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Autore: Milla Chan    29/04/2016    4 recensioni
Rei era sempre stato affascinato dalla coordinazione che si nascondeva dietro l’efficienza di un albergo di lusso. Era un meccanismo: ogni cosa doveva funzionare in modo perfetto e armonico, ogni persona contribuiva all’andamento ben scandito di quel grande orologio vivente.
Ma un granello di polvere basta a inceppare tutto quanto.
[Reigisa] [Hotel AU]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Day 1: Welcome
 

Rei fissò per la terza volta il foglietto. Spostò nervosamente gli occhi sullo scaffale e aggrottò la fronte. Non andava bene.
Dopo aver girato ogni singola stanza dell’hotel, aveva appuntato sul suo fido taccuino le bevande mancanti nei minibar e si era occupato personalmente di rimpinguarli, uno per uno. Le azioni da svolgere erano sistematiche e perfette. Prima di tutto, raggruppava le stanze per piani. In seguito, entrava nell’ufficio sul retro della reception, che oltre ad ospitare le fatture archiviate e ogni sorta di foglio necessario al buon funzionamento dell’hotel, fungeva anche da piccola dispensa per le bevande dei minibar. Prendeva le lattine necessarie per le stanze di un piano, le metteva nel cestino e tenendolo sotto il braccio andava a posizionarle nei piccoli frigoriferi. Poi tornava in reception, segnava le consumazioni di ogni stanza nella propria cartellina in modo da poterle aggiungere al conto finale e ripeteva il tutto per ognuno dei cinque piani dell’hotel.
In quel momento, sul suo taccuino era rimasta una sola stanza. Due soda e una bottiglietta di acqua naturale.
Sullo scaffale nel retro della reception, però, mancava una soda. Con tutte le bevande che sarebbero potute mancare, proprio una soda. Prese un lungo e profondo respiro. Era fastidioso quando si imbatteva in quelle imperfezioni logistiche, soprattutto perché per recuperare ciò che mancava doveva farsi tre piani di scale per scendere nella dispensa della cucina, prendere le bevande che servivano, risalire in reception, depositare le bevande, raccattare quelle necessarie e portarle finalmente nella stanza. Insomma, un’enorme perdita di tempo che avrebbe potuto essere impiegato in modo molto più fruttifero, come per esempio compilare il foglio con gli arrivi e le partenze del giorno dopo.
Rei Ryugazaki aveva diciassette anni, era uno studente brillante e ovviamente non lavorava lì, o almeno non ancora ufficialmente, essendo troppo giovane.
Suo padre era direttore e caposala dell’hotel, un quattro stelle sul mare, e sua madre lavorava nella reception. Essendo incastonato tra i rilievi, l’hotel era stato costruito con una curiosa architettura e disposizione dei locali: l’entrata della reception, composta da ampie vetrate, si affacciava sulla montagna e si trovava già al terzo piano, mentre la sala da pranzo e la cucina erano al piano terra, con una terrazza magnifica da cui si vedeva il mare, davanti alla quale passava una suggestiva stradina che portava al paesello e alla spiaggia.

Rei era sempre stato affascinato dalla coordinazione che si nascondeva dietro l’efficienza di un albergo di lusso. Era un meccanismo: ogni cosa doveva funzionare in modo perfetto e armonico, ogni persona contribuiva all’andamento ben scandito di quel grande orologio vivente. L’ordine e la regolarità lo rilassavano e, quando da bambino sua mamma lo portava in hotel e lo faceva sedere con lei nell’ufficio sul retro mentre cercava di far combaciare le prenotazioni, Rei chiedeva già di poter aiutare, in qualche modo, ulteriormente incentivato dall’esempio del suo fratello maggiore. Non che un bambino di sei anni potesse dare un grande contributo, ma la madre lo accontentava facendogli arrotolare e legare con dei nastrini i menù delle serate di gala e il piccolo si sentiva parte integrante della macchina umana.
Ormai Rei era abbastanza grande da poter aiutare in modo più consistente e non sembrava più così piccolo da scandalizzare i clienti ignari che condannavano con sguardi di disapprovazione un presunto sfruttamento minorile; suo fratello maggiore, invece, si era trasferito da qualche anno a lavorare in un altro hotel.
Svolgeva varie mansioni oltre che riempire i minibar delle stanze -specialmente durante le vacanze, quando lui aveva più tempo e l’hotel si riempiva- come per esempio aiutare la madre a compilare fatture, calcolare i conti dei clienti, controllare che non ci fossero incongruenze nel planning; spesso nelle cene affollate andava a dare una mano al padre e ai camerieri in sala, anche se preferiva di gran lunga sbrigare la burocrazia.

Il ragazzo, dopo una lunga contemplazione, si decise a scendere le tre rampe di scale ed entrare nella dispensa per riempire il cesto di lattine di soda, in modo da non esserne più sfornito la volta successiva. Completò il suo compito, tirò una riga sull’ultimo appunto del taccuino e si sedette su una delle due sedie dietro il bancone della reception, tirando fuori la cartellina con i numeri di tutte le stanze. La madre seduta accanto a lui si alzò per accogliere dei nuovi clienti, chiedere se avessero fatto un buon viaggio e se avessero intenzione di cenare in hotel quella sera. Il ragazzo era troppo occupato a mettere a posto un’apparente contraddittorietà nelle consumazioni della 203 per alzare lo sguardo, ma dal brusio di voci intuì che si trattasse di una famiglia abbastanza numerosa. La madre fotocopiò i loro documenti d’identità per il check-in e li accompagnò in stanza, spiegando con scioltezza e esperienza la struttura dell’albergo e come arrivare alla spiaggia. Quando Rei finì di mettere a posto le cartelle, vide l’ascensore aprirsi e la madre uscire con un sospiro.
-E con questa, sono finiti gli arrivi di oggi.- affermò soddisfatta.
Rei guardò il foglio degli arrivi e tirò una riga sull’ultimo dei cinque cognomi elencati. Hazuki.
Rimasero a parlottare per un po’, cercando di rilassarsi e sbollire lo stress accumulato in quella giornata impegnativa, salutando i clienti che stavano rientrando per la cena.
La serata passò tranquilla e senza interruzioni, almeno finché alla centralina arrivò una chiamata dalla cucina. C’era bisogno di aiuto col servizio, dicevano, e anche in fretta. La madre alzò gli occhi al cielo e rispose che sarebbe sceso qualcuno.
Non tutti sanno dell’eterno conflitto tra reception e cucina: ognuna delle due fazioni è convinta di avere più compiti da svolgere e di essere perennemente più indaffarata rispetto all’altra. L’una ricorda a gran voce che coordina e gestisce l’amministrazione dell’intero hotel, l’altra fa notare che sfamare una sessantina di persone a sera con cinque camerieri non è esattamente un lavoro facile.
Rei scambiò uno sguardo d’intesa con la madre, prima di ridacchiare per la sua espressione stizzita e ricomporsi immediatamente, gonfiando il petto di orgoglio. -Ci penso io.- affermò solenne alzandosi.

La chiamata della cucina non era stata affatto vana, lo capì non appena alzò lo sguardo: ogni singolo tavolo era occupato e la sala era gremita di persone che parlavano animatamente tra di loro e di camerieri che continuavano ininterrottamente a fare su e giù dalla cucina. Per cenare all’hotel non era necessario esserne clienti, perché esso fungeva anche da ristorante, e quella sera Rei pensò seriamente che i turisti dei dintorni si fossero messi d’accordo per invaderli.
Era una tiepida e limpida serata estiva e la lunga vetrata che divideva la sala dalla terrazza era stata aperta con un ingegnoso meccanismo che la rendeva una sorta di vetrata a soffietto (oh, era costata parecchio, ma ne era valsa la pena), creando così un unico ampio ambiente.
Rei stava portando un piatto di anatra all’arancia verso il tavolo sette e pensava di star incarnando il proprio ideale di perfezione, muovendosi sinuosamente tra i tavoli con un grembiule nero legato attorno alla vita. Cercò di mantenere un’espressione contenuta, senza lasciar trasparire il suo autocompiacimento. Proprio mentre stava formulando questi pensieri, però, non si accorse del gradino che divideva la sala dalla terrazza. Accadde tutto troppo velocemente perché potesse evitarlo. Si sbilanciò in avanti e sgranò gli occhi vedendo il piatto sfuggire dalla sua mano e spiccare il volo mentre lui cadeva per terra. Sentì gli urletti dei clienti attorno a lui e qualche stridio di sedia.
Si ritrovò spalmato sul pavimento prima di poter battere ciglio e per qualche secondo non riuscì a muoversi, oppresso dal macigno della vergogna. Non aveva sentito il rumore del piatto infranto e sperò con tutto se stesso che non fosse successo ciò che pensava.
Alzò la faccia da terra col cuore che batteva a mille e vide un ragazzino accucciato davanti a lui. Lo fissava con un’espressione vagamente preoccupata e un piatto tra le mani.
-Stai bene?- gli chiese lo sconosciuto, fallendo nel tentare di reprimere una risatina alla vista della sua espressione stralunata.
-S-sì!-
Rei puntò subito gli occhi sulla maglietta del ragazzo che gli stava di fronte, fatalmente macchiata da ciò che non poteva essere altro che la maledetta anatra. Voleva scomparire sottoterra.
Si riscosse e si alzò in piedi con uno scatto veloce. Spostava lo sguardo dal piatto che teneva tra le mani all’opera di arte moderna sul suo petto, senza il coraggio di sollevare gli occhi e di guardarlo in faccia, e, nervoso, balbettò con le guance rosse di vergogna.
-Oh, i-io… non so davvero come scusarmi!-
-Non mi aspettavo di ricevere la mia anatra in questo modo adrenalinico!- esordì l’altro, ridendo e porgendogli il piatto. -Non fa niente, davvero, sono cose che capitano! Non è niente di irrimediabile, andrò a cambiarmi.- aggiunse subito, vedendo la sua espressione addolorata.
-Posso pagarle la lavanderia, potrei…-
L’altro agitò le mani in aria e fece un verso strano. -Shh, ho detto che non è nulla!-
Rei boccheggiò per qualche secondo, senza sapere cosa dire. Non avrebbe potuto fare figura peggiore, non sapeva neanche come reagire e il disagio e la sensazione di essere fissato da tutti era talmente umiliante che sentiva lo stomaco chiuso.
-Vado subito a prenderle un’altra…-
Alzò finalmente gli occhi e sbatté un paio di volte le palpebre, stupito per qualche ragione.
 -… Anatra.-
Forse perché il ragazzo dall’aria innocente a cui aveva rovesciato la cena addosso aveva dei lineamenti dolci ed equilibrati come Rei non ne aveva mai visti.
Era più basso di lui di una spanna abbondante e gli sorrideva affabile, mostrandogli un paio di occhioni dal colore caldo e innaturale, incorniciati da capelli di un bel biondo mosso. Dietro di lui, un tavolo con sedute altre cinque persone -probabilmente famiglia o amici- lo guardava con un misto di compassione e preoccupazione, osservando la scena, così come gli altri clienti attorno a loro.
Rei si aggiustò gli occhiali e borbottò qualcosa sul fatto che avrebbe dovuto tornare a lavorare. Non aveva torto, la sala era affollata e lui non stava facendo altro che rallentare tutto.
-Perfetto, corro a cambiarmi allora! Ci si vede!-
Il biondino annuì con veemenza e si congedò agitando la mano mentre camminava velocemente verso l’ascensore.
Non avendolo mai visto, Rei non pensava che fosse un cliente dell’albergo, ma dato che era appena salito in camera non poteva essere altrimenti. Sicuramente era arrivato in giornata, era stato uno degli arrivi che si era perso, troppo impegnato a fare altro. Ottimo benvenuto, pensò avvilito. Prese un respiro profondo e si ordinò di tornare subito ad attività produttive.

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Angolo autrice
Buongiorno (buonasera?) a tutte quante, è da un secolo che non pubblico in questa sezione!
Innanzitutto, grazie per essere arrivare a leggere fin qui. Spero che il primo capitolo di questa nuova storia vi sia piaciuto e che vi abbia interessato abbastanza da continuare a seguirne la pubblicazione (che sarà settimanale, salvo imprevisti).
Questa fanfiction è molto importante per me, ho passato due anni a scriverla per una mia amica e sono parecchio emozionata nel pubblicarla, finalmente! Ho passato due estati a lavorare in un hotel bellissimo e ho deciso di sfruttare la mia esperienza per costruire una AU con questa coppia che, personalmente, amo moltissimo.
Grazie a tutte, al prossimo capitolo! ♥
   
 
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