deve essere il caldo. >>.
 
Mi svegliai nel cuore della notte, il caso Kira mi toglieva il sonno.
Mi guardai intorno riuscendo a scorgere pochi oggetti nella semi oscurità.
Quel pomeriggio avevo portato Light al quartier generale, mi aveva detto di star bene ma a me sembrava piuttosto strano.
Non mi era mai sembrato tanto entusiasta di stare con Misa, anzi sembrava che di lei non si curasse più di tanto.
Eppure aveva l’aria martoriata.
O davvero ci teneva a quella biondina o era un grande attore.
Mi aveva chiesto di potersi trasferire per un po’ nell’appartamento usato in passato da Misa.
Non aveva voluto tornare in quello che condivideva con lei, a suo parere non sarebbe stato opportuno.
Io non avevo avuto nulla da ridire.
Mi chiesi cosa stesse facendo, la curiosità mi spinse ad accendere le telecamere.
Subito sui monitor apparve l’appartamento.
La luce della camera era accesa e Light se ne stava seduto sul letto.
Indossava ancora il completo di quel pomeriggio.
La camicia era sbottonata e si rigirava qualcosa tra le dita, osservandolo meticolosamente e con aria affranta.
Ingrandii l’immagine e lo vidi.
Era un anello.
Perché mai stava facendo una cosa del genere?
Ero sempre più curioso, quindi decisi di andare da lui.
Bussai alla porta, Light mi aprì.
<< Ti ho svegliato? Non riesco a dormire. >> dissi con un sorriso,
<< Neanche io. >> mormorò, lasciandomi entrare.
<< Come mai? >> chiesi,
la mia domanda lo colse alla sprovvista e per la prima volta vidi un Light agitato.
<< Ecco … credo di aver bevuto troppo caffè oggi. Quindi non riesco a chiudere occhio. >>.
Annuii, decidendo di lasciar cadere la questione.
Mi propose di guardare un film.
Io accettai, ed insieme ci dirigemmo nella camera da letto.
Mi guardai intorno e sul comodino scorsi il famoso anello.
Lo indicai chiedendo cosa fosse.
<< Oh, niente di importante. >>,
<< E’ molto bello. Da dove viene? Non mi sembri il tipo da indossare diamantini. >> sorrisi,
lui mise le mani in tasca e fece spallucce:
<< E’ di Misa. O meglio lo era. Me lo ha ridato oggi quando mi ha detto che non mi avrebbe più sposato. >>.
Annuii.
Allora Light stava davvero male?
Poteva una persona fingere fino a quel punto?
<< Come ti senti? >>
<< Beh, di certo non sto festeggiando. Misa pensa che io non la ami. >>.
Accese la tv e si sedette sul letto, io mi portai il pollice alle labbra e gli chiesi se Misa non avesse ragione.
Lui sospirò guardando l’anello, poi spostò lo sguardo su di me.
<< Non lo so. >> mormorò, scuotendo la testa.
 
Passavano i giorni e l’umore di Light peggiorava sempre più.
Era interessante guardarlo.
Nel momento in cui affermava che di Misa non gli importava nulla, il suo viso lo tradiva.
Una smorfia di dolore si faceva largo sul suo volto.
Iniziavo a pensare che forse sbagliavo a sospettare di lui, in quanto se era così facile da leggere avrei trovato le prove della sua colpevolezza da un pezzo.
O forse era semplicemente un ottimo attore e in quel suo momento di fragilità, le emozioni non riuscivano a starsene buone.
Infilai in bocca un cioccolatino, masticandolo.
Ne offrii uno a Light, ma lui non mi diede retta.
Si limitò ad ignorarmi.
Mi alzai dalla poltrona e gli fui vicino sventolandogli la scatola di cioccolatini sotto il naso.
Il suo sguardo era perso altrove, sembrò non vedermi.
Gli schioccai le dita davanti agli occhi e rinvenne, sussultando.
<< Eh? Cosa? >>
<< Allora, cosa mi rispondi? >>
<< Oh, beh. Ecco, io.. >>,
<< Non mi stavi ascoltando, vero? >> sospirai.
Lo vidi stringersi nelle spalle e mordersi un labbro, scosse lentamente la testa.
Abbozzai un sorriso, e gli diedi una pacca sulla spalla.
Non mi piaceva vederlo in quello stato.
<< Ti avevo offerto un delizioso cioccolatino. Ma tu avevi la testa chissà dove. E credo anche di sapere quali fossero i tuoi pensieri. >>,
<< Pensavo a come catturare Kira, se proprio vuoi saperlo. >>.
Eccolo, sempre a mettersi sulla difensiva.
Tornai a sedermi sulla poltrona, posando la scatola di cioccolatini sul tavolo.
<< A meno che Kira, non abbia i capelli biondi e gli occhioni azzurri non credo proprio. >>.
Sbuffò, negando l’evidenza, avevo fatto centro.
<< Perché non la chiami e le dici quello che provi? >>,
<< Non ho niente da dirle. >> protestò,
<< Mmm … direi che dovresti iniziare con ‘Misa, mi manchi. Sposami. Io ti amo’. >>.
Si alzò di scatto sbattendo il pugno sulla scrivania, il portapenne rotolò a terra e sparpagliò le biro ovunque.
<< Piantala con queste sciocchezze! >>,
<< Piantala tu di fare l’imbecille. >>,
<< E perché mai sarei un imbecille, di grazia? >>,
<< Perché te ne stai lì a piagnucolare come una femminuccia e a passare notti insonni fissando quel dannato anello. Quando dovresti correre da lei e riprendertela. >>,
lo vidi stringere i pugni, di sicuro avrebbe voluto aggredirmi.
Ma sapeva che avevo ragione.
<< La ami non è vero? Puoi ammetterlo non c’è nulla di male. >>.
Lo vidi sospirare e rilassarsi.
Arrossì e mi diede le spalle.
<< Si, la amo. Contento? >>,
sorrisi, io non sbagliavo mai.
<< Allora che ci fai ancora qui, vai da lei. >>,
scosse la testa:
<< Non posso. Dopo che mi ha lasciato in quel modo, non posso farlo. E’ lei che deve tornare da me. >>,
<< Quali sciocchezze mi tocca sentire. Getta via l’orgoglio. Lei è più importante no? >>,
<< Io … ho bisogno di restare solo. Per quanto mi sia possibile. >>.
A grandi falcate raggiunse la porta.
Lo vidi uscire e chiudere l’uscio.
Sospirai, dovevo fare assolutamente qualcosa.
 
Mi versai il terzo bicchiere di burbon, sospirando.
Ero alla sesta Marlboro, e mi girava la testa.
Era da tanto che non fumavo, Light non lo sopportava quindi avevo smesso.
Ma ormai non gli appartenevo più.
Avevo chiuso quella che non era mai stata una relazione.
Una storia strana, piena di bugie e recite a cui mi ero abituata.
Avevo fatto la cosa giusta, riacquistando la mia dignità di donna.
Ma nonostante tutto non riuscivo a smettere di pensare a lui.
Lo amavo ancora, dio se l’amavo.
Avrei voluto correre da lui e gettarmi tra le sue braccia, stringerlo e sposarlo non una ma mille volte.
Ma lui non mi amava, non provava nulla per me quindi dovevo costringermi a non pensare, a cercare di dimenticarlo con qualsiasi mezzo.
Mandai giù il burbon tutto d’un fiato, strinsi gli occhi e le labbra.
Bruciava, ma non era nulla in confronto al dolore che provavo.
Ero circondata da una coltre di nube fittissima, e faticavo a respirare ma non mi importava.
Afferrai la bottiglia e mi versai un altro bicchiere.
Come mi ero ridotta, rischiavo di distruggermi per qualcuno che non lo meritava.
Il telefono squillò, spensi la sigaretta nel posacenere e mi alzai.
Quasi persi l’equilibrio e mi ressi alla sedia.
Barcollando raggiunsi il telefono e risposi.
Era Ryuzaki.
-Misa, mi spiace disturbarti a quest’ora. Ti ho svegliata?-,
scossi la testa, poi mi resi conto che lui non poteva vedermi.
<< No, io … >> mi massaggiai una tempia con le dita libere, << Non vado a letto prima delle undici, di solito. >>,
<< Stai bene. >>.
Sorrisi tristemente, era la prima persona che me lo chiedeva.
Le lacrime cominciarono ad uscire, mi morsi il labbro e tirai su col naso.
<< Si, sto bene. Perché non dovrei? >> mi lamentai,
<< Dalla tua voce non si direbbe. >>.
Forse perché alterata dall’alcool, forse perché il dolore era troppo forte, scoppiai a piangere.
Lui ascoltò tutto, senza parlare, lasciando che mi sfogassi.
<< Ti prego, non dirlo a Light. >>,
<< Tranquilla, lui è lontano da me. Ma comunque non gliel’avrei detto. Puoi venire qui al quartier generale? Ho bisogno di parlarti. >>.
Mi passai una mano tra i capelli.
<< Non è il momento adatto, e poi è molto tardi. >>
<< Io intendevo domani mattina. Sei libera? >>,
<< Si, non ho ancora trovato un lavoro. Quindi sono libera. >>
<< Allora a domani. Ci vediamo verso le nove. E tranquilla, Light non ci sarà. >>.
Lo ringraziai.
Non avevo la forza di incontrarlo.
<< Smettila di bere, non ti fa bene. >>,
sgranai gli occhi:
<< Come fa a.. >>,
<< Si sente un po’ dalla tua voce. Ma ho tirato a indovinare e ho fatto centro. Davvero, smettila. Sei una bella donna, non rovinarti con quelle porcherie. Poi fa mettere su ciccia il più dei casi. Tu non vuoi ingrassare giusto? >>.
Sorrisi, asciugandomi le lacrime:
<< Non è nella lista dei miei desideri. >>.
Ci salutammo.
Mi strinsi nelle spalle.
Afferrai la bottiglia e la gettai nella spazzatura.
Mi gettai di peso sul letto e chiusi gli occhi.
 
Occhiali da sole che coprivano le occhiaie e gli occhi gonfi per il pianto, la collana di mia madre dal ciondolo a forma di cuore che mi dava sicurezza, il mio ampio capello nero che faceva parte della mia barriera per tenere lontani gli altri … ero pronta ad affrontare Ryuzaki.
Presi l’ascensore, e quando le porte si chiusero mi appoggiai alla parete.
Stavo per avere un attacco di panico, lo sentivo.
Non riuscivo a respirare, come se avessi avuto qualcosa incastrato in gola.
Il cuore batteva forte, e le mani formicolavano.
Deglutii a fatica, dovevo calmarmi.
Grazie a respiri profondi e lenti, sentivo l’ansia calare.
Mi sentii meglio, erano anni che non sperimentavo simili sensazioni.
Le porte dell’ascensore si aprirono e mi ritrovai davanti la porta del quartier generale.
Mi feci coraggio e bussai.
La serratura scattò e un sorridente Ryuzaki mi aprì la porta.
<< Sono felice che tu sia venuta. Temevo di no. >>,
<< Ci avevo pensato, a dire la verità. >> ammisi, mordendomi il labbro e grattandomi il braccio.
Mi invitò ad entrare.
Io lo seguii e mi sedetti su una poltrona e lui fece lo stesso.
Tolsi il cappello, e accavallai le gambe.
<< Allora? >> chiesi,
si portò il pollice alle labbra e mi guardò.
<< Scusa la domanda inopportuna, ma gli occhiali da sole non vanno tolti al chiuso? >>.
Mi irrigidii.
Mi spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio:
<< Ho .. ho la congiuntivite. Non sono un bello spettacolo. >> balbettai,
<< Davvero? Non mi impressiono facilmente, puoi metterti comoda. >>.
Cercai di sviare la conversazione su un altro argomento.
<< Allora, di cosa volevi parlarmi? >>
<< Delle nozze che non celebrerete tu e Light. >>.
Avvertii un colpo al cuore, faceva male e non poco.
Cercai di sembrare indifferente.
<< Beh, cosa vuoi sapere? >>
<< Perché lo hai lasciato? >>,
<< Perché lui non mi ama. >>.
Ordinò a Watari due tazze di tè.
Io la rifiutai, avevo lo stomaco in subbuglio.
Vidi Ryuzaki immergere circa sei zollette di zucchero nella sua bevanda calda.
<< Ne sei sicura? >> disse mescolando e poi sorseggiando il suo tè.
<< Si. Anche perché non ha fatto nulla per trattenermi o farmi cambiare idea. >>,
<< Perché è un tipo orgoglioso e sta male tanto quanto te. >>.
Il labbro mi tremò, non potevo crederci.
Light stava male.
Era impossibile.
Sentii le lacrime agli occhi, ma le ricacciai indietro e mi ricomposi.
Ryuzaki stava mentendo, dovevo convincermene.
<< Beh, non so che dirti. Io non credo che lui stia male. Non mi ama, quindi è impossibile. E anche se fosse non mi riguarda. Io sto bene. >>.
Rise, la sua risata mi fece sussultare.
<< E’ inutile che ti fingi distaccata. Non recitare. Ci crederei solo se non ti avessi sentita piangere ieri sera al telefono. Sappiamo entrambi come stai. Forza, togliti quegli occhiali. Non devi nasconderti, non da me. Tu ami Light, e scommetto che hai pianto tutta la notte e non hai chiuso occhio. >>,
<< Ti sbagli, io .. >>
<< Basta, su. Smettila. >>.
Tolsi gli occhiali, mi sentii nuda.
Colta in flagrante.
Lo guardai, lui sembrò intenerirsi.
<< Siete due stupidi. Misa perché non torni da lui? Vi state facendo del male inutilmente. >>,
<< Non posso stare con un uomo che non mi ama. >> mi agitai, volevo solo scappare.
Scappare e piangere.
<< Non è vero. E comunque tu lo ami. >>,
<< Non basta. Lo faccio per me stessa, voglio essere ricambiata. E lo faccio per lui. >>.
Alzò un sopracciglio:
<< Per lui? In che senso? >>,
<< Io merito un amore completo, in cui il dare sia proporzionato al ricevere. Lui merita di innamorarsi. Sono sicura che sarebbe meglio. Non voglio intrappolarlo in una relazione con una donna che non ama. Sprecherebbe la sua vita. Lo amo troppo, e anche se l’idea di un’altra al suo fianco mi distrugge .. devo lasciarlo andare. >> nascosi il viso tra le mani iniziando a piangere.
Ryuzaki lasciò che mi sfogassi.
<< Se non ti ama, perché stava con te? Perché voleva sposarti? Io rifletterei su questo e capirei che non ha fondamento ciò che dici. >>,
<< Non lo so. >>.
Afferrai gli occhiali e li indossai, feci lo stesso con il cappello.
La porta si spalancò di colpo.
Sussultai e io e Ryuzaki ci voltammo.
Sgranai gli occhi stupita, Light era lì.
Respirava a fatica, aveva forse corso?
Aveva i capelli schiacciati sulla fronte e la camicia leggermente slacciata.
Combattei contro l’impulso di gettarmi tra le sue braccia e affondare il viso nel suo petto.
Mi alzai e a passo veloce mi avviai verso la porta.
Quando gli passai accanto il mio cuore saltò un battito.
Sentii afferrarmi il polso, con la coda dell’occhio lo guardai.
<< Aspetta .. >> mormorò debolmente,
<< Vuoi dirmi qualcosa? >> risposi, la mia voce tremava ribellandosi alla mia volontà.
<< Ecco, io.. >>.
<< Light ha sentito tutta la nostra conversazione. Grazie alle telecamere. >>.
Mi si gelò il sangue nelle vene, ma cercai di non far trasparire alcuna emozione.
<< E quindi? >>.
Di colpo Light mi costrinse a voltarmi verso di lui, e mi tolse gli occhiali.
Mi ritrovai a fissarlo negli occhi, ora che lo avevo così vicino potevo vederlo.
I suoi occhi erano nelle stesse condizioni dei miei.
Deglutii, distogliendo lo sguardo.
<< Allora? Hai sentito tutto, e ora che vuoi fare? Dirmi che mi ami? Che vuoi .. >>.
Mi interruppe stringendomi tra le braccia.
Il suo profumo.
Quanto mi era mancato.
Strinsi gli occhi, alcune lacrime uscirono.
Raccolsi tutta la forza che avevo a disposizione e malvolentieri lo allontanai.
<< Non riesci nemmeno a dirlo, vero? >>.
Aprì la bocca per dire qualcosa ma io lo fermai.
<< Addio, Light. Ti auguro ogni bene. >>.
 
Ero rimasto immobile a guardare il punto in cui Misa aveva deciso di uscire per sempre dalla mia vita.
Avevo un groppo in gola, non poteva e non doveva finire così.
Strinsi i pugni, ero stato capace solo di farla sgusciare via dalle mie braccia di nuovo.
Diedi un pugno al muro, nervoso.
Ryuzaki mi chiese se avessi intenzione di restare lì come un imbecille o di correrle dietro.
Non finì neanche la frase che già ero uscito dalla porta.
Mi precipitai giù dalle scale.
Il tizio della hall mi disse che era uscita pochi minuti prima, mentre riprendevo fiato.
Lo ringraziai e uscii correndo dall’albergo.
Chiesi ai passanti se qualcuno avesse visto una ragazza bionda e col cappello nero.
Una ragazzina mi indicò la direzione che aveva preso.
Corsi più che potevo, sperando di non incorrere in una stupida fotocopia.
Pioveva a dirotto, ero bagnato fradicio, avevo male alla gola e nel petto ma non mi importava.
Ed eccola lì davanti a me, il mio unico amore.
Le misi una mano sulla spalla chiamandola per nome.
Si voltò.
Non era lei.
Mi scusai, ero a pezzi. 
Non mi sarei dato per vinto, continuai in quella direzione.
La cercai ovunque, chiedendo a chiunque se l’avesse vista.
Passai a casa nostra, e non c’era.
Decisi quindi di provare a cercarla a casa sua.
Ignorai il dolore alle gambe e a ogni centimetro del mio corpo.
Mi scostai i capelli bagnati dagli occhi, che mi impedivano la visuale.
E finalmente, la vidi.
In piedi davanti al cancello, senza occhiali da sole, riparata da un ombrello rosso.
Era bella come non mai e guardava la sua casa come se non le appartenesse più.
<< MISA! >> urlai.
Lei sussultò e si girò, sembrò sorpresa di vedermi.
Mi fermai a pochi passi da lei, che indietreggiò.
Respiravo a fatica, sentivo di morire.
Avevo freddo, troppo freddo.
L’acqua mi aveva letteralmente incollato la camicia al petto e i pantaloni si erano fatti pesanti.
<< Misa. >> esclamai debolmente, parlare era doloroso,
<< Cosa ci fai qui? Vai via. >>.
Sorrisi e scossi la testa, la vidi arrossire.
<< Vattene, non voglio un uomo che non mi ami. >>,
<< Sposami. >> mugugnai.
Lei sgranò gli occhi dalla sorpresa.
<< Vuoi che mi innamori, lo merito giusto? >>.
Lei annuì:
<< E’ per questo devi andartene. Ti prego, lasciami sola. >>,
<< Come posso innamorarmi di una donna in futuro, se sono già innamorato. >>,
<< Light .. ma .. >>,
<< Io ti amo, Misa. Da quando mi hai lasciato non sono più lo stesso, non mi importa più di niente. Se tu non sei con me, non vale la pena continuare a lottare per i miei ideali, anzi i nostri ideali. Non vale la pena continuare a vivere. Non voglio che tu pianga più per me, non voglio più che ci facciamo del male. Sappiamo entrambi che non possiamo stare lontani. Ne abbiamo le prove. Voglio renderti felice, voglio stringerti ogni giorno tra le mie braccia e baciarti finché avrò vita. Avrei dovuto capirlo tempo fa quanto io tenga a te. Ho sbagliato, dammi un’altra possibilità. Non ti deluderò.>>.
<< Sei, sei corso fin qui … solo per .. >>
<< Si e lo rifarei, sarò egoista. Ma non voglio lasciarti andare, perché ti amo. Non avrei dovuto permetterti di sciogliere il nostro abbraccio. >>.
La vidi piangere, e posarsi una mano sulle sue dolci labbra.
Misi una mano nella tasca destra e tirai fuori l’anello che mi aveva restituito.
Mi avvicinai ancora, lei non si mosse.
Inginocchiato sull’asfalto bagnato e sporco le porsi l’anello.
<< Misa Amane. Vuoi sposarmi? >>.
Nascose il viso tra le mani, la sentii singhiozzare.
Sentii quasi il mio cuore fermarsi.
<< E’ un no? >> chiesi triste.
In tutta risposta mi porse la mano, in modo che potessi infilarle l’anello, e mormorò il ‘si’ tra le lacrime.
<< E’ freddo. >> rise,
<< Beh, ci credo. Sono bagnato come un pulcino. >> mi alzai ridendo, e la sollevai da terra.
Lei mi gettò le braccia al collo:
<< Pio, pio! >>.
Sorrisi e la baciai, avevo bisogno di lei.
Volevo lei e nessun altra.
<< Sarà meglio entrare in casa e toglierti quei vestiti bagnati. >> sussurrò contro le mie labbra.
Annuii senza mollarla.
Entrammo in casa e mi preparò un bagno.
Mi tolsi i vestiti e Misa li mise nella lavatrice.
Stava per uscire dal bagno, ma io la cinsi da dietro e le baciai il collo respirando il suo profumo.
La sentii tremare, si voltò e mi baciò.
Senza, perdere tempo le tolsi i vestiti ed entrammo entrambi nella vasca.
Facemmo l’amore più volte quel giorno.
Mi era mancato il suo corpo, i suoi occhi, le sue labbra.
Mi era mancata lei.
E quando stanca, nel letto, crollò sonnecchiando tra le mie braccia le baciai la fronte e le labbra.
<< Ti amo. >> sussurrai,
fui sorpreso dal sentirla rispondere:
<< Ti amo anche io. >>.
La strinsi più forte, niente l’avrebbe portata via da me.
Neanche la morte ci avrebbe separati.
 
Nota dell’autrice: Ecco una nuova fic romantica su questa coppia che a me piace tanto. In attesa di aggiornare ‘Sakura college’, ho buttato giù questa One-shot.
Spero piaccia.
Baciii,
Daenerys
  
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