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Autore: ellynelly    29/04/2016    0 recensioni
Tristan dov’è? Ho male, ho bagnato il divano. È arrivata l’ora. Ho paura. Tanta. Sono sola.
Aspetta piccolo mio, aspetta ancora un po’
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tristan Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Smile for me
And I'll take your picture
Make it last a lifetime
Replay it in my eyes

 
È maggio ma la primavera ancora tarda ad arrivare. La pioggia scende fitta oltre il vetro e il fuoco nel caminetto emana un dolce calore. Il profumo della legna bruciata mi arriva alle narici. Risveglia ricordi d’infanzia. Mio papà, grande e alto, che accende il fuoco per cucinare quelle braciole che tanto amavo. Chissà ora cosa starà facendo, starà sicuramente ridendo a qualche battuta di mamma, lo faceva sempre.

Una fitta al basso ventre mi riporta alla realtà. Il mio piccolino si muove di continuo, ormai là dentro è un po’ stretto per lui. Si avvicina la data del parto. Io e Tristan abbiamo già deciso il nome e sono sicura che sarà il più bel bambino di Londra. Mi dispiace solo che non avrò la mia famiglia vicino. Sono così lontani che difficilmente riusciranno a venirmi a trovare. Tristan si è offerto di pagare il biglietto dell’aereo, ma la gente di montagna fa da sola, non si fa aiutare da altri. I vecchi dicevano che se c’è qualcosa da mangiare si mangia, altrimenti si mangia domani.

Decido di sedermi sul divano. Ho paura perché ho male la pancia e Tristan non è qui con me. È a Parigi per un piccolo concerto. James diceva di non preoccuparmi, che stavano lontani per solo un giorno e non sarebbe accaduto niente. Io ci credo. Spero solo che il mio bambino possa aspettare ancora qualche ora. Non voglio che arrivi senza avere il suo papà ad attenderlo.

Il dolore si fa più insistente, le fitte più vicine e regolari. So cosa significa, ma no. Forse se rimango qui seduta riuscirò a rimandare. Fa male, e io odio il dolore. Non piango, io non piango mai. Quando ero una ragazzina, prima di conoscere Tristan, odiavo i miei sbalzi emotivi. Mi veniva da piangere per sciocchezze. Più trattenevo le lacrime, più mi prudeva il naso. Poi mi chiudevo in camera, prendevo la mia lametta e facevo dei piccoli tagli sulla pelle chiara del polso. Scendeva il sangue e sentivo quel dolore profondo che mi facevano dimenticare di piangere. Così non usciva nemmeno una lacrima. Ora è da qualche anno che non lo faccio più, anche se la tentazione c’è. Ma per fortuna c’è Tristan a ricordarmi quali sono le cose importanti della vita. Come il suo amore.

Però mi ha lasciata qui. Il mio, il nostro bambino vuole nascere e lui non c’è. Il nostro bambino vuole venire al mondo, senza conoscere che posto orribile è. Mi ricorda un po’ i ragazzi di Maze Runner che cercano l’uscita del labirinto per trovare un posto peggiore. Ma non importa, ci sarò io a proteggerlo, per quello che potrò fare. E Tristan.

Tristan dov’è? Ho male, ho bagnato il divano. È arrivata l’ora. Ho paura. Tanta. Sono sola. Afferro il cellulare affianco a me. Le mani mi tremano, non riesco a scorrere la rubrica per trovare il suo numero. Ora starà suonando, non sentirà la mia chiamata. Uno, due, dieci squilli. Non risponde. Aspetta piccolo mio, aspetta ancora un po’. Provo a chiamare James.

“Nina, che succede?”
“James, ho paura. Il mio bambino sta per nascere. Non so cosa fare.” Ora sto piangendo.
“Nina, respira, ora chiamo i dottori. Stai tranquilla.” Sento la voce di Tristan, mi calmo.
Sento che continua a parlare, sento la sua voce di sottofondo. Il dolore è troppo forte. Non credo di poter farcela.
 
Sento alcune persone che entrano in casa. Dicono di essere dei dottori, ma non m’importa. Tristan ancora al telefono.
“Ti amo Nina, sei forte ce la farai.” Anche io lo amo, ma non riesco a dirglielo.
Sono io la donna che urla? Sento solo un forte dolore.
Ma poi lo vedo, un piccolo bambino. Sporco di sangue lo appoggiano sul mio seno. Non trattengo il sorriso.
“Mio piccolo Jordan.” Sento Tristan piangere. Il nostro bambino è nato.  
 
   
 
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