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Autore: Halina    07/04/2009    2 recensioni
La pioggia cade sullo steading. Per Phedre è un cambiamento quasi benedetto, che porta sollievo, dolore.. e la consapevolezza di ciò che va fatto.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Phèdre nó Delaunay
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stand in the Rain
 
She never slows down
She doesn’t know why but
She knows that when
She’s all alone
Feels like it’s all coming down
 
E’ una giornata buia, quella in cui lo Steading si affaccenda. L’aria, nella grande sala fumosa, non profuma, anzi; uomini e animali bagnati mescolano il loro olezzo all’odore del cibo che tra poco verrà servito per cena. Appoggio la schiena alla parete, solo per un istante, mi concedo un secondo per cercare di reprimere i brividi che inspiegabilmente mi scuotono da capo a piedi. Non posso fermarmi. E’ tutto il giorno che mi sforzo di tenere mente e corpo in movimento: traduco, canto, scrivo, rammendo, rassetto. Non posso fermarmi. Non posso pensare.
Visi coperti di cicatrici; barbe e capelli lerci, intrecciati in codici di primitiva tribalità; pelli non conciate e lana grezza come unica copertura a corpi dai muscoli d’acciaio. Niente di tutto questo appartiene alla mia vita, eppure, è tutto ciò che mi circonda, ora. Skaldi.
Nel guardarli la paura mi assale, insieme alla consapevolezza di essere sola in terra straniera. Un unico pensiero mi concede tregua. Il viso, così profondamente Angeline, di Joscelin. La sua figura elegante mi ricorda che da qualche parte, oltre le montagne e l’inverno, c’è Casa. Le sue braccia incatenate mi danno un conforto che non speravo di poter provare. I suoi occhi azzurri possono aver perso parte della loro originaria innocenza – hanno visto troppo dolore – ma mantengono la loro cristallina purezza. Una notte tra le sue braccia non è bastata a cancellare il dolore e l’umiliazione che Gunter mi ha inflitto. Né il suo odore, il suo sudore, il ricordo del tocco delle sue mani su di me. Mai come in questo giorno mi sono sentita sporca.
 
She won’t turn around
The shadows are long
And she fears if she cries
That first tear
The tears will not stop raining down
 
Inizio a muovermi in modo quasi inconsapevole. La mia schiena si inarca staccandosi dal muro e le mie gambe pesanti muovono passi disperati. Sono ignara di voci e rumori. Lo scrosciare della pioggia mi riempie le orecchie e mi rende sorda. Forse qualcuno mi chiama. Non mi fermo. Esco. Non mi volto indietro. Continuo a camminare, non c’è altro che posso fare.
E’ praticamente buio ormai, tra l’ora tarda e il cielo coperto, la luce che guida il mio avanzare sembra quasi beffarda. Poi, improvvisamente, le forze mi mancano, mi sento svuotata e mi fermo. Il silenzio che avvolge lo Steading è tanto profondo da risultare innaturale. Allargo le braccia e alzo il viso al cielo plumbeo. Come uno staffile impietoso la pioggia marca il mio volto. Prego.
Prego Kushiel, che sopito veglia su di me; prego Cassiel che mi ha posto accanto il mio Cassiliano; prego Elua, oh Elua, che da un senso alla mia sopravvivenza. Infine prego Naamah. Prego Naamah perché a me, sua umile serva, è stato concesso di seguire i suoi passi e capire il suo sacrificio. Lei si prostituiva per Elua, io … io non lo so. Per me stessa, per Joscelin, per Terre d’Ange? Non lo so. Ma entrambe preserviamo la vita; sempre che questa, vita, la si possa chiamare. Sento crescermi dentro una voglia quasi dimenticata: voglia di piangere. Non è un bisogno, è una voglia pura e semplice. Piangendo forse riuscirei a esternare parte di tutta la mia muta inquietudine. Tuttavia non posso, so che se anche una sola lacrima scapperà dai miei occhi socchiusi non smetterò di piangere finché non sarò stata prosciugata e ridotta a un guscio annichilito. 
 
 
So stand in the rain
Stand your ground
Stand up when it’s all crashing down
 
Così, in qualche modo, faccio appello alla mia forza di volontà e mi impedisco di crollare a terra, a piangere sulla neve sporca che si sta pian piano riducendo a fanghiglia. Mi aggrappo a ciò che ho, ciò che sono, i miei ricordi e le persone che mi hanno voluto bene. La pioggia scroscia tutto attorno creando un velo evanescente su quella realtà sporca e rozza che mi schiaffeggia con la sua brutalità ogni volta che cerco di vederne i lati più umani e apprezzabili. Ogni volta un dettaglio, una parola, un gesto, mi riscuote dal torpore e la triste verità della mia condizione mi ripiomba addosso.
 
You stand through the pain
You won’t drown
And one day what’s lost will be found
 
Gocce mi cadono addosso come lame di ghiaccio. Dolore.
Riscopro il dolore, che mi era mancato da qualche tempo: quello che scuote il mio corpo fino al suo recesso più intimo. Rivoli di acqua gelida mi scorrono lungo la schiena. Il freddo mi entra nelle ossa, mi fa sentire finalmente viva. Quando non mi rimane più un centimetro di pelle che non sia fradicia e intorpidita arriva finalmente il sollievo che mi riporta a galla dalla disperazione in cui stavo sprofondando. Mi da l’insulsa speranza che tutto si sistemerà.
 
She won’t make a sound
Alone in this fight with herself
And the fears whispering
If she stands, she’ll fall down
 
Improvvisamente, spuntati dalla cortina di pioggia, cavalli mi si fermano accanto. Cuoio e acciaio scricchiolano e tentennano mentre Gunter si china a sorridermi. Mi parla, vedo le labbra muoversi, ma non sento le parole. Mi fa cenno di tornare dentro, annuisco e non mi muovo. Non ancora, non posso. Non posso cedere. Non mi ha mai trattata male davvero, ma non posso nascondermi la verità. Parte, e quando tornerà Angeline saranno morti sulla sua spada. Quando tornerà io gli donerò il mio corpo. Mi saluta con un cenno del capo e si aspetta una risposta. Non mi posso opporre, non mi posso ribellare. Non ne ho la forza, né fisica né tanto meno spirituale. Mi reggo a malapena in piedi, conservo a stento il ricordo di ciò che sono, non riesco ad imporlo. Verrei punita, picchiata, mi farebbe del male e permetterebbe ad altri di farmelo. Una parte di me lo vuole con un’intensità che quasi mi spaventa, l’altra lo rifugge con orrore.
 
She wants to be found but
The only way out is through
Everything she’s running from
Wants to give up and lie down
 
L’alternativa al dolore sarebbe accettare la mia situazione. Essere una serva remissiva e accondiscendente. Accettare di essere sballottata avanti e indietro, in balia degli eventi. Ma questo significherebbe accettare la distruzione di Terre d’Ange, rinnegare il mio paese, la mia cultura, i miei affetti; diventare un mezzo, una marionetta inerme nelle mani di uno spietato burattinaio. Posso donarmi a Gunter, ma non lo farò mai in modo remissivo, userò il mio potere come un’arma. E’ l’unica cosa che ormai mi rimane. Indurisco il cuore, ma non posso fare a meno di sentire una fitta di sconforto nel guardare il viso aperto e acceso di entusiasmo di Gunter, mentre gli rivolgo un sorriso senza gioia. Lui non sembra accorgersene, gli basta così. I cavalli si rimettono in movimento, i Thane mi scorrono accanto, molti mi salutano. Non si rendono conto della lotta straziante in corso nel mio spirito. Improvvisamente, mi sento stanca. Stanca. Non ne posso più di tutto questo, stanca di lottare in una lotta che sembra senza speranze, ora più che mai.
 
So stand in the rain
Stand your ground
Stand up when it’s all crashing down
You stand through the pain
You won’t drown
And one day what’s lost will be found
 
Così, mentre lui parte per seminare la morte, guardo le sagome scure dei suoi guerrieri farsi sempre più piccole nella neve.
E io rimango lì.
Nella pioggia.
 

You stand in the rain
 
 
 
 
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Ciao a tutti e grazie di aver letto! Questa è la mia prima song-fic, nata dal fatto che il giorno in cui ho finto di leggere Il Dardo e la Rosa” pioveva. Il tentativo è quello di immortalare un momento di quotidianità di Phedre nelle sue giornate durante l'inverno Skaldico e questo è ciò che ne è uscito. La canzone èStand in the Rain by Superchick.
 
 
Lu
  
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