Gone Gone Gone
Quando la vita ti pianta
in asso
Sarò alla tua porta
stanotte
Se hai bisogno di aiuto,
se hai bisogno di aiuto
Spegnerò le luci della
città
Mentirò, ingannerò,
implorerò e corromperò
Per farti stare bene,
per farti stare bene.
Quando i nemici sono
alla tua porta
Ti porterò via dalla
guerra
Se hai bisogno di aiuto,
se hai bisogno di aiuto
La tua speranza appesa a
un filo
Condividerò la tua
sofferenza
Per farti stare bene,
per farti stare bene.
Cadere non era stato difficile e nemmeno atterrare.
Il dirupo era alto ma, la neve, sembrava aver salvato ad entrambi la vita.
Non erano in grado di muoversi, non riuscivano nemmeno a fare un passo.
Eppure erano ancora vivi e, la fortuna, sembrava finalmente aver volto a loro
favore.
L’ultima cosa che Bucky vide prima di svenire, stringendo con forza la mano di
uno Steve morente, furono le uniformi degli agenti dello SHIELD e le luci di un
elicottero.
Erano salvati, eppure, non riusciva a giorire.
Aveva paura che, per il biondo, non ci fosse più speranza.
L’aveva difeso, ancora una volta, gli aveva impedito di venire colpito da
numerosi proiettili e, lui, non era riuscito a fare altro che dargli il colpo
di grazia al posto di attutire la sua caduta con il proprio corpo.
Forze meritava di marcire in quella cella in Siberia,
forse era vero che, qualsiasi cosa toccasse, era solo in grado di
distruggerla.
Aveva causato numerosi problemi alla sua Nazione ed era riuscito anche a
portare alla morte la persona che avrebbe voluto proteggere da tutto e da
tutti.
Steve stava morendo perché era venuto a salvarlo.
Sapeva che li stavano portando via e che, probabilmente, non avrebbe più
rischiato di finire in mano ai russi ma, ciò che non sapeva, era se a scendere
dall’elicottero sarebbero stati due feriti o solo uno.
Prima che venisse totalmente trascinato nell’incoscienza, con tutto sé stesso,
prego qualsiasi dio li stesse vegliando o guardando in quel momento di prendere,
piuttosto, la sua vita in cambia di quella di Steve.
Il mondo poteva fare a meno del Soldato d’Inverno, ma non di Capitan
America.
Steve sarebbe sopravvissuto senza di lui, di sicuro, sarebbe andato avanti ma,
lui, egoisticamente sapeva che non sarebbe riuscito a vivere senza poter essere
al suo fianco.
Malgrado nella sua mente sapesse bene quanto il sucidio fosse un’azione da
cordardi, se Steve fosse morto, di nuovo.
Di sicuro, non avrebbe scartato l’idea di raggiungerlo.
Non avrebbe più cercato di prenderne il posto o di sostituirlo, sarebbero stati
insieme fino alla fine e, quindi, anche nella morte.
Dammi delle ragioni per
credere
Che tu faresti lo stesso
per me.
E io lo farei per te,
per te
Tesoro, non volterò
pagina
Ti amo anche dopo che te
ne sei andata.
Per te, per te.
Non dormiresti mai da
sola.
Ti amo anche dopo che te
ne sei andata.
Dopo che te ne sei
andata, andata, andata.
Bucky, quando si svegliò, si ritrovò adagiato su un lettino d’ospedale in
una stanza perfettamente pulita.
L’odore tipico del disinfettante gli colpì il naso e, quando rivolge l’attenzione
sul suo corpo, si rese conto di quanto la morte l’avesse sfiorato.
Aveva medicazioni su tutto il corpo e, i proiettili, sembravano aver mancato di
poco zone che l’avrebbero portato a chiudere, per sempre, gli occhi sotto al
cielo della Siberia.
Era vivo ma, quella che per altri sarebbe stata una vittoria, per lui aveva un
sapore estremamente amaro.
Non sapeva se, l’assenza di Steve, fosse un segno buono o cattivo.
Non sapeva se avrebbe gioito con lui per averla scampata per l’ennesima volta o
se si sarebbe ritrovato a disperarsi per la sua morte.
Il rumore delle macchine che monitoravano le sue funzioni vitali erano l’unica
compagnia che gli era concessa in quei minuti e, forse, per lui era un male perché
portavano la sua mente a farsi mille congetture a causa della mancanza di
informazioni.
Aveva bisogno di alzarsi e di cercarlo.
Bucky cercò di mettersi seduto ma, prima che potesse completare il gesto, la
porta della sua stanza si aprì e, dall’uscio, fece capolino la figura di Fury.
L’uomo aveva un’espressione molto seria ed era impossibile capire fino in fondo
cosa stesse pensando, rivolse verso il Soldato d’Inverno l’unico occhio sano e
gli si avvicinò appoggiando le mani alla base del letto.
- Siamo arrivati appena in tempo, soldato, se non fossimo intervenuti sareste
ricaduti nelle mani dei russi e, immagino, che loro non vi avrebbero riservato
il nostro trattamento, è un bene che Steve mi avesse lasciato abbastanza
informazioni per comprendere l’idea che aveva in mente-
James ascoltò con attenzione le parole che il Capo dello SHIELD gli stava
rivolgendo ma, purtroppo, non poteva certo dire di essere interessato a come li
avevano salvati, a lui interessava solo sapere dove fosse Steve.
Nick, probabilmente, lesse nello sguardo del Soldato quel bisogno di sapere, perché
non cercò di proseguire quel discorso che, in fondo, non era altro che una
prefazione ad una bella ramanzina.
Ci sarebbe stato il momento per le sgridate, ora, capiva che nella mente della
persona che si trova di fronte c’erano dissidi ben più gravi da risolvere.
-Steve Rogers è salvo, non devi preoccuparti, seppur le sue ferite fossero
gravi siamo riusciti a recuperarlo in tempo –
Bucky tirò un sospiro di sollievo a quella notizia e, un pensante macigno
che gravava sul suo petto spezzandogli il respiro, sembrò scomparire.
Sapere che anche Steve era vivo lo faceva sentire molto meno in colpa e, di
sicuro, avrebbe trovato il modo di sdebitarsi con l’amico per averlo salvato
per l’ennesima volta.
-Tuttavia abbiamo scelto di non metterlo in camera con te perché pensavo che
avrei dovuto prepararti a ciò che ti saresti dovuto trovare ad affrontare…-
Il sorriso che era comparso sul viso del castano, come la sua espressione
di sollievo, si gelarono alla frase appena pronunciata da Nick.
Non riuscì nemmeno a chiedere di continuare, ma la spia non perse tempo, deciso
a non lasciarlo sulle spine per troppo tempo.
- Il Capitano ha riportato delle ferite gravissime e non sappiamo se riprenderà
a cammianre, purtroppo, un proiettile ha colpito la spina dorsale ed i danni
riportati gli hanno paralizzato le gambe, inoltre, sembra che il trauma subito
gli abbia fatto perdere la memoria-
Le parole sono dirette, spietate nella loro schiettezza.
Fury non gli indora la pillola, non gira intorno al discorso, ma gli sbatte
tutto in faccia senza nemmeno chiedersi se sarebbe riuscito a sopportare una
simile, sconvolgente, serie di notizie.
Il peso che si era allontanato dal suo petto aveva lasciato il posto ad uno
ben più gravoso che ben conosceva, ossia, il senso di colpa.
Steve era in quelle condizioni perché era corso a salvarlo.
Steve non si sarebbe fatto nulla se, lui, non si fosse comportato da stupido.
Aveva avuto la fortuna di avere un angelo al suo fianco e, al posto di
salvaguardarlo e proteggerlo, era riuscito a fargli strappare le ali.
Nick gli si avvicinò posandogli una mano sulla spalla sinistra e cercò di
incontrarne lo sguardo, il tono di voce fu molto duro e deciso.
-Soldato, non si deve sentire in colpa. Il Capitano ha scelto di venire a
salvarla in maniera autonoma e, come sa bene, se ha scelto di farlo è perché sapeva
che non avrebbe potuto continuare a vivere in pace con sé stesso se non avesse
compiuto questo folle gesto. Al posto di compiangersi, se vuole veramente
aiutarlo, gli stia accanto e cerchi di aiutarlo a recuperare ciò che ha perso. –
Bucky chinò il capo, quelle persone suonarono perfettamente come un
rimproverò e, sapeva bene, che Fury aveva ragione.
Non poteva piangersi addosso ed aspettarsi di stare meglio senza fare nulla.
La colpa per ciò che successo era sua e, ora, avrebbe cercato di rimediare
aiutando la persona che amava, si, la persona a cui aveva donato il cuore, a
riprendersi le sue ali.
-Posso…posso vederlo?-
Domandò con un tono di voce piuttosto basso, la voce rauca.
Lo sguardo, però, era sicuro, non gli interessava se sarebbe caduto a pezzi
al primo passo, ma come Steve era corso da lui per salvarlo malgrado la sorte
avversa, lui, sarebbe andato a trovarlo anche nelle sue condizioni di salute
precarie.
Quando cadi come una
statua
Sarò lì per prenderti
Ti rimetterei in piedi,
in piedi
E se il tuo pozzo è
vuoto
Nulla mi fermerà
Dimmi ciò di cui hai
bisogno, cui di cui hai bisogno.
Onestamente mi arrendo
Hai sempre fatto lo
stesso per me.
Quindi lo farei per te,
per te.
Tesoro, non volterò
pagina
Ti amo anche dopo che te
ne sei andata.
Per te, per te.
Non dormiresti mai da
sola.
Ti amo anche dopo che te
ne sei andata.
Dopo che te ne sei
andata, andata, andata.
Non sapeva come sarebbe stato rivedere Steve, soprattutto, nelle condizioni
di salute in cui era stato descritto da Fury ma, quando arrivò nella sua
stanza, quando lo vide.
Non riuscì a pensare ad altro che al desiderio di abbracciarlo.
Sapeva di dover procedere lentamente che, probabilmente, il biondo non si
sarebbe minimamente ricordato di lui, ma quel desiderio che, inizialmente, era
solo una piccola vocina nell’orecchio, lentamente, divenne un bisogno che prese
tutto il suo corpo mentre si avvicinava, con l’ausilio delle stampelle, all’unica
persona che, in quel dannato mondo, era sempre stata al suo fianco.
Steve era pallido, questo si, ma l’espressione sul suo viso era calma, gli
occhi erano attraversati da quell’aria da cucciolo che tanto adorava, era
seduto su una sedia a rotelle vicino ad una vetrata da cui era possibile vedere
la città di New York e, addosso, aveva quella che aveva tutta l’aria di essere
una tuta dello SHIELD:
Almeno non aveva il camicie d’ospedale, entrambi l’avevano sempre trovato
qualcosa di imbarazzante e, lui, si era presentato proprio con quell’indumento bianco
che tanto ondiavano.
Bucky non aveva pensato nemmeno per un’istante di cambiarsi, nel momento in
cui gli era stato dato il permesso di vedere Rogers era corso tra i corridoi
per trovarlo, anche se le sue condizioni erano ancora lontane dall’essere
accettabili.
-C..ciao, Steve…-
Riuscì a dire quando, ormai, la distanza tra loro era minore di un metro.
Il biondo piegò le labbra verso l’alto rivolgendogli un dolce sorriso e, il
Soldato, si convise che, malgrado la mente non lo ricordasse, il cuore sapesse
chi si trovava di fronte.
Decise di illudersi per poter lenire in qualche modo i suoi sensi di colpa.
Il Capitano continuò a tenere gli occhi su di lui, sembrava che lo stesse
studiando, come se in fondo sapesse di conoscerlo.
-Salve…-
Disse solo, alla fine e, pur trattenendosi, Bucky decise di aver resistito
troppo e, abbandonando le sue stampelle, colmò il passo di distanza tra di loro
per avvolgere in un abbraccio tremendamente stretto e possessivo quel dannato
attaccabrighe di Brooklyn che era riuscito a rubargli il cuore.
Sentì chiaramente Steve irrigidirsi tra le sue braccia e, purtroppo, non
riuscì ad evitare alle lacrime di pungere e, successivamente, cadere dai suoi
occhi rigando gli zigomi bagnando così la stoffa della tuta del Capitano.
-Perdonami, non sono stato in grado di salvarti…ti…prego..perdonami-
Sapeva bene che, Steve, non poteva capire le sue parole e, tantomeno,
comprenderne il significato, ma doveva dirlo.
Sei la mia spina dorsale
Sei il mio fondamento
Sei la mia stampella
quando le gambe smettono di muoversi
Sei la mia partenza in vantaggio
Sei il mio cuore robusto
Sei il battito di cui ho
sempre avuto bisogno
Steve, malgrado si sforzasse, non riuscì a muoversi in quell’abbraccio che,
Bucky, gli stava donando.
Le braccia rimasero basse e rigide, lo sguardo quasi atterrito ma, quando
ne sentì le parole rotte dal pianto, qualcosa si mosse dentro di lui.
Il suo cuore iniziò ad accellerare i battiti man mano che il Soldato
proseguiva e, alla fine, gli arti tremarono e si alzarono per cingere,
debolmente, in una stretta delicata quello sconosciuto che, sentiva, avere un ruolo importante nella sua
vita, soprattutto, per il suo cuore.
Il biondo non riuscì a spiegarsi ma, anche dai suoi occhi, iniziarono a
cadere delle lacrime e, alla fine, riuscì a parlare.
Non sapeva cosa dire di preciso, né le parole giuste da usare e, per
questo, decise di chiedere aiuto al suo cuore sperando che, essendo la parte
del suo corpo con le idee chiare verso quella persona che aveva di fronte,
avrebbe trovato le cose giuste da dire.
-Io..io..qualsiasi cosa è successa, non chiedermi perdono, perché devo
averla fatta perché…volevo realmente farla…io..sento che…sono felice di vederti
vivo davanti a me-
Mormorò con un filo di voce, incerto su ogni singola parola che gli uscì
dalla bocca.
Bucky alzò il capo puntando le iridi arrossate dalle lacrime in quelle
lucide di Steve.
Non si aspettava che pronunciasse una simile frase e, questo, era la conferma
che il suo cuore si ricordava perfettamente del sentimento che li legava.
Il Soldato decise di osare di più e, inginocchiandosi davanti al
biondo,prese il suo viso tra le mani per potersi così sporgere a posargli un
bacio delicato sulle labbra.
Un semplice sfiorarsi, ma era comunque un gesto, per lui, pieno di
significato.
Una semplice carezza che, però, Steve non rifiutò.
Quando si staccò, dopo solo pochi secondi, si ritrovò a fissare gli occhi
azzurri del Capitano che, con il cuore nel petto che minacciava di scoppiare,
sussurrò.
-Fino…alla fine..-
Fu il turno del castano di rimanere stupido nel sentirgli pronunciare
quelle parole, per loro, tanto importanti.
Sorrise e, prima che potesse compiere qualsiasi gesto, Steve si avvicinò
timidamente per rubargli un bacio a fior di labbra.
Bucky rimase a bocca aperta, gli occhi rivolti in quelli così timidi e
dolci del biondo.
La felicità che avvertiva dentro di sé minacciava di farlo esplodere, era
chiaro che Steve non si era dimenticato di lui.
Il Soldato ne cercò le labbra ancora una volta ma, quando le trovò, il
bacio fu ben più profondo dei precedenti e, soprattutto, tinto di quell’insano
bisogno che aveva del Capitano.
Rogers, seppur debolmente, rispose a quel gesto tanto appassionato che l’altro
gli stava donando e, quando alla fine, respirare divenne un bisogno impossibile
da posticipare, i due, si staccarono.
Il Soldato d’Inverno, con il fiato corto, ed il viso leggermente arrossato
decise di non dire nulla, limitandosi ad osservare quella persona che, ancora
una volta, aveva temuto di aver perso.
Steve alzò la mano sinistra e la posò sul petto di Bucky a livello del
cuore.
-….Bucky-
Sussurrò, anche se non sapeva bene la storia che li aveva uniti, Steve,
sentiva di amare la persona che aveva di fronte e, quei radi frammenti di
ricordi, gli dicevano che doveva ascoltare completamente quell’organo del suo
corpo che sembrava non aver smarrito la via.
-…dovrai…raccontarmi…tante…cose…io…non ricordo nulla..di noi..-
Mormorò Steve, l’espressione sul viso si incupì e, gli occhi, vennero
attraversati dalla tristezza.
Bucky sorride, nuovamente, posò le mani ai lati del viso di Steve per farsi
guardare negli occhi.
Le mani, poi, sceserò ad avvolgere quella che era stata posata sul suo cuore.
-Non preoccuparti, ti racconterò tutto e, direi, di partire da ora…vediamo…c’era
una volta un ragazzino attaccabrighe che si metteva sempre nei guai, il suo
povero migliore amico, si ritrovava sempre a doverlo salvare dai guai in cui si
cacciava, lui ancora non lo sapeva ma, un giorno, si sarebbe innamorato di quel
biondino scapestrato e l’avrebbe seguito in tutte le sue avventure. Tuttavia,
tutto inizia dai quartieri di Brooklyn..-
Bucky non sapeva se Steve avrebbe recuperato la memoria,
non sapeva nemmeno se avrebbe ripreso a camminare ma, non gli importava,
ciò che contava per lui era solo che era vivo.
Entrambi erano vivi e, malgrado il percorso non fosse semplice, poco
importava.
Erano insieme e lo sarebbero stati fino alla fine.
Come una batteria,
tesoro, non smettere di battere
Come una batteria,
tesoro, non smettere di battere
Come una batteria,
tesoro, non smettere di battere
Come una batteria il mio
cuore non smette mai di battere
Per te, per te
Tesoro, non volterò
pagina